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Autore: SellyLuna    24/04/2013    7 recensioni
"Cosa aspetti?"
Lui alzò un sopracciglio infastidito e poi risolse il suo dubbio.
"Attendo il treno giusto."
Al che Sakura si sentì una sciocca, perché la risposta era talmente ovvia, a cui sarebbe potuta arrivare da sola.
Le sorse spontaneo un altro quesito e, senza pensare oltre, lo tramutò in parole.
" E come fai a sapere che è quello giusto?"
Il ragazzo sospirò, risentito.
" Che noiosa che sei!" la rimbeccò.
[ SasuSaku♥]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'È perfetto il mondo dentro agli occhi tuoi'
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Il treno giusto





Lo vedeva tutti i giorni, anche se di fretta riusciva sempre a riconoscerlo, riusciva a scorgerlo anche in mezzo a tante figure diverse, che trafelate correvano di qua e di là.
Era inconfondibile. Forse perché era diverso da tutti loro, anche da lei.
Era immobile, seduto su quella misera panchina, e osservava dritto dinnanzi a sé. Vedeva sfrecciare i diversi treni, impassibile, mentre il resto del mondo – fra cui si annoverava anche lei – era in continuo movimento, frenetico dietro a infiniti impegni, sempre in ansia di arrivare tardi e di non riuscire a prendere il treno giusto.
Non avevano mai un attimo per fermarsi e guardarsi intorno, nemmeno per respirare davvero, con calma.
E lui, su quella panchina, sereno e tranquillo sapeva ogni cosa, poiché osservava tutti, indisturbato, in attesa che arrivasse il suo turno.
Sakura, giovane donna fattasi avvolgere dal vortice del mondo, prendeva tutti i giorni il treno per andare a lavorare; era una comunissima pendolare.
Passava ogni giorno su quell’asfalto grigiastro battuto da mille e più passi, senza pensare a quante persone l’avessero fatto prima di lei, molte delle quali alla sua stessa maniera: correndo.
Fuggiva via da quel luogo, che poteva definirsi anche un non luogo, poiché la gente vi transitava solo per poco e lo abbandonava, quasi sollevata.
Tuttavia, non si poteva negare che fosse raggiunto da una miriade di persone, ognuna con la sua personale storia, le sue idee, le sue convinzioni e credenze. Era, allo stesso tempo, un  luogo d’incontro.
E lì, quella figura composta ed elegante, troppo perfetta per stare in un posto simile, attirava inesorabilmente la sua attenzione, la sua curiosità.
Cosa faceva? Perché non prendeva mai un treno? Perché era sempre così serio e triste?
Sembrava che nessuno si accorgesse di lui, gli passavano di fianco incuranti, troppo presi dalla propria vita.
Ma lei l’aveva visto; era reale, non era frutto della sua immaginazione.
Sentiva il forte desiderio di conoscerlo, di sapere cosa o chi aspettava. Perché si isolava dal mondo? Le sembrava molto solo, voleva fare qualcosa. Voleva aiutarlo.
Ma i suoi propositi rimanevano tali, era timida e si vergognava troppo ad avvicinarsi ad uno sconosciuto e iniziare un dialogo.
E poi, non aveva mai abbastanza tempo. Eppure l’osservava sempre, da lontano.
Appena il suo treno si fermava e lei scendeva, subito i suoi occhi saettavano rapidi nel luogo dove sperava di trovarlo.
Le sue preghiere venivano ascoltate, perché lui era sempre ad accogliere lei e tutti i passeggeri dalla medesima panchina, non si spostava mai, nemmeno di un millimetro.
E, mentre si allontanava, la sua figura rimaneva impressa nei suoi occhi.
Al ritorno, la sera, lo ritrovava che, con occhi assenti e imperscrutabili, osservava la vita, l’affanno che lo circondava.
Era l’ultima cosa che vedeva della stazione, diventando un pensiero fisso e tormentato, che le disturbava persino l’addormentarsi la notte.
Un giorno, corrosa dalla curiosità, gli si avvicinò e finalmente gli chiese cosa stesse facendo. Inizialmente credette che il giovane non l’avesse udita, ma poi incontrò i suoi occhi profondi, un mare infinito d’inchiostro.
La scrutò per bene e le rispose.
 << Aspetto. >>
Era rimasta meravigliata dalla sua voce, non se l’era aspettata di tale intensità, sebbene avesse talvolta fantasticato sul suo timbro.
Calò il silenzio tra loro, mentre i soliti rumori di voci e passi concitati, di fischi improvvisi e di sferragliamenti echeggiarono nella stazione.
Sakura ebbe la sensazione di diventare di nuovo un’estranea e che quell’attimo in cui, seppur brevemente, si erano scambiati poche parole, svanisse. Passasse nel tempo, diventando insignificante.
Così prese coraggio e gli pose un’altra domanda.
<< Cosa aspetti? >>
Lui alzò un sopracciglio infastidito e poi risolse il suo dubbio.
<< Attendo il treno giusto. >>
Al che Sakura si sentì una sciocca, perché la risposta era talmente ovvia, a cui sarebbe potuta arrivare da sola.
Le sorse spontaneo un altro quesito e, senza pensare oltre, lo tramutò in parole.
<< E come fai a sapere che è quello giusto? >>
Il ragazzo sospirò, risentito.
<< Che noiosa che sei! >> la rimbeccò.
Sakura, punta sul vivo, si maledì per essere stata troppo diretta, lo salutò con voce impacciata e corse a prendere il suo treno.
 
