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Autore: Raimondo    23/04/2013    2 recensioni
Anno 2008: i Digiprescelti hanno creato il Progetto Armonia, un imponente sforzo internazionale per mischiare umani e Digimon grazie ad insediamenti nel mondo digitale. Ma la situazione è tutt'altro che tranquilla: prive di un dittatore, le terre virtuali sono cadute in un vuoto di potere e varie fazioni si sollevano a riempirlo. Mentre i Digiprescelti devono affrontare nemici antichi e nuovi, un ragazzino incomincia la sua avventura nel mondo digitale, ma il suo modo di pensare non è quello dei Digiprescelti...
La trama contiene un personaggio umano originale che riveste un ruolo di notevole importanza. Siete avvisati.
Questa storia è incentrata sull'azione e l'avventura, e quindi la parte romantica non sarà sviluppata sistematicamente, ma neanche ignorata. Coppie? Non lo so neanche io quali saranno, quindi mettetevi l'animo in pace...
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il veleno dell'anima We are back in businnes!

IL TRIONFO DELLA LUCE



Mare Oscuro

Kari corse verso le falesie, cercando di non guardare indietro. Sentiva- non attraverso i sensi, ma con la stessa chiarezza dell’esperienza sensibile- l’avanzare dei servi dell’Abissale. Le coscienze di quegli esseri le producevano una sensazione come di ciottoli viscidi conficcati nella schiena.
Non fece molta strada, perché la sua ferita alla gamba la tradì. Cadde sulla sabbia grigiastra. Tentò di rialzarsi, ma poi dovette forzarsi a camminare a quattro zampe. Intorno a lei, gli esseri senza nome avevano formato un ampio cerchio che si andava lentamente restringendo.
Neanche a breve distanza Kari riuscì a distinguere qualcosa di concreto in quelle masse informi di oscurità. Erano certamente esseri solidi- la sabbia si muoveva sotto i loro pesanti passi, il vento del loro fiato la raggiungeva- ma sembrava che mancasse in loro qualcosa che si dà per scontato in ogni creatura vivente.
“Cosa siete?” chiese con un fil di voce Kari.
A questa domanda gli esseri fermarono la loro avanzata. Fermi sul posto cominciarono ad agitare le braccia e a sbattere le mascelle in modo scomposto, come se fossero in preda a follia… ma lo spettacolo era ancora peggiore. Non c’era in loro nulla della tensione ardente e della contrazione disperata dei muscoli di un epilettico. Erano privi di espressione esattamente come prima.
Il fragore della risacca crebbe e si fuse con i suoni prodotti dai mostri.
“Regina…”
Kari sobbalzò. La parola, perfettamente riconoscibile seppure distorta, non era stata pronunciata. Era emersa dalla somma dei rumori dell’ambiente, come se qualche divinità malevola li avesse orchestrati allo scopo di farsi sentire.
“Cosa…” disse la giovane con voce più acuta del normale.
“Kari… Regina…
“Sii… la mia regina…”
“Accetta…
“La fine…
“La fine…
“La fine di ogni cosa…”
Alle orecchie di Kari giunse il suono di migliaia di parole diverse, in lingue note e ignote. Tutte indicavano sfaccettature di un unico concetto difficilmente esprimibile in tutta la sua pienezza, sia attraverso il loro senso letterale che attraverso il loro suono. Qualcosa di simile- pensò - alla putrefazione e all’insensibilità dei cadaveri, alla trasformazione della movimentata complessità della vita nella piatta e calma uniformità della morte.
Dopo quel suono, i mostri si fermarono in attesa di una risposta.
Kari alzò gli occhi al cielo coperto. Ma esso era un pigro bollire di nubi d’un grigio non molto diverso da quello della sabbia. Il senso di vertigine della propria impotenza l’afferrò come non mai. La parete di nubi sopra di lei la schiacciava come un maglio, le sabbie le sembravano come la superficie di un immane incudine. Il suo petto si contrasse e Kari sentì di non avere più forza sufficiente ad espanderlo.
I mostri erano sempre silenziosi, ma si erano disposti intorno a lei in successione regolare. Il loro circolo aveva un aspetto quasi sacrale.
Non si sarebbe potuto immaginare un senso di abbandono e inutilità più grande di quello che provava la giovane. Fu a quel punto che urlò. Non per paura, perché paura implica un ragionamento, un desiderio di autoconservazione. Il suo urlo non era un lamento: era il ruggito dell’animale stretto in un angolo dai cacciatori che in un ultimo, disperato attacco si lancia in avanti. Cosa abbia creato questo istinto di vendetta non si può dire: forse è emerso dai rari casi in cui ha avuto successo, o forse è una qualità naturale degli esseri viventi posti di fronte al proprio annientamento. Ma esiste senza dubbio: essa uscì da sotto gli strati di civilizzazione e volontà che la ricoprivano ed emerse in superficie.
Kari urlò come se non avesse più bisogno di aria nei polmoni. Urlò e oppose al freddo mortale del Mare Oscuro il calore bruciante della propria esclusiva volontà, richiamando dal suo cuore la potenza della Luce in una nuova veste, quella della nemesi. E le nuvole si sciolsero sotto la forza di quel grido.


