Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Sophie_Wendigo    25/04/2013    1 recensioni
- Piano la presa si allentò, il dio lasciò scivolare i gelidi palmi fino ai suoi polsi, cingendoli quasi dolcemente, poi si avvicinò al volto della donna, deviando all’ultimo verso il suo collo.
“Ti ho detto di non giocare con me…" sussurrò su di esso -
Genere: Erotico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chiusa in quella cella enorme e buia, Natasha era raggomitolata sul petto di Loki.
Seguiva il ritmo del suo cuore, il movimento della sua mano sulle ciocche vermiglie dei suoi capelli, cercava in ogni modo di dimenticare ciò che aveva appena fatto…
Come hai potuto baciarlo?! Non avresti dovuto farlo! Sembri una liceale alle prese con la prima cotta delae sua vita! E adesso perché sei ancora qui?! Che cosa speri di ottenere? Domani se ne andrà e non lo rivedrai mai più! Sei solo una stupida… questo si chiama sadismo…
Tutti quei pensieri le riempivano la testa, gridavano, tanto che aveva il timore che anche lui potesse sentirli, e ne ebbe la conferma quando le sussurrò all’orecchio di smetterla e chiudere gli occhi, cominciando a mugolare i resti di una vecchia ninnananna.
Si sorprese di quel gesto, ma non più di tanto: ormai aveva assimilato che quell’essere misterioso era capace di costudire lati inaspettati di se nel profondo della sua persona, scoprendoli di volta in volta dello strato di gelida insensibilità dietro cui usava nascondersi.
La lenta litania, le sue braccia che la stringevano, il freddo che scaturiva dal suo corpo, ebbero il potere di calmarla; ma le note dolci ed effimere della ninnananna l’avevano catturata, voleva ricordarle, troppo belle per essere dimenticate.
 
Il tempo fu scandito dai toni ipnotici della nenia, Loki continuò ad intonarla finché non fu certo che Natasha si fosse assopita, e solo allora, cominciò a parlare.
“Non avrei mai detto che ne sarei stato capace… e tantomeno che mi sarebbe piaciuto così tanto. Per me non era previsto l’amore, non era previsto niente di tutto questo. Hai la grandiosa e terribile capacità di cambiare il mio destino, sei riuscita a mutare ciò che pensavo fosse impossibile modificare. Hai battuto le magie più potenti e oscure con un semplice sguardo, hai annientato le mie difese col solo profumo della tua pelle… Sembra passata un’eternità da quel giorno, sulla nave S.H.I.E.L.D., nella capsula di sicurezza. Sono cambiate così tante di quelle cose, adesso riesco persino a comprendere mio Fratello, l’affetto che prova per questo pianeta e per i suoi abitanti. E benché ne sia consapevole adesso, fra poche ore verrò rinchiuso nelle celle di Asgard, umiliato, in attesa di un verdetto. Ma la cosa che più mi fa rabbia è che, malgrado ciò che provo e ciò che so essere giusto, farà male lasciarti qui… Sapere che questi minuti sono gli ultimi in cui potrò guardare il tuo viso… Solo un vero ipocrita potrebbe fare certi pensieri: sono consapevole che con me soffriresti, che saresti costretta nelle spire del mio amore malato, e nonostante ciò, c’è ancora una parte di me che ti vorrebbe al mio fianco, sempre. Mi hai mostrato l’amore, adesso so cosa significa tenere ad una persona, adesso so di amarti… e la cosa più divertente, è che non lo saprai mai, ma è giusto così per quanto faccia male.”
La divinità parlò senza smettere di coccolare la sua figura rannicchiata, senza smettere di guardare lo spicchio di viso lasciato libero dai capelli cremisi.
Quando concluse quella timida confessione, e si rese conto di averla fatta davvero, scoppiò in una risata cristallina, scuotendo il capo e tentando di non disturbare il suo sonno.
Ti amo, piccolo ragno…” sussurrò appena, abbassandosi sul suo capo, lasciandovi un innocente bacio e inspirando il suo odore dolciastro, desiderando con tutto il cuore annegarvici.
 
