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Autore: syontai    24/04/2013    4 recensioni
Violetta si ritrova a dover accettare la missione di catturare le Clow Cards, misteriose entità magiche con poteri straordinari... Il compito è arduo e si rivela più complicato del previsto, anche perché un incantesimo le impedirà di avvicinarsi alla persona che ama. Imprevisti, magia e amore: riuscirà Violetta a diventare la nuova Padrona delle Clow Cards?
'Un’ombra cominciò a disegnarsi dentro la sfera d’acqua, poi lentamente l’immagine si fece più chiara, era una ragazza dallo sguardo dolce, con dei capelli castani lisci e uno sguardo sognante/ “Dimmi il suo nome…” gridò Sakura fissando lo sguardo di pietra della statua di Clow Leed. Si sentì il rumore di un tuono, poi alzò gli occhi e sulla volta notò che le stelle si stavano disponendo per formare un nome: Violetta Castillo.' (capitolo 1)
' Quando riuscì a prenderle il braccio, Violetta si sentì tirare e perdendo l’equilibrio cadde portandosi dietro Leon, che finì sopra di lei. /Il ragazzo le scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le accarezzò la guancia, accorciando sempre di più le distanze.' (capitolo 9)
[Leonetta con accenni Maxi/Ludmilla, Germangie, Fede/Fran]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Fly and The Wood

Erano passati all’incirca due giorni, da quando si era tenuto il consiglio dei Custodi. Fino ad allora era andato tutto tranquillo, non si era rivelata nessuna carta magica, ma era solo questione di tempo. Le lezioni erano finalmente terminate e Violetta si era arrampicata sul ramo di un albero. Le piaceva davvero tanto arrampicarsi sugli alberi: si sentiva libera e allo stesso tempo lontana da tutti e da tutto. Più avvertiva di essere vicina al cielo, più le sembrava possibile volare; era il suo sogno sin da quando era piccola, sin da quando vide quell’aereo con dentro sua madre partire; avrebbe voluto raggiungerlo per stare con lei; il padre per tranquillizzarla le aveva detto che sarebbe andato tutto bene, che dopo quella tournee, Maria sarebbe tornata per stare con loro per sempre. Ma sua madre morì a causa di quell’incidente. Una lacrima le scese lentamente sulla guancia: voleva rivederla, lo desiderava più di ogni altra cosa. Mentre era in quelle riflessioni, qualcuno si arrampicò per venirle a fare compagnia. “Non è bello che tu stia qui tutta sola” disse Francesca porgendole un fazzoletto. “Questo è uno dei miei posti preferiti, sai qua ho l'impressione che niente possa ferirmi” spiegò Violetta, continuando a fissare il cielo. Vicino a quell’albero passò il gruppo dei ragazzi popolari dello Studio. Il capo era Ludmilla, una ragazza alquanto insopportabile. Conosceva il suo nome, perché lei si offriva sempre per cantare a lezione, desiderosa com’era di avere tutti gli occhi puntati su di lei. Al suo lato c’erano Andres e Leon, i ragazzi più belli e presuntuosi della scuola. Ok, magari quest’ultimo aggettivo se l’era inventato lei visto che non ci aveva mai nemmeno parlato, ma d’altronde già solo per il fatto di stare con quella lì…“Ma avete visto la nuova, quella che non spiccica parola?” se ne uscì Ludmilla. “Deve essere muta, non capisco come abbia fatto a superare la prova di canto” continuò poi per scoppiare a ridere per la sua battuta. Tutti la seguirono ridendo, tutti tranne Leon, che a quanto pare era assorto nei suoi pensieri. “Lyon, tutto bene?” chiese la ragazza