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Autore: Beauty    24/04/2013    7 recensioni
Nel mondo delle favole, tutto ha sempre seguito un preciso ordine. I buoni vincono, i cattivi perdono, e tutti, alla fine, hanno il loro lieto fine. Ma le cose stanno per cambiare.
Quando un brutale omicidio sconvolge l'ordine del Regno delle Favole, governato dalla perfida Regina Cattiva, ad indagare viene chiamato, dalla vita reale, il capitano Hadleigh, e con lui giungono le sue figlie, Anya ed Elizabeth. Attraverso le fiabe che noi tutti conosciamo, "Cenerentola", "Biancaneve", "La Bella e la Bestia"..., le due ragazze si ritroveranno ad affrontare una realtà senza più regole e ordine, in cui niente è come sembra e anche le favole più belle possono trasformarsi nel peggiore degli incubi...
Inizia così un viaggio che le porterà a scoprire loro stesse e il Vero Amore, sulle tracce della leggendaria "Pietra del Male" che, se nelle mani sbagliate, può avere conseguenze devastanti...
Il lieto fine sarà ancora possibile? Riusciranno Anya ed Elizabeth, e gli altri personaggi delle favole, ad avere il loro "e vissero per sempre felici e contenti"?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Prisoner

 
Le prigioni erano collocate nei sotterranei del castello, ed era raro che un barlume di luce filtrasse attraverso i mattoni umidi e squadrati.
Ma a Lady Marian la luce faceva male, ormai. La sua cella aveva una sola finestra incastonata di sbarre, troppo alta per poter essere raggiunta e troppo piccola perché il sole potesse filtrare in modo completo e continuo; e tre anni di prigionia erano stati sufficienti affinché Lady Marian si ritraesse nell’ombra come un topolino spaventato, abbracciandosi le ginocchia e affondando il volto nell’incavo creato dal suo grembo perché la luce non le facesse bruciare gli occhi ogni qualvolta un raggio impertinente osava violare l’oscurità della cella.
La Regina Cattiva aveva dato ordine ai suoi soldati di rinchiuderla là dentro tre anni prima, e da allora la porta era sempre rimasta sigillata tranne che per tre volte al giorno quando, a orari regolari, un goblin si affacciava sulla soglia con il suo naso aquilino e le sbatteva malamente di fronte la ciotola con il suo pasto.
Quando quel giorno, appena un’ora dopo che quella sbobba informe che chiamavano cena le era stata servita, la porta si riaprì inaspettatamente, Lady Marian sussultò, cercando di alzare istintivamente i pugni in segno di difesa, facendo sfregare il metallo delle catene contro la pietra del pavimento e scontrandosi con la resistenza delle manette intorno ai suoi polsi. Emise un gemito di dolore e sul suo volto si dipinse una smorfia quando sentì i polsi bruciarle. Il ferro delle catene le aveva martoriato la carne per anni, e ora la pelle era graffiata e sanguinante.
Lady Marian si ritrasse istintivamente quando la porta si aprì lasciando entrare più luce di quanto i suoi occhi abituati all’oscurità potessero sopportare; si protesse il viso con una mano.
- Oh, povera piccola! C’è troppa luce?- cinguettò amabilmente la Regina Cattiva, entrando con decisione nella cella. Lady Marian sbatté più e più volte le palpebre prima di riuscire a mettere a fuoco le figure di fronte a sé: la Regina era esattamente come la ricordava. Non era cambiata di neanche un dettaglio in quei tre anni. I capelli neri e lisci le ricadevano elegantemente in ciocche folte e setose fino alle reni, il volto maturo ma affascinante non era solcato da neppure una ruga, ma la pelle era liscia e colorita, mentre gli occhi verdi conservavano ancora quel brillio in cui vi erano misti crudeltà e intelligenza perversa, quello stesso brillio che le aveva scorto innumerevoli volte prima che lei scoprisse del suo tradimento e la facesse rinchiudere.
