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Autore: S t r a n g e G i r l    23/04/2013    5 recensioni
Ciascuna delle due parti, esattamente o approssimativamente, uguali in cui si può dividere materialmente o idealmente qualcosa (qualcuno) è definito metà.
Metà di una mela. Metà del percorso. Metà del mese. Metà prezzo.
Leah anche è a metà e la sua parte mancante giace nel petto di Sam.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Sam Uley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
- Questa storia fa parte della serie 'La luce di una stella.'
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Half


C’è stato un tempo in cui le tue labbra avevano una piega fissa.
Arricciate all’insù, con baci nascosti negli angoli.

« Che hai? » lui le tiene la mano bagnata di pioggia e fa scivolare via le gocce, accarezzandone il dorso col pollice.
Lei sposta il peso da un piede all’altro. Tentenna e poi sbuffa.
Sposta i capelli lunghi da davanti agli occhi perché i rigagnoli d’acqua la infastidiscono.

« Il film... » inizia e poi si blocca: non vuole mortificarlo.
Lui la guarda e poi scoppia a ridere, rovesciando la testa all’indietro.
Lei gli fissa la gola e si trattiene, stringendo la mano libera a pugno lungo il fianco. Vorrebbe baciarlo, ma si imbarazza facilmente e non le piace essere presa in giro per il rossore che le colora spesso le guance.
Molto spesso, quando è con lui.

« Non ti è piaciuto, vero? Avevi la faccia di chi è costretto a guardare un cucciolo di foca che viene squartato. »
Lei si morde le labbra e annuisce appena.
Lui ha capito i suoi gusti solo guardandola in viso e lei ha paura: nessuno era mai riuscito a infilarsi tra le fessure delle sue difese.
Ha paura, eppure lo lascia entrare. Si fida, si vuole lasciar scoprire. Crede di meritarselo.

« E’ che le commedie romantiche non sono proprio il mio genere... » borbotta e si stringe nelle spalle.
Tutte le donne amano film a lieto fine, conditi con zucchero a velo in quantità e cuori rossi a perdita d’occhio.
Lei no. Lei è strana. Lei avrebbe preferito...

« La prossima volta vediamo un bel film d’azione. Uno di quelli senza trama ma con armi, sangue e morte ovunque, che ne dici? » propone lui e lei affoga nella sua comprensione.
E’ calda. E’ piacevole.
Sorride. Sorride senza paura. Sorride perché non si sente anormale con lui.
Sorride e si alza sulle punte, prendendo l’iniziativa.
Lo bacia e si lascia stringere.
La pioggia continua a scendere sul tetto di tegole rosse della veranda sotto cui sono riparati, facendo un gran rumore che è quasi gradevole.
Lei spera che copra il suono del suo cuore che sta per spaccarle le costole.
Fuori controllo.
Impazzito.
Felice.
Innamorato.


Quel tempo è passato.
La tua bocca ora è una linea dura, immobile, amara come se avessi del succo di limone aspro sul palato.
Fatichi a sorridere. Non ricordi come si fa. Non ricordi perché si fa.
Fatichi a dormire. I sogni non esistono più. Il nero li ha ingoiati tutti assieme, sputando solo frammenti d’incubo.
Fatichi a mangiare, a bere.
Fatichi a respirare e non più perché la tua aria l’hai donata ad un altro, ma perché c’è chi te l’ha succhiata via dai polmoni.

