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Autore: The Corpse Bride    11/11/2007    7 recensioni
Ci sono molte cose, di Luna Lovegood, che Harry proprio non riesce a capire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood | Coppie: Harry/Luna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Un particolare assai curioso di Luna Lovegood, era che non la si trovava mai nei posti normali; come ad esempio la Sala Comune, il cortile, i corridoi.
Non era che non li frequentasse: li frequentava, esattamente come tutti gli altri studenti. Il punto era che non la si notava se non al di fuori di quei contesti quotidiani.
Harry non lo faceva apposta: preso com'era da altre questioni, non aveva davvero modo di accorgersi di lei. E, del resto, come avrebbe potuto? Lui era alla tavola dei Grifondoro, lei a quella dei Corvonero. Lui era sempre circondato da altre persone, lei era per lo più isolata a leggere il Cavillo. Lui aveva sempre milioni di preoccupazioni per la testa, lei non ne aveva nessuna.
Che cosa quella ragazza avesse per la testa, in realtà, era un mistero pressoché inoppugnabile: ma per ora non era questo a dargli da pensare. Il fatto era che si trovava di fronte a lei sempre nei posti più strani, e sempre quando voleva rimanere solo.
Non gli dava fastidio trovarsi davanti a lei; non aveva certo paura di - insomma, era pur sempre Lunatica Lovegood. Non si era mai permessa di rimproverarlo, o di impicciarsi degli affari suoi; soltanto... gli sembrava strano che lei comparisse soltanto nei momenti in cui era disperato.
Quando i suoi amici più cari l'avevano creduto pazzo, perché vedeva degli scheletri di cavalli alati, lei gli aveva mormorato che erano innocui. Quando l'intero mondo della magia l'aveva creduto un bugiardo, lei gli aveva parlato dei Nargilli con gran dovizia di particolari. Quando i Mangiamorte avevano cercato di ucciderli tutti, mentre Bellatrix Lestrange ammazzava l'unico uomo che si fosse preso la briga di amarlo, Luna stava combattendo al suo fianco.
Era per questo che si chiedeva cosa facesse quella ragazza negli altri momenti. Nei momenti in cui lui non aveva bisogno d'aiuto.
Trovarla arrampicata su un albero, intenta a recuperare un paio di All Star con le ciliege, gli aveva implicitamente svelato l'arcano: in quei momenti, era lei che aveva bisogno d'aiuto al posto suo.
Beh; arrampicarsi su un albero non era come combattere Lord Voldemort, d'accordo. Ma forse per Luna Lovegood era più complicato issarsi sul ramo di un platano, che evocare un Patronum contro i seguaci del Signore Oscuro.
-L...
Il suo nome gli morì in bocca. Non era così sicuro di volerle parlare. Non perché fosse cattiva, come Malfoy, o petulante, come Hermione, o snervante, come Ron. Era diversa da quelli che conosceva. E probabilmente era proprio questo il motivo per cui non aveva voglia di scambiarci due chiacchiere.
Il punto era, ragionò Harry, che era facile rispondere al veleno col veleno, o alla saccenza con l'indifferenza, o all'agitazione con la calma. Ma alla stranezza lui non sapeva proprio come replicare. E conosceva troppo bene l'imbarazzo di sentirsi diversi per non trovarsi a disagio di fronte a lei.
Luna gli ricordava quella parte di lui che era strana, rara, ambigua, Sopravvissuta. Quella parte che faceva parlare i giornali e sussurrare quelli che magari, per qualche giorno, lui aveva considerato amici.
In realtà, loro due erano strani in modo diverso. Anche se per qualche tempo era stato un pazzo e un falso, le questioni inerenti al Ministero e al Signore Oscuro erano di ben altra portata, rispetto alle strane abitudini di Luna. Non che volesse considerarla meno importante, o meno valorosa di lui. Era solo che lui ne usciva sempre come una vittima o un carnefice; lei ne usciva soltanto come una stravagante.
Non voleva essere associato a questa ragazza. Era disposto ad ammettere che fossero strani tutti e due, ma non voleva che le loro stranezze fossero considerate simili. Non lo erano.
... sì, però non poteva lasciarla lì, appesa a un esile ramoscello come una scimmietta. A parte il fatto che rischiava di cadere, ma, al di là di questo, non sembrava nemmeno in grado di liberarsi da quella scomoda posizione. Non aveva altra scelta che aiutarla.
Ma perché Luna Lovegood doveva sempre cacciarsi in situazioni del genere? Lo faceva forse apposta?
