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Autore: Carrie Bradshaw    11/11/2007    2 recensioni
Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita. (Arthur Schopenhauer)
Altro piccolo lavoro estivo, dedicato ovviamente alla coppia Draco/Hermione.
Un brano ricco di metafore e significati svelati solo in parte, e che solo l’immaginazione può colmare. Per una volta, ho voluto immaginare un Draco Malfoy insensibile, incapace di amare.
Un uomo calcolatore, il cui maggiore desiderio è distruggere lei, l’unica persona in grado di mettere in pericolo la sua autorità. Hermione Granger, la mezzosangue dagli occhi d’oro.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fancy Dress Ball

Arma a Doppio Taglio

 

~ª ~

 

Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita. (Arthur Schopenhauer)

 

 

Immagino sia una soddisfazione, per te, sapere di avermi ingannato.

Hai trascorso tutta la vita da codardo, ingabbiato dietro un viso che non era il tuo, un vestito che non aderiva al tuo corpo, un sorriso che non ti apparteneva.

Bugiardo. Non meriteresti niente, nemmeno la mia compassione.

Sei riuscito ad imbrogliare tutti, persino me. Mi hai sempre sottovalutata, dall’alto della tua nuvoletta rosa. Distribuivi carezze e vino nei freschi giardini dell’Eden, assaggiavi il frutto della passione con un languore che non conobbi mai in alcuno.

E quando i tuoi occhi affamati si posavano su di me, mi sentivo stritolare dalle spire del serpente, minuscola e troppo innocente per proferir verbo.

Hai afferrato la mia vita, e l’hai messa a soqquadro. Come se io fossi una bambola in mano tua. Hai disposto le carte sul tavolo, e mi hai convinta a giocare con te.

Troppe volte hai vinto, e ti ho visto sorridere della mia rabbia sopita. Non l’hai mai sopportata, la mia impulsività. Eppure non hai mai fatto nulla per cambiarla.

Forse sapevi che sarebbe stata una battaglia persa. Dopotutto, non stava in certi risultati, la tua soddisfazione. Ed io osservavo stupita la tua scala reale, incapace di muovermi.

Nessuno aveva mai vinto, contro di me. A parte te, maledetto diavolo.

Ti odiavo, ogni volta che sfoderavi il tuo sorriso beffardo, e le tue mani facevano comparire la solita, temibile Scala Reale. Sbattevo i pugni sul tavolo, mi lamentavo.

E tu ridevi di me, maledetto stronzo. Mi abbracciavi, e mi tranquillizzavi. Il tuo profumo penetrava nelle mie narici, nella mia mente. Mi disinibiva.

Ed ogni volta che le tue mani mi toccavano, la mia pelle ardeva. Scottature invisibili, ma che a distanza di anni ancora bruciano. E niente può spegnere un incendio, se non le lacrime. Ma io mai ne verserò. Non per te.

 

 

Dopo il suo sangue, la cosa migliore che un uomo può dare di sè è una lacrima. (Jim Morrison)

 

 

Ancora sfioro la mia pelle, candida nonostante la macchia del peccato.

E’ fredda in superficie, ma dentro scotta. Come quel maledetto Inverno in cui mi fidai di te. Infame. So che basterebbe una sola lacrima, per lavare via quel dolore.

Ma sopporto, in silenzio. Come ho sempre fatto. Mi avevi capita, per questo decisi di farmi del male. Sapevi che non era così facile, distruggermi.

E allora procedevi con calma: ogni tuo passo era calcolato, ogni tua parola o movenza studiata. La tua eleganza mi lasciava interdetta. Sarei potuta stare per ore a guardarti, racchiusa nel mio corpo minuto. Hai sempre riso del mio viso dai lineamenti infantili, delle mie mani piccole e dei miei capelli spettinati. Ero una bambina, per te.

Solo un corpo, e niente altro. Mai hai pensato che poteva esserci qualcos’altro, dietro il mio desiderio di sapere, dietro le mie “sporche” origini. Solo tu avevi il dono dell’ intelligenza, nella tua ottica remota e rigida. E fu questo il tuo errore. Pensavi sarei rimasta ore a piangere, per lavare via tutta la sporcizia che avevi gettato senza ritegno sulla mia vita immacolata.

Oh, quanto sbagliasti. Sono le sconfitte, a renderci più forti.

Non ti darò niente, mai più. Niente di mio potrai mai più toccare, con le tue sporche mani da peccatore. Continuerò a vivere all’Inferno, se è questo che vuoi.

Ma tu mi raggiungerai, prima o poi. Quanto a lungo può durare una maschera su un viso? Tanto, ma non per sempre. Vivere nella finzione non è così semplice, e prima o poi te ne accorgerai. Pagherai triplicate le conseguenze della tua superbia, e di ogni tuo altro singolo peccato. Per ogni ferita che infliggerai ad un altro, te ne verranno restituite altre mille. Verrai usato. E mi dispiace solo di non poter essere io, la prescelta per questo ruolo.

 

 

~ª ~

 

- FINE -

 

Note dell’autrice: Non ho molto da dire, a parte che sono legata a questa one-shot in modo particolare. A dire il vero l’ho scritta di getto, una notte di Agosto. Sia la prima che la seconda parte contano trecentocinque parole, secondo una mia scelta armonica.

Ha un certo accenno nonsense, questa shot. Il motivo? Mi sono stancata delle spudorate esaltazioni di Hermione Granger. Lei non è perfetta, né mai lo è stata.

E’ incredibilmente intelligente, ma ciò non toglie che possa essere confusa, o pensare il modo poco lucido, talvolta. Il movente è il comportamento dell’algido Draco Malfoy, il traditore.

Nemmeno Hermione Granger può sconfiggerlo totalmente, col suo orgoglio e la sua purezza.

E questi righi non sono altro che i pensieri della Gryffindor, – secondo la mia ottica, ovvio –dinanzi alla rabbia, al rimorso, e alla soddisfazione per aver, almeno in parte, sviato il dolore con una lucida e fredda analisi razionale.

 

Spero sia di vostro gradimento.

   
 
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