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Autore: Hermione92    12/11/2007    15 recensioni
Hermione aspetta, aspetta qualcuno. E ricorda. Ricorda quella luce, che le faceva sembrare la guerra meno spaventosa, quella luce che le illuminava le notti piu' buie. Ricorda lui. E lo aspetta. Buona lettura a tutti, fatemi sapere cosa ne pensate, baci, Hermione92.
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL MIO DESTINO

-...TANTO VALE ANDARCI IN GRANDE STILE...-


-Perche' ti ostini? Perche' cerchi di costruirti un paio d'ali?-.

-Scusa?- Hermione alzo' la testa, distogliendo lo sguardo dal Tassorosso del primo anno che le aveva chiesto una mano.

-Perche' ti ostini a comportarti bene per crearti un paio d'ali per volare in paradiso?- le domando' ancora il Serpeverde.

-Ali?- chiese, confusa. Giro' la testa, ma il primino era sparito.

-Ali.- ripete' lui, calmo.

-Io non cerco di avere ali.- lo guardo' negli occhi, cercando di capire cosa l'aveva spinto a farle quella domanda.

-Allora perche' ti comporti cosi'? Perche' aiuti tutti, incondizionatamente?- ghigno' -Se solo te lo chiedessi... aiuteresti perfino uno come me...-.

-Ma tu non accetteresti il mio aiuto.- disse calma, alzando le spalle.

-Io non ne ho bisogno.- rispose, freddo.

-Oltretutto... potrei farti la stessa domanda. Perche' ti ostini a volere un forcone? Non capisco...-.

-Io non mi ostino. Io aspetto solo che si compia il mio destino...-.

-Potresti cambiarlo.-.

-No. So a cosa sono destinato. Andro' all'inferno. Semplice, chiaro...-.

-...cristallino...- mormoro' lei.

-Davvero, Granger. Vorrei sapere perche' vuoi le ali, perche' vuoi l'aureola.-.

-E' nella mia natura.-.

-Ecco la differenza tra noi due. La mia natura e' il mio destino. E io penso... devo andare all'inferno, no? Be': tanto vale andarci in grande stile, non credi?-.

*

Perche' diavolo gli era saltato in mente di farle quella domanda? Era inconcepibile! Lui! Che non poteva permettersi di rovinare la sua immagine di imperturbabile ed intellegibile, che non poteva minimamente pensare di instaurare una normale e civile conversazione con Hermione Granger... l'aveva fatto. Si era fermato in mezzo a quel corridoio e le aveva fatto quella stupida domanda che gli girava in testa da tempo.

Ma lei voleva realmente assicurarsi un paio d'ali?

Lui la vedeva. Con Harry Potter e Ron Weasley. Sempre sorridente, sempre gentile e disponibile. Rispettosa di tutte le regole, che per lui erano create unicamente per essere infrante.

Perche'?

Perche' era cosi'?

Ok, lui non avrebbe mai dovuto pensarci. Non avrebbe mai dovuto chiederselo.

Ma l'aveva fatto.

L'aveva osservata di nascosto. L'aveva vista fare il suo dovere.

L'aveva fissata per ore.

E non avrebbe dovuto farlo.

Aveva visto che alla fine, oltre alle mille e mille cose che erano opposte... lei aveva qualcosa in comune con lui.

Sembrava impegnarsi al massimo per avere il diritto di seguire il suo destino.

Un destino opposto al suo.

*

-In grande stile?- alzo' un sopracciglio.

-Si'. Comportarmi come ci si aspetta da me, per arrivare dove tutti si aspettano...-.

-Sei strano. Prima vieni qui, a parlare con me. Poi ti metti a blaterare di inferno, di ali e... di destino!- si avvicino' a lui e gli mise una mano sulla fronte.

-Non ho la febbre, Granger.- sibilo', a denti stretti.

-Gia'. Non hai nemmeno la febbre...- si morse il labbro inferiore -Hai bevuto? Sei ubriaco? Drogato?-.

-Comincio a crederlo...-.

-Non stiamo litigando. E' grave.-.

-Molto grave.- si mise una mano in tasca, portando l'altra tra i capelli.

-E mi parli d'ali...- ripete', sempre piu' confusa.

-Di ali.- ripete' a sua volta.

-Niente battute sui Mezzosangue? Niente battute sui Grifondoro? Niente battute su... su di me?-.

-Niente.-.

-Si', sei veramente strano.-.

*

E strano lo era stato veramente. Parlare con lei, non insultarla. Strano, molto strano.

Ma che male c'era se per una volta avrebbe voluto mettere da parte il suo destino?

Molto, se si trattava di lui. Molto, ad avere il suo nome.

Ma un nome e' realmente cosi' importante o puo' essere ridotto al nulla, al niente piu' assoluto?

E per lui era stato sempre dannatamente difficile trovare qualcuno che lo guardasse veramente, qualcuno che vedesse al di la' della sua maschera.

Una maschera, che portava unicamente per proteggere se stesso.

