2° Capitolo –
L’infanzia
di Sara
La primavera era alle porte tuttavia Godric continuava a coprire
la sua piccola Sara come fosse inverno. Erano in Svezia dove freddo e neve eran
sempre presenti. Non poteva permettere che si ammalasse perché, con il passare
degli anni, si era reso conto che il corpo di quella piccola creatura, che gli
era stata affidata tre decenni prima, era ancora più delicato di quel che
pensava. E Sara non era una bambina cagionevole forse proprio grazie a tutta
l’attenzione che lui e suo figlio le dedicavano.
Si volse a guardarla mentre se ne stava, accoccolata, tra le
braccia di Eric. Sorrise al pensiero che, proprio come quella donna gli aveva
detto, Sara era tremendamente viziata, amava le coccole e diventava capricciosa
se non passava la maggior parte del suo tempo tra le loro braccia.
Tutti i giorni, dopo il tramonto, uscivano trascorrendo fuori
casa qualche ora. Era diventato un rito.
Trovavano una taverna o un piccolo ristorantino e vi portavano
Sara a cenare. Le facevano scegliere cosa mangiare divertendosi e ridendo delle
sue faccine buffe. Si andava dalle faccette corrucciate, alle pernacchie o ai
categorici no della piccola se la pietanza non era di suo gradimento; al
contrario, se i piatti le piacevano, vi erano allegre grida estasiate,
sorrisoni felici per arrivare alle insolite richieste di Ne voglio ancora … Proprio buono questo … E’ buono, papi vuoi
assaggiare?.
Dopo cena si scatenava il solito scontro tra lei ed Eric,
sempre sul medesimo argomento. Sara detestava camminare da sola o farsi tenere
per mano, non correva mai, non interagiva con gli altri bambini e non giocava
con loro. Il suo mondo era ristretto e ne facevano parte solo due individui,
oltre a lei. Ed entrambi Impiegavano intere mezz’ore a convincerla ad
interagire con altri bambini, come lei, a giocare con loro o anche solo ad
allontanarsi dalla “zona sicura” che rappresentavano ai suoi occhi innocenti.
Da subito, i due vampiri si resero conto di non avere a che
fare con una bambina normale, nel senso generale del termine, quanto piuttosto
con un essere dotato di grande forza di volontà e determinazione. Avevano
ipotizzato le più svariate teorie per tentare di spiegare i suoi atteggiamenti
o comportamenti ed avevano una loro teoria.
“Credo che, vivere a stretto contatto con noi e le nostre
raccomandazioni, le nostre abitudini e discorsi, i nostri atteggiamenti o modi
di fare l’abbiano spinta a non fidarsi degli altri”.
Eric annuì pensieroso
“Non si avvicina agli altri per paura e questo è comprensibile ma oramai
ha quattro anni … e non capisco perché non le piaccia correre o camminare come quei
piccoli umani” disse indicando due bambini che giocavano tra loro, non molto
lontani.
Godric sorrise e si sporse leggermente in modo da poter osservare
Sara che se ne stava comodamente appollaiata sulle sue ginocchia. Erano seduti
su un’umida panchina di plastica, al parco, mentre lei era intenta ad osservare
con sguardo distaccato i pochi bambini rimasti a giocare.
Uno sguardo che ricordava quello distaccato e freddo che Eric
usava in molte situazioni.
“Sara non è come gli altri bambini, Eric. E’ speciale”
rispose muovendosi in modo che la piccola gli si potesse accostare al collo.
La posizione preferita di Sara era una ed una sola.
Accoccolarsi sul petto dell’uno o dell’altro, incuneare il visino tra collo e
clavicola, un braccio attorno alla nuca e la manina dell’altro braccio poggiata
dall’altra parte del collo, quasi volesse percepire il battito inesistente dei loro
cuori.
“E poi parla così poco…” continuò Eric voltandosi a fissare
Sara che allungò le piccole braccia verso di lui
“Ma come??! Non fai altro che lamentarti delle donne che
frequenti perché dici che parlano troppo e quando ne trovi una che usa le
parole con parsimonia e, aggiungo sempre al momento giusto, te ne lamenti? Non
sei mai contento, figlio mio”
Quest’ultimo commento fece sbuffare Eric, che per tutta
risposta posò a terra, forse un po’ troppo rudemente, la piccola e la incitò ad
andare a fare amicizia.
“Non ti va di conoscerli?” le domandò vedendola esitare
“Tu vieni con me?” domandò lei
“Devi farlo da sola”
“Papi?” domandò allora voltandosi verso Godric
Anticipando la risposta del suo creatore, Eric, la incitò a
fare da sola “Non sei una fifona, vero,
Sara?”
