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Autore: VeraNora    24/04/2013    12 recensioni
Il proseguo di "strano il mio destino". Non tutti i mostri del passato sono stati sconfitti... c'è ancora l'ultimo drago da abbattere e nuovi misteri si nascondono sotto la superficie.
***************************************DAL CAPITOLO***************************************
"Erano state tre settimane incredibili: aveva ritrovato Stefan; Elena era diventata un vampiro ed aveva passato gli ultimi 15 anni a cercarlo; il suo rammarico più grande, quello d’aver rovinato la vita a Jessica uccidendo sua madre, si era rivelato essere solo uno scherzo della mente… della sua mente! Era così abituato a sentirsi un mostro che l'idea di aver salvato qualcuno, gli era sembrata inaccettabile. Aveva costruito una propria storia in cui lui era il cattivo e la madre di Jessica la sua ultima vittima. Ma la giovane, aiutata da uno strano destino, era riuscita a ridargli indietro, pezzo per pezzo, l’amore, un fratello e la serenità.
Damon stava assaporando il gusto sconosciuto della pace, della felicità: tra le braccia stringeva l’amore della sua vita ed a casa lo attendeva suo fratello.
Era pronto ad esistere, libero dall’inferno che aveva segnato la sua esistenza… ma l’inferno non voleva liberarsi di lui."
Genere: Avventura, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il gruppo viaggiava spedito verso le grotte e la sensazione che qualcosa fosse sfuggito loro era forte.
Bonnie rimuginava sulla storia che sua nonna le aveva messo in testa, percepiva una zona d’ombra su cui non riusciva a fare luce: «Non avrai nessun aiuto mia cara… tutto quello che ho potuto fare l’ho fatto a suo tempo…» erano state le sue parole. Ovviamente si riferiva al suo risveglio dal coma, ma lei continuava a chiedersi il perché di quel favore. “Non può essere solo perché gli spiriti si sono divisi... deve esserci un’altra ragione… ci deve essere un motivo, ma quale?” pensò senza darsi pace.
Elena continuava a non trovare la connessione tra l’essere strega di Diana, e Klaus nel corpo di Tyler. “Perché hanno aspettato tutto questo tempo per agire? Cosa è cambiato?” si chiese. La risposta le venne automatica guardando la ragazza dai capelli ricci seduta a fianco a lei. “In che modo è utile? Non sapeva nemmeno di essere una strega!” pensò, ma tenne per sé i suoi dubbi. Damon, alla guida, aveva assunto la sua espressione corrucciata, tipica di quando si rintanava nei suoi pensieri cercando di sopravvivere al suo stesso pessimismo. Non gli serviva che riversasse anche quel sospetto nella sua mente, evidentemente già sovraffollata di congetture. “Terrò al sicuro Jessica a costo della mia vita finché non avrò capito in che modo è collegata a tutto ciò” si promise, prendendo d’istinto la mano alla giovane che si voltò a guardare la vampira, sorridente.
Jessica era eccitata per quella storia ed anche molto preoccupata. Sapeva che Damon sarebbe morto piuttosto che saperla in pericolo e lei lo doveva proteggere. Doveva proteggerlo dal suo modo di amare: totale e senza limiti. Lei voleva essere il suo limite. «Se sarà necessario, morirò per lei…» aveva detto lui ad Elena. “Ma lui non può morire… non deve… non ora che sono riuscita a farlo felice! Costi quel che costi, lui vincerà!” si disse poco prima che Elena le prendesse la mano. La guardò sorridendo e pensò “Salverò anche te… tu dovrai badare a lui dopo”.
Damon rimase incastrato in un pensiero. Se lo portava da casa, da quando avevano scoperto della scomparsa di Diana e della sua natura soprannaturale. Era un strega ed anche Jessica lo era… o meglio, non avrebbe dovuto esserlo, ma avendo lei fatto degli incantesimi in passato aveva sbloccato le sue abilità che, a detta di Bonnie, erano davvero potenti. La sua mente si arrovellava intorno ad un’immagine sbiadita, qualcosa che aveva stretto tra le mani, a cui aveva prestato attenzione. “Forse non è importante, forse è solo un modo per non pensare a quello che sta per succedere” cercò di convincersi, ma il suo istinto lo spinse a non arrendersi nel solleticare quell’idea.
«Ho una curiosità»
esordì Jessica, interrompendo il silenzio in cui tutti erano stati risucchiati per dedicarsi al rumore dei propri pensieri.
