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Autore: Meggie    23/04/2013    7 recensioni
Blaine arriva a New York per l’audizione alla NYADA.
No. Non è così facile.
È piuttosto: Blaine arriva a New York per l’audizione alla NYADA – e intanto distrugge ogni certezza di Kurt, le ricompone, e gli restituisce anche la parte di cuore che pensava di aver perso.
Così è decisamente meglio.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: 600 anni luce di distanza
Fandom: Glee
Pairing/Personaggi: Kurt/Blaine
Rating: R
Genere: Romantico, Angst, Introspettivo
Warning: Slash
Disclaimer: No, chiaramente Glee non è mio e non ci guadagno nulla (purtroppo).
Riassunto: Blaine arriva a New York per l’audizione alla NYADA. 
No. Non è così facile. 
È piuttosto: Blaine arriva a New York per l’audizione alla NYADA – e intanto distrugge ogni certezza di Kurt, le ricompone, e gli restituisce anche la parte di cuore che pensava di aver perso. 
Così è decisamente meglio.

Parte 3
 
Quando apre gli occhi, impiega qualche istante per ricordarsi di ciò che è successo la notte prima. E poi solleva il viso e si trova davanti il petto di Blaine – e lì, proprio dov’era appoggiato, la maglietta è ancora più raggrinzita, con un alone a completare l’opera. Ipotizza sia la sua saliva. O le sue lacrime. E, Dio, come ha dormito, quella notte? – e il suo viso, il suo viso che-
(È bellissimo. Kurt lo guarda e pensa solo a quello. Lo guarda e gli manca il fiato. Lo guarda, la curva del naso, le labbra leggermente aperte, le ciglia lunghissime, i capelli completamente in disordine, ed è bellissimo.)
Kurt chiude gli occhi, riappoggia la testa sul suo petto, e resta così ancora per qualche istante, a crogiolarsi dal respiro regolare di Blaine e dal suo abbraccio. Poche cose gli danno quel senso di serenità, e Kurt non ha idea di chi abbia dato di nuovo quel diritto a Blaine, quel diritto che non dovrebbe più possedere e invece…
Invece Kurt ha dormito perfettamente, quella notte. Ha pianto – e se ne vergogna – e ha abbracciato il sonno come un vecchio amico, rincontrato dopo tanto tempo.
(Non è il sonno che ha abbracciato, non veramente. Tra le sue braccia c’è sempre e solo lui, sempre e solo Blaine.)
Alzarsi non è facile – e abbandonare il letto e Blaine e le sue braccia, ancora meno -, ma Kurt sa che rimanere lì, continuare a respirarlo e a sentirlo sotto le mani e sotto la pelle non è una buona idea.
Lancia un’ultima occhiata alla figura distesa nel suo letto, prima di spostare le tende e attraversare il resto del loft.
In cucina, Santana è seduta al tavolo, intenta a sorseggiare il suo consueto caffè mattutino extra forte. Il silenzio che avvolge il resto della casa gli ricorda che Rachel è già uscita.
“Siete tornate tardi?” chiede, andando verso i fornelli, potrebbe preparare dei pancake, Blaine li adora e, se ricorda bene, dovrebbe ancora esserci dello sciroppo d’acero in dispensa.
“Poco dopo l’una,” risponde laconica Santana, “cos’è, troppo impegnato in altro per sentirci rientrare?”
Kurt sospira, afferra una padella e una ciotola da un armadietto e l’appoggia sul ripiano accanto ai fornelli. “Troppo impegnato a dormire.”
“Noia, Hummel, noia.”
Kurt si gira di scatto, lanciandole un’occhiata che spera possa essere minacciosa, ma la realtà è che deve avere un aspetto orribile, i suoi capelli saranno un disastro, nonostante le ore di sonno – abbracciato a Blaine – si sente anche gli occhi gonfi e-
Perché hai passato chissà quanto a piangergli addosso, idiota.
“Santana, la devi smettere. Già ieri sera –arh, ieri sera! Che cos’è stato tutto quello? Cosa volevi dimostrare? A parte mettermi in imbarazzo davanti a tutti, cosa che ti è riuscita perfettamente, ti ringrazio!” sputa fuori.
Santana appoggia la tazza di caffè sul tavolo, senza distogliere lo sguardo da lui. “Dimostrare? Non devo dimostrare nulla, Kurt, te lo si legge in faccia ogni volta che guardi il nostro Fred Astaire!”
“Non ho idea di cosa tu stia parlando, io e Blaine siamo amici e-“
“Amici?” scoppia a ridere Santana, “Dubito vi si possa definire tali, dato che ogni volta che lo vedi hai erezioni spontanee e diventa difficile guardare il cavallo dei tuoi pantaloni senza imbarazzarsi. Sul serio, la quantità di testosterone che gli lanci addosso dovrebbe essere definita illegale e, francamente, mi fa quasi venire la nausea perché-“
“Basta!” Non dovrebbe urlare. Sa che non dovrebbero alzare la voce, perché al di là di quelle tende c’è ancora Blaine, Blaine che potrebbe svegliarsi e-
Kurt non vuole pensarci. Non vuole avere quella discussione e non vuole averla con Santana e non vuole che accada e basta.
“Non ho veramente idea di cosa tu voglia sentirti dire, lo sai?” continua, abbassando la voce e fissandola dritto negli occhi. Sa che la sta sfidando.  Sa che Santana non si tirerà indietro perché, beh, è Santana, no? E sa che gli tirerà fuori tutto, lo sa lo sa lo sa e… Lo dice comunque.
(Forse è il momento di affrontare le cose. Forse è il momento di iniziare a dirle. A sé stesso, agli altri, a Blaine. Forse è il momento di accorgersi che esistono e che sono lì e che non se ne andranno.)
Santana scrolla le spalle. “La verità sarebbe un bel punto di partenza.”