premurosa. Chiunque sapeva che Ludmilla gli sbavava dietro e avrebbe fatto di tutto per poter stare con lui, ma il ragazzo sembrava non volersene accorgere. “Si, tutto a posto grazie. Hai ragione quella non deve essere tanto normale” disse lui riprendendosi d’un tratto. Violetta ascoltò la conversazione senza lasciar tradire nessuna emozione di fronte alla sua nuova amica. Odiava che le persone fossero in grado di leggere dentro ciò che provava, le dava un enorme fastidio. “Tu vali cento volte lei. Devi solo dimostrarlo; ricorda le mie parole: sei speciale, e non solo perché possiedi poteri magici fuori dal comune” disse Francesca guardandola dolcemente. “Forse hai ragione” ribatté Violetta più per chiudere lì il discorso che per convinzione vera e propria. Accadde tutto in un attimo: un brivido, una folata di vento, e poi un’ombra che oscurava il cielo; alzò gli occhi e vide un maestoso e gigante uccello, dello stesso colore dell’avorio. “The Fly” sussurrò piano l’amica, poi rivolgendo sia a Violetta: “The Fly è la carta del Volo; è facile catturarla a meno che non viene fatta arrabbiare...La può vedere solo chi possiede poteri magici. Andiamo!”. Pronunciò una breve formula e si ritrovarono in un parco isolato sopra un rilievo. Da lì erano vicinissime a quell’uccello: aveva degli occhi particolari, sembravano due perle. Violetta prese dalla tasca quella piccola chiave che le era stata consegnata da Cerberus. La fissò con uno sguardo interrogativo, poi rovinando tutto il momento avventuroso disse: “Ehm…e adesso che devo fare?”. Francesca si passò una mano sulla fronte: che sbadata, si era dimenticata di spiegarle come funzionava! Doveva dirle al più presto la formula per la rescissione del sigillo. Troppo tardi, una folata di vento fortissimo creata da un battito di ali spedì Violetta in cielo; era una sensazione bellissima, ma allo stesso tempo spaventosa. Saliva sempre di più e d’un tratto le case erano sempre più piccole. Doveva escogitare qualcosa: poi sentì qualcuno intromettersi nella sua mente: “Sono Francesca, ti sto parlando con la telepatia. Il contatto durerà pochi secondi. Devi pronunciare la formula: ‘Chiave che possiedi la forza dell’oscurità, mostrami il tuo vero aspetto. Release! Rescissione del sigillo!’. Presto!”. La folata di vento provocata dalle ali della Carta svanì in un momento e Violetta si ritrovò in picchiata. Di lì a qualche secondo si sarebbe spiaccicata per terra, non le sembrava molto carino morire in quel modo: doveva inventarsi qualcosa. Idea! Era folle, ma d’altronde le conveniva di gran lunga tentare: “Chiave che possiedi la forza dell’oscurità, mostrami il tuo vero aspetto. Release! Rescissione del sigillo!”. La chiave che teneva in mano cominciò a brillare, poi si allungò sempre di più fino a trasformarsi in uno scettro. Prese la carta del Vento, sperando che la aiutasse: “Carta del Vento, io ti invoco!” urlò poi, poggiando la punta della scettro sulla carta. Stava prendendo sempre più velocità, era la fine di tutto. Nemmeno aveva cominciato che già aveva deluso le aspettative di tutti. Si preparò all’impatto chiudendo gli occhi, ma non accadde nulla. Un piccolo venticello la teneva sospesa a qualche centimetro da terra; non ci poteva credere, ce l’aveva fatta. Era felicissima; “Grazie mille Vento” sussurrò lei dolcemente deponendo un bacio sulla carta del Vento. “Attenta!” strillò Francesca correndo verso di lei. “Francesca, usa i tuoi