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Autore: shinzui    25/04/2013    0 recensioni
Si rese conto che probabilmente la sua prospettiva di vita non si sarebbe mai avverata, probabilmente non sarebbe mai arrivato ad una veneranda età e forse non avrebbe mai avuto figli e non avrebbe mai conosciuto la gioia di essere padre, ma non era neanche detto che sarebbe riuscito a sposarsi o a dichiararsi alla donna che amava; ogni volta che partiva per una missione poteva essere l'ultima, forse sarebbe morto proprio quel giorno, lì seduto a terra, appoggiato ad una parete di roccia ruvida e fredda e l'ultima cosa che avrebbe visto sarebbe stato quello spicchio di cielo azzuro privo di nuvole.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Scusa per il ritardo...Stremato si sedette per terra, appoggiando la schiena contro la parete rocciosa. Quel piccolo rifugio che aveva trovato gli dava il permesso per un istante di riposarsi un poco.
La polvere della terra alzatasi nella foga della battaglia era andata ad appiccicarsi sulla sua pelle sudata e sporca di sangue: quale era il suo? Quale era quello dei nemici?
Si guardò le mani, le quali stringevano saldamente i pugnali da trincea lasciatigli dal suo sensei; aprire le mani gli sembrava impossibile, non sapeva neppure da quanto li stesse stringendo, si accorse che stava perdendo sempre di più la cognizione del tempo.
Quanto tempo era passato prima che i nemici tendessero un'imboscata al suo gruppo?
Con la mente cercò di fare mente locale su ogni avvenimento, cercando di rimanere lucido.
Era successo tutto talmente in fretta.
Era partito con altri tre ninja della foglia per una missione di ricognizione, una cosa semplice all'apparenza, che non avrebbe richiesto più di mezza giornata, ma non fu così.
Dopo un'ora o due che stavano camminando all'improvviso si trovarono circondati da dei ninja della pioggia.
La mente di Shikamaru non riuscì a ricostruire ogni singolo avvenimento; fece un balzo temporale a quando il ninja del clan Nara riuscì, con una strategia di fortuna, a far tornare indietro al villaggio i suoi compagni, ma quel piano non comprendeva anche lui; memore di quello che successe alla sua squadra quando andarono a cercare Sasuke per portarlo indietro, e in qualità di caposquadra decise che sarebbe stato lui l'esca per i ninja rimasti.
L'ultima cosa che riusciva a ricordare, in quella corsa di pensieri, emozioni e strategie, è che rimase per un'altra mezz'ora a combattere contro i nemici, riuscendo ad abbatterne due su quattro e che poi, stremato dalla frenetica lotta, era riuscito a compiere una mossa di evasione per trovare un riparo e recuperare le energie.

Appoggiò la testa contro la fredda roccia, mentre i suoi occhi scrutavano quel minuscolo spicchio di cielo che gli era permesso scorgere dal suo nascondiglio di fortuna.
La mente abbandonò i ricordi di quell'interminabile giornata, per andare a rincorrere un pensiero che ormai aveva maturato già da molto tempo: non c'era nulla di sicuro nella sua vita, soprattutto il tempo.
Alla morte di Asuma-sensei si rese conto che quest'ultimo non aveva avuto il tempo di vedere il proprio figlio nascere o di rivedere ancora una volta Kurenai-sensei e dirle quanto l'amasse.
Da questa riflessione si rese conto che probabilmente la sua prospettiva di vita non si sarebbe mai avverata, probabilmente non sarebbe mai arrivato ad una veneranda età e forse non avrebbe mai avuto figli e non avrebbe mai conosciuto la gioia di essere padre, ma non era neanche detto che sarebbe riuscito a sposarsi o a dichiararsi alla donna che amava; ogni volta che partiva per una missione poteva essere l'ultima, forse sarebbe morto proprio quel giorno, lì seduto a terra, appoggiato ad una parete di roccia ruvida e fredda e l'ultima cosa che avrebbe visto sarebbe stato quello spicchio di cielo azzuro privo di nuvole.

