Lode ad una tomba vuota.
Bellatrix, Bellatrix Black.
Questo è il mio nome. La mia croce, un cognome che, ormai,
non esiste più. L’ultimo dei Black è morto per mano mia.
Ciao, Ciao Sirius, cuginetto
adorato, adesso non fai più lo sbruffone vero?
Con la tua aria da damerino tronfio, i capelli lucenti, i
tuoi occhi blu, eri il più bello tra i belli, il dio del sesso disceso dal
cielo. Sì, eri il più desiderato a scuola, tutte le mie compagne ti morivano ai
piedi, e tu avevi l’onere di calpestarne i cuori, infrangere le loro speranze
dopo una notte di follie, cercando di annegare la disperazione di un crollo
familiare tra le braccia di una sconosciuta, concedenti a lei solo per una
volta, una volta soltanto, per poi scappare via, crogiolandoti nel
menefreghismo, ignorando di quanto tua madre e tuo padre soffrissero di quel
comportamento non adatto ad un purosangue di una così nobile casata. Poveri
zii, hanno puntato tutte le loro speranze di una continuazione della stirpe
della loro famiglia su Regulus benché secondogenito. Almeno lui si comportava
veramente come un purosangue, disprezzando i babbani che uccideva volentieri,
quando ne capitava la ghiotta occasione, e si era alleato con un nemico assai
potente che sperava portasse il lustro perduto alla casata dei Black.
Ma, benché nelle sue vene scorresse il sangue dei
Serpeverde, e avesse un’indole subdola e perversa, Regulus ha commesso un grave
peccato agli occhi del suo padrone e signore Voldemort; un errore imperdonabile,
che l’ha portato dritto ad una cruenta morte per Cruciatus, un dolore immenso
che prima porta all’oblio, una lunga e interminabile agonia, una lunga attesa
di dolore che sfuma fino ad esalare l’ultimo rauco respiro, finché il tuo
carnefice ti rende la grazia con un AvadaKedrava.
Il tuo corpo si dimena selvaggiamente, mentre sembra che
stia bruciando ogni tessuto, il sangue ribollisce nelle vene e i tessuti e i
legamenti si sgretolano, la tua testa scoppia e la vista s’indebolisce, finché
solo l’oscurità ti circonda, senti solo l’eco delle
tue grida nel cervello, desideri che la nera signora abbatta la sua falce
acuminata sul tuo capo; lei però non viene, non subito, almeno, e le tue urla
si fanno più rimbombarti nelle orecchie,
come se ti avessero strappato l’anima dalla tua carne macellata. La mente si
annebbia, hai solo la forza per pregare una pietà che non ti è concessa. Ora
non sei nulla, tranne un divertente intrattenimento per Voldemort, un cane che
fa il suo spettacolo per l’ultima volta, un burattino i cui fili sono manovrati
da un potente capace di giudicare sulla vita e sulla morte.
La sua vigliaccheria è stata lavata con il suo stesso sangue
versato sull’ara sacra come sacrificio al signore oscuro che ne ha bevuto i
fluidi vitali per trarre giovamento.
Voldemort vuole che i suoi mangiamorte pieghino anima e
corpo al suo volere e ogni tradimento o codardia equivale a morte certa e anche
disonore sui membri della sua famiglia. Ho ucciso io Regulus, per provare la
mia devota ubbidienza al Milord oscuro, e non me ne vergogno, è stata la mia
prima vittima, e non di certo l’ultima. Solo quando ho visto il corpo senza
vita di mio cugino, ho capito: Essere un Mangiamorte non è solo un dovere,
ubbidire agli ordini, ma anche un piacere.
Il piacere di torturare le proprie vittime e vederle urlare
e dimenarsi impotenti, sentirle supplicare vane il tuo perdono che non avverrà;
avere il loro destino, sul palmo della mano, sfogare la tua frustrazione sul
corpo d’un innocente.
E mi è piaciuto.
La stessa sensazione di potere che ho sentito, quando portai
alla pazzia i Paciock, due vite spezzate a causa mia, Neville non saprà mai che
le sue ultime parole di sua madre Alice prima di cadere nell’oblio perpetuo
furono per lui.
“Addio figlio mio, ti amerò per sempre mio piccolo
Neville.”.
Sirius, se solo avessi condiviso tutto questo con me, dove
sei ora, cugino mio? In un limbo fatto d’ombre, un purgatorio eterno, sospeso
tra la vita e la morte, un inferno che durerà in eterno, fino a che ti
consumerai e le tue ossa non saranno polvere. Così, come tutto fu creato, tutto
ritorna alla sua forma originale.
Cenere alla Cenere, Polvere alla Polvere.
Vagherai in eterno nel vento, la tramontana sarà la tua voce,
e il ghibli, la tua ninna-nanna. Porterai ristoro o gelo, farai resuscitare con
il tuo caldo respiro primaverile i fiori dalla corolla ancora fradicia dopo un
lungo sonno, accarezzerai le bionde spighe mature e con le tue carezze porterai
ristoro al pellegrino stanco durante il suo lungo viaggio sotto il solleone
cocente dell’estate, giocherai con le foglie mescolandoti con i caldi colori
dell’autunno, e danzerai tra fiocchi di neve in inverno.
Questa è la fine di un assassino.
Non potrai più vedere il tuo adorato Harry, né il tuo Lupin che ti piange da lontano e non ha neanche una
tomba dove versare le sue lacrime di dolore e dove io non posso riderci sopra.
Povero Sirius, povero e stupido Sirius.
Ti voglio bene.
Te lo dicevo anche se non spesso.
Ti voglio bene.
Me n’accorgevo prima più che adesso.
Sono quella che ti ascoltava, quella che sempre ti consola,
anche in quella sera che ti sentivi strano. Quella che chiamavi se piangevi la
sera.
Adesso non voglio nulla, adesso ho tutto, l’amore del
signore oscuro, la mia sola ragione di vita, colui che hai abiurato, morendo
così da martire.
Solo Narcissa sa, quanto per me è dura questa sofferenza,
mentre aspetta il suo Lucifero, il suo demone dai capelli biondi e gli occhi di
ghiaccio, rinchiuso in una prigione, come Penelope con Ulisse, tessendo la sua
tela di menzogne, come quella in cui sei caduto,
angelo mio, dalle ali nere.
Ora Esiste solo il mio signore, dallo sguardo di fuoco e l’anima
nera, il redentore nato tra babbani, che finalmente saprà dominare la volta del
cielo e la terra, ma tu non potrai vederlo Sirius, principe addormentato,
aspetti solo che qualcuno ti svegli. Ma questo non è un sogno, è un lungo
lunghissimo incubo, e tu lo sai.
Ti ho amato Sirius, un amore impossibile per i legami di
sangue che c’incrociavano. Avrei fatto di tutto per avere un po’ di quello che
avevano le altre ragazza. Grande e fiero guerriero questa è la tua lode, lode
ad una tomba vuota d’assassino.
Addio Sirius adesso potrai rivedere James e Lily ma non
vedrai le lacrime di Remus. Quelle non si possono asciugare. Nel suo cuore è
rimasto un vuoto che solo il tempo, forse, potrà risanare.
Addio.