Pierre… penso che non ci sia mai stata persona tanto cara nella mia vita…

Probabilmente è stato il primo ragazzo per cui ho preso una sbandata.

Pierre era francese. L’ho conosciuto questa estate, a Monaco. Sono stata lì per trascorrere l’ultima estate nella casa di Monaco, perché poi l’avremmo venduta e non volevo lasciare così una casa in cui ancora restavano anni di ricordi felici ed infelici.

Lui era lì con degli amici. Aveva 16 anni ed era il ragazzo più dolce che abbia mai conosciuto.

Era alto, con i capelli chiari, sul biondo, e gli occhi blu scuro che sembravano zaffiri quando rilucevano al sole, ed il buio della notte quando c’era scuro. Aveva un viso dai lineamenti fini e duri, algidi. Però era tutt’altro. La bocca era sottile e morbida ed il naso longilineo e ben proporzionato al resto del viso.

Ci siamo incontrati per la prima volta in un locale alla moda di Monaco. Ero con mio fratello Nicola e dei suoi amici. Lui era sulla pista e ballava con una ragazza. Io dovevo andare in bagno, ma per raggiungerlo dovevo passare attraverso la pista da ballo e così, con tutto il caos che c’era, sono stata spinta e gli sono andata a sbattere contro. È successo in pochi secondi. Improvvisamente mi sono trovata avvolta per la vita da due braccia forti che mi sostenevano per cercare di non farmi cadere. Ci siamo guardati negli occhi. È stato un colpo di fulmine. Mi sono persa in quegli occhi che sembravano il mare in tempesta e da lì non ci ho più visto. E, come se mi avesse letto nel pensiero, si è abbassato e mi ha baciato. Un bacio leggerissimo, a fior di labbra, come a chiedermi il permesso per l’accesso. Ma l’ho preceduto e ci ho pensato io ad approfondirlo. È durato un sacco di tempo, fino a che abbiamo dovuto staccarci per riprendere fiato. Il cuore mi martellava ancora nel petto e non riuscivo a parlare. Quando mi sono resa conto di quello che avevamo fatto sono diventata rossa come un peperone e, lui, accorgendosene, mi ha stretto ancora di più e mi ha detto - bonjour,je suis Pierre -(ciao, io sono Pierre). E anche io mi sono presentata, sempre in francese. Lui mi ha chiesto se volevo qualcosa da bere ed io, ancora rossa come un pomodoro, ho annuito senza proferir parola a causa dell’imbarazzo. Ci siamo diretti al bancone e ho preso una Coca-Cola. Da quel giorno abbiamo iniziato a frequentarci e ci siamo innamorati.

La nostra “storia” è durata circa un mese.

Al termine di una serata trascorsa insieme mi ha accompagnata a casa e ci siamo salutati accordandoci per rivederci il giorno dopo, ignari di quello che stava per accadere.

Sono entrata in casa, ho subito chiamato la mia migliore amica e le ho raccontato tutto, felicissima, e poco dopo sono andata a dormire.

Il giorno dopo mi sono svegliata con il sorriso sulle labbra e sono andata in cucina per fare colazione. Nicola stava leggendo il giornale con i lineamenti del viso contratti. Aveva un espressione addolorata e mi ha passato il quotidiano. Naturalmente lui non sapeva nulla di me e Pierre.

Sulla prima pagina c’era un titolo scritto a caratteri cubitali:

“RAGAZZO MORTO A CAUSA DI EBBREZZA PERCHE’ GUIDAVA IL MOTORINO A VELOCITà TROPPO ELEVATA.”

Appena sotto, una foto con un ragazzo, il MIO ragazzo, in una pozza di sangue e con il capo rivolto all’indietro.

Giuro che in quel momento ho voluto morire. Mi girava la testa e sono svenuta. Non ho mai raccontato nulla di tutto questo perché non riuscivo a dire qualcosa che mi pizzicavano gli occhi dal pianto.

Sono trascorsi due mesi da quell’episodio e ancora non riesco a dimenticarlo.

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Spero vivamente che vi sia piaciuta.

Vi supplico... Recensite!!!

Grazie a tutti.

Baci  Valentina