Sembri
finta
ovvero
Lidia
il punchingball
“Sembri
finta...”
Le
lo aveva detto il suo primo ragazzo.
Era
una persona dolce, Lidia lo aveva sempre visto come qualcosa di
inafferrabile, ma anche molto complesso.
Aveva
sempre avuto uno strano rapporto con l'altro sesso, a quei tempi non
aveva nessuna relazione con un ragazzo, ne di amicizia ne amorosa.
Gli facevano quasi paura.
Ma
lui era diverso, era speciale, e da brava adolescente masochista si
innamorò di lui nonostante fosse di un anno più grande e la
considerasse una bambina.
Quello
che le aveva detto era solo la prova che lui non l'avrebbe mai vista
come una ragazza.
D'allora
Lidia cambiò.
Iniziò
a dire tutto quello che le passava per la mente, si stirò i capelli
e si vestì in modo diverso, ma non era abbastanza, lui le ripeteva
sempre la stessa cosa.
“Sei
troppo buona.”
Non
era un pregio, perché i ragazzi non volevano le ragazze dolci e
gentili, volevano quelle che sapevano farli ridere, con cui potevano
flirtare e non erano inesperte come era lei.
Ma
vi fu il miracolo, e lui le chiese di uscire e Lidia si mise in testa
l'idea di piacergli per quello che era.
Grosso
errore.
Forse
era stato così all'inizio, ma un ragazzo non aveva bisogno di una
bambina e l'aveva lasciata, con un sorriso triste e con delle parole
di scuse, ma lo aveva fatto.
Poi,
qualche tempo dopo, si era messo con una sua amica, la sua amica che
aveva continuato a flirtare con lui nonostante fosse fidanzato con
Lidia.
La
bella mora, simpatica e provocante, che lei non sarebbe mai stata.
Che
teatrale, eh? Ma era così, anno dopo anno veniva lasciata per lo
stesso motivo, non c'era nessuno pronto ad amare una tappa, una nana
di stirpe gnomica, che ancora vedeva i cartoni della Disney.
Mark
sembrava avercela fatta, o per lo meno ci stava provando, e non si
sarebbe lasciata scappare quest'occasione.
<<
Batman, ho deciso! >>
<<
Cosa? >> Lo sguardo impassibile dell'uomo si posò su di lei.
Lidia
imitò il rullo di tamburi con le mani sull'amata scrivania dello
psicologo. << Andiamo a fare box! >>
Lorence
rise sommesso, quasi soffocandosi.
<<
Wow, sei messo così male? Comunque, è giusto per un fiore come me
sapersi difendere di questi tempi, e tu devi sfogare la tua tensione
sessuale. Visto, due piccioni con un fava. >>
<<
La vuoi piantare con questo discorso?! >> L'uomo si abbandonò
stancamente sulla poltrona sapendo già di aver perso la guerra.
La
ragazza al contrario, sapendo di avere in mano il potere, si
raddrizzò indignata. << Anzi tre piccioni, sfogherò i miei
istinti omicidi nei tuoi confronti. >>
<<
Quest'idea non ha senso. Non ti colpirei, in qualche modo sei una
donna, non domandarmi come e perderei tutto il fiato ad insultarti.
>>
<<
Oh! Muoio, una battuta! Hai fatto una battuta! >>
Lui
sorrise appena. << Se questo ti ucciderà prendere lezioni da
un circo... >>
<<
Oh! Due battute in un giorno! Bene posso crepare felice...Guarda la
box come una terapia di coppia. >>
<<
Io sono un psicologo, le faccio agli altri le terapie. >>
Lidia
alzò le spalle noncurante. << A mio parere nei hai sempre
avuto bisogno... >>
L'uomo
gli lanciò un'occhiata di sbieco mentre riponeva alcune carte.
<<
E poi in terapia di coppia non si fa a pugni. >> Lorence
incrociò le mani sulla scrivania, come ogniqualvolta che doveva
puntualizzare. Cioè spesso.
<<
Lo dica ai miei, mi ci portarono una vola. Il mio compito era
impedire che si picchiassero e dal momento che non potevano farlo fra
di loro rivolsero tutta la loro frustrazione su di me. Sembravo un
punchingball... >>
Lidia
mimò un movimento ondulatorio, di qua e di là, sotto lo sguardo
perplesso di Lorence, prima di continuare. << E poi non li
vuole un po' di muscoli? >>
<<
No, il mio aspetto mi va bene così com'è. >>
<<
Modestia... >>
Lorence
risistemò per la centesima volta le carte, nel richiudere il
cassetto impresse più forza del dovuto. << Non è questione di
superbia ma di maturità, cosa che lei non sembra possedere... >>
<<
Lei? >> Finalmente la ragazza aveva notato che le stava
parlando usando la terza persona. << Non più del tu? >>
<<
No, non più... >>
<<
E come mai mister Iceberg ?>> Lidia incrociò le braccia al
petto non semplicemente infastidita.
<<
Dopo quello che è accad- >> Lorence non fu in grado di
terminare la frase che fu interrotto dalle lamentele della ragazza.
Lidia
si premette le mani sulle orecchie. << Lalala! Lalala! Se non
ti sento non è vero! Lalala! Lalala! Se non ti sento non è vero! >>
L'uomo
si alzò innervosito e le tolse le mani dalle testa con meno grazia
del solito, cioè come una persona normale. << Smettila! Non è
accaduto niente va bene! >>
La
ragazza si zittì immediatamente, lo lasciò continuare. << È
solo una stupida infatuazione che svanirà fra qualche tempo, una
sciocchezza. Noi siamo impegnati, supereremo la cosa da adulti,
mantenendo un profilo professionale. Io sarò il tuo psicologo, per
un periodo smetteremo del darci del tu, smetterai di chiamarmi
Batman, non ci sfioreremo e poi torneremo ad essere amici, come
all'inizio...Non è accaduto nulla, è stato solo un sentore che
abbiamo preso in tempo. >>
Dopo
un primo momento di sollievo la ragazza cominciò a fissarlo ferita.
<< Preso in tempo? Sarebbe stato così terribile innamorasi di
me? >>
Lui
roteò gli occhi! << No! Lo sai cosa intendo Lidia! >>
<<
Si lo so... >>
Lorence
era inginocchiato davanti a lei, le mani strette alle sue sul suo
grembo mentre gli parlava in modo dolce e sicuro. Sembrava un vero
lord in quelle situazioni, forse era quello a farla arrossire.
<<
Okai, allora va bene così? >>
<<
Però io vorrei ancora chiamarti Batman... >> La ragazza tirò
fuori il labbro inferiore.
<<
Va bene, ma niente labbro in fuori. >> Lorence fu categorico
prima di lasciargli le mani.