Note dell’autore
Quindi, ecco
la mia terza storia sul sito. Non so come mi
sia venuta quest’idea, ma si è messa in mezzo alla
stesura del nuovo
capitolo/sequel di Check The Job
Description [un'altra storia dell’autore, ndt] . Ed
eccola qui. Si tratta
più che altro di un esperimento, quindi non so se la
continuerò o meno, benché
abbia già incominciato un secondo capitolo.
Riassunto:
(vagamente AU) I Demoni un tempo vagabondavano per le lande,
terrorizzando gli
innocenti, finché i cinque Kage decisero di sigillarli in un
posto sicuro. Ora,
cent’anni dopo, Haruno Sakura
viene
coinvolta in un avvenimento che cambierà la sua vita,
scoprendo in uno dei
peggiori elementi della classe un insolito cacciatore di demoni:
Uzumaki
Naruto.
Disclaimer:
Naruto è © di Masashi Kishimoto.
Slayer
Capitolo primo: Luck
[fortuna]
Il ragazzo zoppicò
lentamente fra le catapecchie della città
di Konoha, facendosi strada verso un vecchio edificio abbandonato. Il
suo
respiro era affannato, e aveva il corpo coperto di sangue, tagli e
graffi.
Trasalendo, usò il braccio sano per raggiungere la spalla e
tirare fuori alcuni
lunghi aghi conficcatisi, dopodichè li gettò a
terra. Come entrò nell’edificio,
si appoggiò al muro per sostenersi, e si rilassò
per qualche attimo. Diede un’occhiata
al suo braccio sinistro, fissandolo per una manciata di secondi.
Un lungo,
brutto taglio correva dal gomito al retro della
sua mano, sanguinando copiosamente. Nel mezzo del braccio era profondo
abbastanza da permettere di vedere l’osso. Sbuffò,
e fece una smorfia.
“Eh,
non è così terribile.”,
trasalì un’altra volta quando
sentì i tagli sul suo corpo riscaldarsi: “Ed era
ora.”, ringhiò, e rimase a
guardare mentre la ferita sul braccio sembrava rimarginarsi
velocemente. In
pochi minuti il suo braccio era guarito, e poteva muoverlo normalmente.
Fece un
passo in avanti rispetto al muro, e scrollò il corpo, il suo
modo di rilasciare
la tensione.
A quel punto,
come se nulla fosse successo, incominciò a
salire le scale, a passo tranquillo. L’edificio era un
vecchio negozio a due
piani. Il primo era occupato dal negozio vero e proprio, e il secondo
non era
altro che un piccolo appartamento. Ma era rimasto vuoto per anni,
così il
ragazzo aveva deciso di trasferirsi lì, e prendere
l’edificio per sé. Entrò nella
sua stanza e andò dritto verso la doccia, spogliandosi
mentre camminava. Il
bagno era buio, non avendo elettricità, ma conosceva a
memoria la disposizione
di casa sua. Non aveva acqua calda, ma la città non toglieva
mai l’acqua
corrente all’edificio, e perlomeno di quello era grato.
Così si fece una doccia veloce, per sciacquarsi dalla
sporcizia e dal sangue.
Quando ebbe
finito, afferrò un asciugamano umido, usato
precedentemente quel giorno, e se lo avvolse attorno alla vita,
dopodichè andò
verso il suo copriletto, attraversando una pila di vestiti, tentando di
trovare
qualcosa di pulito. Durante la ricerca, i suoi occhi catturarono di
sfuggita lo
schermo dell’ orologio. Bastò una seconda occhiata
per mandarlo nel panico.
Erano le 6.30
del mattino. Il che significava che era
Lunedì, il che a suo volta voleva dire che…
“Merda!!
Arriverò tardi a scuola!”
Una piccola bambina
venne spinta violentemente nel fango, calde lacrime
che le rigavano il volto. Il fango le fece pizzicare la pelle, entrando
in
contatto con alcuni graffi, e lei gemette appena per il dolore.
“Ma guardatela!
E’ una tale piagnucolona.”
“Già,
magari se non si fosse comportata da piccola sapientona, non
avremmo dovuto darle una lezione.”
“Dev’essere
a causa di quella sua fronte enorme.”, i due ragazzi che la
stavano tormentando risero, e uno le tirò violentemente i
capelli rosa. Lei
gridò, serrando gli occhi con forza.