Lo aveva sempre saputo che quel mestiere, quello del ninja, era pericoloso e che un giorno sarebbe potuto morire in missione; non sapeva per quale motivo, ma in qualche modo aveva come rifiutato l'idea che lui potesse morire così giovane.
Proprio in quel momento, mentre nella testa correvano questi pensieri, si rese conto di tutto quello che non avrebbe potuto fare se non fosse riuscito a tornare vivo quel giorno al villaggio: non avrebbe più sentito i rimproveri di sua madre (nonostante la ritenesse una gran seccatura era sua madre e le voleva bene), non avrebbe più giocato a shoji con il padre o mangiato la carne alla griglia con Ino e Choji, così come non avrebbe più potuto vedere e salutare un sacco di persone o non avrebbe potuto fare il maestro al figlio di Asuma e Kurenai, come si era impostato di fare.
Poi apparve nella sua testa il volto di lei, i suoi occhi acquamarina che lo fissavano, la sua bocca, formata da due labbra morbide, che volevano sempre avere l'ultima parola e quei suoi quattro buffi codini, che lui per dispetto si divertiva a sfarne uno ogni tanto, così come faceva lei con il suo unico e prezioso codino.

Così capì che lei non avrebbe mai saputo i suoi sentimenti e lui, nel caso lei ricambiasse in qualche modo, non avrebbe mai saggiato quelle labbra vellutate, non avrebbe più rivisto quelle pozze d'acqua sconfinate come il mare, in cui lui amava perdersi ogni qual volta le incrociasse.
Era sempre stato troppo pigro per cogliere le occasioni che gli erano state offerte e l'altro giorno era stato troppo pigro e testardo per non correre da lei a farsi perdonare.
Già, ora che ricordava, proprio qualche giorno fa aveva litigato pesantemente con Temari, ma poi, per cosa avevano litigato? Non se lo ricordava più! Probabilmente il motivo era talmente stupido che il litigio che ne era scaturito era sproporzionato, ma fu proprio quel futile litigio che non gli permise di riascoltare più la voce della bella ragazza di Suna, perché da quel momento non gli rivolse più la parola.
Ora l'unica cosa che avrebbe voluto fare Shikamaru sarebbe stato alzarsi e correre verso il villaggio, fare tutte quelle cose, anche le più quotidiane, che si era accorto di poter perdere, dando loro un valore maggiore; avrebbe voluto alzarsi e correre dai suoi genitori e dir loro quanto li volesse bene, dai suoi migliori amici e ringraziarli di essere sempre stati accanto a lui e che non si sarebbe mai più lamentato della parlantina loquace di Ino o del modo di mangiare in modo esagerato di Choji, sarebbe corso da lei a farsi perdonare, pregandola di fargli almeno risentire, ancora una volta, la sua voce.

E ora? Quanto tempo era passato da quando aveva cominciato a fare tutti quei pensieri e quelle riflessioni? E i suoi nemici? Erano ancora lì intorno a cercarlo? Probabilmente aveva perso anche il momento giusto per scappare.
Calcolò quanto tempo ci avrebbero impiegato dei soccorsi ad arrivare dov'era lui, se mai li avessero mandati; pensò che da quel punto al villaggio ci volessero almeno due ore e mezza; i suoi compagni erano partiti da...un'ora...un'ora e mezza? In ogni caso si accorse che ci sarebbe voluta ancora un'infinità di tempo prima che potesse arrivare una squadra di supporto; quanto avrebbe resistito lui?

Sentì un fruscio provenire da qualche punto nelle vicinanze al luogo in cui si stava nascondendo. I suoi riflessi lo obbligarono a scattare in piedi e a mettersi in posizione di guardia, pronto a reagire se lo avessero attaccato, ma il movimento gli provocò una fitta di dolore molto acuta e un forte giramento di testa; improvvisamente, come un lampo a ciel sereno, gli affiorò un ricordo di poco tempo fa: durante la battaglia contro un ninja della pioggia, il nemico riuscì a colpirlo all'addome aprendogli un grosso taglio, che nel frattempo doveva aver perso molto sangue.
Proprio in quell'istante, dopo tutti i calcoli fatti pochi secondi fa, si rese conto che le sue probabilità di sopravvivenza cominciavano a scarseggiare, dando vantaggio a quelle di morte sul campo di battaglia.

