A FUTURE KING UNDER THE MOUNTAIN.
Grida.
Urla strazianti.
Dolore.
Oramai non sapeva più da quanto tempo andava avanti quella situazione. Camminava avanti e indietro davanti a quella porta da svariati minuti, forse anche ore. Sentiva fredde goccioline di sudore scendergli per le tempie. Non si era fermato per un secondo, era così agitato che se il pavimento non fosse stato in pietra, ne avrebbe segnato il solco.
Ancora grida.
Ancora urla strazianti.
Ancora dolore.
Sapeva che presto sarebbe finito, o almeno lo sperava. Non poteva sopportare quelle grida, si sentiva morire a dover stare là fuori con le mani in mano. Ma infondo, se anche fosse entrato in quella stanza, cosa mai avrebbe potuto fare per lenire quel dolore?
Silenzio.
Un giro di chiave.
Due giri di chiave.
La porta si apre.
Il volto stanco della levatrice fece capolino dalla stanza e con un largo sorriso invitò il Re Sotto la Montagna a farsi avanti. Thorin indugiò un secondo, prese un bel respiro e mosse qualche passo. Le gambe sembravano essergli diventate pesanti come massi e faceva fatica a spostarle. Non appena varcò la soglia, i suoi occhi non ebbero bisogno di vagare per la stanza per sapere dove fissarsi: sul letto, coperta da un leggero lenzuolo bianco, stava la Regina Sotto la Montagna con in braccio un piccolo fagotto. Lei incrociò il suo sguardo e lo invitò ad avvicinarsi.
Un passo.
Due passi.
Era così vicino, il cuore gli esplodeva.
Il sorriso che, seppur stanca, sfoggiava la sua donna gli infuse coraggio. Deglutì a vuoto un paio di volte quando, arrivato alla sponda del letto, lei gli porse il piccolo involucro di coperte. Lo prese titubante e se lo accostò al petto. Scostò di poco il lenzuolo e notò prima due manine chiuse a piccoli pugni, poi un nasino e poi ancora due occhietti dolcemente chiusi.
Suo figlio.
Un erede di Durin.
Un Re.
Non poté non sorridere a quell’esserino così fragile che teneva in braccio. Rise, rise e rise ancora. Guardò lei, capelli scomposti, fronte sudata ed espressione contratta, poi di nuovo suo figlio, così piccolo, i lineamenti sottili di sua madre. Due lacrime sfuggirono al suo controllo, poi altre due.
Pianse.
Pianse di gioia.
Pianse, perché vide in lui l’amore della madre.
Pianse, perché vide in lui i tratti di un Re.
Pianse, perché vide in lui un futuro sicuro.
Pianse, per il semplice fatto che aveva fra le braccia la cosa più bella che avesse mai potuto desiderare.