Settore ombra 341,(9)

“E ora… o Prescelti, cosa dovrò fare di voi?” si interrogò il principe vampiro con uno schiocco di lingua. Fece due passi lenti e decisi verso i Prescelti.
“MetalGreymon, puoi evolvere?” chiese Tai al partner.
“No… ho usato troppa energia…” disse il digimon. “Ma MagnAngemon è ancora abbastanza fresco.”
MagnAngemon preparò spada e scudo. “T.K.?” chiese, per assicurarsi dell’appoggio del compagno. Ma il giovane non lo stette a sentire.
“Kari!” urlava T.K. “Rispondimi! Kari!”
“Calmati! Dobbiamo combattere, ora! MetalGreymon, la bocca destra è un varco dimensionale, perciò attaccarla con missili sarà inutile. Concentrati sul capo e…”
“Non c’è la minima necessità di fare piani.” sorrise il vampiro. “Avrei dovuto usare subito il mio potere sulla metrica. Il prossimo attacco vi traslerà al centro esatto del mio dominio, sotto un chilometro di terra e sassi, e questa sarà la fine dei Prescelti.”
Il vampiro scosse il capo con commiserazione, ma dopo un secondo si fermò impietrito.
“Cosa… che succede?” disse, genuinamente allarmato.
Una delle sue teste inferiori strinse i denti, come a trattenere qualcosa. Piccoli fasci di luce uscivano fra le labbra.
“Non è possibile!” esclamò.
Nonostante gli sforzi dei muscoli mascellari, la bocca cominciò ad aprirsi. Fiotti di luce riempirono la sala.
GranDracmon cadde in ginocchio. La sua bocca destra si aprì ancora di più, fino a che, con un sonoro schiocco, si slogò, rivelando il varco dimensionale illuminato al suo interno. “È come penso io?” esclamò Tai.
“Kari! Sei ancora viva!” gridò T.K., anche se non poteva vedere nessuno.
GranDracmon gemette. “Maledizione… non ci posso credere. La sua Digipietra sta mutando proprio adesso… ma come…”
Poi si bloccò. “Oh.”
La bocca destra si squarciò con un lampo di luce e GranDracmon fu proiettato contro una parete dal riverbero.
Un raggio bianchissimo piombò su Angewomon, esplodendo in una cascata di scintille, e la Digimon si rialzò. Una corazza apparve dal nulla e la avvolse. Ali metalliche si proiettarono dalla sua schiena, un elmo ornato le coprì la testa.
“Ha raggiunto il livello Mega!” esclamò Tai con gioia.
Ma il principe vampiro non era ancora sconfitto, e dalla sua bocca sinistra partì un’onda di energia oscura.
Ophanimon non contrattaccò né si difese. Assorbì l’attacco nemico senza fare una piega.
“Questo è strano” sussurrò MagnAngemon.
“Perché?”
“Perché un essere di pura luce non può assorbire quel tipo di energia.”
“Chi è quel digimon?” urlò Tai. “ E soprattutto, è una buona o cattiva notizia?”
MagnAngemon gli fece cenno di stare quieto.
“Il suo nome è Ophanimon” Rispose. “O qualcosa che gli somiglia. Comunque non è una buona notizia.”
“Questa digievoluzione è stata forzata.” Disse cupo MetalGreymon.
Tai lo guardò con aria preoccupata. “So cosa dico.” Assicurò lui.
Ophanimon si lanciò contro il nemico, lancia alzata. GranDracmon saltò di lato e la schivò, ma una delle ali metalliche gli lacerò un fianco in un lampo di fiamme.
A differenza delle vecchie ferite, quella non si rimarginò.
Prima che il centauro vampiro potesse difendersi, Ophanimon cambiò direzione e lo colpì alla schiena con un secondo affondo. Il dolore per lui fu così acuto da farlo cadere al suolo. Ophanimon sollevò senza difficoltà una enorme trave di supporto spezzata dal precedente combattimento con WarGreymon e con un’elegante torsione del polso lo impalò all’altezza del cuore.
“Pensi che basterà?” gemette il vampiro con tutto lo scherno che gli rimaneva.
Ophanimon per risposta sollevò il proprio scudo. La testa destra di GranDracmon, senza apparente sollecitazione, gemette ancora, aprendosi, e lentamente inglobò il resto del corpo. L’orribile spettacolo durò qualche minuto, fino a che con un sonoro schiocco il varco dimensionale si chiuse su se stesso.
“È finita.” Disse Tai.
Ma non era affatto finita. Ophanimon si girò verso il prescelti e alzò le braccia.
Un terremoto scosse l’intera regione ombra. Il cielo stesso- quell’orribile cielo azzurro senza sole- si crepò. Schegge della volta celeste si staccarono e precipitarono al suolo per poi dissolversi col rumore di un vetro infranto. Dalle fessure penetrarono raggi di luce intensissima, che si moltiplicarono man mano che il falso cielo veniva distrutto.
Un tuono finale e quel che rimaneva della cupola azzurra fu spazzato via, lasciando spazio ad una cascata di luce si riversò sulle macerie del castello del fu GranDracmon.
I Prescelti sentirono immediatamente una sensazione di leggerezza, come se il loro peso si fosse annullato.
Passarono alcuni minuti prima che qualcuno parlasse.
“Il nostro lavoro qui è finito.” Disse poco convinto Tai alla fine. “Immagino che Kari stia bene, se Ophanimon si è evoluta. Dobbiamo raggiungerla.”
MetalGreymon lanciò uno sguardo ad Ophanimon, che era rimasta ferma per tutto il tempo. “Uh… Angewomon- cioè, Ophanimon… dov’è Kari?” disse, impacciato.
Ma Ophanimon non rispose.
“Non so fino a che punto si utile farle domande” sussurrò MagnAngemon. “Non sembra cosciente.”
“Come è possibile? Ha combattuto fino ad adesso…”
“Se davvero l’evoluzione è stata forzata, potrebbe essere plausibile.” Spiegò MetalGreymon.
“E allora procederemo col Digivice” disse Tai, estraendo il suo.
“Ma quello di Kari è qui.” Gli fece notare T.K.