Forse voleva solo dimostrare chi era veramente, cosa voleva dalla vita, da se stesso. Forse voleva solo provare l'ebrezza del sentirsi umano, per una volta.

Forse.

Ma lei non poteva saperlo.

Lei non puo' saperlo.

Seduta li', immobile, a guardare fuori dalla finestra, con una coperta sulle gambe. Lei pensava, e aspettava.

Aspettava lui.

*

-E' stato piacevole parlare con te, quel giorno...- la ragazza gli sorrise.

-Potrei concordare.- rispose, stringendola maggiormente a se'.

-Potresti?- chiese, alzando un sopracciglio.

-Potrei. Il fatto e' che tutto questo e' sbagliato...-.

-Credi che io non lo sappia?- sorrise amaramente -La prima volta in cui oso, la prima volta in cui smetto di preoccuparmi del paradiso... e tu... tu credi che io non sappia di stare provando l'inferno? So che e' sbagliato, so che e' il peccato, ma...- lo guardo' fisso negli occhi -Ma il voler vivere questa... questa “cosa”... fino alla fine... e' cosi' sbagliato?-.

-Il mio nome, Granger. E il tuo.- disse, serio -Noi non possiamo. Cio' che siamo lo impedisce...-.

-Non m'interessa come ti chiami, non m'interessa il tuo nome...- chiuse leggermente gli occhi.

-Granger...- inizio'.

-Mi basta saperti mio...-.

-Io non sono di nessuno.-.

-Questo e' il problema...-.

-Sei tu che sei mia, Granger.- le soffio' del fiato caldo sul collo.

*

Lui era cosi', lo era sempre stato. Fermamente convinto che il destino non si potesse scegliere, non si potesse cambiare. Le cose stanno cosi', e cosi' saranno. Era solo, costretto a fare qualcosa che molto probabilmente non voleva.

Ma aveva trovato lei.

Avevano passato le serate, le nottate, a parlare. O meglio: lei parlava, lui ascoltava e faceva commenti a volte scortesi. Era uno spiraglio, una piccola luce in mezzo al buio di una guerra.

Erano destinati a due fazioni diverse, schieramenti opposti.

Dovevano combattere l'uno contro l'altra. Ed era cosi', lo era stato.

Una guerra non loro, era stata solo un motivo per avvicinarsi maggiormente, per capire che gli unici momenti veri erano quelli che passavano insieme. Quegli attimi che gli scaldavano il cuore.

Ed erano veri, e avevano smesso di cercare di seguire quello che credevano il loro destino.

Avevano iniziato ad osare. A vivere.

E, inevitabilmente, ad amare.

*

-E' stupido!- esclamo', sbuffando.

-Se sapessi di cosa stai parlando... sono certo che sarei completamente in disaccordo...- ghigno'.

-Sei veramente gentile!-.

-Ehi, ehi... non ti scaldare. E' solo che farti imbestialire... e' il mio passatempo migliore.-.

-Sei veramente un caso disperato.- commento' esasperata, scuotendo la testa.

-Cosa ci vuoi fare? Sono quello che sono, Granger.-.

-Perche' credi che sia qua con te?- domando', guardandolo dolcemente.

-Perche' sei masochista ed autolesionista?- domando', ironico.

-Sei veramente unico.-.

-Lo so. Io sono io. E, ovviamente, sono perfetto.-. Lei si limito' a sorridere.

*

E in quel momento lei era li' a ricordare quei momenti, quegli attimi. Prima di quella guerra ormai finita con la vittoria del suo migliore amico. Ed sarebbe dovuta essere felice, lo era.

Allora perche' aveva quel peso sul cuore che non riusciva a togliere?

Il verde dei prati, l'azzurro del cielo. La gioia, la felicita'.

E il suo amore.

Quell'amore che le riempiva il cuore, che lo faceva battere all'impazzata. Quel cuore che ad un solo piccolo, leggero tocco di lui, minacciava di uscire dal suo petto.

Un battito, un altro battito. Ancora uno. E poi ancora.

Lenti, inesorabili.

E dolorosi.

Ma lei avrebbe aspettato, ancora.

*

-Credi che tutto questo finira' mai?- Hermione lo guardo' negli occhi, speranzosa.

-Solo quando saranno morte abbastanza persone, stroncate abbastanza vite...- s'interruppe -Solo in quel caso...-.

-Ma...- cerco' di protestare.

-In una guerra non esistono vincitori e vinti... esistono solo morti, e sopravvissuti.-.

-Non voglio combattere... non voglio combattere contro di te.-.

-E' quello che siamo, dimentichi?-.

-Vorrei non esserlo, vorrei non stare cosi' male...- una lacrima le scese lungo una guancia.

-Io non sto male, non posso stare male...-.

-L'hai deciso tu? O e' come quelle cose che ti hanno imposto e non vuoi cambiare?-.

-Non e' che non voglia cambiare...- inizio', offeso.

-Si', invece. Puoi farlo. E mi sembra che tu non abbia voglia...-.

-Voglia, Granger? Io sono io.- le rivolse uno sguardo glaciale.

-E come tale devi comportarti?-.