“Smettetela! Mi
fate male!”
“E’
fatto apposta, scema. E tu dovresti farti più
furba.”, i ragazzi
risero ancora, e l’altro la spinse ancora più
dentro il fango. La bambina si
strinse fra le proprie braccia, tentando in ogni modo di evitare i loro
attacchi.
“Perché?
Perché io?
Non gli ho fatto niente!”,
pensò
affranta. Si strinse più forte, sperando che i suoi tormenti
sarebbero cessati
in fretta.
“Ehi! Che cavolo
state facendo?!”, gridò una nuova voce. I ragazzi
interruppero la tortura per guardare il nuovo arrivato. La ragazza si
lasciò
andare a un sospiro di sollievo, sollevata che si fossero fermati.
Un ragazzino biondo stava
lì, non
troppo lontano. Indossava una maglietta
nera con brillanti strisce arancioni. Un cristallo verde gli pendeva
dal collo,
attaccato a una cordicella nera. Il bambino fissò duramente agli altri due,
le mani serrate a
pugno.
“Nulla che ti
riguardi. Ora sparisci!”
“Oji-san mi ha
sempre detto che quelli come voi dovrebbero essere
puniti per prendersela con i più deboli! Adesso lasciatela
in pace, o dovrete
vedervela con me!” uno
dei prepotenti si
mise nella stessa posizione del bambino biondo, pronto ad affrontarlo.
“Il tuo Oji-san
non è altro che un vecchio pazzo! Ora piantala, o
finirai per farti male!”
Improvvisamente, il bambino
si lanciò contro i bulli, buttandone uno
dritto nel fango, facendogli sprofondoare la faccia
nell’acqua sporca.
“Ritira quello che
ahi detto! Tu non sai niente su Oji-san!” la
ragazzina osservò sbalordita la scena, mentre il suo
salvatore faceva cadere
una pioggia di pugni sulla testa del ragazzo di fronte a lei. Poi, il
secondo
ragazzo gli arrivò da dietro e lo afferrò
bloccandogli la testa, spingendo
entrambi nella fanghiglia. I due lottarono per alcuni minuti quando il
primo
ragazzo si alzò, buttandosi nella mischia. Alla fine, il
bambino biondo morse
forte il braccio di uno dei due, liberandosi dalla sua presa,
dopodichè diede
un calcio all’altro ragazzo, all’altezza
dell’inguine, prima di riportare la
propria attenzione sul primo. Il ragazzo che era stato morso
andò
improvvisamente nel panico.
“Va bene! Hai
vinto! La lasceremo in pace!”, il ragazzo aiutò il
suo
amico ad alzarsi, e i due corsero via velocemente.
Il bambino biondo
sbuffò, tentando di strofinare via un po’ di fango
dalle sue braccia. Lasciò perdere subito, e si
girò verso la ragazza,
tendendole la mano.
“Ehi, tutto
bene?” chiese gentilmente, con un ampio sorriso. Lei si
pulì alcune lacrime mischiate allo sporco dal volto, e prese
la sua mano.
Nonostante entrambi loro fossero coperti dalla testa alla punta dei
piedi di
fango, lui tenne la sua mano con fermezza, senza lasciare che sfuggisse
dalla
sua presa.
“S-Sto
bene… Grazie per avermi salvato.” Tentò
di vedere meglio la sua
faccia, ma non ci riuscì a causa del fango che aveva
incominciato a seccarsi.
Ma vide comunque i suoi profondi occhi blu che brillavano intensamente.
Lui Si
grattò il dietro della testa, imbarazzato, sorridendo ancora.
“Beh, non potevo
mica lasciare che la passassero liscia. Bastardi di
quel tipo meritano sempre una lezione!”, fece una faccia
vagamente imbarazzata,
prima di mormorare “Scusa, non dovrei dire parolacce. Oji-san
si arrabbia
sempre quando lo faccio, ma Baa-chan lo fa tutto il tempo quando
l’ero-sennin è
nei paraggi.”, arricciò il naso, alzando lo
sguardo con fare assorto “Non
capisco gli adulti, a volte.”
La bambina si
lasciò andare a una risatina, ma subito si rifece seria.
Il ragazzino se ne accorse, e la guardò con preoccupazione.
