Mi
sembrava di essere nel
bel mezzo di una tempesta. Le nuvole oscuravano i miei pensieri e la
pioggia
cadeva sul mio volto. La causa di tutto quel vento è stata
la precoce scomparsa
dei miei genitori. Avevo paura, forse troppa. Mi chiedo cosa avesse
provato
Dorothy, durante quel tornado. Mi chiedo se anche lei si fosse sentita
come se
non avesse nessun luogo dove andare.
Da
quando se ne sono andati, ho chiuso il mio cuore, come quando si
chiudono le
finestre durante un temporale. E se un ricordo troppo vivido ritorna a
galla,
vengo scossa da un tremito. Esattamente come quando il vento soffia
troppo
forte e scuote tutta la casa, facendo sbattere le porte.
Ma
dopo una tempesta, c’è sempre il sole. A me
sembrava però che la mia tempesta
non finisse mai.
Finchè
quando quel giorno arrivò.
Mi
si era avvicinato, mi aveva sorriso e quel sorriso mi aveva scaldato il
cuore,
in cui da troppo tempo soffiava un vento freddo.
Ci
rincontrammo ancora un’altra volta e quella volta parlammo
tanto, forse troppo.
Avevo saputo che si chiamava Liam, veniva da un paesino sperduto del
West
Middlands e si era trasferito a Londra per poter continuare gli studi.
Lui fu
la prima persona con cui ebbi una vera e propria conversazione dopo la
mia
tempesta interna.
Gli
incontri con Liam si facevano sempre più frequenti. Lui
arrivava sempre in
anticipo e ogni volta si sbracciava per farsi notare, come se non
sapessi che
l’avrei trovato lì. Io mi avvicinavo e lui si
alzava, per poi stringermi tra le
sue braccia muscolose. Cercavo di riuscire a memorizzare ogni singolo
dettaglio
dei suoi abbracci, come se potessero tranquillizzarmi quando ne avevo
più
bisogno.
Il
tempo passava e la tempesta non era ancora scomparsa del tutto. Liam
aveva
saputo dei miei genitori e cercava di starmi il più
possibile vicino. Mi aveva
chiesto di uscire con lui una sera. «Magari riesco a farti
svagare un po’, sai
magari la presenza di un amico di aiuterà.» Amico,
aveva detto. Peccato che quella sera, davanti alla mia porta di casa,
mi aveva
preso il volto tra le sue mani grandi e calde e mi aveva lasciato un
bacio a
fior di labbra. Avevo alzato lo sguardo, chiedendomi se ciò
che stavo provando
io lo stava provando anche lui e l’avevo pregato di restare
con me, quella
notte. Aveva sorriso e mi aveva accarezzato la guancia dolcemente, per
poi
annuire con un cenno della testa.
«Hai
paura, vero? Per questo mi hai chiesto di restare.» mi chiese
una volta
sdraiati sul mio letto. Io annuii flebilmente, mentre abbassavo lo
sguardo.
Liam mi avvicinò ancora di più a lui e mi strinse
più forte. «Non sei da
sola. Ci sono io,
ora.» sussurrò e posò
per la seconda volta le sue labbra sulle mie.
Ma
non può un semplice bacio, accompagnato da delle parole
così piene di
significato, cancellare tutto, cancellare la tempesta.
Il
tempo passava veloce. Liam era riuscito a strapparmi un sorriso, uno di
quelli
veri. Fino ad allora, gli avevo rivolto solo sorrisi di circostanza,
timidi e
finti. Avevo capito che lui mi stava aiutando ad uscire dalla mia
tempesta e mi
sembrava quasi di volare. Quindi ogni volta che sorrideva per farmi
stare bene,
gli sorridevo anch’io, così che a lui si potessero
illuminare gli occhi.
Dopo
quasi un anno dalla scomparsa dei miei genitori, sembrava che il Sole
stesse
sorgendo dentro di me, portando a termine la tempesta. Così
andai a trovare
Liam.
«Devo
dirti una cosa.» sussurrai flebile tra le sue braccia. Lui mi
allontanò un poco
per guardarmi bene in faccia. «Grazie. Di tutto».
Mi abbracciò di nuovo, questa
volta più forte.
Mi
lasciai cullare da Liam per minuti interminabili, annusando il suo
profumo
dolce e cercando di trovare il coraggio di dirglielo, di dirgli che
l’amavo.
«Anch’io
ho bisogno di dirti una cosa.» mormorò tenendomi
stretta a lui. «Ti amo, Lexie».
Quando
dalle sue labbra uscirono quelle parole, rimasi paralizzata. Nessuno me
l’aveva
mai detto e non avrei mai immaginato di poter provare così
tanti sentimenti sconvolgenti
allo stesso tempo. Io mi ero preparata psicologicamente a dirglielo, ad
un suo
probabile rifiuto, non a lui che mi diceva cosa provava.
Così quando mi alzò il
viso e mi asciugò una lacrima, non mi stupii. Lo guardai
negli occhi e vidi che
aveva paura. Paura che avesse detto qualcosa di troppo, paura che io
non
potessi ricambiare.
«Era
esattamente ciò che volevo dirti
anch’io.» sussurrai, sorridendo debolmente. Lo
vidi sorridere e i suoi occhi illuminarsi.
«Quindi… ti amo.» dissi timida. Sorrise
ancora di più, facendomi mancare il respiro mentre mi
baciava. Sì, lo amavo, ne
ero sicura.
non ho la più pallida idea di come sia potuta uscire una cosa del genere, ma boh mi piace. Il che è strano, ma vabbeh.
Avevo ispirazione (o forse no) e ho cominciato a scrivere. Mi farebbe davvero tanto tanto taaaanto piacere se recensiste e mi direste che ne pensate, really.
pooi... volevo dire che sto scrivendo altre due storie e sto buttando giù la trama di un'altra, quindi diciamo che sono abbastanza impegnata e che presto (forse, se non mi viene una delle mie frenquenti crisi) mi rivedrete dopo quasi un anno che ho concluso you're just a beautiful mistake ouh :o
Well, vado, love y'all.
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