La Regina era abbigliata con un lungo vestito color rosso sangue, dalla gonna e le maniche svasate, la scollatura abbondante con il bordo decorato da una sottile striscia di pizzo bianco. Indossava una corona elaborata, d’oro, con incastonato un rubino al centro. Tutta la sua figura risplendente contrastava con l’ambiente cupo circostante, e perfino con le divise e gli elmi neri dei tre soldati che fungevano da scorta. La Regina voltò il capo, ordinando a due di loro di andarsene, mentre il terzo rimase sull’attenti alle spalle della sovrana, a guardia della porta.
Lady Marian strinse rabbiosamente i pugni, rispondendo con uno sguardo carico d’odio al sorriso cordialmente e crudelmente freddo della sovrana. La Regina mosse qualche altro passo verso di lei.
- Ho pensato di farti una visita, mia cara. E’ passato tanto tempo da quando ci siamo incontrate, non è vero?- ridacchiò.- Devo dire, però, che ti trovo parecchio sciupata…non assomigli più molto a una lady…- la Regina scoccò un’occhiata piena di disprezzo alla donna. Lady Marian era molto giovane, molto più di quanto dimostrasse. Aveva appena compiuto vent’anni, ma il suo volto provato da tutto quel tempo trascorso dietro le sbarre la rendeva più simile a una trentenne; indossava ancora l’abito che aveva addosso quando era stata arrestata, ma la stoffa color viola scuro era sporca e strappata ai bordi della gonna e delle maniche. Le unghie delle mani sottili erano sporche e mangiucchiate, i capelli una volta morbidi e ricci erano una massa castana arruffata, mentre gli occhi tradivano tutta la stanchezza e la rassegnazione di chi non aveva più nulla in cui sperare.
Lady Marian si sentiva sconfitta, si sentiva sconfitta da tre anni, quando un uomo che credeva suo amico aveva tradito lei e i loro compagni, lasciando che venisse arrestata e agevolando la scalata al potere della nuova Regina Cattiva.
E dire che molte storie volevano la matrigna di Biancaneve una donna sadica e crudele, tanto che, ricordava di aver udito dire quand’era piccola, quando questa era morta a Nottingham la gente aveva festeggiato per tre giorni e tre notti. Credevano tutti di essersi liberati di una tiranna – non sapevano che il peggio sarebbe ancora dovuto venire.
Forse, sarebbe stato meglio che la precedente sovrana, pur nella sua malvagità, non fosse mai morta. La sua sostituta si era rivelata essere mille volte peggio di lei.
Lady Marian si sentiva sconfitta, questo era vero; ma per nulla al mondo l’avrebbe dato a vedere alla Regina.
Sostenne il suo sguardo con fierezza, come le avevano sempre insegnato a fare anche nelle situazioni peggiori, e strinse più forte i pugni.
- Perché siete qui?- sibilò.- Cosa volete ancora, che non vi siete già presa?
- E’ forse proibito fare visita a una vecchia amica?
- Voi non siete mia amica. Voi siete solo una strega!- ringhiò Lady Marian.- Fareste bene ad andarvene di qui alla svelta, prima che vi dimostri quanto poco mi si addice il titolo di lady!
- Quanta foga…- commentò la Regina Cattiva, noncurante.- Temo di doverti deludere, mia cara…Se non l’hai notato, non sono io, qui dentro, ad essere inginocchiata su un pagliericcio umido e con delle catene ai polsi - sogghignò.- Avresti dovuto pensarci, prima di tradirmi…
Lady Marian digrignò i denti, cercando di liberarsi dalle catene, ma subito il dolore lancinante ai polsi la fece demordere.
- A dire il vero, c’è un motivo per cui sono qui - proseguì la Regina Cattiva; prese a camminare intorno alla stanza, girando lentamente intorno a Lady Marian.- Forse c’è qualcosa che ti farà piacere conoscere…
- Non voglio sapere niente da voi, di qualunque cosa si tratti!
- Davvero?- fece la Regina.- Neppure se riguarda la Salvatrice?
Lady Marian sentì il cuore perdere un battito.
La Salvatrice.
Non era possibile…per quanto tempo l’avevano aspettata? Dodici anni? Di più?
Le attraversò la mente il fugace pensiero che la Regina Cattiva le stesse mentendo, chissà con quale subdolo fine, ma subito si rispose che non era possibile. La sovrana non avrebbe mai potuto scherzare su una cosa simile. Se c’era qualcuno che temeva la Salvatrice più di chiunque altro, quel qualcuno era la Regina.