poteri magici per tenere ferma la creatura mentre la catturo” ribatté la ragazza sicura del suo piano. “Non posso! Le Carte di Clow non possono essere intaccate dalla magia normale. Devi farcela da sola” rispose rassegnata l’amica. Violetta si fermò a riflettere: il giardino si affacciava su una discesa molto ripida che si affacciava su una strada, con uno steccato che permetteva di affacciarsi in tutta sicurezza e di godersi il panorama. E lì di fronte a lei, la Carta del Volo. Senza pensarci ulteriormente prese la rincorsa. Era pazza, non ce l’avrebbe fatta mai, ma non era quello il momento per le incertezze. Quindi spiccò un salto e atterrò sul dorso della creatura, la quale si accorse della sua presenza e cominciò ad alterarsi. “Svelta, usa il Vento!” urlò Francesca sperando che riuscisse a sentirla. Violetta non se lo fece ripetere due volte: tirò fuori la Carta del Vento: “Vento, crea una prigione d’aria e intrappola Volo!”. Dalla carta fuoriuscì la donna rappresentata sulla figura, avvolta nel suo manto incorporeo, aprì gli occhi e poi emettendo un verso acuto che ricordava il rumore di una tramontana eseguì gli ordini. Cominciò a volteggiare intorno all’uccello, creando delle funi fatte d’aria e intrappolandogli le ali. The Fly cominciò a perdere quota finendo per terra. “Perfetto! E ora…Clow Card ritorna al tuo aspetto originario”. Quindi portò lo scettro in aria e istintivamente lo indirizzò verso l’uccello. Dal nulla comparve una carta che risucchiò la creatura. Quando fu scomparsa, la Carta levitò verso di lei come se fosse attratta da una grandissima forza. Violetta vide l’immagine rappresentata sulla carta: una meravigliosa creatura alata con delle ali enormi e gli occhi di perla; sotto c’era la scritta “The Fly”. Francesca comparve vicino a lei con gli occhi che le scintillavano per l’ammirazione: era sta bravissima, eccezionale, aveva usato la magia in un modo così naturale; aveva un dono. Violetta rimase in silenzio per un po’, poi scoppiò a ridere; era stata un emozione fantastica, aveva provato i brividi dell’avventura. Senza dire nulla abbracciò Francesca contenta: oltretutto aveva trovato anche una vera amica. Una figura misteriosa le osservò con attenzione: bah, si quella ragazzina se la cavava, ma non poteva nulla contro un erede di Clow Leed in persona… Una persona incappucciata si avvicinò e gli sussurrò qualcosa all’orecchio: “Quando devo entrare in azione?”. “Aspetta ancora è presto. Gli mostreremo che non possono nulla contro la tua forza magica. Lasciamogli credere di essere l’unica in grado di porre fine alla catastrofe provocata dalle Carte di Clow, quando la sua fiducia sarà al massimo, interverremo noi e porremo fine a tutto questo”. “Sai vero che la Carta del Volo ha dei poteri straordinari?” cominciò Francesca, ricordandosi bene del sogno della sua amica. “Prova a invocarla” continuò poi giocherellando con le mani. “D’accordo” disse Violetta un po’ incerta. Chissà che poteri nascondeva The Fly. “Io ti invoco! Carta del Volo!” esclamò. Si aspettò uscire qualcosa dalla Carta, invece le ali sul suo scettro cominciarono ad allungarsi fino a diventare delle vere ali enormi e candide. Violetta non ci credeva, eppure un secondo dopo era in sella al suo scettro insieme all’amica a parecchi metri da terra, volando. Sorrise contenta all’amica mentre una lacrima le scendeva, ma stavolta era una lacrima di gioia: il suo sogno si era appena realizzato.