«Quell’affare… il paletto di…»
«Di quercia bianca»
le venne in soccorso Elena.
«Sì… quello… che peculiarità ha? Perché lo tenevate come una reliquia?»
domandò.
«Solo con quello si può uccidere un Originale…»
rispose Damon.
«Cioè?»
«Cioè… solo con il legno ricavato dall’albero della quercia bianca si può eliminare, in maniera definitiva un originale. Qualsiasi altra arma è inutile: quei pugnali, ad esempio, servono solo a dar loro una morte apparente. Se si colpiscono con quel paletto, invece, muoiono e bruciano…»
spiegò il vampiro. Jessica si prese del tempo per pensare alle parole del padre.
«E perché Diana lo ha preso?»
chiese, tornando dalle sue elucubrazioni.
«C-che vuoi dire?»
le fece Elena.
«Cosa dovrebbe farsene? Se non ho capito male sta collaborando con Klaus, a cosa le dovrebbe servire un’arma contro gli Originali?»
«Forse vuole usarlo per minacciarci… se pugnala Rebekah, muore Elena…»
intervenne Bonnie.
«Cosa? Che significa?»
esclamò Jessica.
«Se uccidi un Originale, muore con lui tutta la sua blood-line, tutte le persone che ha creato… e Rebekah ha dato il suo sangue ad Elena…»
spiegò la strega. La ragazza si prese altro tempo per assimilare anche quel concetto.
«Ma… non dovrebbe lavorare per loro? I discorsi che ha fatto Rebekah… voglio dire, Klaus nel corpo di Rebekah, non mi sono sembrati tipici di chi sacrificherebbe la propria famiglia per ottenere qualcosa… non credo Klaus farebbe uccidere così sua sorella, nemmeno per riavere indietro il suo corpo!»
obiettò Jess. Quell’osservazione diede da pensare a tutti.
«Magari sta facendo il doppio gioco…»
suggerì Damon.
«Per conto di chi? Cosa ne ricaverebbe?»
fece notare la giovane. L’interrogativo si insinuò nelle menti già occupate del gruppo.
«Oh mio dio! Ma certo!»
esclamò all’improvviso Bonnie.
«Come ho fatto a non pensarci prima… chi considera i vampiri un errore a cui rimediare? Chi ha già provato in passato ad eliminarli tutti? Chi ha creato Alaric per lo scopo?»
li interrogò.
«E-Esther?»                  
disse Elena, prima di continuare:
«M-ma non è possibile… lei è… morta…»
«Lo era anche mille anni fa, questo non le ha impedito di tornare indietro a finire il suo lavoro…»
osservò la strega.
«Questo che vuol dire? Che Diana non è una strega?»
chiese Damon, nella cui mente iniziò ad accendersi una lampadina.
«No, no… è una strega… ma non lavora per Klaus... oppure glielo ha fatto credere puntando ad altro: l’eliminazione degli Originali»
«Ma… il corpo di Klaus è disperso in mare... se non lo recuperiamo non le servirà a nulla uccidere Tyler…»
ribatté Jessica.
«A meno che…»
La conclusione a cui giunse Bonnie, le impedì di finire la frase. Improvvisamente tutto le fu chiaro.
 
Diana-Esther si avvicinò al varco della grotta, continuando a ghignare, osservando il figlio nel corpo di Tyler.
«S-sei sempre stata tu?»
farfugliò inorridito.
«Non essere sciocco, Nicklaus… mi sono fatta avanti adesso, onde evitare un altro fallimento. Quella stupida donna si è fatta intenerire dagli occhioni della nipote! Già sua sorella aveva mandato a monte tutto, vent’anni fa: non permetterò  anche a lei di fare lo stesso… non ora che sono ad un passo dalla meta…»
rispose lei.
«P-perché? Perché lo fai?»
«Lo sai perché. Ho commesso un errore, devo rimediare»
«Questo sono per te i tuoi figli? Un errore a cui rimediare?»
sibilò l’ibrido. La strega si piegò sulle ginocchia per mettersi al livello del figlio, ancora seduto a terra dopo essere inciampato nel corpo di Rebekah.
«Vi ho amati tantissimo… è stato il troppo amore a spingermi a trasformarvi in mostri… bestie… devo ripulire il mondo da questo errore… solo così troveremo tutti la pace… non capisci?»
disse lei, in tono amorevole. Si sollevò e varcò la soglia della grotta, distese le braccia verso l’ibrido che venne spinto da una invisibile energia verso la parete. La donna estrasse dall’interno della giacca un oggetto che rese ancora più chiara la lucida follia di quel che stava per fare: il paletto di quercia bianca.