Trema, lei, sulle labbra di lui.
Non per il freddo, ma per il peso dell’armatura di cui si disfa.
Crolla ai suoi piedi con un tintinnio di lamiere, mentre le loro lingue si accarezzano.
Schinieri, parastinchi, elmo, corazza di terrore d’esporsi, di essere ferita o giudicata, sono a terra.
Lui c’è ora, ma se poi dovesse andarsene?
Se dovesse stancarsi e disfarsi di lei, preferendo qualcuna più femminile e meno atipica?
Eppure non ci vuole pensare, vuole godersi il momento. Non vuole rovinarlo con paranoie inutili.
Vuole tentare con tutte le sue forze di essere serena. Non ci trova niente di male.
Si abbandona tra le braccia di lui e il cielo tuona, ma lei non trema più.
Sorride sulla sua bocca e si arrende.
Gli tiene la mano, guardandolo cercare frenetico le chiavi di casa.
Si lascia condurre nell’ingresso buio e ride quando lui inciampa e impreca. Scarpe vecchie buttate in un angolo, ombrelli con le asticelle sporgenti e cartoni di pizza aperti fanno capolino qua e là.
Lei non ci bada.
E’ concentrata sulla schiena di lui che avanza sicura fino alla camera da letto dei suoi.
E poi ci sono solo lenzuola lisce e fresche, magliette che volano in aria e ricadono a terra mute, abat-jour con le lampadine fulminate che lei ringrazia silenziosamente perché odia la luce.
Non ha mai apprezzato esporsi e persino al mare ha sempre indossato una t-shirt sopra il costume.
Lui, però, l’ha vista crescere e quel corpo lo conosce meglio di quanto non faccia lei.
Le sorride e si sporge per tirare la cordicella della tapparella e far entrare il chiarore della tempesta.
Pudica, lei si copre il seno e lui le bacia la pelle della braccia e delle spalle e la chiama.
Quel soprannome lei lo detesta: la fa sentire troppo bambina.
Soffiato da lui contro il suo orecchio, però, ha un altro sapore.
La riporta al mare, al giorno in cui lui aveva scavato per lei una buca. Si era intestardita di voler trovare l’oro e aveva messo il broncio perché le sue braccia non riuscivano ad andare in profondità.
Tutti i ragazzini della riserva l’avevano derisa e lasciata sola, in piedi davanti ad una pozzanghera che il mare colmava in fretta.
Poi era arrivato lui e si era offerto di aiutarla.
Non avevano trovato l’oro, ma inconsciamente forse qualcosa che brillava di più.


Lo specchio è spregevole.
Ti sbatte in faccia la crudeltà dei tuoi stessi occhi vuoti.
Nulla li riempie più.
Afferri decisa le forbici e le lame baluginano nell’oscurità, riflettendo un lampo.
Piove. Oggi come quel giorno.

I baci di lui, lei saprebbe disegnarli.
Morbidi, carezzevoli, umidi.
Inconfondibili.
Marchi a fuoco che penetrano la pelle e si imprimono nelle cellule del suo sangue.
Le piacciono, la fanno sentire donna.
Cerca sempre le sue labbra ed i suoi occhi e lui non la delude.
Ha paura di farle male, di essere troppo irruento.
La vede fragile, anche se lei vorrebbe apparire indistruttibile ai suoi occhi.
Non vuole commettere l’errore di dipendere da lui, ma probabilmente c’è già caduta in quel tranello.
Si fa spogliare completamente e slaccia con dita impacciate i jeans di lui, poi torna a sdraiarsi e i suoi capelli sembrano un’aureola profumata di mela.
Lui le aveva comprato uno shampoo al primo appuntamento e lei lo aveva schernito per il pessimo gusto nei regali, senza dirgli che preferiva di gran lunga quel dono a un mazzo di rose.
Lei sorride sempre, quando lui finge di non riconoscere la fragranza, rimediandosi un pizzico sul naso.
Sorride anche ora e gli passa le braccia dietro la schiena bruna e scolpita.
Si sente pudica, ma si struscia contro la sua erezione e si lascia baciare ancora.
Ancora e ancora. Non ha più aria, non la vuole, non le serve.
La offre a lui, che la beve a sorsate abbondanti.
E lei ora respira grazie a lui e fa un piccolo cenno con la testa, invitandolo ad entrare.


Ciocca a ciocca, il lavandino si riempie.
Fili d’ebano crollano sul candore del marmo con lo stesso suono prodotto da uno spillo che affonda nella neve.
Non piangi, non te lo permetti.
Non hai lacrime da sprecare.
Hai solo capelli sfilacciati tra le dita ed un flacone di shampoo alla mela ormai finito da buttare nel secchio.
Urli e bruci.
Stai andando a fuoco e non sai come spegnerti.
L’acqua non basta; evapora dalle tue mani ed allora inizi ad aver paura.
Non sai cosa ti succede, ma vuoi che smetta.
Hai paura e vorresti che ci fosse lui a calmarti, a proteggerti.
E’ in quel momento che le forbici tra le tue dita si spaccano.
Le guardi incredula e poi alzi gli occhi nello specchio vibrante e ti ritrovi a metà: da un lato la tua chioma è ancora intoccata, dall’altro è corta poco sopra le orecchie.
Gridi ancora, sei lacerata.
La rabbia ti invade la vista e esplode nella gola.
Ti viene da vomitare e tremi di nuovo.