Kurt chiude gli occhi. prende un respiro. Riapre gli occhi. Santana è ancora lì, un sopracciglio alzato e le mani attorno alla tazza di caffè e l’aria tranquilla, come se tutto fosse normale, come se non fosse l’impresa più difficile del mondo dire che-
“Lo amo,” mormora a bassa voce. Kurt vede Santana allargare gli occhi per un istante, ma non le dà il tempo di rispondere. “Non penso di averlo mai negato. Ma non vorrei provare tutto questo. Non lo so, Santana, è questo che vorresti sentirti dire? Oppure preferisci il fatto che non capisco come posso amarlo ancora come se… come se non dovessi odiarlo. E invece no! Invece di odiarlo e poi farlo andare via, è rimasto qui,” appoggia una mano sul petto, all’altezza del cuore, e Kurt sa che dovrebbe fermarsi, perché si sta rendendo ridicolo e, Dio, sta di nuovo per iniziare a piangere, non è vero? “E non se ne va, Santana, non se ne va. È come una malattia. Solo che le malattie sono orribili e fanno solo male, ma lui… lui no, capisci? Lui mi ferisce e poi è l’unica cosa che può curarmi e non ha senso, ma nulla con Blaine ce l’ha. Dovrebbe essere orribile e disgustoso, e invece Blaine è… Blaine è, Dio, Blaine è bellissimo e non riesco a non guardarlo e a non pensare a ciò che ha fatto. Ma non riesco neppure a non guardarlo e a non pensare a quanto mi manca. O a quanto lo amo. Questa è la verità, Santana, ok? E-“
Si interrompe. Sta piangendo, adesso, ma non è come qualche ora prima. È un pianto tranquillo, quasi consolatorio.
Solo Blaine, solo Blaine può farlo piangere così.
Blaine. Blaine che è dall’altra parte del loft, in piedi, appena oltre le tende che separano la sua zona letto dal resto. Blaine che lo sta guardando e ha sentito tutto – quanto? Quanto ha sentito, di preciso? – e Kurt non sa più cosa dire perché non sarebbe dovuto succedere niente di tutto quello, non avrebbe dovuto mettersi a nudo, di nuovo, di fronte a Blaine, e aspettare solo di essere ferito ancora e ancora perché Kurt sa che potrebbe succedere e non può sopportarlo, non può sopportare il pensiero e non può sopportare l’idea di-
“Kurt,” dice Blaine, camminando verso di loro. Santana si gira a guardarlo, accorgendosi solo in quel momento della sua presenza, prima di tornare a guardare Kurt negli occhi e alzarsi in piedi.
“Ok,” sospira lei, afferrando la sua tazza e mettendola nel lavabo, “credo sia arrivato il momento di andare in bagno. E fare una doccia. Una lunga e rumorosa doccia.”
Santana incrocia il suo sguardo. Kurt vede che è preoccupata e gli viene quasi da ridere, se non fosse che ha ancora le guance rigate dalle lacrime.
(È imbarazzante alzare un braccio e asciugarle con il dorso della mano, ma è esattamente ciò che fa.)
Scuote leggermente la testa, dando implicitamente il consenso a Santana di allontanarsi da lì, prima di tornare a guardare Blaine, in piedi accanto alla libreria.
“Hey, hai- hai dormito bene?” chiede, girandosi e rimettendosi al lavoro ai fornelli, “sto facendo dei pancake, perché oggi avrai bisogno di energie per l’audizione  e so che questi sono i tuoi preferiti. A meno che tu non abbia lo stomaco troppo sottosopra per l’agitazione, in quel caso non penso che-“
“I pancake vanno benissimo, grazie.”
Kurt si gira leggermente a guardarlo. Blaine si è seduto al tavolo e lo sta guardando e Kurt ipotizza che forse potrebbero far finta di nulla, ma gli occhi di Blaine lo avvertono chiaramente del contrario.
I suoi occhi. I suoi occhi enormi e sempre un po’ troppo spesso puntati addosso a lui, sempre attenti ad ogni cosa, sempre pronti ad osservarlo e a scivolargli addosso, sempre sempre sempre.
Lo amo. E ogni volta che lo guardo mi ricordo quanto. Mi ricordo che non è quantificabile. E che non si può cancellare. E che fa male e poi fa bene e poi fa di nuovo male.
Kurt sospira, girando con la spatola il primo pancake.
E poi, fa di nuovo bene. E il bene è sempre sempre sempre più forte.
Lo amo.
 “Credo che dovremmo parlare, Kurt.”
Si irrigidisce, voltando leggermente il viso verso di lui, prima di scuotere la testa. “Penso che dovresti solo concentrarti sull’audizione, Blaine. Quella è la cosa importante.”
“Tu sei importante.”
“Blaine,” sospira.
“Kurt, guardami.”
Kurt si gira, la spatola ancora in mano, e cerca di mantenere l’espressione del suo viso neutrale, ma non è mai riuscito a non provare nulla di fronte a Blaine, come potrebbe farlo ora?
“Ho… ho sentito ciò che hai detto a Santana, prima,” prosegue Blaine, tamburellando per un istante le dita sul tavolo, “e… credo che dovremmo parlarne. Adesso. Perché… stavi piangendo Kurt. E anche questa notte e… se è colpa mia, non- non voglio che- io non… se è colpa mia, allora dovrei andarmene e-“
“Non dire sciocchezze, Blaine. Pensi che uscire dal loft mi aiuterebbe? E soprattutto, pensi che il non vederti mi farebbe stare meglio? Sul serio?”
Blaine scrolla le spalle, abbassando lo sguardo, sconfitto. “Non lo so, Kurt,” bisbiglia, “ma vorrei solo che… che tu stessi bene.”
“Stanotte sono stato bene,” ammette Kurt, con un filo di voce. Un segreto appena sussurrato, confessato tra le labbra, con la paura che Blaine non riesca a capire, a capire sul serio, a cosa si sta riferendo.
“… hai- hai pianto stanotte, Kurt.”
Scuote la testa. “No. Ho pianto prima. Ma… ho dormito bene. Sono stato bene, sul serio, Blaine.”
Blaine lo guarda negli occhi e si morde il labbro inferiore, e lo sguardo di Kurt viene catturato da quel movimento.
(La sua mente viene catturata dall’idea che vi è dietro, dall’idea di essere lui a morsicare quelle labbra, di essere lui a renderle ancora più rosse e-
È un pensiero stupido.)