“L’energia dell’evoluzione viene per forza da Kari. Il Digivice può rilevarne le tracce.” Spiegò Tai. “Si tratta dello stesso metodo con cui sulla Terra si individuano le bioemersioni non autorizzate… Uh. Strano. La traccia è molto convoluta…”
Tai sobbalzò. “Non siamo più nella regione ombra. Siamo nel Mare Oscuro.”
MetalGreymon indicò il paesaggio. “Davvero? Non mi sembra.”
“Ci deve essere un errore. La segnatura dimensionale è chiara… Fammi capire dove siamo.”
Dopo un po’di secondi, Tai sollevò di nuovo la testa. “Non capisco, deve essersi rotto. L’altimetro dà valori fuori scala.”
“Fuori scala in che senso?”
“Guarda anche tu. Continuano ad oscillare fra il massimo e il minimo possibile.”
T.K. sollevò il suo Digivice. “Ha ragione. Il mio dà i tuoi stessi risultati.”
“Sì, ma cosa vuol dire?”
“Non vi sentite stranamente leggeri?” chiese MetalGreymon.
“Hai ragione… ma cosa c’entra adesso? Siamo solo sollevati per la vittoria, tutto qui.” Rispose il suo partner.
“No, siamo proprio più leggeri” notò T.K. “Guarda.”
Il giovane si piegò e saltò molto di più di quanto avrebbe fatto sulla Terra o su Digiworld.
“Questo è assurdo!” esclamò Tai. “Il Mare Oscuro ha la stessa gravità degli altri mondi! Come è possibile?”
“A questo posso rispondere io.” Disse il digivice con una nuova, nota voce.
“Angewomon?” esclamarono tutti.
“Quel poco che resta.” Disse lei. “Ho perso il controllo sul mio corpo… quella che vedete non sono io.”
“Oh, Angewomon…” disse l’arcangelo afferrando il digivice dalle mani di Tai. “Dimmi, riesci a resistere?”
“Sì, ma devo conservare forze. Non potrò comunicare ancora a lungo, perciò ascoltatemi bene. Tutto quello che è successo è stato causato da Ophanimon.”
“Ma dove siamo?”
“Nel Mare Oscuro.”
“Il Mare Oscuro non è così.”
“Perché quello che avete in mente è il suolo, e noi siamo da tutt’altra parte.
“In realtà questa dimensione non è euclidea, ma potete immaginarla come una sfera cava. Noi siamo sospesi al centro. L’energia luminosa di Ophanimon e quella oscura dell’Abissale tendono a respingersi, e perciò siamo nel punto più lontano dal suolo, ma questo effetto non durerà molto.
In quanto al perché sia successo tutto questo…
Qualcosa di tremendo è accaduto a Kari, ma attenzione! L’Abissale non l’ha presa.”
“Questo è confortante.” Disse T.K. “Ma cosa le è successo?”
“Non posso saperlo. Ho solo sentito un calore bruciante che minacciava di farmi esplodere. Il mio corpo ha reagito, evolvendo. Ma quello che vedete è una forma molto instabile, perché neanche il livello Mega può contenere questa forza.”
“Cosa possiamo fare?”
“Non lo so.” Disse lei piangendo. “Non lo so! Io…”
“Calmati, ti prego…” disse MagnAngemon stringendo il digivice. “Troveremo una via d’uscita.”
“Va bene… ecco quello che so. Tutta la materia della regione di GranDracmon è stata trasposta nel Mare Oscuro. Una volta che Ophanimon avrà accumulato abbastanza forze per infrangere l’equilibrio, questa enorme zolla precipiterà al suolo, contro l’Abissale.”
“Si può davvero sconfiggere l’Abissale in questo modo?” chiese T.K.
“Non lo so. Il problema è che Digiworld e questa regione sono ancora collegate. Se l’impatto avvenisse... il contraccolpo creerebbe lo stesso danno a Digiworld.”
“Cosa possiamo fare? Non si può ragionare con Ophanimon, ma forse si può fermarla.”
“Non lo so” fu la disarmante risposta. “Non ho controllo su Ophanimon, ma so che è troppo forte per voi. Inoltre anche se riusciste a sconfiggerla, il sangue umano nel mio corpo…” la voce si distorse in pianto.
“Calmati, Angewomon.” Disse con voce dolce MagnAngemon. “E ti prego, perdonami. Ho tentato di mandarti oltre il Varco senza verificare…”
“Ti perdono di tutto cuore.” Rispose lei. “Ma avresti dovuto farlo, così da sconfiggere GranDracmon.”
“Forse. Ma la mia sarebbe stata una vittoria maledetta, sozza del sangue di un’innocente.”
“E allora non c’è via di uscita.” Rifletté mestamente la voce. “Non si può vincere senza perdere qualcosa, e tu ti ostini a non voler perdere nulla. Non esiste una via del tutto senza sangue, Angemon.”
Il digimon non rispose. Passarono attimi di silenzio.
“No, c’è per forza!” urlò Tai. “Dobbiamo solo trovarla!”
“Spero che ci riusciate” disse Angewomon. “Perché io… non riesco… più…”
“Aspetta! Se Ophanimon è incosciente, chi o cosa la controlla?
“Kari…” rispose la voce prima di spegnersi.
“Non è possibile!”
“Invece è quel che temevo.” Disse MagnAngemon. “Vedete, una volta posti di fronte ad una potenza così enorme come quella che abita il Mare Oscuro, si possono compiere due errori principali. Uno è disperare della salvezza e sottomettersi. L’altro è disperare della salvezza e cercare di vincere la minaccia fisica a tutti i costi.
E a ben pensarci, gli unici che sappiamo in grado di forzare l’evoluzione sono il Prescelto stesso e Ken quando aveva il potere dell’Abissale. Sappiamo che l’Abissale non controlla Kari, perciò per esclusione…”
“No!” urlò T.K. “Kari non farebbe mai una cosa simile!”
“In condizioni normali, no.” Disse MagnAngemon. “Ma ha passato un giorno con uno dei più grandi digimon malvagi di tutti i tempi, ha visto cadere la sua partner ed ora è nel Mare Oscuro. Anche lei è umana. Anche lei può cedere. Come può cedere ciascuno di noi.”
Un silenzio pesante scese dopo quelle parole.
“Cosa faremo?”
“Noi non possiamo fare nulla” disse MagnAngemon. “Non abbiamo le forze per raggiungere Kari. Eppure c’è ancora una speranza.”
“Quale?” gli chiese MetalGreymon.
“Non siamo soli, dopotutto.”