Il lubrificante del preservativo le da fastidio.
Lei vorrebbe che lui non l’avesse indossato, ma lo ringrazia in un sussurro perché sta tentando di evitarle conseguenze impreviste e poco gradite.
Hanno parlato del futuro, ma hanno anche stabilito di voler aspettare un po’ entrambi.
Lei si sente piccola, lui impreparato: troppe responsabilità, troppo presto.
Ci sarà tempo, avranno tutto il tempo del mondo insieme.
Lui spinge un po’ e lei apre di più le gambe per fargli spazio, mordendosi le labbra quando le prime fitte di dolore sopraggiungono.
Si è ripromessa di non cedere, di non rimandare più.
Vuole andare fino in fondo, vuole che sia lui il primo.
E probabilmente sarà anche l’unico, per lei.
Lo ama con tutta se stessa e stringe le mani sulle lenzuola fino a sentire le dita intorpidite, mentre lui la penetra.
Le chiede scusa con la voce e con lo sguardo; la abbraccia e ammette di sentirsi colpevole.
Lei lo rassicura e lo bacia: il peggio è passato.
Intreccia le sue mani a quelle di lui e accenna un piccolo movimento col bacino, sorridendogli.
Un lampo illumina la stanza e li fotografa nudi, avvinghiati l’uno all’altra.
Inscindibili.
Sono due ingranaggi perfetti e si amano, si amano fino allo stremo perché altro non sanno fare.


Ciuffi di capelli cadono a terra, mentre sbandi alla ricerca della porta.
Vuoi uscire, hai bisogno di aria.
Vuoi correre via, fuggire lontano dal tuo cuore straziato.
Il pomello della porta ti resta in mano e gli spasmi del tuo corpo sono incontrollabili.
Sudi e annaspi, le tue ossa scricchiolano e i muscoli si tendono.
Hai dolore ovunque, anche in parti del corpo che non credevi di possedere.
Graffi il legno dello stipite e cadi ginocchioni sul patio.
Piove ancora e tu ti trascini sotto l’acqua per cercare ristoro.
Ogni movimento è una stilettata incandescente, una lingua di fuoco che si attacca ai tuoi organi e li incenerisce.
Urli e ti asciughi le lacrime di dolore: nessuno deve vederti così.
Lo riferirebbero a lui e tu non vuoi che conosca la portata del dolore che t’ha inferto.
Le gocce sono fredde, ma non ti danno sollievo. Non c’è nulla che ti plachi.
Dalla gola sputi fuori un ringhio e le unghie delle tue mani si allungano.
Le fissi stordita e sei terrorizzata.
Cosa ti sta accadendo? Cosa puoi fare per frenare quel processo che sembra inarrestabile?
Un ennesimo lampo ti abbaglia, ma quando riapri gli occhi non sei più in piedi.
Sei carponi.
A quattro zampe.

Insospettabilmente, lei viene scossa da tiepidi brividi di piacere.
Affonda il viso nel petto di lui e gli riempie il collo di baci piccoli e timidi.
Si sente scoppiare, scoppiare di una gioia pura e cristallina come le gocce di quella pioggia che ancora cade insistente fuori.
Lui affonda di nuovo e geme, ripetendo il nome di lei come se fosse l’unica parola che conosce.
E nel buio di quella stanza non loro sembra una certezza.
L’unica cosa che conta.
Sono passato, insieme.
Sono presente, insieme.
Sono futuro, insieme.
 