Quanto tempo ho sprecato, in tutti i sensi! Pensavo di essere oramai diventato un uomo, ma sono sempre il solito bambino che non riesce a comprendere di quanto possa essere preziosa una cosa come il tempo.


Shikamaru si rese conto che probabilmente era prossimo alla morte e che in quel momento era pieno di rimpianti per cose non dette o non fatte; sapeva perfettamente che per sopravvivere avrebbe avuto bisogno di un miracolo.

Il fruscio che fino ad un attimo fa sentiva cessò all'improvviso: i muscoli del ninja di Konoha erano ancora più tesi, pronti a scattare nel caso ce ne fosse bisogno. Strinse ancora più forte i pugnali da trincea, tanto da farsi quasi male; il suo sguardo era concentrato e scrutava ogni millimetro della boscaglia che lo circondava.
Chiuse gli occhi per ascoltare meglio e così da poter capire da che parte arrivasse il nemico.
All'improvviso uno dei nemici sbucò fuori cercando di attaccare il Genio della Foglia, ma questi, spostando abilmente il proprio peso e ignorando il dolore, riuscì a parare il colpo, ma non fu altrettanto rapido da parare efficacemente il fendente del secondo nemico, che era sbucato dalla parte opposta del compagno, ferendosi alla gamba.
La ferita sembrava superficiale, ma andava a contribuire al dolore e alla perdita di sangue che in questo momento subiva Shikamaru.
Stringendo i denti e costringendosi ad ignorare il dolore, riprese a combattere; riuscì ad andare avanti per qualche minuto, poi i giramenti di testa si fecero più insistenti e la vista stava cominciando a calare; i suoi movimenti cominciarono a divenire sprecisi e scordinati a mano a mano che rispondeva agli attacchi nemici.

Il suo tempo era giunto al termine? Davvero sarebbe morto senza essere riuscito a compiere tutti quegli obbiettivi che si era prefissato?
Quanto poteva essere malvagio il tempo se non veniva impiegato bene.
In ogni caso qualche ferita e riuscita a farla ai suoi assalitori, alcune più gravi e altre meno, ma almeno sapeva che non sarebbe morto in modo vergognoso.

Piano piano tutto cominciò a farsi più nero, come se qualcuno stesse calando un tenebroso e oscuro velo nero sopra i suoi occhi; riuscì a muoversi ancora per un secondo o due, poi cadde a terra, stremato, con il sangue che continuava a sgorgare dalle sue ferite e con i suoi aguzzini sopra di lui che stavano per infliggergli il colpo fatale.

*
Quando riaprì gli occhi non riuscì a vedere niente, la sua vista era completamente sfocata, ma tutto gli appariva molto luminoso. Una figura bianca e indistinta si avvicinò a lui, sentì che cercava di chiedergli qualcosa o di dirgli qualcosa, ma non riusciva a capire e disse solo - Ho sete! -. Gli sembrò che quella strana figura avesse appena emesso un gemito che doveva sembrare un risolino e gli venne portato subito un pezzo di cotone impregnato di una sostanza, che dal gusto, sembrava dover essere limone.
Non era proprio ciò che si aspettava, sperava più in un fresco bicchiere d'acqua. Magari in Paradiso era così: niente acqua fresca!
Ma chi gli diceva che lui fosse in Paradiso, ma soprattutto, era morto veramente? Ma certo che sì, era impossibile che qualcuno fosse riuscito a salvarlo. Nuovamente ripensò a tutto il tempo perso e tutte quelle cose che non sarebbe più potuto riuscire a fare; tutto perché non era stato in grado di cogliere l'attimo in ogni situazione che gli era stata presentata durante la sua breve vita.
Provò ad alzarsi, ma la figura bianca gli disse nuovamente qualcosa di incomprensibile e, premendo leggermente la mano contro la spalla di lui, lo fece riadagiare su quello che si rese conto ben presto, dalla consistenza e da quelle che dovevano essere le coperte che lo coprivano, che fosse con ogni probabilità un letto. Ma allora dove si trovava realmente?
Shikamaru prese quel gesto come caloroso invito a dormire, che lui accetò di buon grado e non appena la testa toccò il cuscino entrò tra le braccia di Morfeo.