“Buongiorno tesoro!” esclamò ad alta voce il padre per svegliarla. “Mhh…ghhhh” ebbe la forza di rispondere Violetta, ancora con gli occhi semi-chiusi. “E’ ora di svegliarsi!” continuò lui facendole il solletico per farla alzare. “Papà ma è domenica e sono le 8 di mattina!” borbottò lei alquanto contrariata con le lacrime agli occhi per quella tortura. “Lo so, ma ti ricordi che oggi mi avevi promesso che avresti accompagnato me e Jade al giardino botanico per passare una giornata tutti insieme?”. Oh, no! Se l’era ricordato. Una volta, quando il padre la fece iscrivere allo Studio 21 nonostante non fosse pienamente d’accordo, le aveva chiesto in cambio di essere più accondiscendente nei confronti della povera Jade, la sua nuova fidanzata. Violetta aveva risposto di si ed aveva anche promesso che li avrebbe accompagnati in uscite che avrebbero fatto solo loro tre alcune domeniche, tra cui anche quella all’orto botanico. Odiava Jade, e questo non era un mistero praticamente per nessuno. Era una donna così superficiale, così stupida, completamente diversa dal ricordo che aveva di sua madre. Ma che ci poteva fare? Forse suo padre era davvero innamorato. Che cosa ci fosse di tanto bello nell’innamorarsi, doveva ancora capirlo. Ci pensò un secondo: l’amore era davvero un’umiliazione, una perdita di senno. Per fortuna a lei non sarebbe successo mai, non aveva mai provato quel sentimento e non ne sentiva affatto la mancanza. Si alzò un po’ scontenta, ma non disse nulla: una promessa era una promessa. Prese il cellulare per avvisare Francesca che quel giorno non si sarebbero potute vedere: ‘Vado al giardino botanico con mio padre. Mi dispiace, continuiamo la ricerca domani’. Da quando aveva catturato ‘The Fly’ le due amiche avevano cominciato a perquisire tutti gli angoli della città alla ricerca di fenomeni strani che potessero nascondere la presenza delle carte magiche, ma finora non avevano trovato alcun esito positivo. Squillò il cellulare: Francesca doveva averle risposto; ‘Non ti preoccupare, oggi posso continuare la ricerca senza di te. Se scopro qualcosa ti avviso’ lesse Violetta in fretta. Poi senza pensarci prese un vestito bianco molto semplice ma allo stesso tempo elegante, lo indossò e scese per fare colazione. A tavola c’erano Jade, che ormai si era stabilita definitivamente a casa sua, e suo fratello Matias che parlottava a bassa voce. “Sei pronta, Vilu? Ci divertiremo tantissimo insieme!” strillò Jade con la sua solita voce acuta. Vilu…odiava quel soprannome che le aveva affibbiato Jade, non lo sopportava proprio; fece un sorriso forzatissimo per farle capire che si sarebbe divertita tantissimo, ma non le riusciva proprio. Quando ebbe terminato la colazione, Jade andò di sopra per prepararsi: ci mise più o meno due ore, due ore che Violetta passò stesa sul divano passando tra le mani le sue due Carte di Clow. Finalmente la fidanzata del padre scese dalle scale pronta per uscire. Ma quanto diamine le ci era voluto? Bah, comportamenti incomprensibili… German che si era ritirato nello studio per finire dei progetti e firmare delle carte, fece capolino per dire di raggiungere la macchina mentre lui avrebbe finito la telefonata. Le due entrarono in macchina senza rivolgersi parole. Si detestavano: Jade faceva tutta la carina quando c’era German, ma non la sopportava quella mocciosa. “Non rovinare la giornata tra me e tuo padre con i tuoi capricci, capito?” le ordinò Jade con uno sguardo minaccioso. Violetta annuì senza dire nulla. Avrebbe fatto quello che sapeva fare meglio: essere invisibile. German entrò tutto sorridente. “Siamo pronti?” chiese felice. Jade annuì sorridente, Violetta fece un cenno di assenso a malapena. Che noia…perché doveva sopportare sempre tutto? La macchina partì e Violetta si girò per salutare con lo sguardo alla casa: le sembrava che non l’avrebbe più rivista. E in effetti quella gita non sarebbe stata così tranquilla come pensava.