Mare Oscuro

Kari giaceva ancora sulla sabbia, priva di forze. Ma un sorriso fisso le tagliava la faccia: aveva vinto. Era circondata da un cono di luce bianchissima che aveva fatto fuggire i servi dell’Abissale, perciò era completamente sola. Il cono saliva in cielo fino a raggiungere, oltre le nuvole, un nuovo astro di incredibile splendore: una stella brillante quanto un piccolo sole. Ma il mondo intorno a lei era quieto come sempre, e lentamente la luce si rafforzava rendendo indistinti i contorni delle cose.
Kari non poteva accorgersene. Sanguinava e non riusciva più a vedere. Era già svenuta e rinvenuta due volte, ed era in condizioni mentali tali che coscienza ed incoscienza non erano molto differenti, per lei.
Sentiva però il calore scorrerle in tutto il corpo, e sentiva che tutto sarebbe finito a breve.
Anche se tremendamente indebolita, Kari si sentiva vittoriosa. Che meraviglioso sacrificio era il suo! L’Abissale non avrebbe mai più minacciato l’umanità, né gli altri mondi. E sarebbe stato tutto merito suo.
“È la Fine!” sussurrò quasi con gioia. Se Nerone aveva cantato vedendo Roma bruciare, perché lei non doveva sorridere nel vedere un intero universo consumato da un diluvio di raggi luminosi?
Si abbandonò ancora di più al conforto della fresca sabbia, decisa ad attendere immobile l’ora finale.
Ma qualcosa la turbò. L’immagine di T.K. balenò per un attimo alle soglie della sua coscienza. Kari indurì il proprio cuore. Era troppo stanca per agire, si disse, troppo stanca per rialzarsi ancora.
“Sei stato un buon compagno…” pensò lei salutandolo. “Dovrai andare avanti senza di me, ora. Fattene una ragione.”
Ci fu di nuovo quiete.
Una nuova immagine apparve. Tai.
“Nessuna persona come te, Tai. Vedi? Tua sorella è diventata forte. Neanche la morte mi fa paura.”
La pace della sabbia fresca, prima così invitante, si fece lievemente più scomoda. Il suolo si stava riscaldando.
Apparve Angewomon e gli altri mostri digitali. Apparvero i suoi genitori e tutti i suoi amici. In ogni caso, Kari evocò una breve frase di commiato per ciascuno. Alla fine, la parata di ricordi si estinse, e Kari si convinse di essere in pace col mondo.
No, mancava uno. Perché non le era venuto in mente in modo automatico? Chi era?
“Davis?”
Si sentì inquieta. Cosa poteva dire a Davis?
“Ci hai guidato bene.”
No. Non era sufficiente.
“Sei sempre stato pronto a sacrificarti per noi. Il tuo esempio mi ha guidato e…”
Era la verità. Ma Kari non riusciva a completare la frase, anche se era una perfetta frase di commiato.
“Sei stato un grandissimo amico e un…”
No.
“Spero che tu possa trovare una che…”
No.
“Ti amo!”
…No. Non era vero.
Kari storse la bocca con fastidio. Cosa voleva la sua coscienza, da lei? Cosa doveva dire a Davis? Non andava bene un commiato generico, non andava bene una dichiarazione d’amore, cosa pretendeva da lei quell’uomo?
La giovane si accorse con riluttanza che faceva troppo caldo. La sabbia era viscida sotto di lei. Non era più comoda, ora.
“Sto buttando via la mia vita per te, dovrei anche inventarmi un modo per metterti il cuore in pace?”
La sabbia nei capelli. Il prurito. Una rabbia incredibile le sorse in cuore.
“Lasciami in pace!”
No.
Kari non poté più nascondersi, né dietro alla stanchezza né dietro alla rabbia. Doveva ammettere quello che sentiva dentro. Davis, o meglio quello che il suo subconscio aveva distillato della personalità di Davis, aveva ragione. Sospirò mentalmente e fece il passo.
“Non voglio morire…” si disse Kari. “Voglio vivere. Ci può essere orgoglio anche in un’azione come il sacrificio di sé. Voglio vivere! Ma se questo è il mio destino, che mi sono procurata con le mie mani… spero di poter essere perdonata. Soprattutto da Angewomon.”
Un istante di calore intenso. Kari spalancò gli occhi, ripiombando nel panorama, se possibile ancora più allucinato, del Mare Oscuro.
La luce trapassava le nuvole come se non ci fossero. Lingue di fuoco bianco danzavano sull’intera regione: le falesie, il villaggio lontano, le onde erano ricoperte dalle strane fiamme. Vicino a lei una duna sabbiosa cedette e si sfaldò. L’aria era ancora più opprimente del solito, carica di un’enorme minaccia, e calda come quella di un forno.
Le nuvole ribollivano e il Mare si ritirava, come in preparazione ad uno tsunami. Le falesie si spaccarono e il suolo si fessurò.
Kari alzò lo sguardo alla luce sopra di lei, piangendo, inconscia di ciò che la circondava. E così, quando Davis apparve dal nulla e l’afferrò per le spalle, lo spavento fu doppio.
“Tirati su, Kari! La cavalleria è arrivata!” Disse allegramente il giovane, con stridente contrasto rispetto al mondo impazzito intorno a lui. Poi gentilmente la sollevò in modo che potesse vedere ciò che la circondava. Kari sentì la consapevolezza di sè ritornarle nella mente prostrata.
Il giovane non era solo: con lui c’era DemiVeemon e una decina di strani digimon umanoidi, ricoperti con una corazza verde e armati di una lunga picca coronata da un cristallo. Non sembravano particolarmente malvagi, anche se certamente erano dei soldati.
“Davis?”
“Ti sei svegliata, finalmente.”
“Cosa ci fai qui?”
“Dopo, dopo. Dimmi che stai bene.”
“Sì, sto bene…”
“Intendo dire con la testa. Ho passato mezz’ora a parlarti, prima, mentre ti fasciavo. Eri febbricitante e hai detto cose tremende… non sembravi più tu. Sembrava che stessi facendo il tuo stesso discorso del funerale.”
“Mi hai parlato? Dei nostri amici?”
“Allora riuscivi a sentirmi!”
“Sì.” Kari titubò. “E hai parlato anche di te?”
“No.” Disse lui. “Perché avrei dovuto? Ero lì di fronte a te… qualcosa non va?”
“No, no, niente… Davis… mi sa che mi hai salvato dalla disperazione, in questo momento.”
Davis sorrise impacciato. “Uh… prego… figurati, sono felice di averti aiutato.”
Kari non riuscì a trattenere un sorriso. Davis negli anni era diventato un leader molto migliore di quanto non lo fosse da adolescente, ma era e rimaneva un salame di fronte ai complimenti.
Uno dei digimon umanoidi si fece avanti.
“Eccellenze, non c’è tempo.”
“E voi chi siete?” chiese Kari.
“Te lo spiego dopo. Comunque ha ragione, non c’è tempo. Andiamo. Dobbiamo raggiungere Ophanimon.”
“Non è rischioso spostarla in queste condizioni?” disse DemiVeemon indicando Kari.
“Sorprendentemente, a parte la gamba il resto delle ferite è superficiale. Il vero problema è stata l’esaustione nervosa dovuta all’evoluzione forzata, e a quel riguardo penso che il peggio sia passato. E comunque, non abbiamo scelta.” Due dei digimon li afferrarono, e tutti insieme presero il volo.
“Come ti senti, Kari?”
“Bene, DemiVeemon” disse lei. “Ma sono rimasta un po’indietro, dovete raccontarmi molte cose.”