«E come pensi di fare? Ucciderai questo corpo… non me… non tutte le persone che ho creato!»
le urlò contro. Diana-Esther scoccò un’occhiata all’ibrido ed il sorriso che represse gli diede i brividi. Gli occhi di Tyler-Klaus corsero al corpo di Rebekah, disteso poco distante dalla strega. Tornò a guardare la madre con le sembianze di quella donna a cui si era affidato anni prima, e sperò di non aver avuto la giusta intuizione.
«Questo è il tuo piano? Trovare i miei fratelli ed ucciderli?»
chiese inorridito.
«Nicklaus… sto organizzando questo momento da anni… credi davvero mi sarei ridotta a metterlo in atto all’ultimo momento?»
Le parole della strega confusero ancora di più l’ibrido, ma quando lei tese le mani verso le cunette in ombra in cui lui stesso aveva nascosto Tyler, capì quanta premeditazione c’era dietro a quella situazione, e si sentì stupido per non aver avuto nessun sospetto. Trascinati da corde invisibili, i corpi essiccati di Elijah e Kol si posizionarono accanto a quello di Rebekah. Gli vennero in mente le parole di Caroline poco prima: nelle sue invettive aveva parlato dei suoi fratelli come vestiti da usare, ora capiva a cosa si riferisse la vampira.
«Il mio corpo è al sicuro, disperso nell’oceano… anche se ucciderai loro, io resterò qui… passerò il resto della mia esistenza a trovare un modo per vendicarli, puoi starne certa!»
inveì.
«Oh… risparmia il tuo livore… ho pensato anche a te…»
asserì lei, serafica. Tyler-Klaus corrugò la fronte incapace di capire il senso delle parole di Esther.
«Vent’anni fa avevo già trovato il modo per fare a meno del tuo corpo… purtroppo le cose non sono andate secondo i piani… ma il destino ha fatto sì che tutto tornasse al proprio posto…»
«D-di che diavolo parli?»
«Di questo»
rispose lei, tendendo verso il figlio un oggetto che brillò, illuminato da un fascio di luce filtrato dalle crepe della grotta.
«C-cos’è?»
chiese l’ibrido.
«Questo è ciò che legherà la tua anima al corpo che ti abita… il sangue che scorre nelle sue vene sarà il tuo…»
spiegò lei, mentre un ghigno soddisfatto le si allargava sul viso. Dei rumori giunsero alle sue spalle, distraendola dal suo momento di gloria.
«Arrivano gli altri invitati…»
commentò.
 
«A meno che?»
incalzò Damon, ancora in attesa che Bonnie finisse la sua frase.
«I-il ciondolo…»
sussurrò lei.
«Di che stai parlando?»
domandò Elena.
«Il ciondolo di Jessica!»
esclamò la strega.
«Quando hai detto di averglielo regalato?»
chiese a Damon.
«A-al suo 5° compleanno… ma che c’entra?»
«Ed il tuo compleanno è a luglio?»
«S-sì… cioè… no… io sono nata ad agosto, ma abbiamo sempre festeggiato il giorno in cui D. mi ha… salvata…»
«La notte in cui è andato via… ma certo…»
borbottò tra sé e sé.
«Vuoi farci capire qualcosa?»
la esortò il vampiro.
«Sai quando mi sono risvegliata io dal coma?»
ribatté lei.
«So solo che ci sei rimasta per… oh… non… non vorrai dire…»
«Sì, Damon! È quello che voglio dire…»
«Ma… ma in che modo quel ciondolo dovrebbe essere legato a tutta questa storia?»
«Ora capisco cosa volesse dire nonna… non riuscivo a spiegarmi perché gli spiriti avessero deciso di rinunciare alla mia punizione così, di punto in bianco… ora è chiaro! Il mio coma avrebbe impedito il ritrovamento del corpo di Klaus e finché il ciondolo è rimasto fuori dai giochi, l’equilibrio era ristabilito»
«Bonnie, sono lieto che nella tua testa sia tutto chiaro… ma se volessi far capire anche a noi, sarebbe cosa gradita!»
proruppe Damon, innervosito.