“Sveglia Fratello, è ora di…” Thor entrò nella cella, spalancando la pesante porta con facilità e lasciando che il riquadro di luce illuminasse due figure dall’altro lato della stanza.
Il dio non riusciva a credere ai suoi occhi, era senza parole.
Aveva visto Loki fare le cose più strane, dolci e atroci, ma mai, mai aveva visto quell’espressione sul suo viso assopito: anche quando riposava nelle sere d’estate sui tetti di Asgard, assieme a lui, aveva sempre notato una lieve contrattura sul suo volto, dovuta a qualche risentimento o pensiero. Adesso invece, accanto a lei, niente lo disturbava, era semplicemente sereno, senza nessuna barriera di rabbia o rancore a coprire il vero lui.
Il Dio del Tuono si avvicinò piano, riempiendosi gli occhi di quella visione tanto dolce, consapevole che non ne avrebbe più avuto occasione.
“Fratello…” Sussurrò posando una mano sulla sua spalla. “Dobbiamo andare.”
Loki si svegliò, dischiuse appena gli occhi incrociando quelli ormai familiari di Thor.
“Dammi solo 5 minuti.” Disse piano, con un tono simile ad una preghiera.
Thor annuì e ripercorse a ritroso la stanza, uscendo e socchiudendo la porta, così che solo una piccola lama di luce rischiarasse i due.
“Natasha… Sveglia piccolo ragno…” soffiò Loki al suo orecchio, finché la donna non si svegliò, mostrandogli un broncio da bambina. “Dormito bene?” chiese lui sorridendo. Lei si limitò a sorridere, sfregandosi gli occhi con il dorso delle mani.
Aveva sempre adorato quei momenti: quando ti svegli e ancora non riesci a ricordare tutti i problemi che dovrai affrontare nella giornata, quando tutto sembra bello e semplice.
Ma quella sensazione idilliaca durava sempre troppo poco, e Natasha fu improvvisamente investita da ciò che stava per accadere.
Senza dire una parola, si alzò, sgranchendosi appena le ossa, poi guardò Loki e, sorridendo, l’aiutò a mettersi in piedi.
“Ti fanno male le ferite?” chiese lei, appena impacciata per qualche strano e remoto motivo.
“Non troppo, non preoccuparti.” Rispose il Principe degli Inganni, continuando a rimirare il suo viso, come fosse acqua limpida e fresca nel deserto più arido e sconfinato di sempre.
 
Quando entrambi si ritenerono sazi della figura dell’altro, Loki distolse lo sguardo, portando una mano dietro la schiena.
“Che fai? Cos’è?” chiese piano Natasha, sporgendosi ingenuamente nel tentativo di sbirciare.
“Una cosa che non voglio che vada persa. Dove andrò mi toglieranno tutto, ma questo è troppo importante.” Disse il dio, cercando di sorridere. Poi mostrò di nuovo il suo palmo, e con un pizzico di teatralità, fece apparire sopra di esso quello che pareva un libro mangiato dagli anni, con alcune borchie verdastre a tenere unite le pagine e la copertina scura.
Loki gioì della sua espressione, sorrise e, prendendo dolcemente la sua mano, vi posò sopra il piccolo volume liso.
“Cos’è?” domandò di nuovo confusa.
“E’ il taccuino in cui ho scritto tutti i miei incantesimi, da quelli più inoffensivi a quelli proibiti. E’ un po’ come il mio diario, non ricordo giorno in cui non fosse stato al mio fianco… Voglio che lo tenga tu, al sicuro da mani indiscrete.”
La donna sorrise appena, stringendolo fra le dita affusolate, rimirandone il profilo e le volute impresse a fuoco sulla copertina.
“Lo farò.” Disse sollevando lo sguardo sul volto sereno di Loki.
Nonostante ciò che dava a vedere, la divinità era preoccupata, molto. E come non esserlo? Lo aspettava Asgard, il giudizio di Odino, una punizione… e dopo quello che aveva fatto, non sarebbe stata leggera come le precedenti. La donna riuscì a scorgere la paura dietro quel sorriso, così estinse quell’ultimo passo che li separava e l’abbracciò.
Gli circondò le spalle con le braccia e, sollevandosi sulle punte, poggiò il capo nell’incavo del suo collo.
Loki s’irrigidì appena, non aspettandosi quel gesto, ma subito l’accolse e lo ricambiò stringendola a se per la vita.
“Andrà tutto bene.” sussurrò lei.
“Andrà tutto bene…” ripeté il dio sorridendo.
La donna sollevò appena il capo, portando le labbra al suo orecchio, dischiudendole.
Stava per farlo. Stava per dirgli ciò che provava. Sorrise, pervasa da una sensazione strana e nuova.
 