“Ciò che ho detto prima a Santana…” una pausa, e da qualche parte, nascosta nel suo corpo, dev’esserci la forza per ammettergli anche quello, perché ormai è allo scoperto, ormai Blaine sa, sa tutto, e quindi… “è vero. Sono ancora innamorato di te. E non so come smettere. E…” scuote la testa, le parole sono nella gola, ma dirle, Dio, dirle significa... “… e forse non voglio. Smettere, intendo,” Blaine sorride a quello e Kurt pensa Stronzo. Sei uno stronzo. “Non lo so. Ci ho provato. E ho provato ad odiarti, ma…” scrolla le spalle, abbassando lo sguardo, “ma non funziona neppure quello. Però, non voglio parlarne adesso, Blaine. Dico sul serio. Dovresti pensare solo all’audizione e… dopo, ok? Ne possiamo parlare dopo?”
Blaine annuisce, un mezzo sorriso ancora sulle labbra, prima di sospirare e alzarsi in piedi. “Ok. Colazione, poi inizierò ad agitarmi e a quel punto ti toccherà usare ogni potere a tua disposizione per non farmi vomitare tutto ciò che ho mangiato, ok?”
Kurt sorride, scuotendo la testa. “Aggiudicato.”
Blaine si avvicina a lui, gli appoggia una mano alla base della schiena e per un attimo rimangono così – e Kurt vorrebbe fare cose a cui non riesce a pensare. Cose che ha fatto solo poche settimane prima, e invece sembrano una vita fa -, prima che Blaine gli regali l’ennesimo sorriso. “Serve una mano con i pancake?”
 
*
 
Kurt vorrebbe allungare la mano e appoggiarla su quella di Blaine, qualcosa che ha fatto centinaia di volte. Adesso è diverso però. Adesso osserva Blaine tormentarsi con le dita il bordo inferiore del maglione e non può fare nulla, perché sono solo amici e gli amici non si prendono per mano. Neppure gli amici come loro. Quelli che forse non lo sono, ma che lo sembrano. Quelli che lo fingono e che lo mascherano. Quelli che si nascondono dietro ad un’etichetta che sanno entrambi risulta essere terribilmente falsa, ma che è molto più facile da applicare rispetto ad un’altra.
“Grazie per essere qui con me,” mormora Blaine, cercando di prendere dei lunghi respiri per calmarsi, mentre attorno a loro riecheggiano le ultime note di I Believe. Kurt non ha ancora visto The Book of Mormon – è uno di quei musical che lui e Blaine hanno deciso di vedere insieme a New York, un giorno. Mesi prima - , e non vuole giudicare senza pietà, ma-
“Che ne pensi?” domanda Blaine, lo sguardo preoccupato e la bocca stretta in una linea sottile.
Kurt non vuole giudicare senza pietà, ma- “Che Andrew Rannells in questo momento sta avendo delle disfunzioni intestinali, Blaine.”
Blaine annuisce. Kurt non sa se è in grado di tranquillizzare Blaine – vorrebbe fare troppe cose. E invece non si azzarda a muoversi di un millimetro, ancorato alla sua sedia -, ma, Dio, non c’è possibilità che quel tizio possa rappresentare un problema per l’ammissione di Blaine alla NYADA.
“Blaine, tu sei favoloso, ok? E so che non vuoi dirmi cosa canti e ok, ma- hai scelto qualcosa di emozionante, vero? Perché sappiamo bene com’è andata l’ultima volta con la mia audizione e-“
“Kurt,” lo interrompe Blaine con un mezzo sorriso, “la scelta della canzone è l’ultima cosa che mi preoccupa, ok?”
Kurt annuisce, allungando una mano fino ad appoggiarla ad una spalla. La spalla è un luogo sicuro. Un luogo da amici.
(Sei il mio migliore amico, ma ti amo. Ti amo ti amo ti amo. Non dovrei, ma è così.)
“Blaine Anderson!” la voce della Tibideaux riecheggia nell’auditorium e Kurt sente Blaine irrigidirsi sotto la sua mano. Fa scivolare le dita lungo il suo braccio, fino a stringergli il polso, e quando Blaine si gira a guardarlo un’ultima volta prima di avviarsi verso il microfono, Kurt sa che andrà bene.
(Perché nessuno canta come Blaine, nessuno. Neppure alla NYADA. E forse non è obiettivo, forse il suo giudizio non vale nulla, forse non capisce, ma nessuno canta come lui. Nessuno gli spedisce il cuore in gola, nessuno nessuno nessuno.)
Blaine concede un sorriso forzato a Carme Tibideaux prima di prendere un respiro profondo ed avvicinarsi al microfono. “Mi chiamo Blaine Anderson e ho scelto di cantare “One Song Glory” da RENT.”
Kurt sorride leggermente. E mentre la musica inizia a risuonare nell’auditorium, Kurt si ricorda di quando l’hanno visto insieme, dal vivo. Si ricorda di quanto fosse ingenuo, all’epoca. Di quanto quell’uscita avesse significato un sacco di cose in più, perché era come un appuntamento, perché era con un ragazzo, perché era con Blaine. Blaine che mormorava insieme a lui le parti che preferiva. Blaine che si emozionava e piangeva e rideva come un bambino.
(Blaine, sempre Blaine, anche quando Kurt e Blaine erano semplicemente due amici.)
One song, Glory. One song, before I go, Glory. One song to leave behind,” inizia a cantare Blaine. E non è perfetto, la sua voce trema leggermente all’inizio, ma si riprende subito, si riprende e Kurt smette di trattenere il fiato, si riprende e la sua voce è come sempre ed è perfetta e i suoi occhi i suoi occhi i suoi-
(A Kurt viene da ridere. C’è mai stato un momento in cui non è stato attratto da Blaine?)
Find one song, one last refrain, Glory. From the pretty boy front man who wasted opportunity.” La sua voce non trema più, ma è Kurt a tremare. Kurt lo guarda e pensa a cos’è stato e a cosa non è più e a cosa avrebbe potuto essere. A tutte le opportunità sprecate. E a quelle che non vuole lasciar andare.
E Blaine lo guarda e Kurt non ne è sicuro, perché, Dio, le luci sono basse e non c’è solo lui, non c’è solo Kurt, e sicuramente sta guardando la Tibideaux, ma Blaine continua a cantare ed è come se non ci fosse nessuno, come se ci fossero solo loro due. Ed è perfetto.
(Blaine Blaine Blaine. “Posso chiederti un’informazione? Sono nuovo…” Blaine. “Il mio nome è Blaine.” Non c’è sempre stato, non dall’inizio almeno, ma da dove conta.)
