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Autore: _Do not stop Believin    24/04/2013    5 recensioni
-Fa ancora male.- disse con una nota di ironia, per sdrammatizzare la situazione in cui si trovavano.
Una lacrima scese dai suoi occhi, e lei non si preoccupò di asciugarla.
La lasciò lì, incurante mentre rigava la sua guancia destra.
Quella guancia che lui aveva toccato tante volte con le sue labbra o con la sua mano.
(...)
-Lei è qui...- sussurrò.
-Lei chi?- domandò il ricciolino, Harry.
Non fecero in tempo a chiedere qualcos'altro, che l'irlandese prese a correre dietro le quinte, per andare verso l'area del pubblico e cercarla.
Vederla di nuovo, era stato come un tuffo al cuore.
(...)
Guardava le parole scritte in quel foglio bianco con gli occhi persi.
Non aveva pianto, oh no.
Il dolore era più forte delle lacrime che ogni volta minacciavano di uscire.
Si portò una mano sulla fronte e fece cadere la lettera sul pavimento duro del cimitero.
Si rannicchiò in se stesso e rimase a soffrire in silenzio.
Si sentiva un mostro.
Non aveva neanche provato a cercarla, di chiedere notizie su di lei.
Non aveva neanche provato a combattere per il loro amore.
Era un codardo e questo se lo sarebbe rinfacciato per il resto della sua vita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Whisper.

 

 

 

 

-E' una ragazza intelligente, ma non si applica abbastanza e bla bla bla.- sbottò, recitando perfettamente le parole dette dal suo professore di Chimica esattamente un'ora fa, durante la sua convocazione dal preside per i voti troppo bassi solo ed esclusivamente nella sua materia.
Aprì il frigo e guardò l'interno distrattamente, mentre nella sua mente volavano di qua e la dei pensieri su come uccidere i professori facendo in modo di farlo sembrare un suicidio volontario.
Prese, come al solito, del succo all'ananas, il suo preferito, e ne mise un po' in un bicchiere di vetro per poi sedersi su una sedia ed iniziare a svuotarlo pian piano.
-Dovresti pensare ad impegnarti, Corrine.- Le suggerì Abbie, la sua migliore amica, sedendosi vicino alla ragazza la quale sbuffò come un treno, appoggiando la testa sul tavolo ed iniziando a picchiarla lievemente su di esso.
-Non m'interessa se verrò bocciata, tanto è il primo anno di università, sai che perdita. E' impossibile recuperare in Chimica se si ha un professore del genere come Pilton.- boffonchiò.
-Oh, avanti! Tu sei Corrine Zoey Hilson, la ragazza più studiosa che io abbia mai conosciuto! Possibile che tu abbia l'insufficienza soltanto in Chimica? Al liceo eri la più brava di questa materia insieme a...- subito si mise una mano sulla bocca, rendendosi conto delle parole che aveva appena pronunciato.
Sul viso dell'altra ragazza si formò un espressione indecifrabile.
Pieno di dolore, solitudine, nostalgia, ma più in fondo c'era amore.
Incominciò a vedere tutti i ricordi che aveva accumulato in due anni insieme a lui.
Lacrime, lacrime salate contenenti odio e ribrezzo si ostinavano ad uscire dai suoi occhi, ma non voleva, non doveva dargli la soddisfazione di averla fatta piangere, anche se lei lo aveva fatto milioni e milioni di volte prima.
Si era ripromessa di dimenticarlo, di voltare le spalle al passato, di scrivere una nuova vita nel suo libro personale.
Era sicura di esserci riuscita, eppure le parole dell'amica avevano fatto crollare in meno di un secondo tutto quel muro di indifferenza che si era costruita con fatica in due lunghissimi anni.
Sentì ancora il dolore provato in quel giorno di primavera, quando lui le aveva detto chiaro e tondo che voleva concentrarsi sulla sua carriera.
Sentì il CRACK che aveva fatto il suo cuore, vide la lentezza con cui quest'ultimo si era spezzato in mille pezzi cadendo in un pozzo senza fondo.
Sentì ancora le lacrime che aveva versato tutte le notti, quando di giorno nascondeva il suo dolore dietro ad un finto sorriso, ad una finta maschera, vivendo una finta vita.
-C-Corrine...I-Io...- balbetto Abbie, cercando di scusarsi.
Sapeva quanto avesse sofferto, sapeva quante volte era venuta da lei, presentandosi con un sorriso per poi piangere, come se non avesse fatto altro nella sua vita.
-Fa niente.- disse Corrine, con una gelida pronuncia, cercando di sembrare forte.
Ma non era a conoscenza che Abbie, essendo cresciute insieme, sapeva quando mentiva e quando diceva la verità.
Abbassava lo sguardo, oppure corrugava la fronte e in quella circostanza lo aveva appena fatto.
-Non devi nascondere il tuo dolore, Rine, non con me...- pronunciò la rossa.
La castana la guardò, miele dei suoi occhi nell'azzurro dell'altra che cercava di farla sfogare, finché Abbie non vide una marea alzarsi negli occhi di Corrine, pronti ad uscire.
Occhi lucidi che riflettevano il suo vero stato d'animo, che soltanto lei aveva visto, soltanto a lei aveva fatto vedere quella sua debolezza.
-Fa ancora male.- disse con una nota di ironia, per sdrammatizzare la situazione in cui si trovavano.
Una lacrima scese dai suoi occhi, e lei non si preoccupò di asciugarla.
La lasciò lì, incurante mentre rigava la sua guancia destra.
Quella guancia che lui aveva toccato tante volte con le sue labbra o con la sua mano.
Abbie non sapeva che fare, odiava vedere la sua migliore amica in quelle condizioni.
Si fece forza e cercò di cambiare discorso.
-Su, guardiamoci un po' di tv! Magari trasmettono il Re Leone!- esclamò entusiasta.
Prese il telecomando ed accese la tv.
Guarda caso, si trovarono nel canale della BBC che trasmetteva una parte del concerto dei One Direction.
Abbie si maledì mentalmente.
Diamine, stava cercando di far dimenticare alla castana il biondo, e poi lo trasmettevano in primo piano insieme agli altri quattro scalmanati.
La sfortuna ce l'aveva con lei, sicuramente.
Fece per cambiare canale, ma l'amica la fermò.
-No. Lascia.-
-Ma...-
-Ti prego...Voglio vederlo...- annuì ed iniziò a guardare il loro così detto 'concerto'.
Il suo sguardo saltava dalla tv, a Corrine, da Corrine, alla tv.
Vedeva che guardava i cinque ragazzi con gli occhi lucidi, ma sapeva che a soltanto una persona erano rivolte quelle lacrime che stava trattenendo dentro di sè e quel ragazzo, stava cantando il suo assolo.
-Back in my head we were kissin',
I thought things were going alright,
With the sign on my back saying:'Kick Me',
Reality ruin my life.-

