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Autore: cloe_30stm    25/04/2013    1 recensioni
Nonostante abbia una FF in corso (Enemy Of Mine), ho deciso di pubblicare una nuova storia, sperando che torni l'ispirazione per l'altra.
E' nata da un racconto scritto da me all'età di 15 anni e che ho ritrovato casualmente tra i miei vecchi libri del liceo.
Sarebbe dovuta essere una OS ma è venuto fuori qualcosa di decisamente troppo lungo per esserlo.
Vi invito comunque a considerare il fatto che nasce come OS.
Mi piace pensare che qui non si parta nè dalla fine nè dall'inizio, ma da una fine che è un pò l'inizio.
La vicenda è ambientata nel 2007 e copre un periodo che va dall'aprile del 2006 al settembre dell'anno successivo
(in questa mia invenzione ho cercato di rispettare il più possibile le date del tour per cui, se avete dubbi su tempi o luoghi, o chiedete a me o controllate su qualsiasi sito dedicato alla band).
Parlerò di una storia d'amore che la cinica logica dei più non considerebbe possibile, ma che l'assurda logica del destino rende attuabile.
Nella flebile speranza che amori così esistano davvero in questo mondo...
Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo qui! Il giorno della Liberazione mi sembrava ottimo per aggiornare. Vi chiedo scusa ma il capitolo è stato diviso a metà perchè era troppo lungo! Prometto di aggiornare quanto prima ;) Enjoy it!

“Ho sempre amato quella foto.”

Kate fece ritorno in salotto, facendolo sobbalzare.

“È davvero molto bella. Beh, io sembro uno psicopatico con un cappellino in testa, ma tu, in compenso, sei meravigliosa…”

Si avvicinò a lui.

“A me piacevi anche così.” disse, guardandolo negli occhi e facendolo deglutire a vuoto. Gli prese delicatamente la foto dalle mani e la rimise a posto, lisciandone la cornice.

“Hai lasciato solo quella…perché?”

“È la prima foto che abbiamo fatto insieme. Fa parte di un passato in cui tu eri soltanto Jared Leto e io ero solo un’Echelon. Non aveva senso metterla via. Non ho mai rinnegato quella parte della mia vita.” rispose, accarezzandone la cornice.

“Quindi hai rinnegato tutto il resto…”

Kate incrociò nuovamente il suo sguardo.

“È la prassi, Jared. Quando una relazione finisce, provi a liberarti anche dei ricordi felici per evitare di soffrire.”

“E ci sei riuscita?”

Questa volta fu lei a deglutire.

“Credevo di sì.”

Di nuovo quel pesante silenzio, alleggerito solo dallo scroscio della pioggia.

Credeva di sì. Quindi non l’aveva cancellato dalla sua vita.

 “Ti ho lasciato un cambio pulito in camera mia…- disse indicandogli il piano di sopra-Puoi anche farti una doccia se vuoi.”

“Ti ringrazio, Kate.”

Lei accennò un sorriso.

“Ti aspetto qui sotto.”

Jared salì in camera di Kate. Si soffermò a guardare i dettagli di quella stanza che per diverse notti era stata testimone del loro amore.

Le lenzuola lilla, i collage di foto che ritraevano Kate in compagnia delle sue amiche e colleghe di università e della sua famiglia, appesi alle pareti bianche, la libreria colma di libri e cd, il portatile sulla scrivania, il camice e lo stetoscopio appesi dietro la porta. Fu colto da un improvviso moto di nostalgia per i ricordi che, uno dietro l’altro, riaffioravano per dargli il tormento.

Carezze.

Sospiri.

Gemiti.

Baci.

 Sospirò, passandosi una mano sul volto, e prese i vestiti perfettamente piegati sul letto: maglietta bianca, pantaloni blu di una tuta, dei boxer e delle calze di spugna. Riconobbe che erano i suoi.

Le lasciava sempre qualcosa di suo nel caso passassero la notte insieme. E lei non li aveva gettati via, nonostante tutto.

Decise di farsi una doccia, per scrollarsi via di dosso la stanchezza del viaggio e i residui di pioggia sulla sua pelle. Scese con i capelli ancora umidi e vide Kate, seduta accanto alla finestra.

La ragazza guardava la pioggia cadere con una tazza fumante in mano, talmente persa nei suoi pensieri da non accorgersi della presenza di Jared, che godeva in silenzio della sua figura ranicchiata: la testa poggiata al vetro, le ginocchia incrociate davanti al petto, lo sguardo impegnato a seguire le gocce che scivolano lente.