Kurt chiude gli occhi, lasciandosi cullare solo dalla voce di Blaine.Ti amo. Mi hai tradito. Non vuol dire che non ti amerò comunque. Non vuol dire che ho mai smesso di farlo. Non vuol che sappia come cancellarti.
Non vuol dire che voglia cancellarti.
Find one song, a song about love, Glory, from the soul of a young man. A young man.”
Riapre gli occhi e si asciuga una guancia con il dorso della mano, ma non sta piangendo.
(Forse sì. Anche la seconda volta che si sono visti ha pianto. Nessuno l’aveva mai guardato come Blaine, nessuno l’aveva mai visto, visto sul serio. Blaine l’aveva preso per mano e gli aveva letto dentro. Blaine, che non c’è dall’inizio, ma che ci sarà per sempre.)
Kurt sospira, guarda Blaine cantare con gli occhi chiusi, la sua voce –è bellissima e lui, lui è bellissimo, Kurt lo guarda e non pensa ad altro, Kurt lo guarda e non sa neppure a cosa appigliarsi per non farlo scorrere di nuovo sotto la sua pelle, come se se ne fosse mai andato da lì, poi – riempie ogni spazio, ogni millimetro d’aria ed è qualcosa di glorioso e potente e Kurt è fiero di lui, Kurt lo guarda e vede il suo cuore battere, lo vede a nudo, ed è fiero di lui.
Blaine trascina l’ultima sillaba di quel “Time dies,” che a Kurt mette i brividi. La musica non fa neppure in tempo a chiudersi, che Kurt è già in piedi ad applaudire, e di nuovo si passa velocemente il dorso della mano sulla guancia, ma non sta piangendo.
(Bugiardo.)
E Blaine sorride, fa un piccolo inchino, prima di tornare al suo posto, tornare vicino a lui e Kurt lo abbraccia e lo stringe e gli mormora “Sono orgoglioso di te,” e anche “Sei stato perfetto, perfetto, Blaine!” all’orecchio, prima di separarsi da lui.
Stira le labbra in un sorriso, quando vede che neanche Blaine sta piangendo, proprio come lui.
(Con il dorso della mano, questa volta, asciuga la sua, di guancia.)
 
*
 
Blaine è già sotto le lenzuola, quando Kurt riemerge da dietro le tende dopo essere andato in bagno. Gli sorride, appoggiando i vestiti su una sedia e avvicinandosi al letto.
Sono stati insieme tutto il giorno, Blaine l’ha anche seguito all’unica lezione che proprio non ha avuto il coraggio di saltare – perché Cassandra è terrificante, ok? E Kurt aveva più paura a non presentarsi che a ballare come un idiota sapendo di avere gli occhi di Blaine addosso – e l’ha guardato muoversi molto poco elegantemente per la sala dallo stipite della porta contro cui è rimasto appoggiato per tutta la lezione. Ogni tanto Kurt ha anche provato ad incrociare il suo sguardo, ma il tump tump tump eccessivo che si è ritrovato nel petto, l’ha fatto smettere.
(E quando ha finito di ballare, quando si è ritrovato davanti Blaine, il tump tump tump è aumentato ancora di più, e poi è esploso nel suo corpo come un brivido, quando Blaine gli ha mormorato quanto fosse migliorato.)
E poi Kurt ha deciso che avrebbero dovuto festeggiare, almeno un po’, solo loro due, e prima di tornare a casa gli ha offerto uno smoothie perché “fa troppo caldo per un caffè, Blaine, e non è abbastanza festivo,” e ovviamente, ovviamente Blaine ha iniziato a dubitare di sé, e Kurt non lo capirà mai, perché non c’è modo che Blaine non venga preso alla NYADA, non dopo averlo ridotto in lacrime in quel modo, non dopo avergli provocato tutto quello.
(Bello, bellissimo Blaine. E totalmente imperfetto e, per questo, ancora più bello.)
Hanno terminato la giornata con Rachel e Santana, finendo col cantare a squarciagola davanti alla visione collettiva di Hairspray, scherzando su quando Blaine sia perfetto per interpretare Link Larkin.
(“Non sono sicuro di voler fare Link.”
“Perché?”
“Perché preferisco la storia tra Seaweed e Penny.”
Kurt ha evitato di chiedere se gli ricordasse loro due.
“Anche con l’autoabbronzante, non penso tu possa essere Seaweed, Blaine.”
“… probabilmente no.”)
E adesso è tutto quasi finito. Domani Blaine tornerà a casa e Kurt potrà tornare alla sua vita e tutto sarà più facile.
(Bugiardo.)
Kurt si infila a letto, spegne la luce, e neppure ci prova a mantenere una distanza tra loro due. Domani Blaine tornerà a casa e Kurt si chiede, per la prima volta, come farà ad essere più facile se già il solo pensiero gli fa male. Se la sola idea di non averlo vicino, di non averlo a portata di mano, gli mette quasi paura. Perché New York è dove si sono lasciati, forse, ma Lima è dove tutto si è distrutto. E Kurt ha paura, paura che tutto quello che stanno… ricostruendo? ricomponendo? come un vecchio puzzle mai completato, possa andare di nuovo in mille pezzi.
“A che pensi?” chiede Blaine a bassa voce.
Che non so come farò a lasciarti andare. Che ti amo, e non so come fare ad essere abbastanza coraggioso per averti di nuovo.
“A stamattina,” ed è una bugia solo per metà.
“Ne vuoi parlare?”
Kurt sospira, “Ce n’è bisogno?”
Sente le lenzuola muoversi, prima di ritrovarsi Blaine più vicino. “Forse sì. Non lo so, Kurt, se vuoi-“
“Ti amo. Penso che questo sia chiaro,” Blaine non risponde, ma Kurt lo intravede mentre annuisce, “ma non posso tornare insieme a te,” prosegue con un filo di voce.
“Oh,” Blaine si blocca, prima di sospirare, ed è un suono così triste, che Kurt allunga istintivamente una mano verso il suo braccio.
“Non ancora, intendo,” aggiunge in fretta, e Kurt lo sente rilassarsi sotto le sue dita, “non adesso.”
“… vuol dire che in futuro, forse, vorrai…”
Blaine non finisce la frase, rimane lì in bilico, tra di loro, e un tempo Kurt si sarebbe messo a ridere, e avrebbe risposto che no, in nessun modo sarebbe potuto tornare con un traditore e che tra di loro era ormai finita per sempre.
Illuso.