Era la sua parte in 'I Would' e lei lo sapeva bene.
Nonostante le sofferenze che il biondo le aveva causato, aveva continuato ad amarlo, non perché fosse disperata, ma per il semplice fatto che non poteva smettere di farlo.
Era così abituata a provare amore al solo guardandolo che fermare e dimenticare quel sentimento così grande persino all'umanità sarebbe stato come uccidere una parte di se stessa.
Sentendo quelle parole, ripensò ai loro baci, ai suoi baci.
A quelli lenti, passionali, che esprimevano il loro amore.
Infatti, come dice il testo, lei pensava che le cose andassero bene, come sempre aveva voluto.
Però, come in tutte le storie, c'era sempre un 'ma' in mezzo a tutto.
'Reality ruin my life'.
La realtà le aveva rovinato la vita, ma la verità è che era stato lui a rovinare tutto.
Poteva odiarlo, eppure non ce la faceva.
Guardare in quei due pozzi azzurri come il mare, e tutto l'odio che sembrava aver provato, scompariva nel nulla.
-E' cambiato...- sorrise a stento.
Abbie la guardò, non aveva espresso alcun sentimento di rancore, odio, o qualunque altra cosa negativa in quelle parole se non amore.
Era ancora innamorata di lui, sebbene fossero passati ben due anni da quell'addio dopo essere arrivati terzi ad X-Factor.
-Lo voglio vedere.- affermò tutto d'un tratto.
La rossa strabuzzò gli occhi, guardandola con incredulità.
-Come?- domandò.
-Lo voglio vedere.- si alzò e si diresse verso il computer.
-Ripeto: Come? Corrine, ma stai bene?- la prese per il braccio.
-Ti rendi conto che ti ha fatta soffrire? Non si è fatto sentire per due anni, se n'è fregato di te e tu lo vuoi vedere?!?- urlò, ma la castana sembrò non ascoltarla, continuando ad armeggiare con il suo pc.
-Che stai facendo?- chiese l'altra.
-Compro un biglietto per il loro concerto di domani.-
-Impossibile, saranno tutti esauriti.-
-No.- in quel momento l'amica si rese conto di cosa volesse fare Corrine e scosse impercettibilmente la testa, non essendo d'accordo.
-Non puoi!- obbiettò.
-Non mi dire che andrai a compare un biglietto da Allison, ti prego.- la pregò.
-Fatto!- esclamò l'altra.
-Corrine!- piagnucolò.
Allison era la tipica ochetta del loro liceo.
Amava i One Direction, ma non per la loro voce, perché erano 'dei grandissimi fighi da paura', come diceva lei.
Aveva comprato circa venti biglietti in prima fila, per poi venderli il doppio del prezzo alle altre ochette che le stavano dietro.
Per quanto ne sapeva lei, erano rimasti esattamente due biglietti e conoscendo la sua amica, ne aveva comprato uno anche per lei.
-Non mi farai andare a quel dannatissimo concerto!- urlò.

