Piccolo extra
Notte, palazzo di Amestris.
Roy
si rigirò nel letto, freddo.
Edward non l’aveva ancora raggiunto nella loro camera. Eppure
aveva detto che avrebbe fatto in un attimo! Guardò la
candela sul comodino consumarsi
lentamente mentre tentava di prendere sonno.
Niente.
Non gli riusciva.
Infastidito si mise seduto, rabbrividendo quando l’aria
novembrina gli accarezzò la schiena.
Un colpetto alla porta lo convinse del tutto ad alzarsi,
afferrare la vestaglia e andare ad aprire la porta.
Gli apparve davanti un servitore insonnolito che reggeva a
stento una candela.
“Mio signore, il vostro consorte…”
“Ho capito, vai a dormire.”
Non era bene che un principe vagasse per il castello di
notte. Non era comprensibile. E che poi lo lasciasse solo,
nel loro letto, aggiunse
il suo orgoglio maschile.
Sbuffando a metà fra l’esasperato e il divertito,
prese la
candela dal comodino e si avventurò per il corridoio,
diretto a passo sicuro
verso l’ala ovest del castello.
Spinse la pesante porta di quercia, lasciando che la luce debole della fiammella si spandesse fioca sugli scaffali.
Come volevasi dimostrare, pensò con un sorriso.
Addormentato su un libro più grosso di lui.
“Non cambierà mai.” Era la terza volta
che Edward si
addormentava in biblioteca, cullato dal profumo della pergamena,
dimentico del
mondo esterno.
Il Principe avanzò nella stanza. Posò la candela
sul tavolo
e si chinò sul consorte. Dormiva.
Non volendolo svegliare, gli passò un braccio sotto le
ginocchia (ringraziando gli dei che fosse così minuto). Nel
sonno, Edward gli
strinse inconsciamente la vestaglia, affondandogli il viso nel petto.
Con quel prezioso fagotto tra le braccia, Roy soffiò sulla candela. La strada per la loro camera la conosceva.
E questa è davvero
la fine, cari lettori.
Un grazie immenso per
la pazienza e le adorabili recensioni.