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Autore: Doralice    23/04/2013    4 recensioni
La vita è solo un'ombra che cammina. Un povero attorello sussiegoso che si dimena sopra un palcoscenico, per il tempo assegnato alla sua parte. E poi di lui nessuno udrà più nulla.
Bane/Blake; quasi sicuramente il rating muterà più avanti
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bane, John Blake aka Robin John Blake
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ballad of the Hound and the Robin'
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Note:

Una brevissima nota per dire grazie, grazie e ancora grazie a chi segue questa piccola, pazza storia. Mi scalda il cuore vedere come, anche se siamo poche a shippare questi due, siamo forti! :D






Atto III



Scena I


Dolore. Immenso e fottutissimo dolore. Non ricordavi che un naso rotto potesse fare così tanto male. Hai stanato un terrorista, l'hai catturato e lo tieni prigioniero. Non è possibile che un teppistello di strada ti riduca in questo stato!

Per una volta vorresti seriamente che la Batcave avesse una porta invece di quella ridicola piattaforma tipo Fortezza della Solitudine*. Ma una bella porta che faccia slam quando la sbatti. Che cazzo aveva in testa Wayne quando ha progettato questo posto?!

Sfrecci per i corridoi male illuminati tenendoti una mano premuta sotto le narici, passi davanti alla porta della cella di Bane guardando ostentatamente davanti a te e raggiungi l'infermeria.

Nemmeno la porta dell'infermeria ti dà soddisfazione, perché è automatica. Tutto, in quel dannato posto, è automatico. Così per sfogarti apri e richiudi i cassetti con violenza, frugando ovunque, mettendo a soqquadro tutto, cercando... Cristo, del ghiaccio istantaneo o qualcosa del genere... ma insomma anche Wayne le avrà prese qualche volta! Possibile che non... oh, grazie al cielo, eccolo!

Dai un pugno al sacchetto e te lo premi in faccia. Soffi tra i denti perché, cazzo se brucia!

Te ne resti lì, appollaiato stancamente sulla branda dell'infermeria, con il sacchetto attaccato alla faccia e le ondate di freddo che scacciano con fatica le fitte di dolore. Quando inizi a perdere sensibilità, prima di collassare in stato ipotermico, levi il sacchetto e ti trascini allo specchio, per scoprire che sei uno spettacolo patetico.

L'emorragia è solo diminuita e il naso sta iniziando a gonfiarsi. Segui con i polpastrelli la linea distorta del setto, strizzando gli occhi per il dolore. Se lo lasci in quello stato farà fatica a guarire e comunque ti si salderà storto e per quanto possa fregartene un cazzo dell'estetica, non è comunque una cosa divertente.

Vai in ospedale, – dice una saggia vocina nella tua testa hai ancora quale amico.

Proprio per questo non ci andrai. C'è della gente là fuori che si ricorda ancora di te come l'integerrimo agente Blake: non finirai di rovinare la tua stessa immagine. Tu ti sei cacciato in quel casino, tu lo risolverai.

Ma sei ancora decisamente troppo lucido per pensare seriamente di rimetterti a posto il naso. Da solo.

Devi aver lasciato un cartone di birre nel frigo della cucina. Giusto in caso di estrema necessità, tipo quando non riesci a passare la sera nel silenzio del tuo appartamento vuoto, a fissare le immagini della tv cercando di sentirti normale, e piuttosto preferisci sbronzarti quel tanto che basta per addormentarti un paio d'ore davanti ai monitor della Batcave.

Non guardarmi, ok? borbotti passando davanti alla cella di Bane.

Se ne sta appoggiato indolente alle sbarre e il suo sguardo ti segue silenzioso. È a dir poco irritante.

Cucina, frigo, birre. ti ripeti come un mantra.

Apri il frigo: due saranno sufficienti. Le stappi e ne bevi un sorso. Senti che ti si sta gonfiando mezza faccia, cazzo. Chiudi gli occhi, passi il vetro freddo sulla fronte mentre torni all'infermeria.