 


One day later

 


-Aprite 'sti cazzi di cancelli porca puttana! Si muore dal caldo!- ecco la solita finezza di Abigail Christine Hudson.
Alcune ragazze guardarono male la ragazza, altre invece concordavano pienamente, mentre la maggior parte continuava ad urlare, dato che avevano saputo che dopo il concerto avrebbero potuto vedere i ragazzi nel back stage.
Le due amiche se ne stavano tranquille, a parte le urla e le lamentele di Abbie, ma Corrine aspettava con pazienza il suo turno, cosa alquanto strana, siccome la parola 'aspettare' non faceva parte del suo vocabolario, o non era, semplicemente, un verbo a lei conosciuto.
La maggior parte delle persone si erano vestite con delle gonnelline forte e canottiera con scollo a V.
Schifosamente schifose.
Invece lei si era vestita normalmente, come avrebbe fatto in una giornata qualunque: così.
Finalmente, dopo un paio di minuti, aprirono le porte e la massa di gente si mosse per entrare.
Arrivate in prima fila, le due ragazze si sedettero, mentre le altre se ne stavano in piedi a fare chissà cosa.
Corrine non riusciva a capire il perché di quelle urla: insomma, non riuscivano proprio a capire che rischiano di farli diventare sordi?
Alcune piangevano, anche.
Uhm. Patetiche, aveva pensato lei.
Cioè, fossero degli Dei scesi dal cielo allora si sarebbe messa a piangere anche lei, ma suvvia: erano dei ragazzi, famosi, ma dei ragazzi normali.
Spensero le luci ed il concerto incominciò.
Essendo nei primi posti, poteva benissimo urlare per catturare l'attenzione di almeno uno dei cinque (cosa che una fan normale avrebbe fatto al 101%), invece lei se ne stette zitta, ascoltando il video di una canzone, messa all'inizio, con gli occhi chiusi, perchè era così che si doveva fare.
Si viene ad un concerto per ascoltare musica dal vivo, non per gridare a più non posso fino a quando non si ha più la voce e si bisogna ordinare dieci pacchi di Benactive-gola alla farmacia.
Era insopportabile sentire quelle grida, a parer suo, copriva le voci dei cantanti.
Per un momento pensò di urlare per farle stare zitte, ma si contenne e cercò di concentrarsi solo e solamente sul palco.
Ecco che cinque figure si avvicinarono correndo, e non poté fare a meno che guardare soltanto una di quelle.
Eccolo lì: biondo, occhi azzurri, sorriso innocente e da bambino, quella cresta che, anche se non voleva ammetterlo e mai lo avrebbe fatto, gli dava un'aria sexy.
Si incantò, ed in silenzio, incominciò a contemplare quel ragazzo guardandolo con nostalgia e...amore.

 

Dall'altra parte del palco, Niall James Horan guardava il pubblico, le sue adorate Directioners e pensò che era veramente stato molto fortunato ad avere delle fans così fantastiche.
Ognuna con il proprio cartellone.
Potevano sembrare dei pezzi di cartone o di carta, ma lui sapeva che loro ci avevano messo il cuore a farli, con la speranza che almeno uno di loro lo vedesse e regalasse loro un sorriso.
Durante il suo assolo in 'Little Things', si sentì osservato, cosa buffa dato che praticamente 15 mila persone lo stavano guardando in quel momento, ma si sentiva così soltanto se una persona lo fissava.
Si sentiva così quando lei era nei paraggi.
Mentre cantava distrattamente, cercò con lo sguardo qualcosa, anzi, qualcuno tra quelle ragazze.
Sembrava stupido, ma aveva come la sensazione che lei fosse più vicina a lui di quanto potesse pensare.
Tutte urlavano, tranne due persone.
Una ragazza bionda, che stava in silenzio con il broncio, arrabbiata per chissà quale motivo, ed infine una ragazza castana, occhi verdi che splendevano con le luci che venivano emanate dal palco.
In quel preciso momento, avvenne un cambio di sguardi: verde nell'azzurro, erba nel mare.
Osservò attentamente i lineamenti della ragazza, ma una collana attirò la sua attenzione, una collana che una volta apparteneva a lui ma che aveva regalato alla persona che amava di più al mondo.
Non si accorse, ma smise di cantare, lasciando per aria la sua voce.
I quattro amici si preoccuparono e gli andarono vicino.
La musica si fermò.
-Amico, stai bene?- chiese il moro, Zayn.
-Lei è qui...- sussurrò.
-Lei chi?- domandò il ricciolino, Harry.
Non fecero in tempo a chiedere qualcos'altro, che l'irlandese prese a correre dietro le quinte, per andare verso l'area del pubblico e cercarla.
Vederla di nuovo, era stato come un tuffo al cuore.
Era lì, a due metri di distanza da lui.
Voleva riabbracciarla, baciarla come aveva sempre fatto.

 

-Andiamo via.- disse Corrine all'amica, con un tono di preoccupazione, dopo aver visto Niall correre via e, capendo l'intenzione del ragazzo, non voleva assolutamente farsi vedere.
Voleva vederlo, sì, ma non voleva che lui vedesse lei.
-Aspetta, aspetta, sto finendo il popcorn!- protestò l'altra.
La castana sbuffò, per poi prendere la bionda con la forza e trascinarsela fino all'uscita.
Con molta fatica, arrivarono fuori dall'arena e si nascosero dietro ad un cartellone grosso.
-Corrine!- urlò qualcuno, un qualcuno che era sicuramente lui.
Aveva il fiatone, probabilmente aveva corso.
-Corrine!- ripeté di nuovo, sull'orlo di un pianto e la ragazza, sentendo quella voce spezzarsi dalle lacrime, sentì il cuore rompersi in mille pezzi.
Si portò una mano sul petto, ma non vi trovò la collana.
Abbassò lo sguardo e le sue paure si avverarono.
Non poteva accadere proprio adesso.
Quella collana non poteva essere caduta all'improvviso, non poteva averla persa: era l'unica cosa che le era rimasta di lui.