*
Riaprì nuovamente gli occhi. Quanto tempo era passato ora?
La vista era ancora un po' annebbiata, ma piano piano si accorse che stava mettendo a fuoco i lineamenti definiti delle pareti di una stanza.
Cercò come aveva provato prima ad alzarsi, ma non vi riuscì; questa volta non era a causa della mano di quella figura bianca di prima e nemmeno le sue incompresibili parole, semplicemente il corpo si rifiutava di compiere quel gesto così banalmente quotidiano che, nonostante l'avesse fatto sempre, contro voglia e mostrando una fatica anormale causata dalla sua immensa pigrizia, fino a quel momento era riuscito a compiere.

Ora che la vista era tornata perfettamente cercò di capire dove si trovasse; guardò a destra e a sinistra e vide dei macchinari e che rilevavano i suoi segni vitali: era in ospedale!
Come era possibile? Che avesse sbagliato i calcoli? Ma cosa gliene importava ora? Un miracolo era accaduto, proprio a lui, qualcuno lassù aveva ascoltato le sue indirette preghiere: era vivo. Ora doveva mantenere quella nuova promessa fatta a sé stesso attraverso tutti quei ragionamenti e tutte quelle riflessioni.
Non doveva mai più sprecare il proprio tempo!

Sopra la sua testa penzolava quella maniglia triangolare che lo avrebbe aiutato ad alzarsi un po' di più; la afferrò con la mano destra e quando fece leva sentì una forte fitta all'addome... Forse non è stata una grande idea!
Si guardò di nuovo in giro, in cerca del telecomando per sollevare un poco lo schienale del letto e lo trovò.
Quando lo ebbe regolato come gli era più congeniale, trovandosi comodo in una posizione mezza seduta, vide per la prima volta da quando aveva aperto gli occhi in quella stanza, una figura femminile appoggiata con la testa e le braccia sul lato destro del suo letto.

I suoi capelli biondi legati nei suoi quattro soliti codini, le sue labbra carnose leggermente schiuse e quelle pozze d'acquamarine coperte dalle sue dolci palpebre.
Stava dormendo. E utilizzava le braccia come cuscino di fortuna.
Con la stessa mano, che l'aveva aiutato a tirarsi su, gli accarezzò delicatamente il viso, riportando alcune ciocche dietro l'orecchio di lei.
A quel gesto così dolce la ragazza riaprì lentamente gli occhi; inizialmente guardò solo le sue braccia e il letto, comprendendo che si era addormentata, poi guardò verso di lui e lo vide mentre la fissava con quei suoi occhi neri come l'ebano, talmente profondi e intesi, che ogni volta che la guardava si sentiva attraversare da quello sguardo da parte a parte.