“Ci ho provato a non volerti,” Kurt si avvicina a lui e quando Blaine gli stringe attorno le braccia, non può fare a meno di chiudere gli occhi e inspirare il suo profumo, “ci ho provato in tutti i modi. Il lavoro non è abbastanza. La NYADA non è abbastanza. Ho pensato che averti come amico avrebbe fatto andare via l’intensità con cui mi mancavi, ma non è stato così. Mi sono convinto che avevo solo bisogno di qualcuno con cui stare, e ho provato ad uscire con altre persone e poi ti rivedo ed è come se non fosse cambiato nulla, perché sono finito a letto con te. E allora mi sono illuso che fosse solo sesso, perché è così che si fa, no? Se è solo sesso, può essere divertente e non significare nulla di profondo e invece-“ si ferma, deglutisce, e rimanda giù anche quel groppo alla gola che tentava di uscire perché no, ha finito di piangere per quei giorni, “-invece non può essere solo sesso, con te. O con nessuno, perché la verità è che non riesco neppure a pensare di fare qualcosa del genere con qualcuno che non ha anche altre parti di me e tu… tu hai tutto. E la verità è che uscire con Adam non è mai stato abbastanza perché la solitudine non se n’è mai andata e lui… lui è un ragazzo fantastico, ma non è te. Nessuno lo sarà mai e nessuno potrà mai prendere il tuo posto e accettare di volerti ancora, e più di prima, è stata la cosa più difficile.”
Blaine lo abbraccia ancora più forte e Kurt sospira. “Kurt…”
“So che ti voglio. So che ti voglio così tanto da impazzire. E so che ti amo. Ma non sono ancora pronto a ricominciare. Non ancora, almeno. Ho bisogno di un altro po’ di tempo e so che-“
“Tutto il tempo che vuoi, Kurt, tutto il tempo che vuoi,” lo interrompe Blaine, separandosi leggermente da lui, “io non vado da nessuna parte.”
Bugiardo, domani mi lasci di nuovo. Domani torni a Lima e io sarò di nuovo qui, e senza di te, e cosa succederà? Cosa succederà il giorno dopo? Ti ricorderai della tua promessa, questa volta?
Mi ricorderò della mia?
“Blaine,” mormora, prima di allungarsi verso di lui e baciarlo e-
Respira.
Kurt respira di nuovo. Non si era neppure accorto di aver trattenuto il fiato fino a quel momento, ma adesso, adesso può respirare direttamente dalla bocca di Blaine, adesso è vivo.
Respira e non è solo.
Blaine è con lui e se Kurt pensa che ha provato a ritrovare tutto quello – quell’abbraccio, quel profumo, quel calore – in Bruce, gli viene quasi da ridere. Non c’è riuscito Adam ha ricalcare le forme di Blaine, non può riuscirci nessuno, neppure un cuscino.
Si separa da lui, mentre le mani di Blaine scorrono lungo le sue spalle e la voglia di averlo, di averlo in quel momento, lo spaventa solo fino a quando le dita dell’altro non gli accarezzano la pelle alla base della schiena, infilandosi al di sotto della maglietta, e in quel momento non pensa a nient’altro che a Blaine Blaine Blaine.
(E non ha più paura.)
Torna a baciarlo, sulle labbra, sul collo, continuamente sul collo, lì dove la sua pelle è più ruvida a causa della barba che si fa sentire al di sotto delle labbra, lì dove il profumo della sua pelle lo spinge a leccarlo e a morderlo piano.
“Rachel e- e Santana,” sospira Blaine, spingendo il bacino contro il suo  e Dio, se pensa di potersi fermare per loro due, in quel momento, si sbaglia di grosso, perché non ha paura, non ha paura di volere Blaine e di amarlo con una forza che fa quasi male, non ha paura, e vuole averlo, vuole spogliarlo e toccarlo e tornare ad accarezzarlo, e la notte del non-matrimonio sembra una vita fa, lontana e offuscata da così tante bugie nella sua testa, che Kurt non vuole pensarci.
(“È stato divertente, ma-“)
“Vuoi fermarti?” sussurra Kurt contro le labbra di Blaine, l’erezione premuta contro la sua gamba e le sue mani a contatto della sua pelle, calde e rassicuranti sulla sua schiena.
“No, se non lo vuoi tu.”
Kurt scuote la testa, sorridendo e baciandolo e facendogli sentire sulla bocca la sua risposta.
Non lasciarmi.
 Lo bacia e si fa baciare e sotto le lenzuola fa sempre più caldo, ma nessuno dei due le sposta, godendosi quel rifugio trovato nel bel mezzo di New York.
Lo bacia e si fa baciare e tutto sembra andare a posto, ride a bassa voce contro le sue labbra quando rimane incastrato nella sua stessa maglia e sospira quando riesce a spogliare Blaine.
Lo bacia e si fa baciare e si spoglia e si fa spogliare e non gli interessa neppure di dove finiscono i suoi boxer, o in che punto ha lanciato le mutande di Blaine, perché sono loro due, lì sotto le lenzuola, ci sono solo loro due e Kurt si stringe a lui e si ricorda di ciò che sono stati e di ciò che non sono più.
(Lo stringe, sente la sua pelle nuda contro la propria, sente l’erezione di Blaine tra le gambe e il suo respiro sul collo e le sue mani sui suoi fianchi e sulle sue spalle e tra i capelli, ed è un abbraccio così sensuale che il suo cervello si rifiuta di pensare ad altro se non Lo voglio Lo voglio Lo voglio.)
Allunga una mano verso il comodino, cercando a tentoni di arrivare all’ultimo cassetto mentre Blaine fa di tutto per non separare le labbra dal suo petto, e quando trova finalmente ciò che sta cercando, lo stringe tra le mani come un piccolo trofeo.
Fa cadere sul cuscino i preservativi, guardando nella penombra la testa di Blaine sollevarsi dal suo collo, mentre preme contro di lui il tubetto di lubrificante che ancora stringe tra le dita. Un invito senza voce, e Blaine non ha bisogno di parole, prima di sporgersi verso di lui e baciarlo baciarlo baciarlo.
(Togliendogli il fiato.)
Kurt chiude gli occhi e Blaine scivola verso il basso, sotto le lenzuola, nascosto e al sicuro nel loro nascondiglio, prima di accarezzarlo e baciarlo lì, dove lo fa impazzire, dove la punta della lingua è abbastanza per fargli inarcare il bacino verso l’alto.