 

Intanto all'entrata, il biondo volgeva lo sguardo da destra a sinistra, da sinistra a destra, alla ricerca di quella figura, senza ottenere alcun risultato.
Di una cosa era sicuro: non era stata un'allucinazione.
Aveva visto il suo viso, i suoi occhi in cui era sprofondato, sentiva ancora il cuore battere forte, le gambe tremare, tutte emozioni che soltanto lei poteva provocargli.
Si girò, per tornare indietro, ormai vinto, ma un luccichio attirò la sua attenzione.
Si abbassò e prese fra le mani quella catenina d'argento con appesa una 'N' di Niall.
Accarezzò la scritta e sentì ancora il suo tocco su quella collana.
Allora era veramente stata lì.
L'aveva vista, ma non era abbastanza.
Per lui non sarebbero mai bastati quei due secondi per poter dire che poteva vivere senza di lei.
Non sarebbe bastata neanche la sua vita, in realtà.
Ritornò dentro all'arena, consapevole del fatto che il giorno dopo sarebbe andato ad affrontare il suo passato, che sarebbe diventato il suo presente, ed infine il futuro.

 


Niall Horan, il componente dei One Direction, durante il suo assolo in una canzone del loro album, smette improvvisamente di cantare, rimanendo con lo sguardo verso il pubblico, anzi, verso una persona.
Delle voci ci comunicano che magari una ragazza lo aveva particolarmente colpito, ma allora perché il cantante sarebbe scappato dal palco ed uscito dall'arena per poi tornare con uno sguardo di delusione? Cosa ci nasconde uno dei cantanti più famosi del pianeta?

 