C’era l’immediata bellezza di un quadro impressionistico nel suo modo di contemplare la vita che scorreva fuori, ma il cantante percepì che dietro tutta quella quiete si nascondeva un lotta senza eguali tra ragione e sentimento.

Vide il suo petto alzarsi e abbassarsi liberando un sospiro, e i loro occhi si incrociarono.

“Ah, sei qui, non ti avevo sentito arrivare. La tua tazza è in infusione, aspetta che vado a prenderla…” si alzò e si diresse in cucina tornando poi con la sua tazza.

“Thè alla vaniglia e caramello. Ho messo anche un po’ di miele, come…”

“Come piace a me…- le sorrise - Grazie.”

Kate fece un cenno del capo e andò a sedersi sulla poltroncina davanti al tavolino da caffè, prese la sua tazza e si ranicchiò.

Jared si sedette sul divano accanto e prese un sorso di thè.

Si era creata una strana atmosfera: imbarazzo misto ad intimità. E quel silenzio stemperato solo dalla pioggia.

 “Che significavano?”, chiese all’improvviso Kate, posando la tazza ormai vuota.

“Cosa?”

“La canzone alla radio, la dedica, il concerto…tutto.”

“Allora le hai ascoltate?”

“Siamo nel ventunesimo secolo, Jared, le notizie corrono.”

Esattamente come aveva previsto Jeremia.

“La cover era per te…io te l’avevo promesso…e la canzone…beh, sono un artista, scrivo di ciò che sento…”

“E cosa senti?”

Il cantante guardò dritto negli occhi Kate e si inumidì le labbra prima di parlare.

“Mi sei mancata.”

Kate sorrise incredula e gli rivolse uno sguardo affilato.

A Jared bastò un secondo per riconoscere quell’espressione, perché mille volte          l’aveva vista nascere sui visi delle donne che non aveva saputo amare: era il preludio di un’ironia carica di sospetto.

“Non hai trovato di meglio in giro con cui sostituirmi?”

Fredda. Lapidaria.

“Non avrei potuto sostituirti nemmeno volendo. Sei unica per me, Kate.”

Vide un’ombra attraversare quegli occhi scuri: era l’ombra dei ricordi, della delusione e dell’amarezza.

 “Quanto vorrei poterti credere, Jared, ma…i fatti mi raccontano un’altra di verità.”

“Kate, io…”

“Perché?- lo interruppe - Perché dopo tre mesi ti fai vivo così, Jared?”

Il cantante si aspettava quella domanda da un momento all’altro. Si avvicinò a Kate, in cerca di un contatto.

“Perché credevo che la scelta migliore fosse sparire per sempre dalla tua vita e dimenticarti, ma non ci sono riuscito…- le prese una mano e la portò alle labbra – E’ stato tutto inutile, Kate...”

 “Pensavo di non avere alcuna importanza per te…” sussurrò lei, ritraendosi da quel contatto e alzandosi.

Jared la osservava attonito mentre Kate, stringendosi nella sua felpa, si avvicinava alla finestra ad ammirare la pioggia.

“È la cosa più stupida che tu potessi pensare.”

Una risata amara fu la risposta di Kate, prima di voltarsi a guardarlo.

“Non mi hai dato poi così tanti motivi per pensare il contrario, Jared. Tu mi hai lasciata andare…non hai nemmeno provato a fermarmi quel giorno, non hai fatto niente. Niente. Sei sparito. Hai ripreso la tua vita sregolata, i tuoi viaggi per il mondo. E io ho dovuto rimettere insieme i pezzi del mio cuore infranto…da sola. Cominciavo ad abituarmi alla tua assenza. Ho ripreso ad uscire, a frequentare gente, e poi…tu urli il bisogno che hai di me in una canzone alla radio, piombi qui e io…”

La vide esitare.

 “E tu?”

“E io ti lascio entrare, anziché sbatterti la porta in faccia.”

Jared la osservava in un silenzio che prometteva una pioggia di parole.

“E sai anche il perché?”, chiese con tono quasi di sfida.

“Mi piacerebbe saperlo.”

Il cantante si alzò dal divano e la raggiunse. Indugiò sul suo viso triste prima di accarezzarle piano la guancia morbida. Con sua enorme enorme sorpresa, la ragazza non si ritrasse dal suo tocco.

“Perché quando il destino bussa alla tua porta non può fare altro che lasciarlo entrare.”