-E' destino.- disse solo.

-Vorrei poterlo cambiare...- lo abbraccio'.

-Gia'...- le bacio' una tempia -Gia'...-.

*

Hermione chiuse gli occhi, per poi riaprirli dopo pochi secondi. Niente, lui non c'era ancora. E lei era li' immobile, ad aspettare. Pensando a quei ricordi dolci ed amari, a quei ricordi belli, ma dolorosi.

E lui non era li'.

A prenderla in giro, a commentare le sue parole con una gelida battuta. A ghignare ogni volta in cui lei si dimostrava offesa.

Ma lui... non la stava abbracciando, non le baciava una tempia. Non la guardava con quegli occhi di ghiaccio.

Draco Malfoy non era li' con lei.

E lei ne aveva bisogno, tanto.

*

-Ti spaventerai se ti dico quello che sto per dirti?- chiese, guardandolo negli occhi.

-Ehm...- alzo' un sopracciglio, confuso.

-Sai... non m'importa. Te lo dico ugualmente.- arrossi' -Ti amo, Draco.-.

-He... Hermione...-.

-Ti amo.- ripete' -Ti amo.-.

-Non possiamo.-.

-Lo so. Ma e' cosi'...-.

-Domani...-.

-Shhh...- gli mise un dito sulle labbra, per zittirlo -Voglio che tu sappia che, domani... io...-.

-Tu contro di me, io contro di te.-.

-Non voglio.- scosse la testa.

-Dobbiamo. Lo sai.-.

-Dobbiamo.-.

-Andra' come deve andare...- sospiro', guardando nel vuoto.

-No.- gli prese il viso fra le mani -Voglio che il mio destino sia con te. E faro' di tutto perche' accada, chiaro?-. Lui sorrise, prima di baciarla. Baciarla e ancora baciarla.

*

Era sola.

E non avrebbe voluto esserlo.

Si era innamorata del suo peggior nemico e non lo rimpiangeva. Non l'avrebbe mai rimpianto.

Era lui che le asciugava le lacrime, che la faceva ridere. Che la faceva stare bene.

-Credevo fossi morta...-.

-Draco!- Hermione si alzo' di scatto in piedi -Sei... vivo...-.

-Si'... direi di si'.-.

-Ti odio, profondamente.- lo guardo' negli occhi -Non ti azzardare a farmi penare in quel modo! Mai piu', Draco Lucius Malfoy! Sono stata chiara?- gli punto' un dito contro il petto.

-Cristallina...- ghigno' -Cristallina.-.

-Abbracciami.- supplico', mentre una lacrima sfuggiva al suo controllo. E lui lo fece.

Lui era li', con lei.

Erano insieme, ancora. Per sempre.

-Non mi hai ancora risposto, sai?- sussurro', mentre erano accanto al camino, sdraiati sul tappeto, abbracciati.

-A cosa?- chiese, confusa.

-Perche' ti ostini a volere le ali?-.

-Voglio le ali?- alzo' un sopracciglio -Sei qui con me, Draco!-.

-Appunto. Tu vuoi le ali. Sopportare un diavolo come me... dovrebbe dare anche un'aureola in omaggio...-.

-Credevo fossi morto e mi parli di queste cose?-.

-Si'. Voglio una risposta.-.

-Ehm...- socchiuse gli occhi -Credo che... devo andare in paradiso, giusto?- il biondo annui' -Allora... tanto vale andarci in grande stile, no?-.

-Granger...- fece un broncio tanto adorabile, quanto finto -Mi rubi le battute!-.

-Sei unico...- disse, come quella sera.

-Si'. Lo so.-.

-Ti amo, Draco.- si strinse a lui -Non lasciarmi, ok?-.

-Non lo faro'... diciamo che ho smesso di voler entrare all'inferno in grande stile...-.

-Si'?-.

-Ora miro al paradiso.- ghigno' -Qui, con te.-.

La bacio'.

Erano insieme. Per sempre.

Era il loro destino.



Note dell'autrice: per prima cosa vorrei dire che questa fic mi e' venuta in mente leggendo una frase di Edward Cullen (protagonista della saga di Stephenie Meyer): “Ho pensato che se proprio devo andare all'inferno tanto vale andarci in gran stile”. Credo che sia una shot un tantino surreale, diversa da quello che scrivo di solito. Avevo in mente di pubblicarla ieri (il mio compleanno), dopo averla scritta una settimana fa, apposta per l'occasione (so che non e' molto allegra, ma mi e' venuta cosi'). Ma un contrattempo (una critica non molto positiva, non costruttiva e fatta senza un briciolo di tatto, per dire la verita') mi ha fatto riconsiderare completamente ogni parola che avevo scritto. Alla fine, pero': eccola qua. Non ho cambiato niente, nonostante quella critica. Ho preferito lasciare le cose come le avevo pensate inizialmente. Spero che vogliate farmi sapere cosa ne pensate, darmi qualche consiglio o anche una critica (purche' costruttiva). Commentate. Alla prossima, baci, Hermione92.

  
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