-Luna? Serve aiuto?
Lei si voltò verso di lui, con i suoi enormi occhi grigioazzurri.
-Oh, ciao, Harry. Come stai?
-Be', io molto bene, grazie. Ma...
-Non stai studiando per i M.A.G.O.?
-Questo pomeriggio no. In effetti dovrei. In effetti, dovresti anche tu.
-Non c'è problema. Sono già abbastanza avanti con lo studio. E poi mi hanno detto che, all'ora del tramonto, se stai abbastanza vicino alla superficie del lago, puoi vedere...
-Oh, Luna - si spazientì - se stai abbastanza vicino alla superficie del lago, arriverà qualche idiota che voleva prenderti in giro e ti spingerà dentro. Non puoi esserci cascata davvero.
-Quindi non è vero che esistono i...
-Ok; forse esistono. Ma non credo che i Serpeverde verrebbero a dirtelo per aiutare le tue ricerche.
-No...?
-No. Credo che te l'abbiano detto perché hanno voglia di farti i dispetti.
-Oh - replicò educatamente Luna.
Harry scosse la testa.
-Eppure sei qui da due anni. Dovresti saperlo.
-Che cosa?
-Insomma - sbottò - dovresti aver capito come sono le persone, qui ad Hogwarts. L'attimo prima ti sorridono, e l'attimo dopo ecco che ti tendono una trappola.
-Ma io non sono caduta in nessuna trappola.
-Perché ti sei cacciata in un altro guaio con le tue stesse mani. Non hanno bisogno di tenderti trappole.
Il pensiero, però, lo fece sorridere. Scosse la testa e tirò fuori la bacchetta.
-Accio Scarpa!
I lacci delle Converse si sciolsero dolcemente, e le scarpe fluttuarono lente fino alle mani tese di Harry.
-Ti ringrazio! - sorrise Luna, trafelata - Sei molto gentile.
-Prego, non c'è di che. Allora, ci si vede.
-Certo, Harry. Grazie ancora.
Lui la salutò con la mano e fece per allontanarsi. Ma, dopo qualche passo, sentì una voce richiamarlo.
-Harry! Scusami. Non è che mi lanceresti le mie scarpe?
Si voltò verso di lei e la guardò per bene in viso, per accertarsi che fosse seria.
Lo era.
-Come pensi di afferrarle, se le braccia ti servono per non schiantarti a terra?
-Oh. Beh. Potrei sempre tentare un incantesimo, e...
-E come pensi di procurarti la bacchetta?
-Un bel problema... - mormorò, dubbiosa.
Scosse la testa, incredulo.
-Secondo me, non sei fatta per questo posto.
-Perché?
-Perché credi a tutto e credi che tutti siano buoni. Non vai bene per nessun posto, qui nel mondo magico. - Ci rifletté un attimo. - Beh, a dire la verità, forse tra i Babbani ti troveresti ancora peggio. Sanno essere così meschini.
-Oh, io non credo che i Babbani siano poi così cattivi. Sono solo spaventati.
-Credi...?
Harry alzò un sopracciglio. Lo zio Dursley non gli sembrava poi così spaventato. Se c'era qualcuno che era davvero terrorizzato, quello era proprio Harry; non certo la sua famiglia a Londra.
-Lo sai anche tu; streghe del calibro di Hermione Granger non riescono a credere che in una scuola di magia ci siano dei cavalli alati. Secondo me, è normale che un Babbano non voglia credere che quella sia una bacchetta magica. Se i maghi chiamano Lunatica me, i Babbani come dovrebbero chiamare te? Sai, per loro dev'essere ancora più...
-... strano.
-Già... - concluse, incantata di fronte alla perfetta scelta dell'aggettivo.
Per un po' rimase incantato anche lui, fissando nel vuoto; poi si rese conto che, mentre entrambi fissavano il vuoto incantati, Luna era rimasta appesa al ramo, senza scarpe e senza modo di scendere a meno di farsi parecchio male.
-Luna - disse, d'un tratto serio - dobbiamo farti scendere.
-Eh già! Mi chiedevo quanto ci avresti messo a capirlo. Alle volte sei un po' svagato, Harry.
-Uh...? Svagato, io?
-Oh, non volevo dire che tu sia matto. Ma a volte dai l'impressione di essere proprio un po' sulle nuvole.
-Pensa un po' - mugugnò; poi scosse la testa per l'ennesima volta e sollevò la bacchetta - Accio Luna!