“Non c’è molto da raccontare” disse Davis mentre il gruppo di nuovi alleati  li portava attraverso le nuvole luminose. Il caldo umido toglieva il fiato e la visibilità era poca, ma essendo vicini non correvano rischio di perdersi.
“I soldati di GranDracmon mi sono volati addosso a centinaia dopo che il bestione ti ha rapita. Allora gli altri sono tutti a dirmi vola giù, Disimpegnati, Lascia fare a Tai e T.K., eccetera.
Ma se mi fossi girato mi avrebbero colpito alla schiena, e poi quell’idiota di Ken non pensava che qualcuno li doveva pur trattenere… fatto sta che sono stato circondato. Non potevano distruggerci in un colpo, erano tutti di livello Campione o inferiore- perché i più forti erano andati contro MetalGreymon- ma erano tantissimi.
“Ho cercato di raggiungere Tai, ma lui ha fatto evolvere il suo Digimon ed è corso dietro a te. Non riuscivamo a tenergli dietro. In breve, siamo stati catturati e trasportati nella Regione Ombra.”
“Vi hanno trattato male?”
“No, sicuramente meglio di quanto abbiano trattato te. Ci hanno portato in una fortezza secondaria e trattenuto per una giornata intera. Il Devimon a comando del distaccamento era molto preoccupato e ci ha praticamente ignorato. Solo dopo ho scoperto il perché.”
“Capisci? Ci ignorava, anche se siamo prescelti del gruppo originario!” esclamò DemiVeemon. “Dovremmo essere il terrore delle potenze oscure!”
“A livello Primo Stadio non sei molto minaccioso.” Notò Kari, finalmente rilassata.
DemiVeemon mise il broncio.
“Il motivo era serio, in realtà. Quel Devimon era una guardia di confine e aveva registrato qualcosa che era entrato nella regione senza essere identificato. Il qualcosa erano questi dieci ragazzoni.”
Il capo dei Digimon verdi assentì.
Kari guardò il “ragazzone” che la portava in volo. “Piacere di conoscerla, signorina Kari” disse con voce profonda e ronzante. “Siamo JewelBeemon.”
“Livello Evoluto, vero? Dell’Impero dei Beemon, se la memoria non mi serve male.” Rispose Kari. Anni di diplomazia con le potenze Digimon non erano passati invano.
“Esatto in entrambi i casi.” Disse il capo. “Siamo stati inviati dal nostro governo per osservare la rivolta nella regione di Balemos sotto il controllo dei Chessmon. Appena GranDracmon è apparso, abbiamo pensato di intervenire, tenendo conto del fatto che i Prescelti erano stati coinvolti, e abbiamo seguito il vampiro fino alla regione ombra.”
“E hanno fatto un intervento coi fiocchi!” esclamò DemiVeemon. “Hanno attaccato la fortezza di quel Devimon, l’hanno fatta a pezzi e ci hanno liberato.”
“Inoltre” aggiunse Davis “hanno recuperato il nostro Digivice che ci era stato portato via. Ho subito trovato il tuo ultimo messaggio e ho capito che avevi bisogno di aiuto. Non riuscivo a contattare Tai né T.K. e non potevo raggiungerli in alcun modo, perciò non sapevo cosa fare. Poi c’è stata una grandissima esplosione e la regione ombra è stata risucchiata nel Mare Oscuro. Ci è arrivato un secondo, disperato messaggio, firmato da Angewomon.”
“Come, da Angewomon?”
“Ah, tu non lo sai ancora…” Davis spiegò in breve il contenuto del messaggio.
Quando Kari capì esattamente cosa era successo a causa sua fu ad un passo dal tornare in crisi. Ma Davis non glielo permise. Richiamò la sua attenzione sul problema e lei, per abitudine, recuperò la concentrazione.
“Deve aver consumato moltissima energia per inviare un segnale del genere, ma è servito. Abbiamo raggiunto il bordo della regione ombra e ci siamo diretti giù, verso di te.”
“E mi avete trovato.”
“Esatto.” Sorrise Davis. “E il resto è storia. Ora però dobbiamo fare l’ultimo passo… salvare gli altri, e Ophanimon.”
“Il tempo stringe… quanto ne abbiamo?”
“Relativamente poco.” Rispose uno dei JewelBeemon. “Dal messaggio della Prescelta Angewomon, appare che la regione ombra di per sé sia stabile. Ophanimon sta cercando di farla precipitare.”
“Stabile? Ma come è possibile?”
“Ora vedrai.”
Sbucarono oltre le nuvole. La luce diretta illuminava le cime dei cumulonembi a giorno- uno spettacolo maestoso, ben diverso dall’opprimente squallore a terra.
Ma lo spettacolo più grande avveniva cercando di guardare l’orizzonte. Le nuvole- una coperta ininterrotta- rimpicciolivano fino a confondersi nella distanza, senza una linea d’orizzonte netta. Oltre la foschia il pavimento di nuvole si levava a formare un muro illuminato che riempiva tutto il cielo fino a ricongiungersi allo zenit.
Sembrava di essere in una grandissima bolla bianca.
“Regione ombra in vista!” annunciò DemiVeemon.
Al centro della bolla, come una gigantesca lampadina, stava una sorta di isola sospesa nel nulla. Era evidentemente la Regione Ombra: Kari riconobbe alcuni dettagli orografici che aveva visto al momento del suo rapimento.
“Quindi il Mare Oscuro è la superficie interna di una sfera?” concluse Kari.
“Evidentemente sì.” Disse Davis.
“E fuori cosa c’è? E soprattutto, come mai non cade tutto?”
“Non chiederlo a me.” Commentò lui.