-Cazzo.-

-Smettila.-
-Merda.-
-Smettila.-
-Culo.-
-Smettila.-
-Minchia.-
-Smettila.-
-Porca t...-
-Ho detto di smetterla!- la rimproverò Corrine.
-Cazzo, culo, merda, minchia!- urlò l'altra per farle un dispetto, ottenendo un dito medio alzato dall'amica.
-Avanti Zoey, è una storia fottutamente romantica! Cioè, lui che smette di cantare perché ti ha vista, poi ti rincorre e poi...-
-Uno: non chiamarmi con il mio secondo nome, due: non mi interessa, tre: non voglio più sentirne parlare.- precisò.
-E dillo che è un ragazzo dolcissimo!- urlò entusiasta la bionda, sventolandole davanti il giornalino su cui era scritto chiaro e tondo la vicenda 'misteriosa' accaduta il giorno precedente a Niall James Horan.
-Non m'interessa se è dolce o cosa. Io ho chiuso con lui.-
-Ma se fino a ieri non vedevi l'ora di vederlo!-
-Non è vero!- mise il broncio la castana.
-Sì!-
-No!-
-Si!-
-No!-
-Ma tu lo ami!- si zittì ed abbassò lo sguardo.
-Sì.- sussurrò.
Non fece in tempo a prendere in giro la sua 'Zoey' che suonarono al campanello.
-Vacci tu.- le ordinò la castana.
-E perché?- sbottò l'altra.
-Perché sei quella che è più vicina alla porta.- sbuffò al ragionamento poco logico della sua amica e, strisciando i piedi sul pavimento, accorse verso la porta, aprendola senza neanche chiedere chi fosse.
-Salve!-
La richiuse subito, assumendo una faccia tra la sorpresa e l'incredulità.
Scosse la testa, nahh.
La fame le stava giocando brutti scherzi.
La riaprì, sentendo suonare di nuovo.
-Ehm...Salve!- ripetè quello alla porta, 'guadagnandosi' un'altra porta in faccia.
Il campanello risuonò per la millesima volta.
-Insomma Abbie, chi è?- urlò la voce di Corrine, avvicinandosi all'amica che era paralizzata momentaneamente.
La guardò preoccupata, fino a quando l'ennesimo suono della porta non le fece perdere la pazienza.
Lasciò stare la bionda, ed aprì il portone, pronta ad urlare contro a chiunque avesse osato farla alterare, ma si bloccò, vedendo un ragazzo davanti a lei.
Era lui.
-Corr...- fece per chiudergli la porta in faccia, ma il piede del biondo le impedì di compiere l'azione tanto desiderata.
-E no eh! Mi sono fatto chiudere la porta già troppe volte!- protestò l'irlandese.
-Togli quel piede, subito!- sibilò.
-Ti prego Corrine, fammi parlare...- cercò di convincerla, quasi con supplica.
-No!- urlò la castana.
-Aspetta, dammi del tempo...-
-Aspetta? Del tempo?- chiese ironica.
-Hai avuto due anni per poter parlare, non credi? Ho già aspettato fin troppo.- lo guardò negli occhi, per poi voltargli le spalle e lasciarlo fuori.
-Corrine!- urlò.
La ragazza si accasciò alla porta, si fece trasportare per terra con la schiena appoggiata ad essa e quando giunse sul pavimento, raccolse le gambe al petto ed appoggio la testa sulle ginocchia, sotto lo sguardo dell'amica.
-Va bene. Non aprire questa porta, fai come vuoi, tanto lo so che stai ascoltando, che mi stai ascoltando...- pronunciò il ragazzo.
-So che l'altro giorno eri al concerto...Ho trovato questo.- infilò la collana da sotto la fessura della porta e lei lo prese fra le mani.
-Mi manchi, Corrine.
Ti ho sognato e ti sogno ogni, e sottolineo ogni, notte.
Rivedevo le tue lacrime, il tuo sguardo quando ti dissi:'dobbiamo lasciarci' e non sai quante volte mi sono dato dello stupido per averlo fatto.
Pensavo che se ti avessi lasciata, tu ti saresti liberata di un peso e saresti stata...- aprì di scatto la porta, incazzata nera.
-Libera? Più felice? Per Dio, inventatene una più credibile!- esclamò con disprezzo, mentre cercava di non incastrarsi negli occhi azzurri di lui.
-Perché tu, giustamente, lasciandomi mi hai resa più felice, giusto? Tutte le lacrime che ho versato per te erano soltanto perché io saltavo dalla gioia!- aggiunse sorridendo ironicamente, cercando di non chiudere le palpebre per quando gli occhi contenevano un oceano dentro e se lo avesse fatto, avrebbe incominciato a piangere davanti a lui.
E non poteva, non doveva permetterselo.
-Io...Io ti ho amato, Niall. Ti ho dato tutta me stessa, ho dato a te il mio primo bacio, mi sono donata a te rinunciando alla mia verginità, sei stato il mio primo amore, il primo in tutto. Mi ripetevi sempre che non mi avresti mai abbandonata, che saresti stato sempre con me, ed io come una stupida cretina mi appoggiavo a tutte queste bugie...- tirò su con il naso, sfregandosi gli occhi con le mani.
-Per due anni aspettavo davanti alla porta te ricomparire con il tuo solito sorriso smagliante mentre mi dicevi:'sono ritornato per te', per due anni rimanevo con il cellulare in mano sperando ad una tua chiamata o ad un insulso messaggio dove potevi anche insultarmi, arrabbiarti con me, ma io ne sarei stata felice lo stesso, due anni ho guardato i regali di Natale e di compleanno pensando che avrei rinunciato a tutti quelli pur di stare di nuovo fra le tue braccia, e sai cosa è arrivato? Niente.
Eppure bastava soltanto un messaggio ed io avrei preso il primo aereo e sarei corsa da te, questo lo sai.
Bastava soltanto un 'ciao' per accendere una speranza che tu mi pensassi ancora.
Ti ricordi quando eravamo piccoli?- accennò una risata fra le lacrime, al solo ricordo.
-Mi prendevi in giro perché io ti dicevo che stavo aspettando il principe azzurro e fantasticavo sul mio futuro. Sai cosa voglio adesso? Voglio essere...felice, come non lo sono mai stata dopo il tuo addio.
Rivoglio la vita che hai portato via con te.
Rivoglio la Corrine che tu hai ucciso.- silenzio.
Lei, però, non sentiva che il ragazzi dinnanzi a sè stava soffrendo, più di quanto aveva sofferto lei.
Sentirsi dire la verità faceva così fottutamente male, soprattutto che ad infondere dolore era stato proprio lui.
Era rimasto senza parole.
Infondo tra loro le parole non servivano mai.
Bastavano i loro occhi e potevano leggere tutto lo stato d'animo dell'altra persona.
L'aveva fatta soffrire, l'aveva aspettato per due anni, ma voleva rimediare.
La voleva di nuovo sua.
Perché sapeva, nel profondo del cuore, che quest'ultimo batteva ancora per lei, che non si era mai dimenticata del suo sorriso.
La voleva sua, sia di giorno quando faceva fare a lei tutto quello che voleva e la viziava fino allo sfinimento, sia di notte sotto le lenzuola mentre facevano l'amore più e più volte, dimostrando quel sentimento che ancora non li aveva abbandonati, sebbene fosse passato troppo tempo.
-Corrine...- tentò di dire, ma l'altra scosse la testa.
-Ne ho abbastanza, Niall. Non ce la faccio più. Non voglio più aspettare...- lo guardò, nei suoi occhi pieni di dolore e sofferenza e poté giurare di aver sentito il cuore fare un balzo.
-Dammi un'altra possibilità...- di nuovo scosse la testa.
-L'hai avuta, come ne hai avute fin troppe in quest due anni. Hai avuto più di 730 giorni per ritornare e per più di 730 volte hai sprecato le possibilità che io ti davo...- abbassò lo sguardo, cosciente del fatto che lei aveva ragione.
-Io non riesco a vivere senza di te...- le fermò il polso.
-Lo hai fatto per due anni. Puoi ancora farlo.- disse lei rimanendo girata, sapendo che se lo avesse guardato ancora una volta, avrebbe ceduto al suo sguardo.
-Corrine...ti prego...-
-Perché cazzo non vuoi capirlo?!- si girò, con gli occhi lucidi, ma tentò di non farlo vedere.
-Io non ti amo più! Hai capito? NON TI AMO PIÙ, PORCA PUTTANA!- urlò dandogli uno spintone facendolo cadere sull'erba del Prato.
Per un momento si pentì, ma dovette resistere.
Si volto nuovamente e chiuse la porta non prima di avergli detto:
-Addio Niall.-

 