Lady Marian conosceva la profezia che riguardava la Salvatrice. Era destino che ella giungesse per ristabilire l’ordine nel loro mondo, ma…ma non diceva nulla su quando, con esattezza. Doveva ammettere di non aver neppure pensato a lei quando, cinque anni prima, aveva tradito la Regina e preso parte al complotto contro di lei. Per due anni, fino al giorno del suo arresto, aveva continuato la sua missione senza che il pensiero della Salvatrice sfiorasse mai la sua mente.
Era stata cieca; non si era resa conto, allora, che tutto stava lentamente ma inesorabilmente precipitando. Credeva ancora che le forze unite di tutti loro avrebbero potuto mettere fine anche a questa nuova tirannia, ma…dannazione, se la Salvatrice era arrivata, alla fine, allora voleva dire che l’Oscurità era vicina. Molto vicina.
Forse, pensò con un brivido, aveva già mietuto delle vittime.
E i Grimm stavano per tornare.
La Regina sogghignò, compiaciuta nel vedere l’espressione sconvolta di Lady Marian.
- Sapevo che questa notizia ti avrebbe stuzzicato, amica mia…- disse, con voce melliflua.
Gli occhi scuri di Lady Marian ebbero un luccichio e, per la prima volta dopo tanto tempo, il suo volto si aprì in un sorriso trionfante.
- Avete poco da ridere, Vostra Maestà - disse, guardando negli occhi la sovrana e senza curarsi di nascondere lo scherno nel pronunciare quel vostra maestà.- Sapete cosa significa questo? Avete perso!- sorrise.- La Salvatrice vi fermerà. Non riuscirete a riportare indietro i Grimm.
La Regina rimase a guardarla per un lungo istante, quindi gettò il capo all’indietro, scoppiando in una sonora risata.
- Povera, piccola, sciocca Marian!- esclamò, portandosi proprio di fronte a lei.- Io non sarei così sicura di ciò che dici, specialmente se avessi visto che razza di sciocche sono le due potenziali candidate…
Lady Marian non fece in tempo a mettere a fuoco il significato di quelle parole che la Regina Cattiva le prese il mento con una mano, chinandosi verso di lei e costringendola a guardarla negli occhi.
- …e se sapessi che il Primo Ministro si sta già occupando di loro.
Lady Marian si sentì improvvisamente come se stesse cadendo in un buco nero, cadendo senza fine. Senza mai fermarsi. Senza speranza di sopravvivere.
Si divincolò dalla presa della Regina, guardandola con odio.
- Se non ricordo male, tu sei stata una dei tanti a perderci, quando lui ha deciso di stare dalla parte giusta. Dalla mia parte.
- Maledetti!- gridò Lady Marian.- Siate maledetti, tutti e due! Traditore!- ansimò.- Merita di bruciare tra le fiamme dell’inferno! E’ colpa sua! Ha infranto il giuramento, ci ha traditi!- Lady Marian era fuori di sé.- Maledetto…se solo osa…
- Ho paura che tutto questo affannarti non ti servirà a nulla, mia cara Marian…- fece la Regina Cattiva con un sorriso amabile.- Tu conosci forse meglio di me l’abilità del Primo Ministro…sarà solo questione di tempo prima che mi consegni il cuore delle due ragazze. Dopodiché, trovare la Pietra del Male sarà solo una pura formalità, e presto i Grimm risorgeranno. E tu, mia cara, sai perfettamente quale sarà la tua sorte…- la Regina le diede le spalle, dirigendosi verso l’uscita della cella. Voltò il capo quel tanto che bastava per poter guardare negli occhi la prigioniera; le rivolse un altro sorriso mellifluo.- Il tuo destino è stato scritto ben dodici anni fa…sei la prima, Marian.
La Regina fece un cenno alla guardia, la quale la seguì al di fuori della cella, prima di chiudere la porta a chiave. Lady Marian scorse un’ultima volta il volto della sovrana oltre la finestrella provvista di inferriate, prima che questo scomparisse.
Nella cella tornò il buio.
Lady Marian ansimò affannosamente, cercando di metabolizzare ciò che aveva appena sentito.
La Salvatrice…il Primo Ministro…sei la prima
D’un tratto, un rumore stridulo alle sue spalle la fece sobbalzare. Lady Marian si voltò, sgranando gli occhi. Sulla parete, appena sotto la finestra, erano state incise delle parole nella pietra.
 