In circa mezz’ora raggiunsero le rovine del castello di GranDracmon. Ophanimon era sempre lì, ferma in aria ma tutt’altro che inattiva. Il suolo ruggiva e dei tremori si susseguivano ininterrottamente, segno che la zolla si sarebbe trasformata molto presto in un letale meteorite.
MetalGreymon prese il volo e li intercettò immediatamente.
“State tutti bene?” chiese appena vide i tre Prescelti.
“Sì.” Rispose sbrigativamente Davis. “è successo qualcosa?”
“No.” Rispose il Digimon. “Ophanimon non si è mossa. Abbiamo tentato di contattarla in ogni modo, ma niente. Ah, fa l’altro, Kari, abbiamo ritrovato la tua roba, più Digivice e Medaglione.”
Kari, vestita ancora del miserabile abito da carcerata, esultò.
Appena giunsero a terra, T.K. si lanciò ad abbracciare Kari, mentre Tai si limitò a stringere la mano a Davis e ai JewelBeemon.
“Ophanimon!” urlò Kari, senza ottenere risultato. “Ophanimon, fermati!”
“Niente” concluse. “è sorda anche alla mia voce.”
“Cosa facciamo, allora?” chiese suo fratello.
“Non lo so” ammise lei. “Speravo che la mia voce la scuotesse. Dovremmo studiare un modo…”
“Attenta!” esclamò Davis, spingendola da parte. Nel punto dove lei stava fino ad un secondo prima era conficcata la lancia di Ophanimon. L’aura di fiamme sprigionate dall’arma spinse i due a notevole distanza.
Una violenta fiammata viola esplose intorno a lei. Le sue ali si mutarono in quelle di un pipistrello. La sua armatura diventò color blu-grigio. Lo scudo scomparve e molte delle finiture della corazza si sciolsero, mentre la sua lancia cambiò forma, trasformandosi in una grande falce.
“Oh, maledizione.” Disse con considerevole sangue freddo MetalGreymon prima di contrattaccare con i suoi missili.
La nuova Ophanimon alzò la falce, e l’aura di fiamme viola si espanse, spazzando via i missili e i Prescelti allo stesso tempo. MetalGreymon, prima di essere colpito, si compresse a livello Intermedio: era ormai allo stremo e mantenere la sua forma naturale era un rischio.
MagnAngemon fu il primo a riprendersi, opponendo all’arma dell’amica la propria lama.
“Sta indietro!” esclamò T.K. “è troppo forte anche per te!”
MagnAngemon si voltò per un secondo. “Lo so. Ma devo farlo; devo difendervi e pagare il mio debito con Angewomon.”
La falce scivolò sulla spada con uno stridio odioso, graffiando la lama per tutta la sua lunghezza. Con uno schiocco l’arma di MagnAngemon si spezzò alla base. Il contraccolpo lo respinse di un paio di metri, ma lui riuscì a restare in piedi. Senza altre armi a disposizione, MagnAngemon strinse i pugni e si preparò ad attaccare di nuovo.
La bocca di Ophanimon si spalancò, enorme e innaturale. Un basso ruggito si propagò per l’intera isola, e l’aura oscura che la circondava si concentrò, carica di energia distruttiva. I due angeli si lanciarono l’uno contro l’altra.
“Giù!” ordinò Davis, buttandosi al suolo e coprendosi la testa. Fu impossibile non obbedirgli: tutti seguirono il suo esempio e si prepararono all’inevitabile esplosione.
Ma non successe niente; si udì solo il sibilo di un risucchio d’aria, e poi il silenzio.
Kari riaprì un occhio, poi l’altro. Facendo attenzione a non premere su nessuna delle sue ferite, si mosse oltre al masso dietro il quale si era riparata e guardò il luogo dello scontro.
Un cratere fumigante si era aggiunto agli altri causati dalle precedenti battaglie, esattamente dove prima era Ophanimon. I JewelBeemon sbucarono dai rispettivi ripari e uno di loro l’aiutò ad avvicinarsi.
Al centro del cratere c’era una strana forma bianca, contorta e spezzata. Il cuore di Kari saltò un battito. I muscoli della sua faccia si tesero e sentì le lacrime salirle agli occhi. Strinse le palpebre e si appoggiò sulle ginocchia…
Poi una folata di vento fresco spazzò via il fumo. Kari sentì il vento prima di qualsiasi altra cosa. L’aria era in un certo senso vitale e scevra di ogni minaccia, stranamente consolatoria.
La forma bianca divenne più distinta, e Kari rise. Non era affatto spezzata, né contorta. Quello che lei aveva visto era Angemon e Angewomon, abbracciati sul fondo della buca: graffiati, ma sani. Visti attraverso il fumo, potevano sembrare due parti di un unico essere col torso diviso a metà, ma era solo un’illusione causata da stanchezza e paura.