-Sei sicura di non voler venire?- domandò di nuovo la sua amica, mentre Corrine la accompagnava fuori alla porta.
-Nah, ho molte cose da fare...- cercò una scusa.
-Del tipo?- chiese la rossa.
-Del tipo che non sono fatti tuoi.- rispose sorridendo angelicamente, guadagnandosi uno sguardo omicida da
Abbie che stava per ribattere quando improvvisamente la castana l'abbracciò e la strinse forte a sè.
-Ti voglio bene, Ab.- fermò una lacrima che minacciava di uscire.
-Anche io te ne voglio Corrine...ma...cos'è questo abbraccio? Mica è un addio!- la prese sullo scherzare.
Sorrise soltanto, godendosi l'ultima vista della sua migliore amica mentre la guardava andare via, salire nella sua macchina e sfrecciare come un fulmine.
Richiuse la porta alle sue spalle e prese in mano una lettera, dirigendosi in bagno.
Dopo aver preso in mano il cellulare, digitò il suo numero mettendo il suo sconosciuto.
Tu. Tu. Tu.
Chissà se avesse risposto.
Tu. Tu. Tu.
Forse era meglio non chiamarlo.
Tu. Tu...
-Pronto?- il cuore prese a battere forte, quasi come se volesse uscire.
-Chi è?- rimase zitta, ad ascoltare quella voce angelica di cui si era innamorata.
Tu. Tu. Tu.
Aveva riattaccato, ma per lei era abbastanza.
Voleva sentire la sua voce, per l'ultima volta.
Poggiò la lettera sul comodino vicino al lavandino e, con ancora i vestiti, si immerse nell'acqua con cui aveva riempito prima la vasca.
Era gelida, come il suo cuore.
Immerse la testa delicatamente fin sopra i capelli ormai bagnati ed aspettò, sentendo il bisogno d'aria dei suoi polmoni, il cervello andare in tilt, il cuore che pian piano rallentava ed infine il buio.

 

-Chi era, Ni?- domandò Zayn all'amico, siccome aveva gli occhi incollati allo schermo del cellulare.
-Non lo so...- rispose con la testa altrove.
-Ho un brutto presentimento...- portò una mano sul cuore quando sentì una scossa percorrergli il corpo.
Sentì un vuoto.
Sentì qualcosa mancare, qualcosa che prima c'era ma che adesso era scomparsa.
Sentì una parte di lui volare via.

 

-Corrine?-
-Corrine? Dove minchia sei?!- incominciò a perdere la pazienza Abbie, mentre saliva le scale.
-Corrine!- sbuffò, aprendo la porta di tutte le stanze.
Iniziò a preoccuparsi, era l'una passata e doveva già essere a letto, invece non era in nessuna delle stanze che aveva visitato.
Aprì la porta del bagno pensierosa, ma le si mozzò il fiato alla vista della sua migliore amica pallida all'interno della vasca da bagno piena d'acqua.
Cacciò un urlo disumano e le corse in contro, facendo cadere la borsa a terra.
Prese il corpo dell'amica e con fatica poggiò la testa sul suo grembo, per poi prenderla fra le mani ed iniziare a scuoterla con la speranza che apra gli occhi, invano.
-C...Corrine...- sussurrò con voce spezzata, mentre le accarezzava i lunghi capelli castani.
-C-Corrine...Ti prego...rispondimi...Non...Non è il momento di scherzare...- aggiunse dandole leggeri schiaffi.
Sentì qualcuno bussare alla porta.
-Che succede? Abbiamo sentito un urlò!- urlò qualcuno al di fuori di essa, probabilmente il loro vicino.
-Aiuto...- provò ad urlare, ma le uscì soltanto un sospiro.
Voleva alzarsi in piedi ed andare ad aprire la porta, ma non aveva le forze.
Era come se fosse incollata lì, tenendo fra le braccia una delle persone più importanti della sua vita.
Un tonfo la fece riportare alla realtà.
Riuscì ad urlare un 'Siamo qui!' strozzato per far sì che le trovassero e dopo neanche cinque minuti si ritrovò davanti il loro vicino di circa cinquant'anni insieme alla moglie.
-Dio mio!- urlò la signora, portandosi una mano sulla bocca.
-Che è successo?!?!- domandò allarmato l'uomo, avvicinandosi a loro.
-Lei...da sola...io...era...- balbettò, sentendo gli occhi pizzicare e subito miliardi di lacrime le invasero il viso candido.
-Cindy, chiama l'ambulanza!- esclamò il signore alla moglie, che prese immediatamente il telefono in mano e compose il numero del pronto soccorso.
Abbie rimase immobile, mentre i due adulti non sapevano cosa fare e come reagire.
Lei teneva in braccio la sua vita, la persona che le era stata vicina quando i suoi genitori erano morti, e adesso...
No. Non poteva.
Non poteva andarsene anche lei.
Era così fredda, così violacea.
Il suo sorriso era scomparso, i suoi occhi castani non la illuminavano più, il colorito della pelle non rappresentava più quel colore roseo che aveva.
La strinse più forte a sè, come se avesse paura di perderla, per sempre.
Sperava.
Sperava con tutto il cuore che tutto ciò fosse un sogno.
Sperava che l'indomani Corrine sarebbe saltata sul suo letto gridando che era tardi e che arrivavano in ritardo all'università.
Sperava che trascorressero di nuovo le lunghe sere passate a guardare film deprimenti davanti a milioni di fazzoletti attorno al salotto.
Ma ormai la vita le aveva insegnato che sperare non portava a nulla.
Perfino Corrine lo diceva.
 