Guardi intorno a te con quegli occhi che non sono tuoi e che colgono ogni dettaglio come se fosse fondamentale.
Apri bocca, provi a chiamare tua madre ed esce un ululato straziante.
Temi di abbassare lo sguardo e guardare il tuo corpo, ma alla fine cedi: non sei mai stata brava a fingerti cieca.
Pelo. Artigli. Coda.
Cosa sei? Come lo sei diventata?
Hai paura e non capisci.
Hai paura ed è uno solo il nome che ti affiora in mente.
Vorresti morderti la lingua, ma non lo stai pronunciando; lo stai pensando e... lui risponde.
Non hai idea di come sia possibile, eppure ti senti subito meglio.
Lui è con te e, anche se fosse soltanto una tua fantasia quel soprannome sussurrato, non ti importerebbe.
C’è.
Ma non è solo.
In una frazione di secondo, più breve di un tuo respiro, nel tuo cervello vengono scaricate immagini distorte e suoni confusi, gracchianti.
La qualità di quel film è pessima e ti dà la nausea, come la commedia romantica che guardaste insieme.
Ci sono lupi che corrono ed erba che si piega sotto il loro passo felpato.
Ci sono occhi che conosci, occhi che da piccola ti hanno lasciata a scavare sola fino a sbucciarti le dita.
Ci sono esseri che il tuo corpo riconosce come nemici, sono freddi, sembrano fatti di porcellana fine e hanno l’odore di carne avariata spruzzata di cannella.
E poi c’è lei. L’altra.
La vedi con uno sguardo adorante, che non ti appartiene, e capisci che il male che ti è stato inflitto non era voluto.
C’è una catena pesante che lega tua cugina al tuo uomo.
Osservi curiosa gli sforzi che lui ha fatto per liberarsi, i tagli che si sono aperti sui suoi polsi e sulle sue caviglie, ma che sono risultati vani.
E’ soggiogato e ti ama.
Ti ama.
Lo senti scorrere nelle vene come una volta, quel fluido caldo e dolce, e vorresti non riconoscerne il gusto perché ti ama e non può permetterselo.
Gli fa male, più che a te.
E allora inizi a correre per liberarti di quelle immagini sporche, di quei sentimenti malsani non tuoi, ma essi sono più veloci e ti raggiungono, ti montano in groppa e ti accompagnano.
Ti pizzicano la pelle sotto il pelo, ti mordono con ferocia le orecchie e tu sanguini.
Ti ama, lo ami e lo ama anche lei.
E allora lasci che ciò che sei diventata –l’animale- ti controlli.
Lasci che la vista si appanni come un vetro dopo una doccia bollente, che i sapori si spengano, che i suoni diventino una melodia e i ricordi solo polaroid bruciate.
Il tuo calore ha arso anche quelle insieme al resto, ma non una promessa, sigillata da due corpi stretti in un giorno di pioggia come questo di tanto tempo fa, e infranta oggi.
Quella resta e devasta.
Ti dilania le carni per quello che siete stati, per quello che potevate essere e che mai sarete più: insieme.
Tra le ceneri del tuo incendio spicca un’unica consapevolezza, una solitaria realtà come il cuore del soldatino di piombo ritrovato dalla cameriera nel camino la mattina successiva.
Tu, a pezzi.
Tu, a metà.

 
 
 

Note Autore:
Io e Leah ci sopportiamo poco, ma ha voluto essere scritta a tutti i costi.
Questa storia è quanto di meglio sono riuscita a tirare fuori su di lei. Spero non sia risultata troppo pesante e lenta come lettura.
Quella che avete appena conosciuto, per me, è una Leah in bilico tra la Lee di Sam e la lupa acida che tutti ben conosciamo. E' a un passo dall'uno e dall'altra.
E' a metà.
"Half" ha partecipato a due contest sul forum di EFP:
- Raindrops | Whan it's all crashing down di __Hilary__ (Classificandosi quinta, ma con un giudizio da far venire gli occhi a cuoricino)
- Like a virgin | Every dog has his day di oOo LaViSvampita oOo (classificandosi seconda, con un giudizio meraviglioso a cura di Vannagio e Fefy_07)

Sperando che vi sia piaciuta almeno un po', aspetto qualche commentino <3
Un abbraccio.
Strange




   
 
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