(E Kurt vorrebbe chiederglielo, vorrebbe chiedergli di scivolare ancora più in basso – con la mano le dita la lingua -, ma si limita a gemere e ad allargare le gambe e a godersi la bocca di Blaine sul proprio uccello.)
Ah.
Geme nella sua testa e separa le labbra in un sospiro muto, infilando una mano sotto le lenzuola e accarezzando la testa di Blaine, nascosta da tutti e preziosa lì, tra le sue gambe, l’unica persona che l’ha mai visto così.
L’unica persona al mondo che gli distrugge il cuore e poi glielo ricompone e glielo rimette nel petto.
Stronzo.
Quando Blaine si allontana dalla sua erezione, Kurt ha la tentazione di lamentarsi in qualche modo, ma si trattiene e aspetta aspetta aspetta e-
Ah.
Ok.
Ok.
Chiude gli occhi. Respira. Stringe tra le dita il cuscino. Le dita di Blaine sono fredde. E respira. Muove il bacino, alla ricerca di sollievo o di qualsiasi cosa e-
Ok.
Respira di nuovo. Riapre gli occhi e respira respira respira ed è ok, riesce a respirare e vorrebbe dire che le dita di Blaine sono come se le ricorda – umide e fredde e perfette -, ma la realtà è che non è così, la realtà è che si è dimenticato di quella sensazione, si è dimenticato che il suo corpo può riuscire a fare tutto quello e-
Ok. Ok, va bene. Respira profondamente. Si è dimenticato che il suo corpo si modella sotto le dita di Blaine, si è dimenticato che all’inizio non è mai abbastanza rilassato, ma adesso è ok, è ok e il suo corpo segue le dita di Blaine e-
È Blaine. E il calore nel basso ventre che il solo pensiero gli provoca, sì, quello è qualcosa che non ha mai dimenticato. E il tump tump tump nel petto.
Non è il suo corpo che si piega alle dita di Blaine, è il suo cuore che lo fa rientrare nella sua vita, ma non fa male, non ha mai fatto male, perché è sempre stato Blaine, sempre sempre sempre, e il suo cuore sembra essere stato creato apposta per ospitarlo, sempre e solo lui.
Sospira. Sono mesi che non fa qualcosa del genere, mesi mesi mesi. E Blaine lo accarezza come se lo sapesse, come se lo sentisse sotto le dita, come se non fosse abbastanza, non ancora, come se non potesse fermarsi fino a quando non ne avrà la certezza, e allora allarga ancora un po’ le gambe e le sue dita, Dio, le sue dita continuano a muoversi e a farlo impazzire. Kurt chiude gli occhi e si concentra sul suo respiro, perché al di là delle tende Rachel e Santana stanno dormendo, ma non può dire a Blaine di fermarsi e non vuole non vuole non vuole.
Vuole solo Blaine e le sue dita e il suo respiro sulla pelle, lì sul suo fianco, nel punto in cui Blaine ha appoggiato la fronte, e poi Blaine si sposta e Kurt ha la tentazione di chiudere le gambe addosso a lui e di impedirgli di far scivolare fuori da lui le sue dita, ma non succede, la sua mano rimane lì, esattamente dove Kurt la vuole, ed è il respiro di Blaine che si sposta e scivola sulla sua pelle, gli scorre addosso e rotola anche lui in mezzo alle sue gambe e poi più in basso.
Riapre gli occhi di scatto quando avverte la lingua di Blaine e le sue dita e la saliva mischiarsi in un insieme indistinto. Vorrebbe vederlo, Kurt, vorrebbe abbassare lo sguardo e incontrare i capelli di Blaine e le sue spalle in mezzo alle sue gambe, ma anche senza il lenzuolo che li copre entrambi, non potrebbe osservarlo sul serio, non può azzardarsi ad accendere la luce e non può azzardarsi ad emettere anche solo un respiro leggermente più forte perché, Dio, non può pensare di essere sentito dalle ragazze, non in questo momento, non quando è con Blaine e sta facendo sesso e, no, non quando è con Blaine.
Non può vederlo, ma lo sente lo sente lo sente, con gli occhi chiusi e le labbra martoriate dai morsi che gli ha inflitto Blaine, lo sente, lo sente tra le sue gambe, lo sente mentre batte nel suo petto, lo sente nella cura – nell’amore – con cui Blaine lo accarezza lo lecca lo fa impazzire, lo sente nel movimento ritmico delle sue dita e nel movimento dolce della sua mano sinistra mentre gli sfiora la coscia e il ginocchio e il fianco.
Kurt piega leggermente una gamba e sospira e le dita di Blaine continuano ad entrare in lui e l’unica cosa a cui riesce a pensare a questo punto è “Scopami”.
Sono mesi che non fa qualcosa del genere, da prima di partire per New York. A San Valentino, Kurt ha ritrovato l’uccello di Blaine nella sua mano e nella sua bocca, ma non aveva previsto tutto quello, in realtà, e neppure Blaine, e si sono arrangiati con il nulla che avevano – si sono arrangiati con la voglia di essere nudi e da soli e di toccarsi - ed è stato bellissimo, ma non è stato così. A San Valentino aveva ancora l’illusione che fosse soltanto sesso. Divertente, leggero, appagante.
(Invece ci ha lasciato di nuovo il cuore, tra quelle lenzuola. Il cuore e la testa e Blaine.)
Adesso è diverso. Adesso Kurt chiude gli occhi e sa di essere completamente a nudo, sa che non c’è nulla che possa fare per mandare via Blaine dalla sua vita e dal suo corpo e dal suo cuore, rimarrà sempre lì. E non vuole che se ne vada, perché quando c’è a volte fa male, ma quando non c’è è anche peggio, quando non c’è a volte si chiede come può andare avanti, come può farlo, se non ha Blaine accanto a lui a sorridergli.
Blaine gli fa scivolare fuori le dita, prima di allungarsi di nuovo su di lui e baciarlo. Adesso è tutto diverso. Adesso lo bacia e pensa “Ti amo ti amo ti amo,” e “Non lasciarmi,” e anche “Solo tu, solo tu mi fai sentire così”. Adesso ha ancora paura, ma non ha paura di ammettere di averla. Bacia Blaine, gli separa le labbra con la lingua, prima di sentire il suo sapore e perdersi contro la sua bocca, e sa che non potrebbe essere in nessun altro posto se non nudo tra le sue braccia.