“Mamma, guarda quest’albero è meraviglioso!” strillò il bambino indicando una bellissima quercia all’interno del giardino. “Si, eccomi vengo” rispose la madre con indulgenza. Il bambino, che nel frattempo correva inciampò su una radice che non aveva visto e cadde per terra; poi volse lo sguardo e vide la radice ritirarsi sotto terra. Che cosa strana…
 “Siamo arrivati, finalmente, con tutto questo traffico, stavo cominciando a disperare” esclamò allegramente German; “Evviva” disse Violetta senza alcun entusiasmo. I tre si diressero alla biglietteria, poi dopo aver fatto la fila per l’ingresso entrarono. La prima impressione della ragazza fu: questo è il Paradiso. Le sembrava di essere entrata in una giungla, il pensiero di essere in città si dissolse piano piano, regalandole una meravigliosa sensazione di libertà. “Violetta, non ti allontanare troppo” si raccomandò il padre. Lei annuì senza ascoltare: si era incantata ad osservare dei fiori meravigliosi. German vide delle violette e il suo sguardo si intristì: avrebbe tanto voluto che Maria fosse lì con loro. La defunta moglie adorava la natura, si prendeva cura lei stessa del giardino della casa; era così raggiante sotto il sole mentre innaffiava le begonie o potava le siepi con una delicatezza unica. Ma i suoi fiori preferiti erano appunto le violette; a volte si sedeva sull’erba e cominciava a parlarle a bassa voce. Quando German le chiese il perché di quello strano comportamento, Maria sorrise semplicemente, rispondendo che le piante come gli esseri umani hanno bisogno di essere accudite e ascoltate. Continuò a fissare quei fiori come se avesse visto un fantasma, era diventato pallidissimo. Violetta aveva deciso di fare un giro di esplorazione, addentrandosi nel giardino fino a trovare un meraviglioso roseto con piccolo padiglione al centro. Era tutto come un sogno, si avvicinò al padiglione fino ad entrarvi dentro accarezzando i rampicanti che si ergevano maestosi, rendendo il luogo selvaggio e antico allo stesso tempo. Si sedette su una panchina lì sotto e chiuse gli occhi facendosi cullare dalla luce del sole che filtrava e dal profumo delle rose. Un ragazzo le scosse delicatamente il braccio; l’aveva riconosciuto: era uno di quelli del gruppo di Ludmilla. “Ah,  ma allora stavi solo dormendo, pensavo non stessi molto bene” disse sorridendole. Forse era a causa della luce, forse per il fatto che aveva ancora gli occhi socchiusi, ma quel sorriso le sembrava risplendere. Quando aprì bene gli occhi lo inquadrò meglio, poi, rendendosi completamente conto di chi fosse, fece per andarsene; stava per uscire dal roseto, quando si sentì tirare il braccio. “Almeno lascia che mi presenti. Piacere sono Leon” disse lui dolcemente. Una cosa la colpì: aveva degli occhi verdi meravigliosi; sarebbe rimasta ore a fissarli. Sapeva benissimo chi fosse, lo vedeva tutti i giorni a scuola. Aspetta…Ma non era stato uno di quelli che l’avevano presa in giro? Certo, c’era anche lui quella volta. Non lo sopportava: era pieno di sé; probabilmente pensava anche di aver fatto colpo su di lei, o forse l’avrebbe presa nuovamente in giro. “Scusa vado di fretta, ora” sussurrò lei voltando il capo per non farsi riconoscere. “Ora che ci penso, mi sembra di averti già visto…Non frequenti anche te lo Studio 21?” chiese lui curioso. “Si, ma ora devo proprio andare, se permetti…” cominciò a parlare ma poi si fermò di colpo. Di nuovo quella sensazione. Inizialmente fu come un brivido leggero, ma poi si trasformò in una scarica che la avvertiva di una presenza magica. Senza aggiungere altro si liberò della sua presa e cominciò a correre verso la fonte di quella sensazione…Leon rimase a fissarla a metà tra il confuso e il meravigliato: quella ragazza era bellissima. Perchè non se ne era mai reso conto allo Studio 21? Più correva più sentiva che la Carta di Clow era vicina, ma non riusciva a localizzarla: era come se