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Autore: Yoan Seiyryu    23/04/2013    0 recensioni
[SOSPESA]
Yoan Seiyryu, dell'Antica Stirpe dei Draghi d'Oriente. Una guerra tra due fratelli che sconvolge i Quattro Regni e che porta in subbuglio i Signori dei Draghi. Suo padre e sua madre vengono uccisi, le sue sorelle sono scomparse, Yoan parte alla loro ricerca sfuggendo a mille pericoli e situazioni in cui crede di poter ritrovare la felicità perduta. Insieme a Zell, un aspirante erborista, e a Rebecca che svelerà in seguito la sua identità, dovrà mettere fine ad un'inutile guerra fraterna per riportare la pace tra i Regni e preservare il Sonno dei Draghi, restituendo loro i Guardiani che da secoli hanno vegliato su di loro.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO - Il risveglio
 




Una fitta insopportabile. E’ questa l’ultima cosa che ricordo, prima di perdere i sensi. In realtà la mia mente è  ancora cosciente, ma il mio corpo non risponde a nessun segno vitale. Voglio aprire gli occhi, ma non ne sono in grado.

C’era  l’eco di voci impaurite, di grida di guerra, di silenzi e di sotterfugi nella macchia verde della foresta. Certo, inizio a ricordare. I rovi che mi frustavano le gambe, le caviglie indolenzite dalla fuga, il timore di non farcela.

Poi un solo schiocco ed un improvviso dolore a lacerare il fianco. Eccolo, lo avverto lì in basso, sembra quasi che voglia torturarmi. Forse è per questo che non riesco a muovermi, non riesco a svegliarmi.

Vedo delle ombre, ombre che mi passano davanti agli occhi, che mi aleggiano intorno in modo confusionario. C’è qualcuno, qualcuno che vuole salvarmi, o che vuole uccidermi.

Continuo a rimanere ferma, non posso muovermi. Una voce avanza nelle orecchie, sembra dolce e rassicurante, è una voce di donna.

Sì, la riconosco! E’ lei. Devo proteggerla, devo svegliarmi, sono io che devo prendermi cura della sua vita, non il contrario. Puoi sentirmi? Sento le tue lacrime, non piangere, sono ancora viva.

Le orecchie puntute sono le uniche che riesco a muovere, captano ogni singolo singulto, insieme al vocio del piccolo Spirito di Luce che sta accanto a colei che devo salvare.

Avverto mani delicate che mi avvolgono il polso, probabilmente starà valutando la mia non morte. Sono solo svenuta, non è così?

Le gambe sono immobilizzate, non le avverto più, il respiro continua a diventare incerto e tutto questo mi spaventa.
Come sono finita in quella situazione?

Deve essere veleno, il veleno che usano i goblin di montagna. Mia madre mi fece leggere un libro, una volta, in cui erano elencati tutti i tipi di veleni conosciuti.

Dunque sono stata davvero avvelenata? Vorrei gridarlo per avere una risposta, ma la mia voce non risponde alla volontà che ho di esprimerla. Se si tratta di quel veleno, c’è solo un rimedio da dover utilizzare, ma come posso rivelarlo se non riesco nemmeno a parlare?

I ricordi iniziano ad essere meno sfumati, le ombre si trasformano in immagini più chiare ma non ancora vivide.
Stavo fuggendo dai goblin, loro devono avermi avvelenata. Quella freccia piantata nel fianco è dolorosa e ormai non riesco più a sopportarla, perché non c’è nessuno disposto a togliermela?

“Sta arrivando, resisti, tra poco non soffrirai più” quella voce delicata e soave si intrufola fra i pensieri confusi , vuole distruggere la barriera di divisione che il mio organismo ha creato.

“Chi? Chi sta arrivando?” continuo a domandare a me stessa.

Ora inizia tutto a diventare più oscuro, le immagini e i riflessi che vedo tornano ad essere solo delle ombre, le orecchie non percepiscono più nemmeno i bisbiglii della donna, solo mille pensieri mi offuscano la mente.

Il corpo inizia a contrarsi violentemente e gli spasmi iniziano l’uno dopo l’altro, il sudore della pelle si spande su tutto il corpo. Non resisto, non ce la faccio! Contraggo le palpebre e mordo le labbra mentre un rivolo di sangue scende sul mento.

Improvvisamente mi ritrovo nella mia terra natia, all’ombra delle Alte Montagne dei Draghi d’Oriente. Il sole splende alto nel cielo azzurro e cristallino.
La figura imponente di mio padre cavalca verso l’antro della Montagna, la Caverna in cui un tempo riposò il Grande Drago Guardiano. Mi sorride, poi mia madre esce dalla Caverna e sale sul cavallo di mio padre, aggrappandosi alla sua vita.

Piango, sento le lacrime scivolarmi sulle guance. Dannazione, smettila di piangere!

D’improvviso Selya e Fedora, entrambe mano nelle mano, che si inseguano nei prati verdeggianti si ripropongono davanti agli occhi scuriti dalle allucinazioni.