Da quella volta ebbero altre occasioni per parlare. Spesso, mentre attendeva il suo treno ritardatario, gli si avvicinava e iniziava una pseudo conversazione; in realtà era lei che parlava quasi ininterrottamente della sua giornata e di qualsiasi cosa le passasse per la testa. Lui ascoltava, o almeno così le sembrava. Se non altro non le intimava mai di smettere, quindi supponeva che in fondo non gli dispiacesse molto la situazione.
Oppure aveva una ferrea pazienza e riusciva a sopportare la sua parlantina per quei cinque- dieci minuti.
Non se ne preoccupava molto, in verità. Inoltre, non gli chiese più riguardo la sua attesa, nonostante rimase un argomento su cui desiderava avere più delucidazioni e sul quale fantasticava ancora.
Semplicemente gli faceva compagnia, lo inondava di parole e Sakura ipotizzò addirittura che in quei soli cinque minuti sentisse più parole che nel resto della lunga giornata.
Lo salutava con allegria, saliva sul mezzo e ritornava a casa, mentre lui restava lì, come di consueto.
Una volta a casa, continuava a pensare a lui e al suo treno giusto.
Ma come faceva a sapere se era quello giusto se non ne aveva preso mai nessuno?
Avrebbe tanto voluto chiederglielo, ma pensò che non sarebbe stata la mossa più adatta. Forse avrebbe dovuto invitarlo a prendere il suo, di treno. Si ripromise di provarci.
 
Le stagioni si susseguirono incessantemente nel corso delle diverse lune, Sakura prendeva di continuo il treno, mentre lui restava immobile in stazione a guardare gli altri prendere il mezzo che partiva fischiando.
Erano passati diversi inviti, seguiti da altrettanti rifiuti, perché, come le ripeteva ogniqualvolta lo invitava << non era il treno giusto >>, nonostante ogni volta Sakura riusciva a intravedere negli occhi scuri di Sasuke un guizzo di una piccola luce, che avrebbe osato chiamare felicità.
La prima volta non aveva rifiutato da subito la sua offerta, l’aveva guardata negli occhi per scoprire il suo mondo, aveva tentennato, ma poi il suo << no, grazie >> era giunto perentorio.
Infiniti inviti si era susseguiti al primo, ma lei non si arrendeva e ogni volta gli porgeva la stessa domanda.
 
Finché non si erano accumulati gli anni sulle spalle, e Sakura preferiva di gran lunga starsene tranquilla a casa, davanti al caminetto a leggere un buon libro.
Non amava più il caos, la confusione, che da giovane avrebbe trovato più sopportabile e in qualche misura anche interessante, e oltretutto le sue esili gambe non riuscivano più a sostenerla per troppo tempo, conscia del fatto che, intraprendendo un altro viaggio in treno, non avrebbe trovato facilmente un posto a sedere; i giovani erano abbastanza restii a cederlo agli anziani. Inoltre non le sembrava il caso, perché un tale tragitto avrebbe sicuramente nuociuto alla sua salute, si ricordava l’incessante sentimento d’ansia, compagno fidato di viaggio, che l’accompagnava costantemente nei suoi viaggi giovanili.
Tuttavia non dimenticò mai Sasuke; si chiese se fosse ancora sulla panchina ad attendere il suo treno.
Cercò di immaginarselo avanti con l’età, più simile a come era diventata lei, con un ammasso di rughe che le impiastricciavano il viso, pochi e fragili capelli biancastri- grigiastri – chi l’avrebbe detto che da vecchia avrebbe avuto un tale aspetto? - , ma non ci riuscì.
Solo per un istante l’immagine di un anziano signore, vestito di tutto punto, dagli occhi onice, seduto composto sulla panchina che osservava stanco e afflitto ogni treno, le si affacciò alla mente. Per un istante, fugace.
Tuttavia, un tale pensiero illuminò il suo viso, gli angoli della sua bocca, insieme alle sue numerose rughe, si curvarono all’insù.
Le era costata fatica immaginarsi il giovane e affascinante Sasuke dei suoi ricordi come un qualsiasi anziano signore. Ma era certa che Sasuke sarebbe stato diverso, come lo era sempre stato, del resto.
Dopo una lunga e attenta analisi, ponderò che avrebbe potuto intraprendere un ultimo viaggio e così avrebbe soddisfatto la sua innata curiosità riguardo Sasuke.
 