Kate sembrava essersi persa nell’azzurro degli occhi di Jared che le sorrideva. Poi sospirò stanca.

“Un destino decisamente inaffidabile se viene, se ne va, e poi si ripresenta dopo tre mesi.” disse, mentre toglieva la mano di Jared dal suo viso.

Il cantante cambiò espressione.

“Sei stata tu a lasciarmi.”

“Sei stato tu a tradirmi.”

 Jared chiuse gli occhi serrando le mascelle.

La verità, pronunciata dalle sue labbra, era una tortura.

Rimase immobile, quasi in apnea, mentre lei si allontanava da lui.

Poi una frase gli ritornò in mente come un doloroso boomerang.

Ho ripreso ad uscire, a frequentare gente…

 “Kate, esci con qualcuno?”

Kate si voltò verso di lui.

“Non credo tu voglia saperlo.”

“Questo sarebbe un sì?”

“Sono state le mie coinquiline a presentarmelo, fa parte del loro gruppo di amici. Ci siamo incontrati spesso nell’ultimo periodo, ma non saprei proprio come definirci.”

“Da quanto vi vedete?”

“Jay...”, sussurrò come ad implorarlo di smetterla con le domande.

“Ripondi e basta…per favore.”

Kate sospirò rassegnata, notando lo sguardo duro di Jared.

“Quasi tre settimane.”

“Tre settimane…- ripetè, annuendo col capo- E ne sei innamorata?”

Kate rise per l’assurdità della sua domanda.

“Non lo so, Jared. È presto, ci stiamo conoscendo.”

Jared prese un respiro profondo e si passò una mano sul volto.

Si sentiva tradito, sebbene non ne avesse il diritto.

Rise amaramente.

“Cosa c’è da ridere?”, chiese confusa Kate.

“Oh niente, è solo che…è tutto così assurdo. Io che torno qui per rimediare, tu che sei già impegnata con un altro…avrei dovuto immaginare che non ci avresti messo molto a rimpiazzarmi…”

Kate sbarrò gli occhi, incredula, capendo esattamente cosa Jared volesse insinuare.

 “Non hai alcun diritto di sentirti ferito.- ribattè dura, avvicinandosi a lui  – Non sei tu quello che per settimane ha atteso il ritorno della persona che amava, perso tra ricordi così vividi da squarciare l’anima con la loro bellezza. Non sei tu quello che ha sperato con tutto se stesso di riuscire a sopportare il dolore, se mai ci fosse stato un pentimento sincero. Non sei tu quello che ha dovuto arrendersi all’evidenza e convivere con la delusione delle proprie speranze infrante. Ero IO, ero solo io. Tu hai proseguito per la tua strada, rispettando gli standard che la tua vita da rockstar ti impone, spostandosi da una città all’altra, e probabilmente passando da un letto ad un altro. Me ne sono fatta una ragione e ho provato ad andare avanti. Se può farti stare meglio, sappi che ho smesso di odiarti tempo fà…- abbassò lo sguardo- …insieme a tutto il resto.”

Jared si sentì distrutto, schiacciato sotto il peso di quelle parole. Sebbene odiasse manifestare le sue emozioni, avrebbe voluto piangere per lei…per lui…e per il dolore che si stavano provocando a vicenda.

Kate diceva di non amarlo, ma il modo in cui aveva evitato il suo sguardo mentre concludeva il discorso lo convinse del contrario.

“Mi pento ogni giorno di quello che ho fatto, Kate. Se solo…”

Kate prese un respiro profondo e portò la lunga frangia dietro l’orecchio, scuotendo il capo.

“Non importa, Jared…non più almeno.”

Il tono che aveva usato non ammetteva repliche.

Jared osservò la ragazza che aveva di fronte, e si rese conto che ciò che ricordava di Kate rischiava di venire soffocato dalla fredda donna che aveva contribuito a creare. Nei suoi occhi non c’erano più l’innocenza e l’entusiasmo che l’avevano fatto innamorare, ma solo dolore e tristezza. Il senso di colpa lo colpì come un pugno nello stomaco.

Si passò una mano dietro la nuca e sospirò.

“Vuoi che apra quella porta ed esca definitivamente dalla tua vita?”, chiese indicando l’ingresso.

“No, non è questo che voglio…- scosse il capo stanca - Voglio che mi spieghi il perché della tua presenza qui…e che poi esci definitivamente dalla mia vita.”

  
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