Senza cuore è la Regina,

solo il Vero Amore salverà la prima bambina.

 
Dalla scritta iniziò a colare inchiostro nero.
 

***

 
Elizabeth sentì che il sangue le si era gelato nelle vene; Cenerentola si assicurò ancora una volta che il catenaccio alla porta fosse ben saldo, quindi si voltò a guardarla: era affannata, spaventata, tutta la sicurezza che aveva visto in lei pareva essere scomparsa. La bionda le corse incontro.
- Che fai ancora qui?!- sbottò.- Hai sentito cosa ho detto? Stanno arrivando i soldati!
- I…i soldati?- boccheggiò Elizabeth, sentendo i passi avvicinarsi. Cenerentola annuì.
- I soldati della Regina. Quelli sono anche peggio degli orchi - bisbigliò, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione altrove. Elizabeth la vide aprire un cassetto di una credenza, estraendone due lunghi coltelli, di quelli che si usavano per tagliare la carne. Cenerentola gliene porse uno.
- Prendilo!- la incitò, vedendo l’espressione perplessa della ragazza.- Avanti! Che aspetti? Potrebbe servirti!
Elizabeth annuì, prendendo il coltello con le mani che tremavano. Cenerentola le fece segno di tacere, quindi si mise in ascolto. I passi erano sempre più vicini; ora le due ragazze riuscivano a sentire anche delle voci, forti e chiare, alcune che parlavano animatamente, altre che impartivano ordini secchi e perentori senza venire ascoltate, altre che invece erano semplicemente delle risate sgangherate. Oltre la finestrella dalle imposte accostate iniziarono a sfilare delle ombre scure. Elizabeth si accorse che Cenerentola stava trattenendo il fiato.
Un attimo dopo, la porta venne scossa da dei violenti colpi.
- Aprite!- tuonò una voce. - C’è nessuno? Aprite, in nome della Regina!
- Dannazione!- imprecò Cenerentola sottovoce, quasi impercettibilmente; afferrò Elizabeth per un braccio, trascinandola dalla parte opposta della cucina. La ragazza fece appena in tempo a vedere la bionda aprire una porta che prima non aveva visto, prima di spingercela dentro. Cenerentola la seguì in una frazione di secondo, accostando la porta in modo che le nascondesse entrambe, ma nel contempo lasciando aperto uno spiraglio in modo da poter vedere ciò che stava succedendo nella cucina.
- Aprite, ho detto!
Elizabeth rivolse uno sguardo interrogativo a Cenerentola. La bionda le fece cenno di avvicinarsi.
- Pensi che entreranno?- sussurrò Elizabeth; non aveva ancora capito il perché di tanto allarme, ma aveva compreso che i soldati non dovevano essere dei tipi con cui scherzare.
Quasi a darle una risposta, si udì un tonfo sordo, quindi il rumore di passi che entravano nella cucina; avevano sfondato la porta, realizzò Elizabeth. Si sollevò sulle punte per vedere meglio oltre la spalla di Cenerentola: dalla porta socchiusa riusciva a scorgere due figure alte e slanciate, vestite completamente di nero, con mantello ed elmo, ma a giudicare dalle voci dovevano esserci ben più di due persone.
- Che stanno facendo qui?- bisbigliò impercettibilmente.
- Quello che stanno facendo da un mese a questa parte: razzia - sussurrò Cenerentola di rimando.- Erano già venuti quando Anastasia e Genoveffa erano ancora vive, ma quando si sono accorti che avevano il colera sono fuggiti più veloci del vento. E’ da prima dell’attacco degli orchi che saccheggiano le case e rapiscono le donne. Non puoi nemmeno immaginare cosa hanno fatto alla figlia del lattaio…- Cenerentola scosse la testa.- Vengono, rubano e se ne vanno, per poi tornare dopo qualche giorno. Ormai qui non c’è quasi più nulla, presto rivolgeranno l’attenzione a un altro villaggio…
Uno degli uomini si era seduto al tavolo della cucina, posando gli stivalacci infangati sul ripiano, mentre un altro vi aveva posto sopra una damigiana. Dalla stanza proveniva il rumore di risate sguaiate e oggetti spostati, e di tanto in tanto di qualche vetro che si rompeva. Elizabeth si sporse ancora di più oltre la spalla di Cenerentola: a occhio e croce, gli intrusi dovevano essere cinque. Strinse il manico del coltello fra le dita quando vide la bionda fare lo stesso.
Uno dei soldati batté violentemente una mano sul ripiano del tavolo, facendolo tremare, ridendo a una battuta di un compagno. Si trattava di un uomo sulla quarantina, con i capelli biondi tagliati molto corti e il naso dritto e aquilino.
- Quello è il capitano Navarre…- soffiò Cenerentola.- E’ uno dei più fedeli alla Regina, secondo solo al suo Primo Ministro. E’ forse il più cattivo di tutti; l’ho già visto all’opera, e non ha pietà per nessuno, nemmeno per i bambini. E’ peggio di una belva selvatica.
I soldati stavano continuando a ingozzarsi; Elizabeth sentì che il battito cardiaco si era un poco regolarizzato, ma aveva ancora paura. Cenerentola stava in guardia, non perdeva un singolo movimento di quanto si stava svolgendo nella stanza adiacente; Elizabeth si chiese quando sarebbero uscite da lì.
Si guardò intorno: quello aveva tutta l’aria di essere uno sgabuzzino. C’era polvere dappertutto: ragnatele spuntavano agli angoli del soffitto e in un angolo erano ammassate scope, secchi e stracci.
Elizabeth indietreggiò di un passo, mentre all’interno della cucina la baraonda continuava. Aveva paura, ma il pensiero di sua sorella non l’aveva abbandonata. Erano trascorse solo poche ore dalla loro separazione, ma erano state sufficienti affinché potesse analizzare con calma la situazione. Ricordava di essere stata risucchiata da un vortice…ma aveva completamente dimenticato il particolare della freccia.