Quando vide approcciarsi il treno, la invase una forte emozione, fatta di ricordi piacevoli ma anche di una latente nostalgia del tempo che fu, perché era palese che le cose erano cambiate, erano indelebili le tracce lasciate dal passaggio del Tempo e della sua mutazione, si ritrovò a considerare Sakura con rammarico. Ma fu ridestata dallo stridore della frenata del treno e dalla voce gracchiante che avvisava i gentili passeggeri di non oltrepassare la linea gialla. Inoltre doveva stare attenta a non farsi trascinare dalla massa che si era accalcata davanti alle porte del treno. Quello, da sempre, era stato il momento che più detestava, doversi far valere spintonando chi spintonava con più veemenza per passare e raggiungere l’agognata meta prima di te. Era una guerriglia silenziosa, a cui ricordava anche le anziane signore vi facevano parte. Così, ora anche lei cercava di non farsi sopraffare dalle forze giovanili.
Alle tante riuscì a varcare la soglia e, percorrendo il lungo corridoio, trovò un posto a sedere. Si sorprese di trovarne uno, avendo sospettato, pessimisticamente, di doversi fare tutto il viaggio in piedi. Forse, però,quel giorno non c’era così tanta gente. Tanto meglio per lei e per le sue membra fiacche e indolenzite.
Durante il tragitto, guardò fuori dal finestrino, cercando di dare una forma alle macchie indistinte causate dalla velocità. Ben presto, si ritrovò a rincorrere pensieri e ricordi, e la sua mente fu invasa dal volto puro e fresco di Sasuke.
Si domandò, ancora una volta, che fine avesse fatto e se il suo tanto atteso treno fosse mai giunto in stazione. Se così fosse stato non lo avrebbe più rivisto, se ne rattristò. Per questo desiderava trovarlo ancora sulla stessa panchina, anche se comprendeva che il suo non era esattamente un pensiero corretto nei suoi confronti. Sarebbe stato meglio pensarlo finalmente felice, salito sull’utopico giusto treno.
Durante il tragitto, sentì una strana stretta allo stomaco e le sue membra vennero percorse da brividi d’eccitazione. Non credeva di poter provare ancora tali emozioni alla sua età.
Era emozionata, le sue aspettative la divoravano pian piano. E intanto sperava.
L’odiosa e inconfondibile voce metallica annunciatrice dell’arrivo si insinuò nell’abitacolo. Sakura si accinse ad alzarsi, era meglio che iniziasse a dirigersi verso le porte.
Il treno, dopo una lunga e stridente frenata, si immobilizzò, le porte automatiche si aprirono per lasciare rigettare a fiotti tutti i passeggeri. Sakura, sua malgrado, si ritrovò nuovamente nella mischia e questa volta, troppo presa a guardare oltre, si lasciò trascinare.
Diversi minuti dopo essere uscita dalla morsa infernale, si guardò attorno. Riconobbe ogni cosa, le grigie panchine, le povere insegne, le colonne stantie che sostenevano la pensilina. Una lacrima le scivolò dall’occhio. Ma sapeva che tutto questo non poteva essere lo stesso, senza di lui. I suoi occhi cercarono, inquieti, la sua figura, finché gioiosi non si posarono su una figura un po’ curva.
Sakura le si avvicinò cautamente, mentre il suo cuore era in subbuglio, continuava a martellarle nel petto. Desiderava ardentemente che fosse lui. Non si era soffermata al pensiero di come avrebbe potuto reagire lei vedendolo dopo tutti quegli anni, di quanto fosse cambiato dai suoi ricordi.
Così una volta giunta in sua prossimità, vide un vecchio che scrutava il mondo, assottigliando i suoi occhi scuri.
Nel suo insieme, riconobbe in quell’anziano signore il Sasuke dei suoi ricordi. Aveva lo stesso carisma, la stessa postura, estremamente elegante. Ancora una volta le sfiorò il pensiero che non fosse adatto per quel luogo. Ma questa volta, probabilmente, per un motivo diverso.
Fu completamente certa della sua identità, quando l’uomo girò la testa in sua direzione e i suoi occhi d’antracite, così vivi e profondi, incontrarono i suoi. In quel preciso momento credette di morire, il suo cuore si tuffò nei meandri più reconditi del suo essere.
Negli occhi dell’uomo fece capolino un attimo di smarrimento e, una volta riconosciuta la donna, sorpresa.
Si osservarono, muti, diversi secondi, lasciando che il nero si unisse intimamente con il verde per creare un nuovo colore, una nuova opera d’arte.
In quell’istante in cui erano persi l’uno negli occhi dell’altra non fecero caso al mondo che li circondava, non giunsero alle loro orecchie le urla starnazzanti dei giovani, le chiacchiere concitate, i fischi acuti dei treni e il loro possente clangore.
Mossa da una forza sovrannaturale, Sakura chiese a Sasuke, ancora una volta, di prendere il suo treno, questa volta accompagnò la richiesta stendendo la mano in sua direzione. Sasuke scrutò prima la sua mano, poi il suo volto illuminato da un sorriso sincero, soffermandosi in particolare sui suoi occhi, ora di un verde lucente come credeva di non averli mai visti, così mosse la sua mano verso quella di lei e gliela strinse.
Non erano servite parole per capire che finalmente Sasuke aveva accettato. Infine aveva compreso quale fosse il treno giusto, dopo tanti anni che lo vedeva fermarsi davanti a lui e dal quale scendeva quella ragazza solare e particolare che lo aveva sempre incuriosito.
Aveva rimandato un sacco di volte, ne aveva perse di occasioni e quando aveva scoperto, con rimpianto, che quella ragazza non prendeva più quel treno si era sentito smarrito, perché sapeva inconsciamente di essersi lasciato sfuggire la sua opportunità. Tuttavia, rimase per il resto dei suoi anni sulla solita panchina ad osservare partenze e arrivi di treni, ormai senza speranza. Fino a quel momento.
I due anziani si diressero con lentezza al binario del loro treno, mano nella mano, per compiere l’ultimo viaggio finalmente insieme.  
 