“Hei, sei sicura
che vada tutto bene?”lei tirò su col naso, mentre
le lacrime le inondavano le
guance.
“Se la prendono
sempre con me…Ho la peggiore delle
sfortune…” il bambino
strabuzzò gli occhi un paio di volte, allora si
sfilò il suo ciondolo. Cerco di
pulirlo al meglio che poteva, e lo misi attorno al collo della bambina.
“Baa-chan me lo
diede il giorno del mio compleanno. Disse che porta
fortuna, quindi puoi averlo”, la bambina prese il cristallo
in una mano,
fissandone intensamente le profondità smeraldine.
Guardò nuovamente il ragazzo.
“Non posso
prenderlo. Era un regalo per te.”, se lo tolse, e glielo
tese indietro. Ma lui scosse la testa.
“Allora lo puoi
prendere in prestito finché la sfortuna non andrà
via.”
E le rimise il ciondolo attorno al collo, sorridendo ampiamente.
“Va bene?” un
leggero rossore le coprì le guance, e lei annuì.
“Se lo dici
tu…”
“Allora siamo
d’accordo! Lo puoi tenere finché la sfortuna non
se ne
va! Diamoci la mano!” afferrò la sua mano,
scuotendola furiosamente, sempre
sorridendo. Improvvisamente, fece un grido: “Merda! Dovevo
essere a casa un
sacco di tempo fa! Devo correre, ciao!” e andò
verso la direzione opposta veloce quanto le sue piccole
gambe potevano
permettergli.
“Aspetta!”,
urlò lei, tentando di raggiungerlo. Lui si fermò,
e corse
indietro.
“Quasi scordavo,
baa-chan l’ha fatto quando mi ha dato il ciondolo”
le
diede un bacio veloce sulla fronte, e sorrise “Disse che era
per fortuna extra.
Ciao!” si allontanò di nuovo, lasciandola
completamente sconvolta e rossa come
un pomodoro (dove non era coperta dal fango). Quando lui
sparì dalla vista, si
riscosse dal suo stupore e guardò in basso, verso il
ciondolo che aveva attorno
al collo.
“Spero
di poterlo
vedere ancora… Volevo chiedergli come si
chiamasse… Lo farò quando potrò
restituirgli il ciondolo.”
“Sakura!
Smettila di fantasticare e stai attenta in classe!” Sakura
sobbalzò
per la sorpresa, e guardò il suo sensei con aria colpevole.
“Mi
scusi Iruka-sensei. Non succederà di nuovo.” Lui
annuì,
soddisfatto, e tornò alla consegna.
“Bene.
Adesso, se andate a pagina duecentotrenta, vi
spiegherò il prossimo compito.” Alcuni dei suoi
compagni sbuffarono, mentre
altri fecero semplicemente come era stato loro detto. Sakura diede
un’occhiata
in basso, al cristallo che le penzolava dal collo.
‘Sono
passati dodici
anni da quando vidi quel bambino…’
raggiunse con una mano il colletto della
camicia, e tirò fuori il cristallo. ‘L’unica
cosa che ricordo di lui sono i suoi occhi.’
La
porta si aprì di colpo, e una figura inciampò
nella
stanza, ridendo nervosamente. Iruka gli lanciò un occhiata.
“Uzumaki
Naruto! Spero che tu abbia una buona
giustificazione per essere arrivato solo per gli ultimi quindici minuti
dell’ora!”, il biondo trasalì,
ridacchiando appena.
“Io…uh…
Mi sono perso nel cammin di mezza vita?”, si
grattò
il retro della testa nervosamente. La maggior parte degli studenti
sbuffarono,
altri mormorarono ‘idiota’ sottovoce. Iruka si
lasciò andare a un lungo
sospiro, mentre si grattava il naso.
“Per
adesso siediti, e apri il libro di storia a pagina
duecentotrenta. Ne parleremo dopo.” Naruto sorrise e si
diresse al suo banco
silenziosamente, non volendo fare più scena di
così. Per la classe era normale,
ma per lui rimaneva fastidioso averci a che fare. Naruto era conosciuto
per
avere i voti peggiori della classe, ed essere un combinaguai. Questa
era una
delle rare volte in cui si era presentato, visto che di solito faceva
in modo
da farsi buttare fuori o semplicemente non si faceva vivo. Le uniche
persone in
grado di controllarlo erano Iruka e Kakashi, che dovevano essere dei
santi per
riuscire ad avere a che fare con lui (almeno secondo ciò che
dicevano il resto
dei professori).