Qualcuno aveva scagliato una freccia, ed era stata questa ad aprire quella specie di passaggio segreto, o qualunque cosa esso fosse. Questo voleva dire che non erano solo; e, con ogni probabilità, chi aveva scoccato quella freccia nella loro direzione non doveva avere delle buone intenzioni.
Sperò che, chiunque fosse l’arciere, non avesse trovato Anya.
I soldati continuavano la loro opera di sciacallaggio; Cenerentola si voltò per l’ennesima volta, facendole di nuovo segno di tacere. Elizabeth annuì, un po’ irritata; mosse un passo indietro.
Inavvertitamente, urtò una scopa con un gomito.
A quel punto, l’effetto domino fu inarrestabile. La scopa cadde, colpendo uno spazzolone, che a sua volta urtò contro i secchi allineati in fila. Il tutto cadde con un gran fracasso.
Cenerentola ed Elizabeth trattennero il fiato.
Nella stanza adiacente piombò il silenzio.
- Cos’è stato?!- proruppe una voce.
Cenerentola rivolse a Elizabeth uno sguardo a metà fra l’accusatore e il disperato.
Dei passi affrettati raggiunsero lo sgabuzzino in pochi secondi; Elizabeth sentì il respiro mozzarsi in gola quando la luce invase il ripostiglio e sulla soglia si stagliò la sagoma alta e scura di un soldato.
La ragazza non fece in tempo a formulare alcun pensiero, che vide Cenerentola scattare in avanti. La bionda affondò un colpo nel petto del soldato, trafiggendogli lo stomaco con la lama del coltello. L’uomo emise un grugnito di dolore, premendosi una mano all’altezza dell’addome e indietreggiando con passo barcollante.
Cenerentola lo colpì nuovamente, squarciando la carne di una coscia. Il soldato cadde in ginocchio di fronte a lei. Elizabeth vide il sangue sgorgare dalle ferite; velocemente, il liquido rosso vivo divenne nero come la pece. Come inchiostro.
- Corri, scappa!- gridò Cenerentola; Elizabeth si guardò intorno, ma subito comprese che, se anche avessero voluto fuggire, tutte le vie erano bloccate. In un attimo, gli altri quatto uomini furono loro addosso.
- Prendetele!- urlò quello che Cenerentola le aveva indicato come il capitano Navarre. Elizabeth si sentì afferrare per entrambe le braccia, quindi i due soldati la spinsero in avanti, scaraventandola a terra.
Cenerentola venne spinta in ginocchio da un altro soldato; il coltello le sfuggì di mano, sgusciando sul pavimento lontano da lei. La bionda emise un gemito di frustrazione.
- E queste chi sono?!
- Sopravvissute. Si nascondevano, le sgualdrine.
- Che ne facciamo di loro, capitano?
Il capitano Navarre sogghignò, iniziando a girare intorno ai corpi distesi delle ragazze. Elizabeth sollevò un poco il capo da terra, qualche ciocca di capelli che le ricadeva sugli occhi. Scorse Cenerentola distesa accanto a lei; il foulard le era scivolato via dal capo, e i capelli biondi le ricadevano disordinatamente sul volto e la schiena, nascondendone l’espressione.
Elizabeth sentì i passi secchi del capitano rimbombarle nelle orecchie come tamburi.
- Devo ammettere di essere indeciso. In fondo, sono due bei bocconcini. A voi la scelta, signori: preferite prima violentarle e poi ammazzarle, oppure il contrario?
Gli altri tre soldati che non erano stati feriti iniziarono a ridere sgangheratamente; Elizabeth volse disperatamente lo sguardo intorno. Poco distante da lei, facilmente raggiungibile, c’era il coltello sfuggito di mano a Cenerentola. I suoi occhi ebbero un luccichio.
Elizabeth cercò lo sguardo della bionda; Cenerentola annuì impercettibilmente.
Un secondo dopo, la bionda scattò in posizione prona; prima che i soldati potessero precederla, sferrò un calcio a una gamba di un soldato. L’uomo cadde a terra con un tonfo; prima che i compagni potessero reagire con sufficiente prontezza, Elizabeth si lanciò sul coltello, afferrandolo quanto più saldamente poté.
- Ehi, ferme!- gridò Navarre. Elizabeth riuscì a portarsi in ginocchio, ma subito uno dei soldati le afferrò i polsi, tirandola in piedi e cercando di strapparle il coltello di mano. La ragazza tentò di divincolarsi, agitando le braccia.
Stringendo saldamente l’impugnatura, affondò la lama nella spalla del soldato. L’uomo lasciò la presa con un grugnito di dolore; di nuovo, il rosso divenne nero.
Elizabeth indietreggiò, le mani che tremavano.
Hoaccoltellatounuomohoaccoltellatounuomohoaccoltellatounuomo.
- Corri!- strillò Cenerentola; Navarre ringhiò, cercando di acciuffare la bionda.
Cenerentola scattò all’indietro, aggrappandosi ai bordi del tavolo. Elizabeth corse in suo aiuto.
- Che stai facendo?! Scappa, ho detto!
Navarre e un altro soldato corsero loro incontro. Cenerentola afferrò saldamente la tavola, rovesciandogliela addosso con l’aiuto di Elizabeth. Il capitano venne colpito in pieno, cadendo a terra; il tavolo gli finì addosso, bloccandogli una gamba.
Cenerentola afferrò Elizabeth per un braccio, trascinandola fuori. La ragazza si accorse che zoppicava, e abbassò lo sguardo sulle sue gambe: all’altezza del polpaccio destro c’era un lungo taglio, da cui sgorgava una striscia di sangue rosso che si mischiava alla sostanza nera.
Elizabeth e Cenerentola udirono le urla del capitano Navarre alle loro spalle, subito seguite dai passi di corsa dei soldati. La ragazza spronò la bionda a continuare a correre; Cenerentola la guidò verso i confini del villaggio. Elizabeth riusciva a scorgere una foresta di fronte a loro, ma era comunque distante.
E i soldati erano alle loro calcagna.
 