Sembra quasi la loro prima volta, ma non la è. C’è stato un tempo in cui ne teneva il conto, nella sua testa, come se ad un certo punto quel numero potesse fermarsi perché era sempre troppo, troppo tanto e troppo bello, e invece Blaine continuava a volere sempre e solo lui. Poi, quel conto, l’ha perso. E dopo mesi, quel conto si è fermato del tutto. Blaine non aveva voluto solo lui.
Sembra quasi la loro prima volta, ma non la è. Kurt non riprenderà a contare le volte in cui fanno sesso, ma si chiede a che numero siano arrivati, e di quanto siano migliorati dalle prime titubanti volte, ma quando Blaine allunga una mano per afferrare i preservativi e il lubrificante, pensa che non gli interessa, e si concentra solo su quel momento – “Ti amo,” – e su Blaine, bellissimo bellissimo bellissimo – “Non lasciarmi,” – e sull’infinità di volte che si è messo a nudo davanti a lui – “Solo tu, solo tu mi fai sentire così,” – e che ha desiderato rimanerci per sempre.
Blaine scivola dentro di lui e Kurt pensa che, tutto sommato, qualunque cosa rappresenti l’infinità, sia proprio un bel numero.
 
*
 
“Allora, da uno a dieci, il sesso è migliorato?”
Kurt non fa neppure finta di aver sentito Santana, continuando, piuttosto a sorseggiare il suo caffè. Blaine, accanto a lui, scrolla semplicemente le spalle, regalando a Kurt un’occhiata fugace.
Santana sbuffa. “Non siete divertenti. Mi avete tenuta sveglia tutta notte con le vostra urla da porno di serie C, il minimo che possiate fare è condividere con zia Tana i segreti piccanti, andiamo.”
“Non ho idea di cosa tu stia dicendo, Santana,” borbotta Kurt, guardandola male, mentre Rachel cerca di camuffare una risata infilandosi un pezzetto di pancake in bocca.
Santana alza gli occhi al cielo. “Forse non ci sono state le urla, ma questi occhi vedono, Hummel. Vedono tutto. E vedono soddisfazione di tipo sessuale sui vostri volti.”
Kurt si sforza veramente di rimanere impassibile a guardarla, ma alla fine scuote la testa, alzando un sopracciglio quando incontra lo sguardo e il sorriso di Rachel.
Quando Blaine se ne andrà, Kurt ipotizza che passerà molto tempo a parlare con Rachel. E Santana.
E potrebbe già iniziare a lamentarsi, perché l’idea non lo attira per niente, ma quando guarda Blaine, non può fare a meno di sorridere, e non può fare a meno di voler allungare un braccio per intrecciare le dita con le sue e non può fare a meno di volerlo baciare di nuovo.
Qualche ora, e Blaine se ne andrà sul serio.
Non lasciarmi.
Kurt potrebbe lamentarsi, ma se quello è il prezzo da pagare per ciò che è successo quella notte, ipotizza di poterlo accettare.
Vorrebbe anche lamentarsi del fatto di dover dividere Blaine, quella mattina, con Rachel e Santana. Di guardarlo e pensare pensare pensare e non poter dire nulla, perché ci sono anche loro e anche loro hanno il diritto di salutarlo, prima che riparta per Lima.
Non lasciarmi.
Kurt vuole essere egoista, vuole essere egoista e non dividerlo con nessuno, tenerlo per sé e-
(Non lasciarlo ripartire.)
Quando però Santana esce dal loft, dopo aver abbracciato Blaine, mormorandogli qualcosa all’orecchio e facendolo arrossire – e Kurt indagherà dopo su quello -, e quando Rachel saluta entrambi con un bacio sulla guancia, prima di dirigersi alla NYADA, Kurt si ritrova solo con Blaine, in silenzio, e senza la più pallida idea di come iniziare una conversazione perché-
“È tutto ok?”
Blaine lo guarda, dolce, e Kurt annuisce, sorridendo leggermente e concedendosi ciò che non ha potuto fare prima. Allunga una mano e l’appoggia su quella di Blaine e ok, quello è semplice e Blaine è ancora lì, non è ancora tornato a Lima, è ancora lì, è ancora con lui e Kurt non ha idea di cosa debba fare in quel momento, perché non sono insieme ma si amano – Dio, sì, sì, sì – e lo sanno e Kurt ipotizza che non esistano delle regole di comportamento in quei casi, ma sarebbero utili perché almeno la smetterebbe di pensare e farebbe qualcosa.
Lo guarda, invece, osserva gli occhi enormi di Blaine – i suoi occhi, i suoi occhi -, gli accarezza la mano e gli viene da ridere e da piangere insieme e non sa come sia possibile perché non dovrebbe essere così, dovrebbe essere facile e invece-
(Kurt non sa se dovrebbe essere veramente facile. L’ultima volta che si è ripetuto tutto quello, ci è finito a letto con la scusa che il sesso può essere anche solo divertente, senza portare conseguenze.
Cazzata.
Quindi no, Kurt non sa se dovrebbe essere veramente facile. Ma sa che è reale, tutto quello. Sa che la mano di Blaine è veramente sotto la sua e che ciò che prova nel petto, per quanto confuso e spaventoso, è tutto vero. È vero è vero è vero.)
Forse non c’è nulla di facile, ma va bene così, se vuol dire che c’è qualcosa.
“Non voglio che tu te ne vada,” confessa con un filo di voce, spaventato dalle sue stesse parole. Ma se quello è reale, allora che vi sia realtà, e solo quella, tra loro due.
E la realtà è che-
“Ho paura che quando te ne andrai…” tutto tornerà come prima. Come all’inizio. Come mesi fa. E mi distruggerai di nuovo. E ci distruggeremo a vicenda. E ci feriremo così tanto che non sapremo riprenderci.
Blaine si alza in piedi, si avvicina a lui e lo stringe e Kurt preme il viso contro il suo petto, respirando il suo odore.
“Ce la faremo, Kurt, ok?” la sua voce è così sicura, che Kurt non può fare a meno di annuire.
Non è sicuro, ma non è sicuro su un mucchio di cose e-
Ti amo.