Stuzzicare, con battute di questo tipo, il suo orgoglio era
l’unico modo per incitarla a far qualcosa. Lei per tutta risposta, scosse la
testa e si voltò decisa verso i due bambini. Si sistemò pazientemente i
vestitini e alzò la testa pronta ad affrontare quella nuova sfida, per la prima
volta da sola.
“Non aver timore, Sara” le sussurrò Godric all’orecchio
“E se non mi vogliono? Se mi fanno male?”
“Nessuno ti farà male” la rassicurò Eric con un sorriso “Sono piccoli come te, vedi?”
“Io non sono piccola!” replicò lei corrugando scocciata la
fronte e la boccuccia mentre i due scoppiavano a ridere. Poi senza dire altro
si voltò e lentamente, con sguardo determinato, si avvicinò ai due bambini.
I due vampiri osservarono la scena curiosi ma anche un poco
in ansia. Il loro timore era dovuto all’aver sperimentato la sofferenza di Sara
nel momento in cui toccava o era toccata da un essere umano. Ben salda nelle
loro memorie vi era ancora la scena accaduta ben undici anni prima…
Godric
stava finendo di rivestire Sara, dopo averle fatto il bagno, quando sentì la
porta d’entrata aprirsi e chiudersi con violenza. Delle leggere risa in
corridoio e poi una veloce corsa sulle scale. La porta della camera di Sara era
stata spalancata da una donna alta, con corti boccoli biondi e aspetto curato. Sara,
ormai del tutto vestita, volle esser rimessa a terra.
Sgambettare
felice per casa, rincorsa dal suo papà le piaceva molto. La faceva ridere.
“Eccola
qui! Ma sei una meraviglia, bambolina! Il mio accompagnatore, stasera, non ha
fatto altro che parlare di te ed io son diventata curiosa”
Forse
fu la vista di quei lucenti capelli biondi o di quegli occhi incredibilmente
azzurri, forse fu il suo visino d’angelo che faceva pensare ad un piccolo
cherubino sceso in terra. Probabilmente fu solo l’avventatezza di quella donna
che, quella sera, procurarono a Sara incommensurabile dolore e scatenarono le
ire funeste di Godric.
La
donna si gettò sulla bambina, forse con il solo intento di sfiorarle le guance
o di prenderla in braccio, e nonostante Godric fosse tra le due, Sara cominciò
a gridare di dolore. Le sue grida andarono a fondersi con il ruggito furioso di
Godric che accortosi della situazione uccise la donna spezzandole l’osso del
collo, in pochi secondi.
Eric,
salì le scale a tempo record e a quella vista sgranò gli occhi sconvolto.
Superò con una falcata, senza quasi nemmeno vederlo, il corpo della donna
bionda e si affiancò a suo padre, che nel frattempo aveva tolto la magliettina
del pigiama a Sara.
La
bimba urlava e piangeva furiosamente, dimenandosi dal dolore. Tra pancia e
gamba l’impronta di un’ustione, la forma ricordava quella di una mano.
Erano
entrambi senza parole, non avevano medicinali o altri rimedi umani in casa e
portarla da un dottore era fuori discussione perché l’avrebbe toccata
aggravando la situazione. Mentre Eric rimaneva immobile senza saper bene come
procedere, Godric si era già inciso il palmo della mano. Cominciò con tocchi
delicati e leggeri ad applicare poche gocce del suo sangue, sul pancino della
piccola. Ripassò l’ustione più e più volte mentre le grida di Sara andavano via
via scemando.
Senza
pensarci nemmeno un secondo di più e prendendo esempio dal suo creatore, Eric
si accinse a fare la stessa cosa. Incise profondamente il centro della sua mano
da cui cominciò subito a colare sangue e si avvicinò a Sara. La mano di Godric,
però, lo fermò e il suo sguardo lo raggelò.
“Tänker på den döda kvinnan!”
Era
colpa sua … se non avesse portato quell’umana così vicino a Sara … tutto questo
non sarebbe accaduto. Era colpa sua.
Ed
Eric così fece. Si disfò del cadavere della donna morta, tornando poi subito a
casa. Al rientro aveva trovato Sara addormentata nel suo lettino. Insolito per
lei, dato che amava addormentarsi stretta ai loro petti.
Godric
lo aspettava, in piedi, in salotto.