***

 
Il Lupo non usciva solo alla luce della luna piena. Da quando era stato maledetto, il plenilunio non era l’unico momento in cui diveniva un mostro.
Tutto ciò che era, sentiva e vedeva era mostruoso.
Ma ora, la sua bestialità poteva forse tornare utile.
Il Cacciatore chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi. Il buio stava calando, il sole stava lentamente scomparendo all’orizzonte, lasciando il posto alla notte.
Questo non poteva vederlo, poiché non c’erano finestre nella sua cella. Ma lo sentiva.
Il Cacciatore ora avvertiva l’alba e il tramonto pur senza vederli, sapeva che fuori stava piovendo anche se lo scroscio dell’acqua non giungeva fino ai sotterranei del castello, sentiva i bisbigli dei servitori nella torre più alta, le scorribande dei topi nei muri, ogni sussurro, ogni flebile respiro, ogni singolo passo delle guardie della Regina.
Ora di fronte alla sua cella c’era un solo soldato. La Regina Cattiva credeva forse che le catene e la maledizione sarebbero bastati a fermarlo, ma non aveva calcolato che essere un mostro non voleva dire solo trasformarsi in assassino a ogni plenilunio e avere tutti e cinque i sensi più affinati.
Essere un Uomo Lupo voleva dire anche forza bruta. Voleva dire velocità. Voleva dire che con un solo pugno sarebbe stato in grado di sfondare una porta.
Questo il Cacciatore ci aveva impiegato un po’ di tempo per capirlo, ma ora che era consapevole delle sue nuove capacità, era ben deciso a sfruttarle. Era rimasto sveglio l’intera nottata, aiutato anche dal dolore che le piaghe delle frustate gli causavano, programmando la fuga. Aveva cercato di prevedere anche il minimo inconveniente: non poteva fallire, non stavolta.
La Regina lo aveva trasformato in un mostro grazie all’aiuto dell’uomo che per anni aveva creduto un amico, e che ora si era venduto al Male. Si era approfittata di lui già due volte: chissà con quale malefico incantesimo, aveva fatto in modo che egli rispondesse solo e soltanto a lei durante le notti di luna piena, e aveva già liberato la bestia ben due volte.
Durante il suo primo plenilunio, aveva ucciso due persone a cui voleva bene.
Il Cacciatore si sentì salire le lacrime agli occhi al ricordo di Cappuccetto Rosso e della nonna. L’anziana donna era sempre stata gentile con lui, e aveva tenuto in braccio la bambina tante volte quando era neonata. Ormai, loro due erano quasi come una famiglia, per lui.
Voleva loro bene, e le aveva uccise. Per colpa della Regina. Per colpa di quel traditore.
Il Cacciatore inspirò a fondo, costringendosi a riprendere lucidità; non poteva permettersi distrazioni, non in quel momento. Non c’era in gioco solo la sua libertà, ora.
Il momento era giunto. I Grimm stavano per risorgere. E la Salvatrice era arrivata.
Benché possedesse solo pochi e sfocati ricordi di quando era un lupo, il Cacciatore riusciva a rammentare con chiarezza le due giovani contro cui la Regina Cattiva l’aveva scatenato, fortunatamente senza riuscire nell’intento di ucciderle.
Una delle due era la Salvatrice, ne era certo. E lui doveva trovarle.
Ma prima, doveva liberarsi da quella prigione.
Il Cacciatore si alzò in piedi, avvicinandosi lentamente alle inferriate della porta curandosi di non far sbatacchiare le catene. Velocità e forza bruta. Ecco cosa gli occorreva in quel momento.
Aveva atteso che le altre guardie fossero lontane dalla sua postazione, prima di agire. Certo, non avrebbero impiegato molto prima di accorgersi di cosa stava succedendo, ma quando se le fosse ritrovate alle calcagna avrebbe già avuto un discreto vantaggio.
Il Cacciatore afferrò le catene infisse al muro che avvolgevano i suoi polsi, preparandosi ad agire. Doveva essere rapido e fare in modo che la guardia non urlasse.
Strinse con forza le catene. In quel momento, liberò tutta la forza lupesca e bestiale che aveva in corpo, tirando le catene. I muscoli del collo e delle braccia si contrassero, mentre le catene venivano sradicate dal muro di pietra con un gran fracasso.
Il Cacciatore scattò in avanti non appena vide la guardia voltare il capo; fece passare le braccia oltre le sbarre, afferrando il capo del soldato e premendogli una mano sulla bocca affinché non urlasse, quindi gli girò la testa con tutta la forza che possedeva.
Si udì un sonoro crack, quindi la guardia cadde a terra come un sacco vuoto.
Il Cacciatore afferrò le sbarre infisse alla finestrella della porta, quindi tirò: la porta venne scardinata con un gran fracasso; a quel punto, l’uomo si liberò dalle catene, iniziando a correre lungo lo stretto corridoio delle prigioni.
Il fracasso aveva disturbato il sonno degli altri detenuti, e ora molti di loro stavano svegliandosi; non ci sarebbe voluto molto prima che giungessero altre guardie.
Doveva andarsene da lì, e subito.
 

***

 
Gaston si guardò intorno con aria spaesata. La porta che aveva aperto non dava accesso a nulla più che a una camera buia, umida e puzzolente, certamente un ex magazzino o qualcosa di simile. Gaston provò a tastare il muro alla ricerca di qualche interruttore, ma non lo trovò.
Seguendo la flebile luce dall’esterno che illuminava una serie di gradini, prese a scendere le scale, mentre i suoi occhi si abituavano lentamente al buio. Forse era un posto freddo e umido, ma quantomeno non ci pioveva dentro. Finché l’acquazzone non fosse passato, come riparo sarebbe andato più che bene.
Gaston degnò di rapide e svogliate occhiate l’ambiente circostante, prima di appoggiarsi a una parete con aria annoiata, sbuffando.
Quasi non si accorse che il muro si era aperto e un vortice aveva iniziato a risucchiarlo.
 

