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Autore: Astrid The Best    24/04/2013    2 recensioni
Ben ora ha 18 anni,è un eroe conosciuto e temuto da tutto l'universo. Alcuni alieni provenienti da un pianeta lontano,chiederanno di eliminarlo.Chi sarà a fare questo lavoro "sporco"?
Angelica Cruz,una ragazza apparentemente normale di 19 anni. Cosa succederà?
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6: Il sorriso di Angie

ANGELICA
I miei occhi si scontrano con quelli verdi di Ben. Smeraldi contro zaffiri. Lui mi stringe ancora un po' finché balliamo e per un momento mi sento di nuovo viva .I ragazzi che ci sono in palestra con noi scompaiono dal mio campo visivo. Ci siamo solo io e lui. Lui ed io.
Ben stacca la sua mano dalla mia e inizia ad accarezzarmi dolcemente il viso. Il suo viso si avvicina al mio. Appoggia la sua fronte alla mia e mi sussurra qualcosa che non riesco a capire. E prima che io possa fare qualsiasi cosa per protestare, lui mi bacia. Un bacio all'inizio tenero,dolce e insicuro che dopo diventa sempre più passionale.
Un bacio che ho atteso per secoli, un bacio che ho temuto per tutto questo tempo.
Tutto scompare.
Poi un dolore immenso mi percorre il petto. Ritorno alla realtà, mi sento come se fossi stata pugnalata dritta al cuore, il corsetto inizia a tingersi di un rosso scuro intenso.
Guardo Ben terrorizzata e incapace di muovermi o semplicemente di urlare.
Sento la sua voce che urla il mio nome disperatamente.
 La mia vista diventa sfocata, i suoni ovattati. Precipito sulle ginocchia, il mio sangue inizia a colorare il pavimento e poi l'oscurità. Perfino le grida di Ben scompaiono nell'oscurità più buia.

Spalanco gli occhi e mi metto a sedere sul mio letto con la testa tra le mani, anche se non respiro mi sembra di avere il fiato corto. Era un sogno, un incubo, lo stesso della notte prima che ritorna a tormentarmi. Come se si facesse burla di me, il sogno torna sempre. Come se fosse un promemoria, che alla fine per tutti arriverà l'ora della resa dei conti e con essa la fine.
Mi alzo in piedi, ormai il sonno è svanito,come ogni notte. Mi infilo una vestaglia nera e mi dirigo in cucina. Apro il frigo e prendo l'ultima sacca di sangue che mi è rimasta. Devo fare rifornimento.

Dopo un po' qualcuno suona alla porta.
 All'ingresso non c'è nessuno, solo un enorme pacco regalo. Lo prendo e rientro. All'interno c'è un enorme vestito dorato composto da corsetto e una gonna enorme,sopra c'è un bigliettino:




"E alla fine sono riuscito a ritrovarti. Visto? Io mantengo sempre le mie promesse.
Ti ricordi quando lo indossasti ?
Io lo ricordo come se fosse ieri, non ti vidi mai più così felice.
Buon compleanno Angelica.

Per sempre tuo (e sai che è vero)
Orlando D. R."

Un sorriso fa capolino sul mio viso. Orlando. Era da cent'anni che non lo vedevo e mi manca più di ogni altra cosa al mondo. Lui era ed è il mio compagno di eternità,forse l'unica persona di cui mi fidi davvero.
Entro in camera mia e mi preparo,devo andare a Siviglia come faccio sempre il giorno del mio compleanno.

Sto per teletrasportarmi grazie al vento in Spagna quando qualcuno suona di nuovo alla porta. Scocciata mi dirigo ad aprirla e sull' uscio c'è Ben.
-Che vuoi?- chiedo scocciata.
-Ehi, buon giorno anche a te. - esordisce.
-Perchè sei qui?- chiedo brusca.
-Io sto bene, grazie di avermelo chiesto.-
-Mi vuoi dire perchè sei qui?- chiedo per l'ennesima volta.
Lui mi tende la mano.
Lo guardo con aria interrogativa -E questo sarebbe il modo per dirmi...-
Lui mi afferra e mi trascina fuori da casa.
-Fai una passeggiata con me?- chiede.
No, avrei voluto rispondergli, devo andare dall'altra parte dell'Oceano in un nano secondo, non ho tempo per te. -Basta che sia breve, ho altre cose da fare- dico scocciata chiudendomi la porta di casa alle spalle.
Le strade sono quasi del tutto deserte sembra una città fantasma, siamo proprio in tema "Festa dei Morti". A un certo punto della passeggiata Ben svolta improvvisamente in un vicolo.
-Che cosa stai facendo?- chiedo.
Lui fa spalluce -Volevo parlare con te-
Mi guardo attorno -E non potevi farlo a casa mia?-
Lui sembra ignorare totalmente il mio intervento e prosegue          - Prima di tutto volevo farti gli auguri di Buon Compleanno.-
Mi blocco all'istante. -Come fai a sapere che oggi è il mio compleanno?- chiedo.
-A scuola hanno i registri, sai quei libri strani dove ci sono alcune informazioni...-
-So che cos'è un registro!- ribatto. -Perchè hai letto i miei dati? Ora posso tornare a casa mia?!-
-No, aspetta. Volevo parlati della festa...-
Dannazione. -Io non centro niente con la mia presunta sorella...- mi difendo.
-Lo so, ma non è per questo è per il quasi bacio-
-Ancora? è la seconda volta che intavoli questo discorso e poi mi dici che è un errore e che tu sei felicemente fidanzato!- sbotto e mi stupisco di me stessa.
Sono stufa di questa situazione, di lui e di tutto il resto.