fosse tutta intorno a lei. Non ci stava capendo più nulla; cercò di prendere il cellulare per chiamare Francesca, ma un ramo si allungò verso di lei, colpendola e facendogli cadere il l'oggetto che teneva in mano. Dalla terra uscì fuori una radice gigantesca che tentò di afferrarla, ma Violetta riuscì ad evitarla. Corse verso destra e afferrò il cellulare, poi senza fermarsi compose il numero dell’amica e la chiamò: “Abbiamo un problema! C’è una carta di Clow, ma non riesco a capire di che si tratta; so solo che sono inseguita da una radice gigante”. “Si deve trattare di The Wood, la Carta del Legno. Devi capire dove si trova, di solito si nasconde nei boschi. Cerca l'albero più grande di tutti” disse Francesca mantenendo la calma. “Ma certo! La quercia antica. Forse ho capito…ci vediamo dopo!” esclamò Violetta colta da un’illuminazione. Sicuramente l’avrebbe trovata lì. Voltò l’angolo prendendo il sentiero che portava ad un labirinto di siepi. “Chiave che possiedi la forza dell’oscurità, mostrami il tuo vero aspetto. Release! Rescissione del sigillo!” strillò facendosi coraggio, poi prese la carta del Volo: “Io ti invoco Carta del Volo! Permettimi di volare e sfuggire al Legno. Vai, The Fly!”. Lo scettro si trasformò permettendole di salire in groppa e di alzarsi da terra. I rami degli alberi vicini tentarono di afferrarla allungandosi, ma Violetta riuscì a schivarli tutti, alcuni per un pelo. Si alzò di quota per avere una visuale più ampia. Eccola: la quercia secolare troneggiava in mezzo al giardino. Ma se qualcuno l’avesse vista in volo? Sperò vivamente di no, d’altronde la vegetazione avrebbe potuto coprirla. Planò lentamente vicino alla quercia e la vide. Era una donna bellissima vestita di rampicanti. Fissò per un momento Violetta e poi le sorrise. Alla ragazza ricordò tanto la madre, allungò la mano come per toccarla ma poi si rese conto di non poter muovere un passo: era stata intrappolata. I rami l’avevano avvolta, e le radici le tenevano saldamente i piedi. “Perché?” chiese disperatamente Violetta. Il Legno non le rispose ma disse semplicemente: “Soffro”. Come mai soffriva? Quello sguardo malinconico le metteva tristezza. Non poteva perdere tempo, stava per essere stritolata. A malapena riuscì a tirare fuori la carta del vento: “Io ti chiamo Carta del vento; liberami da questa trappola. Vai, The Windy” disse lei colpendo la carta con lo scettro che stava per essere anch'esso inghiottito dai rami. Il Vento apparve di fronte al Legno, poi guardandola con compassione soffiò creando un tifone. Violetta venne liberata da quella trappola. Guardò ancora negli occhi quella figura silvana, che ricordava una ninfa. “Torna prigioniera della Carta di Clow! E’ la tua nuova padrona che te lo ordina” disse lei facendo roteare lo scettro e intrappolando il Legno nella Carta. La prese che ancora si trovava a mezz’aria: vi era rappresentata proprio quella donna ricoperta di foglie e rampicanti. Sembrava stesse sorridendo. Violetta la tenne stretta al petto: “Non permetterò che tu soffra di nuovo”.



ANGOLO CARTE:Allora, niente, non so che dire xD Comunque il primo incontro di Leon e Violetta non sembra essere andato molto bene, anzi Violetta non lo sopporta proprio per niente. Ma chissà come continuerà la storia: sono state catturate due nuove Clow Cards: The Fly e The Wood (una più bella dell'altra tra parentesi). Francesca mi  piace molto come personaggio: un pò smemorato, ma allo stesso è un personaggio chiave che aiuta la protagonista nella sua evoluzione spingendola a delel riflessioni o ad affrontare determinate situazioni con coraggio *-* OK, basta io non parlo più, adesso tocca a voi lettori farmi sapere che ne pensate. Allora a me piace molto questa storia e devo dire mi ispira...I'm happy, ma accetto anche critiche negative, quindi fatemi sapere :D :D Buona lettura!!!
  
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