“Nessun
umano è più ammesso. Non voglio che un altro di loro si avvicini più a mia
figlia”
“Si
padre”
“Usciremo
di casa per nutrirci o per soddisfare altre voglie”
“Si”
“Non
lasceremo mai, e dico mai, da sola Sara. La sua sicurezza così come la sua
felicità è vitale per noi”
“Sono
d’accordo”
“Bene”
“Mi
dispiace padre”
“Non
importa. Ora Sara sta bene. E nessuno di noi ne parlerà più” disse mettendo
fine alla discussione
Tornarono entrambi al presente giusto in tempo per notare che
uno dei due bambini aveva preso per mano Sara per farla partecipare ai loro
giochi.
Eric fu il primo ad arrivarle vicino e strappò con violenza
la sua mano da quella dell’altro bambino. La reazione dei due non si fece
attendere. Scoppiarono a piangere entrambi con violenza.
Eric guardava e tastava febbrilmente la manina di Sara
tentando di scorgere il motivo della sua sofferenza, aspettandosi da un momento
all’altro il sorgere di una grave ustione. Godric al contrario, che aveva
compreso in anticipo il motivo del piangere disperato dei due piccoli, si
accinse ad usare l’ipnosi per calmare il bambino e a mandarlo a casa.
Poi sempre con calma si avvicinò ai suoi due figli ed
esaudendo il desiderio di Sara, che impaziente di essere tranquillizzata gli
tendeva le manine, la prese in braccio.
“Eric, ricomponiti. Sara sta bene”
“Ma … piange”
“Certo che piange!” rispose il primo con un sorriso
indulgente “L’hai spaventata!”
Nel frattempo Sara aveva smesso di piangere prendendo a
singhiozzare di tanto in tanto. Godric le prese la mano mostrandola così ad
Eric.
“Guarda, non ha ferite. Quel piccolo umano non le ha fatto
male” poi rivolgendosi a Sara aggiunse
“Smetti di piangere Sara. Non è successo niente”
“Brutto cattivo” replicò quella rivolta ad Eric “Mi hai fatta piangere!” gli gridò addosso
con gli occhi ancora ricolmi di lacrime e il viso arrossato dallo sforzo
Godric sorrise benevolo tentando di placare gli animi e
ristabilire l’armonia famigliare che tanto gli era cara e che tanto amava
sentire attorno a lui.
“Tuo fratello non voleva farti piangere. Pensava che quel
bambino volesse farti male e voleva proteggerti” le spiegò Godric pazientemente
mentre tutti e tre tornavano verso casa
La piccola Sara rimase in silenzio per qualche minuto poi rivolta
ad Eric domandò “Hai pensato che quel bimbo voleva farmi la bibi?”
Eric non riuscì a fare altro se non annuire e si allungò verso
di lei per prenderla in braccio
“Davvero? Volevi farmi da difendaio?” domandò incespicando
con le parole
“Difensore” le rispose annuendo Eric stringendosela addosso
“Mhm, allora non sei brutto e nemmeno cattivo. Però non
spaventarmi più, va bene?”
“Te lo prometto, Sara” rispose quel guerriero biondo, obbligandosi
a prendere aria dalla bocca fingendo di respirare solo per riuscire a calmarsi
un poco.
Avevano capito molto presto che gli stati d’animo dei
genitori degli umani influivano su quelli dei loro figli e avevano deciso di
applicare lo stesso metodo con Sara. Godric ed Eric non erano i suoi genitori biologici
tuttavia, per lei, erano vitali perché la stavano crescendo. Quindi placando se
stessi si calmava, di conseguenza, anche la piccola Sara.
Eric aspirò ancora una boccata d’ossigeno e trattenne dentro
di sé il profumo che la pelle e il sangue di Sara emanavano. Era un profumo
così delizioso ed invitante da divenire irresistibile eppure entrambi avrebbero
preferito venire uccisi mille volte piuttosto che assaggiare quel sangue.
Questo perché nonostante il suo aroma fosse così avvolgente ed attraente loro
sapevano appartenere alla loro amata Sara.
“Comunque sei in punizione, vero papi?”
La vocina di Sara riportò Eric nuovamente al presente
Godric, che stava sorridendo, annuì in risposta “Quale sarà la sua punizione, Sara?”
La piccola sembrò pensarci seriamente poi infine parlò “Mi
devi fare un sacco di coccole per tanti giorni e dobbiamo giocare sempre
insieme e fare la nanna insieme e la pappa insieme. Sempre!”
Eric scoppiò a ridere mentre Godric replicava trattenendo le
risate “Ma questa non è una punizione Sara … questo è un premio per te!”
“Quel che ha detto è deciso. Non si può più cambiare!”
replicò Eric entrando in casa, con in braccio Sara e seguito da Godric “Sconterò la punizione da domani. Ora a
nanna, pulce!”
* Tänker på den
döda kvinnan= pensa alla donna morta