'Sperare è soltanto una scusa per aggrapparsi a qualcosa pur di non cadere nella realtà.' Aveva detto con un pizzico di amarezza.
'Non sperare. Reagisci. Affronta la vita. Non morire di lacrime per chi non lo merita. Manda a fanculo tutto e tutti.' ripeteva sempre con la sua solita finezza.
'Ti uccideresti?' le aveva chiesto Corrine, tutto d'un tratto.
'Si...' rispose, pensando che forse non era una cattiva idea.
Avrebbe rivisto la sua mamma e il suo papà, tutto quello ne desiderava una ragazzina di quindici anni.
'Ahia! Che cazzo fai?!' si lamentò quando la castana le diede uno schiaffo sul capo.
'Ma sei pazza? E io poi cosa faccio?' Sorrise davanti alla tenerezza dell'amica.
'Non ti vergogni di avere un'amica orfana che vive in un orfanotrofio dato che non ha altri parenti?' Scosse la testa e le vennero gli occhi lucidi.
'Qualunque cosa accada...io non ti abbandonerò mai.' aveva sussurrato la castana abbracciandola teneramente.
 

-Non hai mantenuto la promessa...- disse a bassa voce rivolgendosi al corpo ormai senza vita della sua migliore amica, mentre una delle tante lacrime andavano a morire sulle sue labbra.
-Mi hai abbandonata Corrine...-

 


Fifteen years later.

 


-Mamma, papà, c'è una signora alla porta!- urlò una bambina di circa tre anni ai suoi genitori, guardando dalla finestra.
-Vai tu, amore?- chiese la ragazza a suo marito.
Quest'ultimo le sorrise e non prima di aver stampato un bacio sulla guancia morbida della figlia, andò verso l'entrata dopo aver sentito il citofono suonare.
Aprì con un sorriso, pensando che fosse una vecchia fan del suo gruppo, ma quel sorriso scomparve appena riconobbe quel volto fin troppo riconoscibile.
-Abbie?- chiese più a se stesso che alla ormai donna dinnanzi a lei.
-Niall...- sussurrò, con una voce di chi pareva essere stanca, ma non di un qualsiasi lavoro, bensì della vita.
-Accomodati...- le fece spazio per farla entrare e la presentò alla sua famiglia.
-Come...Come mai questa visita?- domandò nuovamente titubante.
Era da tantissimo tempo che non la vedeva, e chissà per quale motivo ignoto, era rimasto male nel vedere che c'era soltanto lei.
Magari...nel profondo del suo cuore si aspettava che ci fosse un'altra persona.
Quella persona.
Scosse impercettibilmente la testa.
Cavolo, era sposato, aveva una bellissima bambina, eppure continuava a pensare a lei.
-Sono venuta per darti questo.- gli diede in mano una lettera semplice, bianca, ma non appena il biondo entrò in contatto con questa, dei brividi percorsero la sua schiena.
-Leggilo.- lesse il nome dell'emittente e la mascella si serrò senza neanche accorgersene.
-Perché mi hai dato questa lettera? Perché ti ha mandata per darmela te e non lei stessa in persona?!- domandò, leggermente infastidito.
Abbie abbassò lo sguardo, trattenendo a stento le lacrime.
-Lei...- iniziò, facendo subito crescere al ragazzo un ansia incontrollabile.
-Lei...?- la spronò, curioso.
-Lei...Lei non c'è più Niall...È...È...È morta...- disse tutto d'un fiato.

 

Ciao amore mio,
 

posso chiamarti così?
 

Ma insomma, perché te lo chiedo come se tu potessi rispondermi? Diamine, questa lettera mi sta mandando in tilt!
Quando la leggerai, probabilmente io non ci sarò più e, probabilmente mi odierai, ti starai chiedendo il perché lo abbia fatto e sicuramente ti sentirai in colpa, conoscendo la tua testaccia dura come un nocciolo.
Innanzitutto no.
Non l'ho fatto per colpa tua, non renderti la vita impossibile.
L'ho fatto perché non ce la facevo più.
Mi ammalavo una settimana sì e una no, un giorno si e un altro no, era un continuo scambio di malattie.
I dottori non sapevano cosa avessi, pensavano che fosse soltanto un virus e tutte quelle cretinate che si inventano quando non sanno la cura di una malattia.
Nessuno lo sapeva, a parte Abbie ovviamente, ma le ho sempre detto che non era niente e che poi mi passava.
Ovviamente non ci credeva mai, ma fingeva di chiudere un occhio.
Ti ho messo la tua collana nella busta.
Tienila e dalla alla fortunata ragazza che avrà l'onore di starti accanto, di farti sorridere quando sei triste, di preparati un caffè alla mattina quando ti alzi, di aspettarti la sera sotto l'uscio di casa per poter cenare insieme, di lavare i piatti con te mentre giocate a spruzzarvi acqua dappertutto, di avere il tuo cognome, di darti il bacio della buonanotte, di medicarti ogni volta che starai male, di darti una famiglia con dei figli, di stringerei alle tue braccia davanti ad un film dell'orrore, di baciarti ogni volta che vorrà, di abbracciarti ogni minuto del giorno, ma soprattutto di amarti come non ho potuto fare io.
Amore mio, Perdonami.
Perdonami quando ho detto che non ti amavo più quando era l'esatto contrario.
Perdonami quando non ho avuto il coraggio di rivelarti tutto quello che sto rivelando dietro ad un fottutissimo foglio di carta.
Sappi che resterò vicino a te, per sempre.
Ogni volta che avrai bisogno alzai gli occhi al cielo: mi ritroverai lì a sorriderti sperando che tu riacquisti le forze.
Ogni volta che sarai triste, mi ritroverai fra le tue braccia sotto forma di vento.
Sarò lì, in ogni momento.
Amore mio, perdonami se puoi.
Perdonami se non ti ho amato abbastanza.