Sì, mi sono rotto il naso! sibili con una ridicola vocetta nasale quando ritrovi Bane nella stessa identica posizione Mi fa un male cane e sono incazzato e... che hai da guardare?!

Credi che spargere imprecazioni e sangue ovunque risolverà il problema?

Quel tono mansueto e l'aria pacifica con cui continua a guardarti come se lui fosse dall'altra parte delle sbarre a studiare una creatura bizzarra sono quanto di più irritante al mondo.

Smettila.

Lui batte piano le palpebre: Di fare cosa?

Di... digrigni i denti perché, be', in effetti non sta facendo assolutamente nulla, se non esistere e guardarti smettila e basta!

Posso aiutarti.

Esali un risatina isterica che ti regala una rosa di fitte alla testa. Bane inarca un sopracciglio.

No, grazie. Ho tutto sotto controllo.

Lo vedi scrollare le spalle e ritrarsi dalle sbarre.

Se cambi idea, sai dove trovarmi. dice mentre se ne torna placidamente alla sua branda.

Piuttosto morto.

Ricorderai bene quel pensiero venti minuti dopo, quando nonostante o forse proprio a causa? la mezza sbronza, scuoterai la testa di fronte al tuo riflesso, ti darai della “fottuta femminuccia”, ti scuserai ad alta voce con tutte le donne perché lo sai che loro hanno una soglia del dolore più alta degli uomini e non parliamo di te! e ti trascinerai ancora una volta fuori dall'infermeria, orecchie basse e coda tra le gambe.

Devi schiarire la voce un paio di volte prima di riuscire ad attirare la sua attenzione. Lui abbassa sul ventre il libro che sta leggendo e ti guarda con blanda curiosità.

Più tardi, a mente lucida, ti chiederai se l'ha fatto a posta a fare il prezioso e ti dirai di sì. Ma stranamente non t'importerà. Comunque, tutto quello che riesci a fare in questo momento è biascicare un: Credo di... aver bisogno di una mano... dopotutto.

Bane si prende un attimo. Poi infila in dito tra una pagina e l'altra per tenere il segno e si alza da lì. Tu registri appena il fatto che si sta avvicinando, perché ti scombussola vederlo fare una cosa così normale come tenere il segno in un libro. Così fissi la sua mano sinistra è mancino, come mai non ci avevi fatto caso prima? e quel dito indice infilato a circa due terzi del libro e provi a leggere il titolo sulla copertina. Quali sono letture predilette di un terrorista?

The Tempest?

Più tardi, a mente lucida, ti chiederai da dove diavolo lo ha mai pescato un libro. Ma a quel punto non avrà più tanta importanza.

La mia biblioteca era per me un ducato grande abbastanza.

Il mormorio metallico ti fa trasalire. Fai un passo indietro e lo guardi accigliato. Bane ricambia con espressione indecifrabile, le braccia infilate tra le sbarre e le mani penzoloni nel vuoto. Quel dannato dito ancora infilato tra le pagine del libro.

Potrei anche farlo da qui, ma temo che sarebbe scomodo per entrambi. lo senti dire.

Fare cosa? – ti chiedi stupidamente per un attimo.

Poi ti sovviene che hai il naso rotto e ti mancano le palle per sistemare la cosa da solo.

Sì... uh. Sì. balbetti.

Ti gratti la testa, fai un giro su te stesso, ti tasti i pantaloni alla ricerca... di cosa? Ah già. La chiave.

Bane si ritrae dalle sbarre con un movimento fluido mentre tu apri la cella. Spalanchi la porta e gli dai le spalle. Ti fermi dopo qualche passo e ti giri verso di lui, che è rimasto sulla soglia e ti guarda silenzioso. Perché non ti sta seguendo? Inarchi le sopracciglia e allarghi le braccia. Allora? sembri dirgli. E lui si muove da lì e ti segue.

Più tardi, a mente lucida, ti dirai che se non sei mai stato così incosciente in tutta la tua vita come in quel momento. Ma anche di questo non t'importerà.