***

 
Lady Marian si svegliò di soprassalto, disturbata prima da un gran fracasso quindi dalle grida dei prigionieri; si rialzò dal pagliericcio, sentendo i passi di corsa delle guardie avvicinarsi. Si avvicinò alla porta, aggrappandosi alle sbarre della finestrella per poter vedere meglio.
Sgranò gli occhi, indietreggiando di scatto quando, proprio di fronte a lei, una guardia venne abbattuta da un pugno, mentre un’altra, afferrata da un braccio possente, veniva scaraventata contro la parete opposta.
Un attimo dopo, i suoi occhi ne incontrarono un altro paio, gialli e luminosi, che divennero di un color castano chiaro un istante dopo. Fu a quel punto che Lady Marian riconobbe chi aveva di fronte.
- Cacciatore!- esclamò, sentendo che lacrime di gioia erano in agguato sull’orlo delle ciglia.
Il Cacciatore boccheggiò, sbattendo le palpebre con aria incredula.
- Lady…Lady Marian…- soffiò; la donna annuì, al colmo della felicità.
Il volto del Cacciatore si aprì in un sorriso sollevato, mentre si avvicinava alla finestra della cella e prendeva le mani della donna fra le sue.
- Siano ringraziate le forze del Bene!- soffiò, baciandone il dorso.- Vi credevamo morta…
- Lo so…- fece Lady Marian.- Ma voi cosa ci fate qui? La Regina ha imprigionato anche voi?
Il Cacciatore annuì, senza lasciarle le mani.
- Non temete…ora vi faccio uscire da qui…- il Cacciatore afferrò le sbarre della cella, tirando con tutte le sue forze; ma la porta non si scardinò come accaduto poco prima. L’uomo riprovò, ma un attimo dopo fu costretto a lasciare la presa. Era come se avesse posato le mani su delle braci ardenti.
In lontananza, altri passi si stavano avvicinando.
- E’ magica…- soffiò Lady Marian.- Non potete fare nulla.
- No! Lasciatemi riprovare, sono sicuro che…
- No, è tutto inutile. Ascoltate!- si affrettò a dire Lady Marian, afferrandogli un polso mentre i passi si avvicinavano sempre di più.- Cacciatore, la Salvatrice è arrivata!
- Lo so…e anche la Regina lo sa…
- E ha sguinzagliato lui - la voce di Lady Marian si fece carica di disprezzo.- Il Primo Ministro.
Il Cacciatore sgranò gli occhi, sconvolto. Conosceva il Primo Ministro, e la sua abilità in arti come la caccia e il combattimento. Se lui era alla ricerca della Salvatrice, allora…
- Dovete trovarla!- esclamò Lady Marian.- Dovete trovarla prima che lo faccia lui! E ora, andate! Stanno arrivando!
- No, non vi lascio qui!- disse il Cacciatore, provando di nuovo a scardinare la porta. Lady Marian scosse il capo con forza.
- Ve l’ho già detto, non potete fare nulla! La Regina non vuole che io lasci questa cella. Le servo per qualche cosa, ma non so cosa. Ha farneticato solo qualche frase sconnessa, ha detto qualcosa sull’essere la prima, ma…- scosse nuovamente il capo. I passi erano sempre più vicini.- Andate, ora! Radunate i ribelli, dite loro che c’è speranza!
Il Cacciatore annuì, pur non sapendo come avrebbe fatto a portare a termine ciò che Lady Marian gli chiedeva. Ora era un Uomo Lupo, e aveva visto in passato cosa accadeva a quelli come lui. Molto probabilmente, i suoi compagni non l’avrebbero nemmeno ascoltato.
Baciò nuovamente la mano di Lady Marian.
- Resistete. Tornerò a liberarvi, ve lo prometto.
Lasciò la mano della donna, riprendendo a correre; svoltò l’angolo, uscendo definitivamente dal corridoio delle prigioni. Si trovò di fronte a una lunga scalinata di pietra, che iniziò a salire correndo, ma riuscì a percorrere solo pochi gradini prima di ritrovarsi di fronte ad altri tre soldati. Il Cacciatore si arrestò, pronto a difendersi.
Una delle guardie sguainò la spada, pronta a colpirlo; il Cacciatore l’afferrò un attimo prima che si abbattesse su di lui, voltandola in orizzontale e spingendola contro il soldato, il quale cadde a terra travolgendo anche l’altro suo compagno. Il terzo soldato si avventò su di lui, ma l’uomo lo colpì in viso, sbattendolo contro il muro prima di rimettersi a correre.
Percorse velocemente un altro centinaio di gradini, senza avvertire fatica o stanchezza. Il Lupo era forte. Arrivò fino a un pianerottolo dove si apriva un’ampia finestra che dava sul fossato del castello.
Il Cacciatore fece per proseguire, ma svoltato l’angolo si trovò di fronte ad altri cinque soldati, accorsi per bloccargli il passaggio; l’uomo udì alle sue spalle i passi delle guardie che aveva stordito.
Il Cacciatore si guardò intorno velocemente, alla disperata ricerca di una via di fuga. Il suo sguardo si posò sulla finestra; l’uomo sfondò il vetro con un pugno, issandosi con un balzo sul davanzale.
Le guardie tentarono di bloccarlo; il Cacciatore gettò una rapida occhiata al fossato sottostante, prima di buttarsi.
L’impatto con l’acqua gelida non servì a fermarlo. Il Cacciatore nuotò fino a riemergere con il capo e parte del busto, iniziando a farsi strada verso la riva prima che gli arcieri venissero avvisati.
Si trascinò fuori dall’acqua ansimando, ma riprese subito a correre in direzione della Foresta Incantata. Evitò accuratamente i dintorni della città, smettendo di correre solo quando le fronde degli alberi furono sufficienti a nascondere la sua presenza.
Era libero.
 