Sakura scosse
la testa e sfogliò il libro fino alla pagina
esatta “Il vostro prossimo compito consiste nel fare una
linea del tempo
dettagliata, sugli eventi più importanti degli ultimi cento
anni. Vi assegnerò
dei compagni. Il lavoro dovrà essere consegnato
Giovedì.” La classe si lamentò
rumorosamente mentre Iruka si mise a chiamare i nomi, mentre Sakura
stette
zitta.
“Se
fossero stati
attenti venerdì scorso, avrebbero già saputo del
compito”
“Haruno
Sakura”, interruppe le sue riflessioni e guardò
Iruka.
“Sì,
sensei?”
“Tu
svolgerai il lavoro con Naruto”, Sakura si sentì
sprofondare e il suo occhio destro incominciò a contrarsi
nervosamente e di sua
spontanea volontà per il fastidio.
“S-Sì
sensei…” ‘Dannazione!
Ma perché proprio con lui! Finirà che
dovrò fare tutto il lavoro io! Anche se
potrei benissimo farlo da sola… Stupido sensei, doveva
proprio assegnare questo
stupido compito…’
La
campanella suonò, segnalando la fine della lezione. Tutti
raccolsero la propria roba e se ne andarono a gran velocità.
“Ricordate!
E’ per giovedì, non venerdì!”
gridò Iruka.
Sakura stava per raggiungere la porta, Naruto corse verso di lei,
sorridendo
imbarazzato.
“Ehi,
Sakura-chan! Cercherò di fare del mio meglio per
questo compito, quindi, quand’è che vuoi
incominciare?” lei sospirò,
strofinandosi gli occhi stancamente.
‘Non
ho nessuna voglia
di affrontarlo adesso.’
“Certo,
certo. Ascolta, possiamo vederci alla libreria dopo
scuola oggi? Possiamo incominciare lì.” Lui
annuì con entusiasmo
“Perfetto!
Ci vediamo lì Sakura-chan!” la salutò,
correndo
all’uscita. Lei sospirò nuovamente e si
massaggiò le tempie.
‘Sarà
una lunga
settimana.’
“Che
fortuna, eh fronte-spaziosa?” Sakura sorriso tra
sé e
sé, dopodichè ghignò.
“Beh
perlomeno sono stata messa con qualcuno che proverà
a fare il progetto, Ino-pig.”
Voltandosi a sinistra, Sakura fu accolta da una sorridente Ino.
“Sì,
tu ti becchi un casinista e io un genio pigrone. Una
gran fortuna che abbiamo, eh?”
“Beh,
allora suppongo proprio di essere più fortunata di te,
che ne dici?”, scherzò lei, dando una leggera
gomitata nei fianchi a Ino, la
quale la guardò male, per poi sfoderare un sorriso
affascinante.
“Allora
prestami quella pietra che hai tu. Potrei usarla per
avere un po’ di fortuna adesso.”, rise Ino,
mettendole un braccio attorno alle
spalle. Sakura sorrise a sua volta, e strinse il cristallo fra le mani.
“Mai!”,
e fece la linguaccia alla migliore amica. Lei
sbuffò, scuotendo la testa.
“Ce
l’hai da prima che ti conoscessi. Non ti ho mai visto
togliertela da allora.”
Sakura sorrise
fra se e sé, passandosi la pietra fra le
dita. Era stato dopo che quel bambino gliel’aveva regalata
che aveva incontrato
Ino, la quale l’aveva aiutata quando alcune ragazze la
tormentavano. Da quel
momento erano diventate amiche. Adesso aveva i voti migliori, si era
fatta
molti amici, ed era coinvolta nelle attività scolastiche.
L’unica cosa che non
era stata capace di fare, era trovare il ragazzo che le aveva dato quel
ciondolo.
“Questo
ciondolo è speciale per me, Ino. Non è solo
questo,
ma ho fatto la promessa di restituirlo, quando non ne avrei avuto
più bisogno.”