«Quel ciondolo non è un semplice cimelio di famiglia… deve essere un talismano… come quello…»
«Come quello di Emily?»
intervenne il vampiro. Bonnie annuì prima di proseguire la sua spiegazione:
«Sì… deve aver canalizzato delle energie utili a qualche tipo di incantesimo che, se posto in essere, metterebbe a rischio l’equilibrio della natura. Deve essere qualcosa di molto potente se mi hanno risvegliata… volevano che impedissi questa cosa…»
«Come avresti potuto impedire tutto ciò? Senza offesa ma svieni per ogni incantesimo che superi la difficoltà dell’accensione di una candela!»
osservò Damon.
«Ritrovandoti…»
disse Elena, rispondendo più ai suoi pensieri che non alla domanda del fidanzato.
«Non ti ci mettere pure tu a dire cose senza senso!»
«Ma certo!»
si intromise Jessica.
«Non capisci D.? Quando mi hai dato il ciondolo, la mia natura di strega deve aver riattivato qualcosa… per questo l’hanno svegliata dal coma, per far sì che ci trovasse! Che mi trovasse! Che idiota che sono! Gliel’ho pure consegnato… mi aveva convinta con la sua storiella strappa lacrime!»
«Resta solo da capire in che modo il ciondolo può mettere in pericolo l’equilibrio della natura… non esiste talismano capace di disfare un incantesimo come quello che ho fatto al corpo di Klaus…»
affermò la strega, pensierosa.
«Beh… lo scopriremo a breve… spero…»
disse il vampiro, fermando la macchina. Raggiunsero Stefan e Meredith, arrivati poco prima e li aggiornarono in fretta sulle loro scoperte.
Il gruppo riunito scese nelle grotte e si diresse verso quella in cui aveva lasciato rinchiuso il corpo di Tyler.
Arrivarono e trovarono Caroline svenuta a terra. Stefan corse ad accertarsi che l’amica stesse bene: la sollevò e la trascinò contro la parete e Meredith provò a farla rinvenire.
«Tu!»
esclamò Jessica, rivolta a Diana, in piedi all’interno della grotta.
«Oh… la mia adorata nipotina…»
la canzonò la donna. Il gruppo notò i corpi distesi poco distanti da lei e videro  il paletto di quercia bianca stretto nella sua mano.
«Anche se li fai fuori, resterà Klaus… e noi non ti aiuteremo a recuperarne il corpo!»
affermò Bonnie. Diana-Esther scoppiò a ridere.
«Come stavo spiegando a Nicklaus… non sarà necessario: grazie al ciondolo che Jessica mi ha gentilmente consegnato, potrò legare la sua anima al corpo di Tyler… ed il gioco sarà fatto!»
«Ed uccideresti così un innocente?»
si scandalizzò la ragazza.
«Tyler un innocente? È un mostro come gli altri… un errore peggio degli altri!»
Le parole rabbiose dette dalla strega fecero intuire a tutti chi si nascondesse dentro al corpo di Diana.
«Esther…»
«Bonnie… sono contenta tu ti sia ripresa… senza di te, non avrei potuto portare a termine il mio piano… grazie per esserti impegnata così tanto per ritrovare Damon… se solo avessi saputo che la piccola Rose era con lui… è stata una piacevole sorpresa scoprire che aveva salvato sia lei che il talismano…»
Improvvisamente nella mente di Damon scoppiò il ricordo che non era riuscito a mettere a fuoco per tutto quel tempo. “La lettera! La lettera d’addio di Ally! Ma certo!” pensò.
…Questo mondo è un posto orribile, porta solo dolore e sofferenza… io non resisto! Non ne posso più… e la piccola Rose sorride ingenua, lei non sa! Non sa che mostri ci sono là fuori! Io la devo salvare! Le devo impedire di venire divorata! Perdonatemi… devo salvarla… devo salvarmi!
Così aveva scritto la madre di Jessica prima di suicidarsi. “I mostri di cui parlava non erano fantasia… ha provato a sfuggire a questo destino… ha provato a sottrarre Jessica da tutto ciò…” e mosso da questo pensiero proruppe:
«Ma quel talismano non funzionerà…»
«Cosa vorresti dire?»
chiese la strega, infastidita dal tono sicuro del vampiro.
«Se la storia che Diana ha raccontato a casa è vera, che il ciondolo viene tramandato da madre in figlia… questo non funzionerà se ad usarlo non è la legittima proprietaria... che si dà il caso sia Jessica»
spiegò tranquillamente lui.
«Diana è la primogenita…»
«Ma il ciondolo non è stato tramandato a lei… c’è una ragione per questo, vero? Qualcosa che riguarda l’impossibilità di procreare di Diana?»