BEN
Sono senza parole, tutto quello che ha detto Angie è vero. Non ci avevo mai pensato, ma è vero.
Ora è davanti a me con quei pozzi di ghiaccio sgranati come se fosse stupita di quello che ha appena detto, anzi lo è.
In una frazione di secondo mi volta le spalle, si sta dissolvendo con il vento freddo, non voglio che se nè vada. Non ancora.  Sono stufo che quando c'è un problema si limita a svanire,no.
Mi slancio in avanti e le afferro il braccio sinistro. Il suo viso si volta verso di me con un espressione di stupore, orrore e preoccupazione. E poi tutto quello che sento è una fitta di dolore, come se qualcuno mi stesse facendo a pezzetti.
Forse sto urlando, o forse sto delirando? Non lo so, è come se stessi sott'acqua dove tutto è lontano. Non capisco più niente, probabilmente sono morto, perchè il buio sta comprendo il mio campo visivo e il dolore svanisce.

Apro gli occhi. Sono sdraiato su qualcosa di duro e incredibilmente scomodo come una tavola di legno mi tiro a fatica a sedere e mi guardo in giro.
Sono dentro a una casa, anzi a una catapecchia sporca,vecchia e maleodorante.
Davanti a me c'è una rudimentale cucina con una porta che dà sull'esterno. Mi alzo. Devo cercare Angelica.
Mi dirigo alla porta che va verso l'uscita e mi fermo. 
Lì fuori c'è una ragazza con lunghi e fluenti capelli neri e anche se sono lontano da lei, sono sicuro che i suoi occhi sono azzurrissimi, è Angelica.
 Ma non è vestita come prima, ora indossa un lungo abito bianco che le lascia scoperte le spalle e le braccia, assomiglia a qualche quadro raffigurante delle dee olimpiche, sembra un dea.
Ha il volto chino sul suolo dove ai suoi piedi sta una croce.

ANGELICA
Trascino Ben fino a quello che una volta era stato il mio letto e lo deposito lì, imprecandogli addosso.  
Mi guardo attorno. La casa, la mia casa, è un incubo che prende lentamente forma. Tutto è distrutto, c'è odore di muffa e di cenere. Probabilmente l'incantesimo che aveva lanciato quella strega, ormai morta sul rogo, non difendeva la casa ma la rendeva soltanto invisibile agli occhi indiscreti.
Vado in quello che rimane della mia stalla, potrebbe essere scambiata per un garage ma ci sono ancora tracce di fieno e nel l'angolo interno a destra c'è una pozza di sangue secco, il mio. Incredibile, che ci sia ancora.
Guardando quel rosso, un fiume di ricordi mi scorrono nella mente: un ragazzo dai capelli biondi che sussurra delle parole al mio orecchio prima di affondare i suoi affilati canini nella mia  carotide; io quasi morta dissanguata gettata come una bambola rotta in quell'angolo; il sangue, il freddo e poi un ragazzo dai capelli corvini con gli stessi occhi del biondo, le mie urla verso di lui... poi il freddo della morte e ad aspettarmi al mio risveglio di nuovo quegli occhi grigi. Scuoto la testa per togliermi quei ricordi dalla testa.
Passo per il giardino, vedo la rudimentale croce, tutto quello che rimane di mio padre. Certo, nessuno dei due era cristiano ma dopo qualche secolo mi ero abituata a vedere croci nei cimiteri e così... Sotto alla croce non c'era nessuna tomba solo le ceneri.
Mi cambio rapidamente d'abito, per rispetto nei suoi confronti, mi vesto come nei tempi in cui ero nata.
Ogni anno il giorno del mio compleanno, qualsiasi cosa accada , mi ritrovo qua a passare almeno qualche istante con lui. Anche se per tutta la sua esistenza non è stato un padre modello, qualcuno mi ha insegnato a volergli bene, un po' lo stesso. Forse è per questo che il 2 Novembre è la festa dei morti.