***

 
- Mia Regina, il Cacciatore è fuggito.
La Regina Cattiva non fu affatto stupita delle parole del soldato, tanto che non si degnò neppure di voltarsi a guardarlo. Sapeva cos’era successo. Aveva osservato tutto quanto dal suo specchio.
- Lo so - rispose semplicemente, senza che la sua voce prendesse alcuna intonazione.
La guardia esitò, imbarazzata e a disagio, non sapendo cosa fare.
- Volete…volete che invii dei soldati a cercarlo?
- No, non è necessario. Potete andare.
Il soldato esitò ancora un attimo, quindi fece un breve inchino e uscì.
La Regina non smise di guardare il suo specchio, sogghignando.
Il Cacciatore poteva anche essere scappato…ma non sapeva ancora che la vera prigione era dentro di lui.
Poco importava che fosse fuggito dal suo castello. La libertà non avrebbe fermato il Lupo.
Che fosse libero o dietro le sbarre, il Cacciatore era pur sempre maledetto. E lei avrebbe in ogni caso conservato il proprio potere su di lui.
L’avrebbe amaramente scoperto durante la prossima luna piena.
 
Angolo Autrice: Questa volta, udite udite!, partiamo con i ringraziamenti, dunque ringrazio chi ha aggiunto la storia alle seguite, alle ricordate e alle preferite, i lettori silenziosi e X_LucyW, 1252154, cleme_b, Ginevra Gwen White, Nymphna, kirha, kiaky98 e LadyAndromeda per aver recensito.
Dunque, so che avevo promesso per questo capitolo una caterva di roba che qui non c’è, ma ho dovuto tagliare per esigenze di spazio, dal momento che sarebbe venuto fuori un capitolo lungo oltre ogni umana sopportazione. Forse nelle note dell’autrice del capitolo scorso mi sono spiegata male e molti di voi si aspettavano la Bella Addormentata…allora, parto subito col dirvi che la Bella Addormentata in questa storia c’è, ma comparirà solo fra qualche capitolo, non molti a dire il vero ma prima ho bisogno di introdurre altre situazioni per arrivare a lei, capirete perché…senza contare che voglio vedere come si evolve la long di LadyAndromeda (a proposito, dearie, scusa se non ho ancora recensito il nuovo capitolo ma ora vado di fretta, comunque passerò quanto prima :). Allooora…andiamo per ordine.
So che Lady Marian non è esattamente un personaggio delle favole, ma come vedrete non solo il Regno delle Favole si sta mobilitando a causa dei Grimm…come avrete intuito, lei è una pedina fondamentale nella scacchiera, ma cosa ha in mente per lei la Regina Cattiva? E qual è il collegamento con il Cacciatore e il Primo Ministro?
A proposito, per questo capitolo niente Anya/Primo Ministro, ma nel prossimo ci rifaremo alla grande. Riguardo all’identità del PM, nella lista delle scommesse abbiamo:
Il Principe Azzurro;
Il Cacciatore;
Il Lupo Cattivo;
Robin Hood;
un cane da caccia.
Per ora Robin Hood è il più gettonato, ma si accettano anche altre proposte…io intanto continuo allegramente a seminare indizi qua e là, con il duplice intento di guidarvi e di confondervi le idee al tempo stesso :P. Scherzo, dai XD.
Anyway, il prossimo capitolo s’intitolerà Sins of the Father e sarà principalmente incentrato su Hadleigh e la spia nel Dipartimento Favole, e si verrà a sapere qualcosa in più riguardo alla madre delle due ragazze…inoltre, vedremo come si evolveranno i rapporti fra Anya e il Primo Ministro.
Comunicazione di servizio: so che alcune persone che seguono questa fic seguono anche la mia long Once Upon a Time in Storybrooke: Beauty and the Beast che non aggiorno da un po’…dunque, ci tengo a rassicurare tutti coloro che in questo momento mi stanno – e non a torto – tirando una marea di accidenti a causa della mia lumacaggine acuta dicendo che non ho alcuna intenzione di abbandonare la suddetta long proprio a pochi capitoli dalla fine…Semplicemente, in questo periodo la mia ispirazione sembra aver rivendicato dei diritti sulla propria persona e fa quel che cavolo le pare a lei…Comunque, sto scrivendo il nuovo capitolo e quindi dovrei riuscire ad aggiornare in tempi tutto sommato brevi…Chiedo quindi ai lettori di aver pazienza :). Grazie :).
Come sempre, fatemi sapere se ci sono critiche, consigli, e se questa storia vi piace e devo continuarla oppure se è il caso che mi dia all’ippica.
Ciao!
Dora93

  
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