«Cosa ne sai tu?»
«Solo che una donna di oltre sessant’anni, venti dei quali vissuti con un uomo, non ha mai procreato…»
Damon attese conferma della sua storia e la trovò nell’espressione del viso di Diana-Esther.
«Voi streghe siete ossessionate dalla discendenza… lei non poteva garantirne una e, di conseguenza, non poteva tramandare il potere del talismano… per questo suo padre lo diede a sua sorella…»
concluse.
«Non ha importanza… Jessica lo ha regalato a sua zia, definendosi la sua primogenita!»
Ribatté la strega.
«Giusto… non devo fare altro che ucciderti quindi»
disse prima di scattare ad aggredirla. Diana-Esther lo bloccò stendendo una mano: il corpo di Damon fu percosso da una serie infinita di microesplosioni. Il vampiro cadde in ginocchio urlante e dolorante. Elena partì all’attacco a sua volta, seguita da Stefan e Meredith, ma la strega li  mise K.O. nel medesimo modo. I vampiri si contorcevano da dolore a terra, Jessica li guardò inorridita, mentre dai loro nasi cominciò ad uscire del sangue.
«Basta! Fermati! Li ucciderai!»
urlò.
«In un modo o nell’altro è la fine che faranno, mia cara! Non lo hai ancora capito?»
«Ma che razza di mostro sei? Pensi di essere migliore di loro e stai per uccidere i tuoi figli?»
«I miei figli sono già morti… secoli fa! Questi sono solo i loro involucri portatori di morte e disperazione! Hanno sparso il male nel mondo, dando vita ad altre creature abominevoli come loro, hanno creato una razza spietata ed assetata di sangue! Ovunque vadano, la morte li segue!»
«Non puoi generalizzare così! Non fosse stato per Damon io sarei morta… lui mi ha salvata!»
«Il minimo che poteva fare considerando tutte le vite che ha strappato…»
Nel pronunciare l’ultima frase la strega aumentò il dolore causato ai vampiri che alzarono il volume delle loro urla.
«Basta! Basta!»
la supplicò invano la giovane.
«Prendimi la mano»
le sussurrò Bonnie. Jessica eseguì l’ordine e strinse le sue dita intorno alla mano della strega che chiuse  gli occhi ed iniziò a mormorare le sue frasi magiche. Damon, Elena, Stefan e Meredith sentirono subito il sollievo che quel contro incantesimo forniva loro, attenuando il dolore.
«Ma bene… vedo che hai scoperto come canalizzare la tua energia…»
osservò Diana-Esther.
«Purtroppo non vi basterà…»
concluse, scagliando contro di loro un nuovo attacco magico. Jessica e Bonnie vennero investite da un’onda elettrica che strappò loro un urlo di dolore, Damon trovò la forza di sollevarsi e provò ad aggredire nuovamente la strega, ma questa lo bloccò.
La ragazza guardò verso Bonnie e si accorse del sangue che le usciva dagli occhi, dal naso e dalle orecchie.
«B-Bonnie… B-Bonnie»
balbettò. Provò a liberarle la mano, ma un’energia invisibile glielo impedì.
Diana-Esther sussurrò un incantesimo e le crepe sul soffitto della grotta si allargarono fino a farlo franare completamente. Il semi-buio in cui erano immersi cedette il posto alla luce solare che illuminò tutto.
«Creature della notte che camminano alla luce del sole… ecco un’altra cosa a cui porre rimedio…»
Improvvisamente i corpi dei vampiri iniziarono a sfrigolare, toccati dai fasci di luce solare. Si spostarono tutti verso le poche zone d’ombra rimaste nella grotta. Solo Damon rimase immobile dove la strega lo aveva costretto con la sua magia. Il suo corpo continuò a surriscaldarsi finché delle fiamme iniziarono a lambirne gli arti. Straziato, urlò spalancando le braccia. Elena guardò inorridita quella scena e si scagliò contro Esther, ma la strega bloccò anche lei sotto al sole. Damon si voltò verso la sua amata e vide il fuoco avvolgerle il corpo.
Lei trovò la forza di sorridere e il dolore del vampiro fu lenito dalla potenza di quel gesto: le immagini di tutte le loro risate scorsero una dopo l’altra nella sua testa, come un ultimo film prima di addormentarsi. Poi le fiamme divamparono incenerendo ogni ricordo: due fenici nel loro ultimo canto.

   
 
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