La verità è quella è l’unica cosa che non è mai riuscito a cambiare. L’ha nascosta, messa da parte, coperta con altri sentimenti, ma non è stato abbastanza. Non ha mai mai mai smesso di amarlo.
“Ce la faremo,” ripete Blaine.
Kurt si chiede se basti l’amore. La prima volta non è stato sufficiente, ma questa volta… questa volta hanno l’amore e i mesi passati divisi e la rottura e l’esperienza e la volontà di farcela sul serio.
Questa volta hanno la consapevolezza che devono stare attenti, perché a volte l’amore è tutto, ma non è comunque abbastanza.
Kurt si stringe di più a Blaine e vorrebbe ancora tenerlo lì, con lui, e non lasciarlo andare. Ma ipotizza che, sì, Ce la faremo sia un buon punto di partenza.
 
*
 
Quando sente le prime note di Teenage Dream, Kurt non ci pensa due volte a premere il tasto per mandarla avanti. Non vuole sentirla, e forse arriverà il giorno in cui Kurt si ricorderà solo della prima volta che l’ha ascoltata cantata da Blaine (la prima volta che l’ha visto, la prima volta che un ragazzo l’ha preso per mano senza l’espressione di disgusto sul volto, la prima volta che un ragazzo ha voluto veramente toccarlo), e non di quando Blaine gli ha spezzato il cuore. Un giorno farà meno male, ma non è ancora quel momento, e Kurt non vuole stare male, non vuole pensare a tutto quello. Nella sua testa c’è ancora sempre e solo Blaine e Blaine-
Hey Jude, don't make it bad. Take a sad song and make it better.
Kurt chiude gli occhi, lasciandosi cullare dalla musica che gli arriva dalle cuffiette.
Blaine è partito.
E le lenzuola ancora profumano di lui.
(Di loro, in realtà.)
Dopo la colazione, Kurt l’ha baciato e spinto e spogliato e fatto sdraiare a letto. Lì, nel posto in cui Blaine avrebbe sempre dovuto stare. Nella sua casa, nel suo letto, nella sua vita. E in lui.
(Ed è per questo che Kurt l’ha spogliato, l’ha fatto eccitare, l’ha baciato – e non sulle labbra, ma più in basso, molto più in basso. E poi, gli si è seduto addosso, lasciandolo scivolare dentro di lui.
Perfetto.)
Remember to let her into your heart, then you can start to make it better.”
Kurt preme il viso contro il cuscino, e ancora riesce a sentire il loro profumo. L’odore di Blaine e il sudore. E dovrà aprire le finestre se non vuole che Santana ricominci a fare battute sulla sua vita sessuale. Come se ne avesse una, poi. Come se tutto non fosse legato a Blaine e a dove si trova lui e a cosa il suo corpo e le sue labbra e la sua voce gli fanno fare, come se tutto ciò che lo riguarda lo piegasse alla sua volontà.
E dovrebbe avere paura del potere che Blaine ha su di lui – “Hey Jude, don’t be afraid,” – ma non riesce a staccarsene, non ci riesce non ci riesce non ci riesce.
(Non vuole.)
Adesso che non c’è, fa male. Adesso che non c’è, che è ripartito e forse sarà già sull’aereo, forse starà pensando a lui e-
Kurt odia il ritrovarsi così, in bilico senza sapere, senza avere la certezza di ciò che succederà tra di loro, perché…
… perché non lo sa.
(Sfiora la risposta con la punta delle dita, quasi fosse intangibile, ma Kurt sa che è lì, e che è solo la paura, quella poca che ogni tanto ancora lo paralizza, che ancora non gli fa stringere la mano attorno a-
A Blaine. Dall’altra parte c’è sempre e solo Blaine, del resto. Sempre e solo lui.)
Non ha paura, comunque. Non in quel momento. In quel momento può chiudere gli occhi e rivedere la pelle di Blaine sotto le sue dita, le ciglia lunghissime che gli sfiorano le guance, le labbra socchiuse e i riccioli liberi dal gel. Chiude gli occhi e rivede loro due nudi e sudati e insieme e la paura no, non può esserci, perché tra di loro non c’è niente, non ci sono i vestiti, non ci sono maschere. C’è la verità e la verità non ha bisogno della paura.
Ti amo.
A volte fa male pensarlo, ma non cambia le cose, non le cambia affatto, perché è quella la verità e la verità è che un giorno, un giorno loro-
(Kurt sfiora la risposta, l’unica possibile, ma ancora non è il momento. Pensa ‘un giorno torneremo insieme. Un giorno ti sposerò,’ ma è solo un attimo, e subito dopo tutto torna intangibile. Non è ancora il momento.)
Don’t carry the world upon your shoulders,” Kurt afferra il telefono dal comodino. Non ci sono messaggi di Blaine e sa che è molto probabilmente in volo, ma la punta di delusione che gli pizzica dall’interno è difficile da mettere a tacere.
Sospira, chiude gli occhi e rivede Blaine e quando li riapre pensa solo a quanto lo vorrebbe di nuovo lì.
(Ma non è quello il momento.)
Hey Jude, don’t let me down. You have found her, now go and get her.”
Kurt sorride, stringe il telefono tra le mani e inizia a scrivere a Blaine. Blaine che è in viaggio, Blaine che vedrà il messaggio solo tra un po’, Blaine che non potrà rispondergli subito.
Non è quello il momento di sapere cosa fare, ma Kurt ipotizza che non sia poi così lontano.
(Kurt allunga una mano e sfiora la risposta. E dall’altra parte le dita di Blaine si intrecciano alle sue. E Kurt non ha più alcuna paura.)
 
FINE
 
NOTE:
Ed è finita :)
Avrei dovuto postare ieri, ma non ce l’ho proprio fatta. Mi sto trascinando anche adesso, in realtà (basta vedere l’ora XD), ma ve l’avevo promessa, quindi ecco qui la terza e ultima parte della storia :)
Le due canzoni nominate in questa parte sono “One Song Glory” da RENT e “Hey Jude” dei Beatles.
Ringrazio tantissimo tutti quelli che hanno letto/commentato/preferitizzato questa storia. Grazie di cuore, siete tutti gentilissimi e mi fate sempre commuovere <3
Vi mando un abbraccio, a ciascuno di voi :)
Alla prossima!

(Come sempre mi trovate su Facebook - Twitter - Livejournal)
   
 
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