 
 
 
 
 
 
 

Salve a tutti,
ed eccomi qui! ^_^
Dopo il mio precedente mezzo – se non intero- fiasco ( e Suigetsu vorrebbe linciarmi, ovviamente dopo essersi ripreso dallo sconforto, perché diciamolo al momento non mi sembra così reattivo. XD), ritorno proponendo questa cosa, non saprei come altro definirla. Insomma la trovo abbastanza strana, particolare. In realtà, credo che non abbia molto senso, è abbastanza confusa. Ma l’impulso di stendere due righe, stranamente, si è fatto sentire, per di più verso una storia che non avevo in progetto o che avevo visto come una semplice immagine indistinta. Eh sì, perché prima di questa, avrei in testa – dove resteranno ancora per un po’ – altri progetti.
E, se devo essere sincera, come priorità avrei una NaruHina da scrivere per un contest… Sto aspettando una voce imperiosa che mi comandi di scriverla, visto e considerato che a grandi linee saprei cosa scrivere, ma ahimè… XD
Ah beh, poi, ovviamente devo andare avanti con la mia fic, che non ho dimenticato, diciamo che sono solo in un momento di pausa… Abbiate fede, prima o poi riuscirò a stilare il quarto capitolo! :D 
Tornando al presente… Probabilmente questa è un’immagine abbastanza trita e ritrita: il treno come occasione e ogni treno perso equivale a possibilità e occasioni perse. Alla fine, poi, è stata accennato il topos del viaggio della vita, inteso anche come ultimo viaggio, quindi la morte.
È la prima volta che immagino Sakura e Sasuke avanti con l’età, quindi può essere intesa come una certa evoluzione da parte mia, no? XD
Sì, ok, forse dovrei scavarmi una fossa e rimanerci, sottoterra. ù.ù
Se qualcuno avrà il coraggio di arrivare fino alla fine e volesse lasciare un commento, critica, o quant’altro, ne sarei veramente felice. =)
Ah un’ultimissima cosa: dovrei mettere l’avviso OOC? Ditemelo pure, così poi lo aggiungo. Sapete ho imparato a fare le opportune modifiche. :P
Credo che per ora sia tutto.
Grazie per la vostra attenzione. :)
A presto! ;) 
Selly

 


 

 

   
 
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