-Shikamaru!- i suoi occhi cominciavano a pungere e a bruciare, sentiva che avrebbe voluto piangere, ma il suo orgoglio anche in quella situazione glielo impediva; anzi era solo lei che non voleva mostrarsi debole di fronte a lui.
-Ciao- rispose con la sua voce profonda e leggermente rauca. -Tu... Razza di idiota!-
Okay...cosa sta succedendo? Mi sembrava che stesse partendo tutto da un momento molto dolce, ma allora perché sento che stavolta morirò per davvero?
-Hai idea di quello che ho passato? Mi avevano detto che saresti tornato per il pomeriggio per svolgere gli incarichi del resto della giornata con me, poi all'improvviso arriva il resto della tua squad...- -No! Ti prego non dirmi come sono stato salvato, non lo voglio sapere. Penso che sia stato un miracolo e per una volta nella mia vita voglio affidarmi a qualcosa che non sia la logica-.
Lei lo guardò con uno sguardo sorpreso -Ma... Non è che hanno esagerato con gli antibiotici? Forse dovrei avvertire l'infermiera e...- -Temari ascoltami!- dicendo questo fece un piccolo scatto con il busto verso di lei non pensando al dolore che avrebbe provato per quel gesto, mentre la guardava la vide infastidita: Cosa ho fatto adesso?, ma non dovette aspettare molto per avere una risposta -La vuoi smettere di interrompermi ogni volta che parlo- disse lei mentre lo fulminava con lo sguardo.

Per poco lui non scoppiò a ridere, ma decise di trattenersi facendo appello al suo autocontrollo, perché ne andava della sua vita, ma soprattutto perché  doveva mantenere la promessa che si era fatto a sé stesso.
Era quella! Sì esatto era quell'occasione che ora non poteva perdere, perché -Se non lo faccio non ne avrò mai più un'altra- -Come?- lei cominciava a guardarlo con gli occhi di chi guarda un folle.
Lui prese fiato, fece un profondo respiro e decise che quello era il momento.
-Ascolta, io devo assolutamente dirti una cosa importante, perché se non lo faccio ora probabilmente non avrò mai più un'altra occasione. Ho pregato tanto per poter avere un'ultima possibilità e non ho intenzione di sprecarla-. Temari continuava a non capire, ma era comunque curiosa di capire dove volesse andare a parare.
-Da quando è morto Asuma-sensei ho capito che nella vita nulla è certo, nemmeno che esista effettivamente un domani; in quest'ultima missione ho compreso di quante occasioni ho sprecato, se fossi morto avrei avuto un sacco di rimpianti, per questo, in qualche modo, ho pregato di poter tornare... Ho pregato di poter tornare da te!-
La ninja della Sabbia rimase sorpresa da queste ultima parole...
Che lui voglia dirmi... che lui sia...

-Temari, io so che abbiamo litigato e so anche che sono stato uno stupido, perché il motivo stesso del nostro litigio era stupido, così tanto che non riesco nemmeno a ricordarmelo. La verità è che non avrei mai dovuto sprecare così tanto tempo per riuscire a dirti questo.
-Il punto è che... Insomma quello che voglio dirti...- Non ci riusciva!
Cosa lo bloccava? La paura? La paura di essere rifiutato?
-Shikamaru!- Temari lo richiamò e questo banale gesto fece in modo che finalmente il rampollo dei Nara si buttasse -Io ti amo-.

Tutti quei giri di parole, tutte quelle riflessioni e quelle preghiere per dire tre semplici parole.

Ci fu un attimo di silenzio tra i due, durante il quale il ragazzo abbassò lo sguardo, perché non riusciva a sostenere quello di lei.
Dovevo immaginarlo... Non prova i miei stessi sentimenti!
Contro ogni aspettativa di lui, però sentì le sue mani afferargli il viso dolcemente e quelle labbra tanto agognate poggiarsi sulle sue. Fu un bacio delicato, ma allo stesso tempo intenso, perché pieno di emozioni, sentimenti, cose mai dette.
Finalmente anche lei si lasciò andare e cominciò a versare quelle lacrime che aveva trattenuto troppo a lungo; voleva apparire in tutti i suoi pregi e i suoi difetti di fronte a quel ragazzo pigro di cui si era innamorata da tempo.

-Ti prometto- disse lui dopo quel lungo bacio -che non sprecherò mai più il tempo e che vivrò giorno per giorno e lo voglio fare insieme a te. Ti amo Temari no Sabaku-
Un altro bacio delicato sulle labbra di lui.
-Ti amo Shikamaru Nara-



  
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