~


Scena II


Ahia!

È rotto...

Acuta osservazione!

... in un solo punto.

Oh.

Bane t'ignora e va avanti con la sua ispezione.

Sai che è necessario, ma è stato con notevole riluttanza che gli hai permesso di toccarti. Ti ha preso il viso tra le mani le sue enormi mani e l'ha alzato sotto la luce fredda dei neon. Ha osservato a lungo e poi ha mosso le dita quelle dita che sono tipo il doppio delle tue lungo il dorso del naso.

Quando hai soffiato l'aria tra i denti per il dolore, lui ha detto: Hai la soglia di sopportazione di un bambino.

E proprio come un bambino, tu hai sbuffato e ti sei scostato con aria scornata. Non che sia servito a molto. Lui ti ha riacciuffato e senza fare una piega ha ripreso da dove aveva interrotto.

Ha passato lentamente i pollici callosi sull'osso frontale e sulle arcate sopracciliari e infine sugli zigomi. E adesso è tornato indietro a tastare ancora una volta il naso.

Il suo respiro metallico è calmo, i suoi occhi attenti, le sue mani caute.

Rifletti vagamente sul fatto che potrebbe chiudere uno di quei palmi giganteschi sulla tua faccia e soffocarti senza sforzo. Potrebbe premerti i pollici nelle orbite degli occhi e ucciderti solo con la pressione delle dita. Potrebbe fracassarti la mandibola semplicemente stringendola tra le dita.

Più tardi, a mente lucida, ti dirai che non avresti mai immaginato che uno come lui possedesse un tocco talmente delicato. Ma preferirai non dare troppa importanza a quel pensiero.

Ti fa male il palato?

Ah... cosa?

Lo senti emettere quello che sembra un sospiro.

Apri la bocca.

Non capisci. La tua bocca è già aperta perché non respiri più dal naso, ovviamente.

Lui ti afferra il mento e preme il pollice tra le labbra, forzandoti ad aprire la bocca. Mugoli contrariato quando infila due dita e ti tasta il palato.

Grugnisce soddisfatto e ti lascia andare e tu sputi un: – Ma che cazzo...?!

Bene.

Le sue mani adesso riposano sulle sue cosce e tu batti le palpebre furiosamente in cerca del fiato. Ti ha ficcato le dita in bocca!

Dovrai stare fermo.

Ma non mi dire!

Sarà doloroso.

Sono sempre più stupito...

Bane ignora i tuoi commenti nervosi e ti afferra di nuovo il viso. La sua presa è delicata ma ferma. È molto consapevole della propria forza e di come dosarla.

Aspetta... aspetta! ti trovi a squittire pateticamente quando lo vedi alzare l'altra mano.

Lui s'immobilizza e aspetta pazientemente.

Dammi... un attimo, ok? dici cercando di calmare il respiro.

Potrei dire che non ti sei posto tutti questi problemi quando si trattava della mia spalla. ribatte con tutta calma.

Sì, be', è un po' diverso adesso!

Naturalmente.

Stronzo!

Niente. Non ce la farai mai a calmarti.

Va bene. deglutisci una boccata di saliva e sangue Va bene. Fallo.

Per un momento Bane ti guarda come per dire “sei sicuro?”.

Prendi un respiro profondo e...

Oh, sta zitto e fallo. Adesso!

Più tardi, a mente lucida, ti dirai di non aver mai sentito un rumore più agghiacciante di quello che ti ha rimbombato bel cervello mentre le tue stesse ossa si rimettevano al loro posto. Ma sul momento, in confronto al dolore lancinante che hai provato, non hai sentito, udito o visto niente altro.

Non c'è di che. dice lo stronzo con tutta calma, mentre tu ti pieghi in due dall'agonia e vomiti bestemmie in lingue che non sapevi di conoscere.


~


Scena III


Tu puoi entrare e uscire da qui quando ti pare, non è vero?

È esatto.