Mi salutano, mi indicano di seguirle al di là di un improvviso tramonto. Sono felici, liete di avermi ritrovata. Mi dicono di avermi cercata per anni ed anni e quasi avevano perso le speranze. Ma ora potevamo tornare ad essere una famiglia, avremmo ricostruito il nostro futuro, non ci saremmo mai più separate.
Ed ecco che a quel pensiero tutto mi sfugge, si allontanano di gran passo, non lasciandomi il tempo di raggiungerle.

“Fermatevi, vi prego! Aspettatemi!” le imploro, le rincorro, ma fuggono via e non posso raggiungerle.

Ora il fuoco avvolge la mia casa, brucia tutto ciò che trova, non lascia nemmeno un angolo intatto e continua a serpeggiare tra le mura.
Le ultime grida, il rapimento.

L’incendio non diventa che cenere e il fumo si alza al di là delle Alte Montagne, di nuovo prigioniera di un incubo quasi impossibile.

La fitta alla schiena, gli artigli conficcati sotto la scapola, la risata di vendetta che mi circonda e non mi abbandona, quella che mi tiene sveglia quasi ogni notte.
Le  gambe non reggono e cado a terra in una pozza piena di sangue.

Ho paura, la melma sanguigna si cosparge sulle mani, raggiunge le braccia e poco a poco inizio ad affondarvi all’interno. E’ il sangue dei miei nemici, degli amici, della mia famiglia e vi è anche il mio stesso sangue.

Cerco di uscire da quella pozza profonda, non voglio affogare nel sangue delle battaglie e delle guerre, non voglio assaporare ancora quel colore che mi insegue da anni. Devo liberarmene, ma non riesco.

Prima di essere sommersa fino alle orecchie avverto una mano che mi tira fuori da quel sangue, una mano calda e vigorosa che con forza e ostinazione mi riporta in superficie. I miei occhi lo vedono, quel sorriso beffardo dipinto sulle labbra. Quel sorriso ingannevole, spregiudicato, quasi ingiustamente provocante.

Mi alzo e mi avvento su di lui mordendo quel sorriso per poterglielo strappare di dosso, ma il sangue che mi cola dal viso finisce sul suo e mi spavento. I suoi occhi sono tenebrosi, scuri, troppo profondi.

Lo detesto, lo aborro, vorrei ucciderlo. Sto quasi per farlo, se non fosse che la pozza di sangue si trovi proprio dietro di me e quindi mi fermo. Non voglio versarne dell’altro, non posso.

Si allontana, dandomi le spalle e portando via con sé una parte di me, la più ingenua, la più insulsa, la più fanciullesca.

Cerco di gridare, ma non ci riesco. Ho perso tutto, sto perdendo ancora e se non mi sveglio in fretta molto presto perderò ancora di più.

Batto le mani a terra, il corpo si contorce proprio come sta accadendo davvero, le convulsioni ormai diventano insopportabile. Cerco di urlare, ma è tutto nella mia testa.

Di nuovo scorrono altre immagini davanti agli occhi allucinati, piccole fiaccole accese che corrono lungo un fiume, fiaccole di tutti coloro che hanno creduto nella storia di mio padre ed io li stavo abbandonando a loro stessi.

Mi alzo, mi muovo verso il fiume e mi immergo completamente per potermi lavare dal sangue che mi copre completamente, fino a purificarmi di tutto ciò che ho fatto e per sventare ciò che in futuro farò, se rimarrò in vita.

Risate, scoppiettio di fuochi, racconti di eroi, duelli, scoccare di frecce, mani intrecciate, fughe mirabolanti, viaggi insospettabili.

Forse non tutto nella mia vita è stato doloroso, forse non tutto è avvolto dalla sofferenza di ricordi dolorosi. Per il mio presente, devo lottare e devo farcela. Per quegli amici che mi sono rimasti accanto, credendo nelle mie possibilità.

Esco dal fiume, abbandono l’acqua sporca di sangue che si rigenera e diventa pulita. La osservo, poi mi volto e d’improvviso le convulsioni terminano.

Un rivolo di sudore imperla la fronte, le articolazioni tornano a ravvivarsi, sento un liquido aspro scorrermi tra le labbra. Gli occhi inorridiscono, le palpebre si serrano, le gambe si stringono tra loro.

Tornano i sensi, torno padrona di me stessa, a fatica alzo la testa per guardarmi intorno. Vedo la voce che mi è stata accanto, vedo lo Spirito della Luce fluttuarmi attorno felice e raggiante, vedo l’ampolla con l’antidoto ancora posta accanto alle mie labbra.

Sono viva e non è ancora finita, la mia storia avrà seguito. 




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Salve cari Lettori! 
Ho riproposto una storia che ormai da anni è sottoposta a modifiche di ogni genere, ogni volta non riesco mai a trarne soddisfazione. Spero che questa sia la volta giusta e che la lettura possa essere piacevole ^_^. 
Nel prossimo capitolo si esplorerà il Regno dei Draghi d'Oriente, con la descrizione dell'origine dei Regni e della famiglia Seiyryu che serve fedelmente il Re, incentrandosi sulla protagonista della storia. 
   
 
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