Tua per sempre, Corrine.

 


Guardava le parole scritte in quel foglio bianco con gli occhi persi.
Non aveva pianto, oh no.
Il dolore era più forte delle lacrime che ogni volta minacciavano di uscire.
Si portò una mano sulla fronte e fece cadere la lettera sul pavimento duro del cimitero.
Si rannicchiò in se stesso e rimase a soffrire in silenzio.
Si sentiva un mostro.
Non aveva neanche provato a cercarla, di chiedere notizie su di lei.
Non aveva neanche provato a combattere per il loro amore.
Era un codardo e questo se lo sarebbe rinfacciato per il resto della sua vita.
Poggiò una mano sullo strato di cemento in cui era inciso il
suo nome.

 



Corrine Zoey Hilson

-O7.11.94.-

-23.O5.2O13.-


 



-Avrei voluto che ci fossi stata tu a camminare verso l'altare dove io ti aspettavo impaziente, a dare alla luce il frutto del nostro amore, ad aspettarmi di sera quando ritorno stanco da lavoro, a darmi un bacio quando ne avevi voglia...- sussurrò, sentendo gli occhi pizzicare.
-Avrei voluto che tu facessi parte del mio futuro, Corrine.- continuò.
-Perchè io ti amo!- urlò come de potesse sentirlo.
-Ti amo...- non ce la fece più, e per la prima volta nella sua vita, pianse.
Pianse come mai aveva fatto.
Pianse lacrime amare, lacrime che aveva tenuto dentro per fin troppo tempo e che bramavano di uscire.
Improvvisamente sentì leggero venticello abbracciargli la pelle e si sentì sicuro, a casa.
Poté giurare che il suo profumo invase le sue narici.
Il vento lo sfiorò di nuovo e sentì la schiena leggermente più pesante.
Come se qualcuno lo stesse abbracciando da dietro.
Come se quel qualcuno volesse far sentire la sua presenza.
Come se volesse infondergli calore.
E stette lì, silenzioso.
Perché il silenzio racchiudeva i loro sussurri.
Erano semplici sussurri, sussurri in cui si scambiavano i loro 'ti amo'.
Così silenziosi, eppure così pieni di amore.
Un amore che non poteva essere paragonato agli altri.
Un amore diverso, unico.
Un amore che avrebbe vissuto per sempre.
Perché sì.
Le parole più belle non erano quelle urlate e dette ad alta voce, bensì quelle sussurrate, perché nessuno poteva sentirle, tranne loro, e così sarebbe rimasto.
Un segreto.
Un segreto che non verrà mai svelato, ma che verrà sentito ad ogni sussurro per chi avrà il cuore che saprà provare un amore puro come il loro.

 

 

 

Hakuna Matata!

PARTO. Questa One Shot è stata un P A R T O.

Tutte le ragazze che mi seguono sanno che io ho iniziato a scriverla circa due mesi fa.

E per due mesi mi mettevo ogni giorno a scrivere due o tre righe perchè volevo mettercela tutta ed impegnarmi.

Spero che vi sia piaciuto.

Ammetto che all'inizio, non la volevo così la fine.

Avevo in mente di farli riappacificare e dare a loro il solito 'Happy Ending'.

Poi però ho cambiato idea perchè, diavolo, le mie storie sono tutte con l'Happy Ending,

quindi perchè non farla morire almeno per questa volta?

Sì, lo so. Sono stata una stronza patentata, ma volevo qualcosa che toccasse il cuore

e spero che voi abbiate sentito le emozioni che ho sentito io mente lo scrivevo e leggevo per dare gli ultimi ritocchi.

La lettera mi ha fatta piangere, fuck.

Il bello è che ero davanti al PC con le dita incollate alla tastiera mentre dai miei occhi scendevano

le cascate del Niagara.

Fra un po' prendevo anche un secchiello e me lo mettevo davanti al viso, eh.

Tuttavia, mi 'spiace immensamente per l'immenso ritardo di questa OS,

ma come vi ho già detto, è stato difficile tirarlo fuori tutto (?).

E come vedete, è molto lungo, cosa che mi dispiace.

Spero soltanto che non vi abbia annoiato tanta lunghezza, ma io non sono molto brava a riassumere, buh.

Ok, adesso vado.

Grazie a te se hai letto fino a qui.

Se volete potete andare a visitare le mie Long-Fic sul mio profilo.

Alla prossima!

!atataM anukaH

  
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