Non lo sai come ci sei finito sulla branda, ma è confortante avere qualcosa di morbido su cui rotolarsi.

E hai anche hackerato i computer.

L'ho fatto.

Il freddo del ghiaccio istantaneo che è apparso da chissà dove ti fa rabbrividire per un lungo attimo, per poi finalmente donare al tuo volto tumefatto una blanda anestesia.

E sai chi sono.

Sì.

Bene. Perfetto. –

Levi il ghiaccio e lo osservi stancamente. Non ricordi più come sia la sensazione di non avere la faccia in agonia. Vuoi solo dormire per il resto della tua vita.

Se non altro non devo sentirmi più in colpa perché tengo prigioniero qualcuno.

Senti un breve, strano raspare provenire dalla maschera di Bane. E poi la sensazione di due dita calde brucianti sul freddo che ha lasciato il ghiaccio istantaneo che sfiorano il tuo povero naso.

È ok...

Sì, lo è.

La mano di Bane scivola giù. E non sai se stai già sognando, ma prima di sprofondare nel sonno, credi di sentire il suo pollice che ti sfiora le labbra in una carezza e la sua voce metallica che augurara la buonanotte.

Più tardi, a mente lucida, mentre fissi il soffitto dell'infermeria con gli occhi sbarrati nel buio, ti dirai che se non fossi stato devastato dal dolore e dalla stanchezza e dall'alcol, gli avresti staccato a morsi la mano per aver osato fare una cosa del genere. Perché non la ricordi più l'ultima volta che hai ricevuto una carezza. E allora ti concederai di piangere un po', finché il bisogno di autocommiserarti non sfocerà nella stanchezza e potrai affogare ogni pensiero nel sonno, ancora una volta.


~


Scena IV


Per qualche giorno ci hai dato un taglio con le ronde.

Sei tornato al Saint Swithin e ti sei scaldato il cuore con le risate dei ragazzi e la presenza familiare e confortante di Padre Reilly. Gli hai mentito sul naso, così come hai mentito ai ragazzi. Solo che i ragazzi se le bevono le tue belle storie, lui invece no. “Scusa” diceva il tuo sguardo, e il sacerdote ti ha sorriso comprensivo e ti ha detto che se volevi parlare era lì. Tu hai annuito riconoscente e hai ripreso ad allenare i ragazzi.

Sei andato a trovare Gordon. Ti è sembrato così vecchio da far male al cuore. Eppure ha sorriso quando ti ha visto. Ti ha abbracciato e “Gesù, che hai combinato ragazzo?!”. Hai mentito anche a lui, mentre ti faceva accomodare nel minuscolo appartamento che usa da quando ha divorziato. Non sai se l'ha bevuta o se era solo troppo stanco per insistere su qualcosa di cui palesemente non volevi parlare. Ti ha offerto un caffè e avete parlato di tutto e niente. Quando ha buttato lì che al dipartimento sono a corto di detective capaci, tu non hai colto l'allusione. Vi siete guardati e basta. “Mi dispiace” avresti voluto dirgli. “Non fa niente” sembrava che dicesse il suo sguardo. Non la meritavi molto quella comprensione, ma tant'è.

Hai chiamato la moglie di Foley. Perché lui sarà anche stato una testa di cazzo, ma alla fine è morto con indosso la divisa, e sua moglie aspettava il terzo. Le hai fatto gli auguri, le hai chiesto come ha chiamato il bambino. Lei sembrava proprio contenta di parlare con te. Sembrava contenta di parlare con qualcuno.

Non è che tutto questo ti sia servito a stare meglio, eh. Ti sei sentito ancora più solo di prima, ancora più inutile, ancora meno vicino al mondo che vorresti proteggere. Ma ti sei ricordato perché lo vuoi proteggere con così tanta tenacia. Quando sei tornato alle tue ronde, dopo, ti sei scoperto animato da qualcosa di più del desiderio di fuggire da te stesso.