“Ce l’abbiamo fatta” disse Angewomon nel vederla. “Non so come. L’abbiamo contenuta.”
I due si rialzarono, estendendo le loro grandi ali. Il fumo si era completamente diradato.
Il cielo era azzurro, con qualche nuvola di bel tempo e il sole del mezzogiorno splendente e rassicurante. L’aria era scevra di ogni minaccia, fresca ma non fredda. Le rovine del castello di GranDracmon, illuminate dalla luce naturale, erano molto meno inquietanti di prima.
“Dove siamo?” chiese la voce di Tai.
Si sentì Davis cercare il suo Digivice, ma uno degli JewelBeemon lo precedette.
“Questo è il Mondo Digitale, senza equivoco.”
Angewomon sorrise. “L’anomalia che in origine aveva staccato la Regione Ombra da Digiworld è stata corretta. Siamo tornati a casa!”
Il gruppo emise un sospiro di sollievo collettivo…
“E adesso?”
“Mmmh… Ricapitoliamo. L’Abissale ha perso la possibilità di usare Kari e GranDracmon è stato sconfitto.” Disse Davis. “Quei problemi, per il momento, sono chiusi.”
Estrasse il Digivice. “Il firewall è ancora attivo, il che vuol dire che- qualunque cosa gli altri abbiano fatto- il nostro problema principale è ancora presente.
Ora, da quando Kari è stata rapita, è passato un giorno e mezzo…”
Davis alzò lo sguardo, con aria interrogativa. “Correggetemi, questo è importante. Eravamo arrivati sulla montagna vicino al meteorite la mattina presto. Kari è stata rapita intorno a mezzogiorno. La notte dopo lei ha dormito prigioniera nel castello, io nel posto di vedetta e voi due accampati nella Regione Ombra, giusto?
La mattina successiva Tai, T.K. e i digimon hanno attaccato GranDracmon. Kari è finita nel Mare Oscuro, Angewomon si è evoluta e noi siamo stati recuperati dai JewelBeemon.”
“Coincide tutto.”
“Ma allora dovrebbe essere pomeriggio tardo, come indica il Digivice.” Disse Davis. “Eppure…” e indicò il cielo mattutino.
“Forse il tempo si è fermato.” Disse DemiVeemon.
“Oppure si è mosso più velocemente e sono passati giorni interi!” esclamò Agumon.
“No, la spiegazione è molto più semplice.” Commentò uno degli JewelBeemon. “Siamo in un fuso orario diverso rispetto a quello di Router. E forse molto più a Sud. Il Sole è più alto sull’orizzonte e fa più caldo, anche se ci potrebbe essere qualche anomalia climatica.”
Davis riaccese il Digivice. “Vediamo… senza connessione con la Terra, il sistema di posizionamento globale non funziona. Ma forse… Ah, trovato!”
L’espressione di trionfo di Davis durò solo un secondo.
“Allora? Dove siamo?”
“Poteva andarci peggio.” Rispose lui, portandosi una mano alla fronte. “Siamo a Server. Nel Sud di Server, per la precisione.”
“Cioè nell’Impero Beemon?” disse uno dei digimon insettoidi.
“No, ancora più a sud. Nell’emisfero meridionale di Digiworld.”
“Oh, maledizione!” esclamò Tai. “Ci vorrà un secolo per tornare alle Colonie!”
“Se dobbiamo portarvi per tutto quel tratto, dovremo recuperare le forze.” Disse Agumon. “Sento che potrei dormire per una settimana… devo almeno tornare al mio livello naturale!”
“Vi possiamo portare noi” disse il capo dei JewelBeemon. “Sarà un viaggio un po’scomodo fino all’Impero, ma una volta passato il confine potrete usufruire dei migliori mezzi di trasporto a nostra disposizione.”
“Mi sembra un’ottima idea. Voi che ne dite?”
“Siamo d’accordo.” Disse Davis. “Ma prima di fare viaggi lunghi sarebbe meglio trovare un posto sicuro dove curare la gamba di Kari- e anche le nostre ferite.”
“Allora c’è un’altra soluzione” aggiunse il JewelBeemon. “Tre di noi cercheranno un villaggio, altri tre voleranno verso Nord e richiederanno soccorso all’Impero. Se ci inviano una fregata volante, potreste raggiungere le Colonie in meno di due settimane.”
“Anche meglio. Per me va bene.” disse Tai, rivolto ai digimon insettoidi “Signori, avete la nostra più profonda gratitudine per l’aiuto fornitoci. Come Prescelto, non dimenticherò il mio debito.”
“Il debito è nostro.” Disse uno dei JewelBeemon. “Voi siete i Prescelti. Senza la vostra lotta contro i tiranni del passato, non ci sarebbe alcun Impero dei Beemon. Vi dobbiamo la nostra patria e la pace in cui siamo. E dopo oggi, il nostro debito è stato raddoppiato. La nostra riconoscenza non ha limiti, e speriamo che nessun’ombra offuschi mai l’amicizia fra i Prescelti e i Beemon.” Concluse, con un reverente chinar del capo.