Mi volto un istante, alla porta di casa c'è Ben che molto probabilmente mi sta spiando.
Sorrido e sospiro - Non sei invisibile, sai?-
-Mi spiace non volevo rovinare il tuo momento così tanto privato, penso- dice avvicinandosi. Il sole spagnolo gli colpiva il viso rendendo i suoi occhi come splendidi smeraldi, non che questo mi faccia effetto.
-Chi è se posso sapere? Il criceto? O forse il cane? Fammi indovinare, era la tua prima barbie a cui è caduta la testa accidentalmente?-
Guardo l'orizzonte -Mio padre- sussurro. Sento Ben irrigidirsi al mio fianco, forse pensa di avermi offesa, non ha tutti i torti.
-M-mi spiace, non volevo...-
Mi giro verso di lui -Perchè chiedi scusa? Non sei stato tu a ucciderlo e non sapevi che è qui. Non chiedere scusa per cose che non hai fatto.- rispondo brusca.
-Dev'essere dura aver perso sia la madre che il padre, se vuoi ti lascio un po' di tempo con lui. Per parlagli, piangere o...-
-Io non piangerò.- rispondo.
-è passato tanto tempo allora?-
-Non ho mai pianto per la sua morte, ho urlato ma pianto no. -
-A volte piangere fa bene.- replica.
Il mio corpo viene percorso dalle risate -E questa? Dove l'hai sentita? In un film? Su un cioccolatino? Magari eri convinto che dopo quelle parole sarei scoppiata in un pianto e tu mi avresti consolato... Patetico.-
Ben rimane a bocca aperta.
Mi volto verso la casa -Dato che il tuo corpo non è ancora in grado di sopportare un teletrasporto, stasera si va in città. Preparati.-
-E come faccio a prepararmi? Non ho nessun vestito!- mi urla contro.
-Tua decisione di seguirmi, tuo problema,mio caro.- sorrido.

BEN
Non l'avrei mai detto stamattina quando mi sono svegliato di ritrovarmi dall'altra parte dell'Atlantico insieme ad Angelica.
L'arcaica porta della "casa" si apre e sbuca fuori Angie.
I capelli sono raccolti in una lunga coda di cavallo corvina che le fa risaltare ancora di più il bellissimo viso. Non è truccata, se lo è non si vede. Tutto il suo viso sembra una foto antica: bianca e nera a eccezione degli occhi del color del ghiaccio e le labbra rosee.
Indossa una maglietta nera, sopra una giacca di pelle, pantaloni di pelle nera e stivali altissimi.
-Sei pronto, per il tour di Siviglia?- chiede.
-Ehm penso di sì.- rispondo.
Lei si avvicina a me, mi prende la mano e mi sorride -Bene. -

Arranco sulle mie gambe fino alla sedia del bar più vicino a me
-Basta, Angie! Non ce la faccio più!-.
Si avvicina a me ancora sorridendo -Ma come? Di già? Dobbiamo ancora vedere el Barrio De Santa Cruz!-.
Alzo un sopracciglio -Cruz? Hai un bar?-.
Lei sbuffa e si stravacca sulla sedia di fronte alla mia. Sorride ancora -Barrio non bar, è una specie di quartiere. -
-Basta, ho fame e non mi sento più i piedi, chiedo pietà!- esclamo.
-Ok, facciamo solo un piccolo break.- risponde divertita.
Sto per rispondere ad Angie quando una ragazza si avvicina a noi e inizia a parlare in spagnolo con Angie. Non capisco niente di quello che dice, non riesco nemmeno a catturare qualche parola a parte "novio", che sembra la marca di qualche elettrodomestico strambo. Angie,però, a quelle parole si irrigidisce. Ma si ricompone subito e sfodera di nuovo un sorriso verso la sconosciuta, ma non è lo stesso sorriso di prima, è forzato.
Dopo qualche minuto la ragazza se nè va gridando un "gracias" in direzione di Angie.
-Che cosa ti ha chiesto?- chiedo.
-Oh niente, qualche informazione su come arrivare in un hotel.- risponde.
-Sei meglio di un gps.-
Lei si alza -No, non sapevo dove fosse quel hotel. Vado un secondo in bagno, arrivo. Se viene il cameriere ordina pure.-

ANGELICA
Mi bagno la faccia. Stringo le mani agli estremi del lavandino e mi guardo allo specchio. Oggi mi sono lasciata andare troppo con Ben, sto perdendo la mia professionalità. Non posso andare a zonzo per la mia città, il giorno del mio compleanno con colui che devo fare fuori.
Però, oggi sono stata davvero bene. Mi ha fatta ridere, ero di buon umore e questo non succedeva da anni. Forse, posso concedermi di essere spensierata il giorno del mio compleanno? Merito anch'io di non pensare al lavoro almeno per un giorno.