Mettere in stand by quel senso di giustizia al quale non riesci più a guardare più come prima e iniziare a ridimensionarti: ecco cosa ti serviva. Se non altro adesso hai smesso di incrementare quella frustrazione che già sentivi gonfiarsi pericolosamente, annullando tutto il resto di te.

Peccato che ci sia voluto un naso fratturato per darti una svegliata.


~


Scena V


Non hai ancora avuto il coraggio di ringraziarlo. E peggio ancora, lui non si aspetta di ricevere ringraziamenti.

Continui a non sapere cosa fare. Né di lui né di te stesso. Continui a cercare disperatamente un ruolo, visto che quello di cacciatore non ti stava proprio a pennello come credevi.

Il tavolo nella sua cella mostra adesso una pila di libri che non hai bisogno di indovinare da dove arrivano: la biblioteca del Wayne Manor conta più volumi di quella del quartiere dove sei cresciuto.

Quindi... Shakespeare.

Qualunque cosa tu dica, Shakespeare l'ha già detta.

E tu, ad ogni buon conto, hai deciso di restare zitto.

Da quella famosa notte, Bane non ha più assecondato la tua illusione di avere il controllo della situazione. Sarebbe stato ridicolo continuare quel teatrino, no?

Adesso quando torni dalle ronde lo vedi gironzolare per la Batcave. Non è il tipo da stare con le mani in mano, quindi di solito lo scopri impegnato in... manutenzione? Be', se non altro quella lampadina a metà del corridoio tra la cucina e l'armamentario non lampeggia più, e quel cigolio sospetto alle ventole dell'areazione nella sala dei computer è sparito.

Gli hai chiesto il perché di tanto zelo. Ha risposto che così si tiene impegnato.

Gli hai chiesto perché non se ne va da lì, se si annoia. Ha risposto che non saprebbe dove andare.

Ti sei chiesto se quel tenersi impegnato non avesse a che fare col tenere la mente lontana dal crollo delle sue certezze. Ti ha risposto il disorientamento che di tanto in tanto offusca il suo sguardo e lo fa sembrare un bambino sperduto.


~


Scena VI


Lo sai. Non saranno quelle trappole tecnologiche a fare la differenza.

Devi fare uno sforzo immane per non saltare sul posto. Ma cos'è, un ninja?! Come diavolo fa un bestione del genere a muoversi così silenziosamente?

Lo sai, gli fai il verso non tutti sono dei carri armati umani come te. –

Bane ti lancia una lunga occhiata e poi si volta.

La gente normale ha bisogno di un aiuto! gli urli dietro mentre si allontana.

Guardi gli aggeggi davanti a te e ringhi di frustrazione.

Ho visto Talia sconfiggere uomini della mia stazza. lo senti dire dal corridoio.

Bene. molli tutto lì e gli corri dietro, incontrandolo a metà del corridoio Avanti, sentiamo i consigli dell'amichevole terrorista di vicinato.

Lui non coglie la citazione. Ti guarda curioso, le fronte appena aggrondata e il capo inclinato di lato. Cristo, se ti fa innervosire! Se a tratti ti sembra di riuscire a dialogare con lui in maniera umana, un attimo dopo ti ritrovi di nuovo di fronte al suo lato alieno. È snervante.

Sembri avere qualcosa di dirmi. incalzi Prego, sono tutto orecchi.

La tua tecnica di combattimento è risibile. – dice senza preamboli, e tuo malgrado diventi paonazzo.

Ero ai primi posti nella graduatoria dell'Accademia. fai petulante.

Non ho dubbi.

E poi tu che ne sai? Non mi hai mai visto combattere! –

Ma ho visto i risultati. ribatte con calma.

Io so combattere. insisti, punto nell'oroglio.

Cazzo, fai a botte da quando avevi sette anni. No, non può arrivare lui e dirti che non sai come menare le mani.

Perfetto. Mostrami cosa sai fare.






* La Fortezza della Solitudine è rifugio segreto di Kalhel a.k.a. Superman.

   
 
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