Si lasciò andare a un sospiro di frustrazione. “Ma
non lo vedo da quando ho
cinque anni, e adesso ne sono passati dodici…”
serrò il pugno attorno al
ciondolo “Non so neanche se lo vedrò mai
più.” Ino le strinse una mano sulla
spalla, e le sorrise.
“Tirati
su, fronte-spaziosa. Sono sicura che incontrerai il
ragazzo dei tuoi sogni molto presto. Potrebbe cadere ai tuoi piedi
proprio nel
momento del bisogno.” Pronunciò l’ultima
parte con tono sognante, gli occhi che
brillavano. Sakura rise, e incominciò a trascinarla
giù per l’ingresso.
“Sì,
nei tuoi sogni. Muoviti, faremo tardi a lezione.”
“Incredibile…
Si è
fatto vivo.”
Sakura
vide il biondo entrare in biblioteca, per poi dirigersi
velocemente verso di lei, e sedersi al tavolo, benché
continuasse a guardarsi
intorno nervosamente.
“Che stai
facendo?”
“Cerco
Kurenai-sensei… Ho sentito dire da Kiba che mi stava
cercando.”
“E perché mai
Kurenai-sensei dovrebbe cercare te?” sospirò,
per poi pentirsi di averlo chiesto.
“Io… Uhm, ho
rovinato alcune delle sue cose per quello
scherzo con la farina…” ghignò, e poi
rise fra sé e sé: “Ne è
valsa la pena,
comunque… E’ stata una gran figata.”,
lei alzò gli occhi al cielo, per poi
tirar fuori il libro di storia.
“Incominciamo e basta,
ok?”
“Giusto! Quindi,
uhm… Cosa dobbiamo fare, esattamente?”,
chiese lui, grattandosi i segni simili a baffi sul volto. Lei trattenne
un
grugnito di irritazione, limitandosi ad inarcare un sopracciglio,
infastidita.
“Figuriamoci se avresti
potuto prestare attenzione… Dobbiamo
fare una linea del tempo per l’ultimo secolo, giusto dopo che
i cinque Kage sigillarono
i demoni all’altro mondo. In pratica, dobbiamo fare una lista
degli eventi
importanti successi nella nostra nazione dopo la
sigillazione.”
Per secoli, demoni avevano
attraversato la terra. Avevano
terrorizzato gli umani, uccidendoli crudelmente come prede. Esistevano
alcuni modi per ucciderli, ma servivano anni di allenamenti focalizzati
allo scopo di combatterli
appropriatamente. I demoni accettavano qualsiasi sfida, non importava
quanto potesse essere insignificante, e questo era il perché
solo pochi aveva
il coraggio di affrontarli. Poi, cento anni fa, cinque uomini, tutti da
differenti nazioni, unirono le forze e trovarono il modo di sigillare i
demoni
in un altro mondo. Così, i cinque eliminarono il resto dei
demoni che vagavano
per la terra. Erano acclamati come eroi, e venne chiesto loro di
guidare le
rispettive nazioni: ma loro deciserono di non farlo, e presto sparirono
nell’oscurità, senza che di loro si sapesse
più nulla. Così ai cinque venne
dato il titolo di ‘Kage’, e a seconda della nazione
di provenienza, ebbero un
elemento nel loro nome. Il Kage per la nazione di Sakura e Naruto era
detto
Hokage. Gli altri erano il Mizukage, il Kazekage, lo Tsuchikage e il
Raikage.
Questi titoli non vennero mai passati a nessun altro uomo.
“Ok! Incominciamo,
allora.” Naruto prese a rovistare
tra le sue cose, alla ricerca del quaderno. Improvvisamente
sobbalzò nel
sedile, sorpreso da qualcosa. Sakura lo guardò estrarre
dalla tasca un vecchio
cercapersone. Aggrottò le sopracciglia leggendo il
messaggio, poi lo rimise in
tasca. Si alzò dalla sedia guardandola con aria di scuse.
“Mi dispiace,
Sakura-chan… E’ venuta fuori una cosa davvero
importante. Devo andare.”, prese le sue cose velocemente, e
corse verso la
porta. Lei saltò su dalla sedia e gli gridò:
“Ehi, aspetta un secondo!
Non puoi andartene così!”
“Mi rifarò la
prossima volta! Te lo prometto!” le rispose di
rimando. La ragazza si lasciò andare ad un sospiro di
frustrazione, ricadendo
sulla sedia, incrociando le braccia nel mentre.