Epilogo

GranDracmon si sollevò a fatica. Intorno a lui, il Mare Oscuro era tornato alla sua antica tonalità grigia spenta.
“Cosa? Io… qui? Non è possibile… La mia vita doveva essere…”
Gli artigli si contrassero sulla sabbia. “… eterna.”
Passarono alcuni secondi. Il corpo di GranDracmon fu percorso da spasmi incontrollabili. Il vampiro stava ridendo. Rise a lungo.
L’oceano stagnante di fronte a lui non rispose. La risata corse sulla superficie fino a perdersi. E nell’esatto momento in cui GranDracmon smise finalmente di ridere, il mare cominciò a sollevarsi, sempre senza incresparsi, ma con grande rapidità. In poco tempo tutte e quattro le zampe del centauro erano immerse nell’acqua plumbea.
Il vampiro si ritrasse inorridito, cercando di allontanarsi dal mare freddo. I piccoli spruzzi causati dal suo agitarsi tacquero quasi subito.
“GranDracmon.”
“Tu.” Disse lui, con voce rabbiosa.
“Sì, io.”
“Cosa sei venuto a fare, qui?”
“Non posso andarmene da questo posto, lo sai… o meglio, non per ora.”
“Perché sei qui, di fronte a me!” urlò il vampiro.
“Per vederti morire.” Rispose asciutto l’altro. “Io qui posso sopravvivere. Ma il tuo prezioso sangue umano reagisce male con questo mondo maledetto. Ironico, no? Il sangue dei creatori che ti ha donato l’immortalità è la tua condanna.”
“Posso ancora salvarmi.”
“Non senza il mio aiuto… e credimi, ti costerà caro. Vedere l’Abissale divorarti sarebbe un grande piacere per me, e per privarmene pretendo un grande compenso. Ma tu lo pagherai, vero? Piuttosto che morire qui saresti disposto a qualunque cosa, vero? Ammettilo, dai. Non è difficile. Devi solo ingoiare la tua dignità… l’unica cosa che non hai ancora venduto.”
GranDracmon non rispose, ma chinò il capo.
“Bene. Accetto la tua offerta. E ora…”
Linee rossastre comparvero su tutto il corpo di GranDracmon. Egli cominciò lentamente ad affondare.
Il vampiro sussultò. “Che stai facendo?”
“Ti sto salvando, no? Non preoccuparti. Basterà un’immersione completa.”
“Un’immersione completa? Maledetto! Quest’acqua cancella la personalità! Stai salvando solo il mio corpo!”
“Perché, pensi che io possa salvare la tua anima? Ti stai rivolgendo all’individuo sbagliato.”
“Ma la mia memoria! La mia mente! Quelli contano, non il mio corpo!”
“Tu mi stai chiedendo un miracolo. Ancora una volta, ti stai rivolgendo alla persona sbagliata. Anche io devo pagare un prezzo all’Abissale, ed esso è appunto la tua mente e memoria. I ricordi ordinati delle prime ere di Digiworld, di una vita lunghissima, di centinaia di mondi. Come sai, l’Abissale desidera oblio, e una volta dimenticato quello che sai, quelle informazioni saranno perse per sempre.”
“Neanche tu hai quelle conoscenze…” disse GranDracmon, sforzandosi di tenere il collo sopra l’acqua.
“E infatti io odio la conoscenza. Una volta che sarai sparito, potrò riempire i secoli dimenticati con mie invenzioni e godrò di ancora più impunità che adesso. Cosa sia successo nella realtà? Sai che non ho un buon rapporto con ciò che è vero, fisso e immutabile. Preferisco ciò che è mobile, liquido e sfuggente. E corrosivo. Come quest’acqua.”
“Maledetto!”
“Sì, maledetto. Maledetto grazie a te, che mi hai fatto precipitare dalla beatitudine!
E l'acqua si chiuse sul capo di GranDracmon.







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Non avrei mai creduto di riuscire a finire questo capitolo... ma ce l'ho fatta.
Ho avuto molti dubbi durante la sua creazione, e sarò franco: in alcuni punti, non sono ancora del tutto soddisfatto. Ma non voglio richiudermi su me stesso all'eterna ricerca del giro di frase giusta. Ho aspettato anche troppo.

Va beh... con questa decima fatica, si chiude la prima story arc: GranDracmon. Abbiamo visto che razza di poteri nascondano le Pietre... e che anche Kari ha delle debolezze.

Valeri tornerà nella prossima, e si vedrà un po'di azione seria per lui e il suo gruppo. Scopriremo anche qualcosa sulla sua provenienza.
E siccome ci siamo concentrati parecchio su quattro Prescelti, parleremo di alcuni che non si sentono da tanto tempo.
Rivelazioni e colpi di scena a palate sono in preparazione!

P.S. Se vi siete stupiti che GranDracmon sia caduto troppo facilmente... siete sulla pista giusta.


Commentate! Se c'è qualcosa che non vi sembra funzionare bene nella storia, fatemelo sapere... conto sulle vostre critiche per migliorare.
 - R.



Nota che potete anche saltare, eche spiega un dettaglio del tutto inconsequenziale di VdP.

Il mondo dell'Abissale vi confonde? Dovrebbe farlo, perchè l'ho pensato come non-euclideo, nel solco della tradizione di Lovecraft. Ho tratto ispirazione da un'interpretazione del cosmo della Divina Commedia- l'ultimo testo da cui ci si può aspettare geometrie insolite, devo ammettere. Secondo quest'interpretazione, l'universo di Dante ha un "centro" inferiore, il centro della Terra dove è confitto Lucifero, e un "centro" superiore dove risiede il Trono di Dio. 
In quest'ottica, le illustrazioni dei normali libri di testo sono errate: raffigurano l'Empireo come il cerchio più largo e pongono Dio in qualche punto fuori di esso. Sebbene non si possa rappresentare fedelmente in tre dimensioni un oggetto quadridimensionale, si può ricorrere ad un trucco: raffigurare le tre dimensioni visibili come un foglio bidimensionale e la quarta come altezza. Con tale metodo, il cosmo dantesco può essere raffigurato come una sfera: al polo superiore c'è Dio, a quello inferiore il centro della Terra; la Terra stessa è la calotta sferica inferiore. Così il Mare Oscuro ha un centro inferiore- dove dimora l'Abissale. Tutto intorno a lui c'è la parte fisica del Mare, che ha forma sferica, come un pianeta, e dimensione finita. Da qualsiasi punto del Mare, se si sale in verticale, si raggiungerà un unico punto: quello in cui Ophanimon ha portato il castello. Continuando nella stessa direzione si raggiungerà di nuovo il suolo, agli antipodi rispetto al punto di partenza.
Conclusione: Dal Mare Oscuro non si può fuggire semplicemente muovendosi in una qualsiasi direzione visibile.




  
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