“Non farlo.” La bloccò lui. Allontanandola delicatamente. “Non dirlo a voce alta.”
Natasha rimase interdetta, poi distolse lo sguardo appena divertita.
“Tu l’hai fatto…” lo sfottè lei, sogghignando impercettibilmente e mordendosi le labbra.
“Tu… Aspetta… Eri sveglia?!”
“…Ops!” fece lei, alzando le spalle con un’espressione simile a quella di una bambina che aveva combinato un guaio. Loki la fissò sgomento, poi scoppiò a ridere.
“Quindi hai sentito anche la parte che non avresti dovuto sentire?” La donna rispose con un altro sorrisino colpevole.
La divinità rise di nuovo, scuotendo il capo, poi poggiò le mani gelide sulle sue spalle, lasciandole scivolare per tutta la lunghezza delle braccia fino a circondare i suoi polsi con le dita affusolate, attraendola a se. Proprio come la prima volta che s’incontrarono, nella capsula della nave S.H.I.E.L.D., Loki avvicinò il volto al suo, ma questa volta non deviò, raggiunse le sue labbra.
“Non dirlo mai ad alta voce, piccolo ragno.” Soffiò ad una distanza irrisoria da lei, che sorrise.
“Te ne sei pentito?”
“Assolutamente no. L’ho ammesso, ma ero consapevole che avrebbe fatto più male.”
“E perché l’hai fatto se lo sapevi?”
“Perché dove andrò, sarà il male più dolce, quello che mi farà andare avanti senza perdere del tutto la ragione...”
“… Vorrà dire che lo sussurrerò.” Disse lei dopo alcuni secondi, sforzandosi di sorridere, catturandolo in un bacio lungo e lascivo, nel quale nascose due grosse lacrime.
“Andrà tutto bene… ricordi?” sussurrò Loki sulle sue labbra. Poi lasciò i suoi polsi, e si allontanò di un paio di passi sorridendo sereno, infondendole calma.
 
“Loki. Dobbiamo andare.” Thor entrò in quel momento, aprendo del tutto la porta e illuminando le lacrime di Natasha appena prima che le asciugasse.
Il dio annuì debolmente, andandogli in contro e mostrandogli i polsi remissivo, così che gli potesse mettere un paio di grandi e pesanti manette. Poi gli diede le spalle, voltandosi verso Natasha e sorridendo mentre il Dio del Tuono apriva quella che pareva una maschera in ferro.
-Addio, piccolo ragno- furono lesue ultime parole su quel pianeta, pronunciate col sorriso solo per lei, subito prima che Thor calasse sulle sue labbra e parte del viso quella specie di museruola, assicurandola dietro la nuca.
Il volto dell’Agente Romanoff era teso, ma sorrideva, solo per lui. E quando la canzonò con quel soprannome, si concesse una sommessa risata, per poi tornare seria e scandire con le labbra un silenzioso –Ti amo-.
 
Central Park era insolitamente silenzioso quel giorno, insolitamente deserto. Tutto merito dello S.H.I.E.L.D., che aveva isolato il perimetro ai civili. Ben presto, in quell’anonima piazzetta acciottolata, si riunirono tutti i membri degli Avengers: c’erano Tony e Bruce che parlottavano di chissà quale nuova scoperta scientifica, Steve che mostrava a Clint e al dottor Erik Selvig la sua fidata motocicletta, e poi c’era Natasha, che fissava Loki e Thor al centro del disegno geometrico della pavimentazione.
Quando tutti si riunirono attorno ai due Asgardiani, Tony e il dottor Selvig presero da una valigetta di sicurezza il Tesseract, posizionandolo in quello che, per tutti i presenti, era solo uno strano oggetto che avrebbe rispedito nel cuore dell’universo Loki.
Adesso che si erano allontanati tutti, il Dio del Tuono fece un cenno al Fratello che asserì stringendo la presa sulla capsula che conteneva il cubo.
Poi si voltò verso Natasha, che teneva la pietra di Haely nel palmo della mano, trattenendo il fiato.
Un solo istante.
Un enorme fascio di luce.
Tutto finito.
Loki era scomparso nel nulla, inghiottito da quella luce, catapultato verso il suo destino.
Natasha era immobile, con lo sguardo puntato verso il cielo.
Tutto finito.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Sophie_Wendigo