‘In
qualche modo, era
certa che sarebbe finita così… che
idiota.’, pensò lanciando
un’occhiataccia alla porta dalla quale Naruto si era
dileguato. Prese la penna
e incominciò a scrivere alcune informazioni sul suo
quaderno. ‘Sarà meglio
incominciare comunque. Non ha
senso piangere sul latte versato.’
Passarono alcune ore. Sakura aveva perso la cognizione del
tempo realizzando il progetto, quindi si stava affrettando verso casa,
prima
che diventasse troppo buio.
“Magari
le giornate non fossero così corte, in inverno.”,
mormorò, stringendosi nella giacca. Decise di tagliare per
il parco, per fare
più in fretta, ma incominciò a pentirsi di averlo
fatto: ‘Non avrei mai pensato che
il parco potesse essere così inquietante di
notte…’ Udì
qualcosa muoversi dietro
di lei, e si voltò immediatamente per vedere. Non
c’era nulla. Emise un sospiro
di sollievo, poi continuò a camminare per la propria strada,
facendo
attenzione. ‘Niente più
film horror…'
Rimase
fermo, guardando la sua
preda continuare a procedere nella notte. Era diffidente, il che
rendeva tutto
molto più interessante per quando l’avrebbe
catturata. Aveva un profumo così
dolce che gli servì tutta la sua volontà per non
aggredirla. Doveva aspettare
solo un altro poco. Ma il suo odore lo sopraffece, mandandolo fuori
controllo.
Attaccò.
Sakura fece un salto quando sentì nuovamente dei rumori. Si
lanciò un’occhiata alle spalle e immediatamente
pietrificò. Ciò che stava lì
era… era qualcosa che inizialmente aveva identificato come
un uomo, ma
somigliava più a una bestia.
Era alto,
schiena dritta e mento in su. Il mostro era
coperto da un pelo nero e aveva un volto animalesco. Con le orecchie
tenute
basse, le ringhiò addosso, gli occhi gialli brillavano nella
notte. Sakura
sentì il suo corpo tremare quando il mostro
sfoderò le zanne, mentre la sua
aura sembrava riuscire ad inchiodarla al suolo.
“Che
diamine è questa
cosa?” fece appena in tempo a pensarlo, che la
bestie le si lanciò addosso,
cercando di azzannarla. All’ultimo momento, Sakura
indietreggiò, ma
sfortunatamente i suoi artigli catturarono la sua gamba. Cadde
pesantemente al
suolo con un urlo di terrore. Alzò gli occhi verso il suo
assalitore, e si
sentì male quando lo vide leccare via con delicatezza il
sangue sulle dita
innaturalmente lunghe.
“Mmh… Hai un sapore
così dolce per essere un' umana… Sarà
un piacere
divorare il tuo cuore…”, disse
la bestia con un ringhio, la sua voce
profonda.
‘Sto
per morire…’,
pensò lei con disperazione. Il suo respiro era pesante, e
istintivamente si
strinse al petto il suo ciondolo. ‘Qualcuno…
Per favore, qualcuno mi aiuti…’ emise
un urlo come ultima preghiera,
implorando qualsiasi dio che volesse risponderle.
Note della Traduttirce
Beh,
che dire? *-* E' la mia prima traduzione, e suppongo si noti.
Sarà sicuramente piena di errori e imprecisioni, ma per
adesso sono soddisfatta del risultato. L'aveva in cantiere da un sacco
di tempo, sono così contenta di essere riuscita a postare,
infine! Penso sia una delle storie Naruto/Sakura più
interessanti tra quelle attualmente in corso su FF.net. Conta per ora
nove capitoli, l'autore, bloodthirstydemon, non aggiorna spessissimo a
causa di problemi personali, ma è affidabile. Tutti i
commenti verranno tradotti e mandati all'autore, quindi, datevi da
fare!
Ed
ora, credits time!
XD
- Slayer
è stata scritta e ideata da Bloodthirstydemon.
Mi prendo come unico merito quello di averla tradotta, sotto previa
autorizzazione. Tutti i diritti appartengono all'autore. Qui
trovate la storia originale -
Prossimo
capitolo: "Savior"
Ja
ne
suzako