A quelle parole, Luna iniziò a fluttuare delicatamente nell'aria. Lei rideva, con quella sua strana risata sommessa, circondata da nuvole di capelli biondi. Harry sorrise e aspettò che planasse a terra, ma lei continuava a volare; anzi, si stava avvicinando pericolosamente a lui.
-Ehi - esclamò - piano. Devi fermarti e scendere.
-Come faccio? Hai fatto un incantesimo di richiamo.
-Sì, ma tu devi scendere!
-Sì - fece lei, preoccupata - ma come si fa...?
Non rispose e continuarono a guardarsi, angosciati, mentre lei svolazzava verso la sua direzione. Non sapendo che altro fare, tese le braccia e la afferrò; ma nel momento stesso in cui la toccò, Luna riacquistò il suo peso ed entrambi franarono a terra.
-Ahia - si lamentò Harry, che stava faccia a terra con cinquanta chili sulla schiena.
-Scusami! Non volevo!
-Lo spero bene - borbottò, sputacchiando fili d'erba. Luna aveva il potere di annientare tutto il possibile romanticismo di una situazione. Se, tempo fa, avesse potuto fare un Incantesimo di Appello a Cho... l'avrebbe fatta galleggiare delicatamente nell'aria, poi l'avrebbe presa tra le braccia, poi l'avrebbe tenuta stretta... e forse, se anche fossero caduti a terra, sarebbero caduti abbracciati, e comunque non di faccia.
-Harry, hai il viso pieno di terra. Lascia che ti dia un fazzoletto.
Annuì e attese che lei glielo porgesse. La guardò mentre cercava nelle tasche. Poi la guardò mentre cercava nelle maniche. Continuò a guardarla mentre si frugava sotto il maglione, sempre più concitata.
-Non fa niente. Me la caverò lo stesso.
-Ma poi ti diranno che sei strano - l'avvertì, afflitta - e forse anche le tue scarpe finiranno in cima al Platano Picchiatore.
-Questo è il Platano Picchiatore?! E come hai fatto a salirci in cima?
-Oh, abbiamo parlato un po', e gli ho spiegato la mia situazione. Diceva qualcosa a proposito di un Lunastorta... diceva che io avrei potuto piacergli. Soprattutto per via del mio nome, ha detto.
-Avete qualcosa in comune, in effetti.
-Come...?
-Oh, nulla. Però ora potresti...?
-Oh, sì, scusami. Solo non offenderti, Harry, ma... alle volte dici cose proprio strane.
-Hai ragione. Dico cose strane.
In effetti, per Luna erano strane eccome. Questo perché lei non sapeva di Remus, dei Malandrini, degli anni luminosi di Lily e James. Così come lui non sapeva nulla di Nargilli, di creature invisibili e di misteriosi animaletti che comparivano solo quando tutti erano a fare qualcos'altro; qualcosa di più normale.
Poteva darsi che, chiedendo delucidazioni sui Nargilli, avrebbe potuto capire qualcosa di più dei discorsi di Luna.
Chissà perché, però, non gli interessava poi molto capire.
C'era una cosa che lo zio Dursley, la zia Petunia e il loro orribile figlio non avevano mai afferrato; una cosa che anche molti tra i maghi migliori ancora ignoravano. Ma lui lo stava imparando: stava imparando che a volte non era necessario capire, e, addirittura, a volte risultava perfino impossibile capire.
Alle volte, ragionò, l'unica cosa da fare era accettare.
-Io vado a controllare il lago. Così, per assicurarmi che non ci sia davvero niente - disse Luna. Si allontanò sventolando la mano, e rischiando di inciampare, senza fare parola di Lunastorta e della sua ipotetica somiglianza con lui.

C'era qualcosa, ragionò ancora Harry, che Luna Lovegood aveva capito prima di tutti gli altri.





(Nda: se qualcosa poteva spingermi a scrivere una fanfic su Harry Potter, quella cosa poteva essere solo Luna Lovegood. Ancora non posso credere di aver scritto qualcosa su questo fandom ò_ò - mi sento un po' un traditore della patria - e men che meno sul Pottah. Ma nella vita, mai dire mai ;_;'' sto iniziando a capirlo ;___;''.
In effetti a piacermi davvero è solo Luna Lovegood XD (ok, anche Tonks ed Hermione *_*) e... chissenefrega di Potter, voglio dire X°D ma in effetti Luna con Potter ci sta piuttosto bene. Ci vuole una come lei per togliere a Potter la voglia di rompere i coglioni XD)

  
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