Ritorno da Ben, sul tavolo ci sono due enormi coppe. Ben sta bevendo il contenuto di una con una cannuccia.
Mi siedo. -Cos'è?- chiedo.
Lui mi guarda con stupore -Come che cos'è?! Non sai che cos'è?-
-No.- rispondo. 
-Vuoi farmi credere che non hai mai bevuto il nettare degli dei?-
-Non penso che il nettare sia così marrone.- rispondo disgustata.
-Allora ho l'onore di farti bere il tuo primo frappè .- risponde tutto sorridente.
Guardo la bevanda perplessa, il cibo umano di solito mi fa venire i conati di vomito.
-Io non volevo niente.-
-Ma se mi hai detto di ordinare!- esclama lui.
-Non ho mai detto di ordinare anche per me.- replico.
Ben prende la cannuccia della sua coppa, nè lecca l'estremità -Era esplicito. Ora bevi, abbiamo camminato per ore.-
Avvicino la coppa a me, dovevo berne almeno un goccio. Sarebbe stato un po' inverosimile che io non fossi nemmeno un po' assetata.
Nè bevo un sorso, incredibile, aveva un gusto davvero tollerante.
-Consideralo come un regalo di compleanno. A proposito, quanti anni sono venti o diciannove ?- mi chiede.
Mi irrigidisco un po' a quella domanda, come dovevo rispondergli? Con il vero numero? Sai, Ben ho duemilaventisei anni. Era fuori questione.
-Diciannove- rispondo.
-Allora hai mentito alla presentazione a scuola, farò rapporto su questo.-
Bevo un altro sorso del frappè per non rispondergli.  
-Visto?-
-Visto cosa?- chiedo sorridendo.
-Che ti piace! Avevo ragione, come sempre dal resto.-
-Sei la modestia fatta a persona.- esclamo.
-Che ci posso fare? Sono magnifico, non posso negare l'evidenza- dice facendo un'espressione tra il sexy e il ridicolo.
Mi trattengo dal ridere e con un rapido gesto della mano il contenuto della mia coppa finisce sulla faccia di Ben.
Mi alzo e tra una risata e l'altra -Sì, hai ragione. Sei così terribilmente sexy che il mio frappè non è più riuscito a rimanere nella coppa.-
-Ahahah molto divertente.-

-Dobbiamo tornare a casa- dico rivolgendomi a Ben.
Sta fissando la croce del giardino di casa mia da almeno quindici secondi e non voglio che provi pietà nei miei confronti. Io non voglio la sua pietà, io non merito pietà.
-Io un altro viaggio del genere non lo faccio, mi trasformo in XLR8 e in un secondo sono a casa.- risponde.
-Bene, un peso morto in meno da trascinare quando sarò arrivata a casa.- esclamo.
-Senti, la questione del teletrasporto sembra una cosa complicata e faticosa. Se vuoi ti posso offrire un passaggio.-  propone con tono davvero preoccupato per la mia salute.
-No, stai tranquillo. Posso affrontare un viaggio, non morirò.-
-Insisto- e in un movimento così rapido per un essere umano si trasforma in un alieno azzurro. In un batter di ciglia di ritrovo tra le sue braccia,anzi dell'alieno.
-Reggiti forte- mi dice con una strana voce. E parte.

Nei pressi di casa mia (quella in America), l'orologio inizia a produrre uno strano suono e all'improvviso mi ritrovo sul serio tra le braccia di Ben. Ma questo dura ben poco visto che lui inciampa sul suo stesso piede e precipitiamo insieme sull'asfalto. Più precisamente io sopra di lui, occhi negli occhi.
-Mi fa piacere che tu stia comoda, ma non è che potresti spostarti un po'?- chiede imbarazzato.
-Sì.- rispondo freddamente e mi tiro su. Lui mi imita.
-Che nè dici, chiamo Kevin e Gwen e mangiamo una pizza tutti insieme per il tuo compleanno?- chiede.
Mi ero già voltata per andare verso casa mia -No, non c'è bisogno di fare tutti questi festeggiamenti per la mia vecchiaia. Ci vediamo a scuola.- rispondo con tono freddo e distaccato. E senza voltarmi nè aspettando una sua risposta mi dirigo a casa.
CONTINUA

ANGOLO AUTRICE:
Eccomi qua!
Perdonatemi per non aver avuto tempo di pubblicare prima, me nè vergogno tanto ma Marzo a scuola è stato un mese critico e anche Aprile, ma ora sono qua. E cercherò di pubblicare più frequentemente.
Che dire? Spero che vi sia piaciuto questo capitolo anche se non succede nulla di particolare ma non preoccupatevi nel prossimo, che sto già scrivendo, succederanno un bel po' di cose.
Grazie a tutti quelli che seguono.
Un bacio grande,
ASTRID
 

  
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