Grace, profondamente turbata, si alzò lentamente dalla sedia,
facendo appello a tutto il coraggio che possedeva. Avrebbe preferito rimanere
ferma, immobile e scoprire che stava avendo una grossa allucinazione.
Tremando, aprì la bocca con l’intenzione di dire qualcosa, poi la
richiuse e abbassò lo sguardo, sentendosi osservata da quello di Walter e dagli
occhi blu di Sean.
“Ma allora sei proprio tu!” esclamò il nuovo arrivato, allargando
le braccia in un gesto amichevole. “Vieni qui, lasciati abbracciare!” aggiunse,
per poi raggiungerla e attirarla a sé in un unico, rapido movimento.
Grace ebbe la sensazione di sgretolarsi tra le sue braccia,
riconoscendo immediatamente il profumo familiare che tanto la inebriava in
passato.
“Come stai, eh?” domandò Sean, scostandola leggermente da sé.
Grace arrossì terribilmente e, prima di riuscire ad articolare una
sola parola, dovette schiarirsi la gola e le idee, tant’era la nebbia che le
offuscava la mente.
“Tutto bene e tu?” buttò lì, ostentando una disinvoltura che poco
si addiceva alla sua espressione sicuramente stravolta e al suo stato d’animo
altalenante.
“Benissimo, come sempre!” Sean le diede un buffetto sulla guancia.
“Sei cambiata” osservò, studiandola attentamente.
La ragazza si sentì troppo al centro dell’attenzione e, per
cambiare argomento, indicò Walter. “Lui è Walter, un mio collega al tirocinio”
spiegò, presentandolo a Sean.
Quest’ultimo, socievole com’era, si fece subito avanti e tese la
mano all’altro ragazzo. “Piacere, io sono Sean, un ex compagno di classe di
Grace.”
Ecco, appunto.
Se Sean, per lei, avesse rappresentato un semplice compagno di
classe, non si sarebbe creato tutto quell’imbarazzo, almeno da parte sua.
Infatti, per Grace quel ragazzo era stato da sempre molto di più e aveva
passato tre lunghissimi anni a desiderare che lui si accorgesse di lui, senza
mai ottenere niente, se non la più totale indifferenza.
E adesso, improvvisamente, Sean era piombato nella sua vita e
sembrava felice di rivederla! Ma chi si credeva di essere per riuscire ad
esercitare su di lei un potere simile anche dopo tre anni che non si vedevano?
Infatti, lui era stato bocciato in terza superiore e, da allora, le loro strade
si erano definitivamente divise.
O almeno, fino a quel momento lei era stata convinta di averlo dimenticato.
“Piacere mio!” esclamò Walter, rilassandosi e stringendo la mano di
Sean.
I due cominciarono a parlare del più e del meno e Grace, dopo aver
sospirato, tornò a sedersi e invitò il suo ex compagno a fare lo stesso.
“Volentieri!” Sean scostò l’unica sedia rimasta libera e rivolse un
sorriso alla ragazza, per poi rispondere alle domande del più che curioso
Walter.
Il cameriere maldestro di poco prima si avvicinò cautamente a Sean
e lui ordinò distrattamente un caffè espresso.
Grace, intanto, si sentiva morire dall’imbarazzo. Cosa accidenti le
stava succedendo? Lei aveva dimenticato Sean secoli prima, non poteva
permettergli di sconvolgerle ancora la vita e le emozioni.
Sbuffò, involontariamente, finendo per attirare l’attenzione dei
due ragazzi.
“Che succede?” domandò Walter, con un’espressione leggermente
preoccupata.
“Niente!” Lei si alzò. “Scusate, vado a fare una telefonata.” Detto
questo, li mollò al tavolo, dirigendosi a passo di marcia verso l’esterno. Si
sentiva frastornata e aveva bisogno di riflettere un attimo. Lo sguardo di Sean
sempre puntato su di lei non la aiutava affatto.
Si appoggiò con la schiena al muro che contornava il bar e sospirò,
scuotendo ripetutamente il capo.
Avrebbe voluto piangere, urlare, avere Jeremy accanto a sé. E, ancor
più, avrebbe voluto fuggire via di lì e fregarsene di cosa Sean avrebbe pensato
di lei. A Walter avrebbe potuto spiegare ogni cosa, prima o poi.
Per alcuni istanti prese seriamente in considerazione l’idea di
darsela a gambe, poi però comprese che aveva diciannove anni e non poteva più
comportarsi come una bambina che fugge alla prima avvisaglia di pericolo.
Sapeva di dover tornare là dentro e affrontare quel ragazzo, mettendo in chiaro
con se stessa cosa l’averlo rivisto le stava provocando.
Era questo il guaio: non ne aveva la minima idea!
Scosse ancora il capo, sentendosi una perfetta idiota.
Decise di tornare dentro al bar ma comprese immediatamente di avere
delle difficoltà. Come aveva fatto a non pensarci prima? Sapeva perfettamente
che per lei era arduo entrare da sola in un ambiente poco illuminato come
quello, eppure si era fatta trascinare dal disagio ed ecco che ora si ritrovava
alla ricerca di una soluzione.
All’improvviso, s’illuminò e afferrò il cellulare. Scrisse un
messaggio a Walter, chiedendogli se poteva andarla a prendere.
Tornò ad appoggiarsi alla parete e attese.
Dopo qualche minuto, la porta a vetri del locale si aprì e Grace
scattò in avanti, facendo per sorridere al suo amico.
Il sorriso le morì sulle labbra non appena si accorse che davanti a
lei si era palesato Sean, facendo tintinnare la catena che portava appesa ai
pantaloni.
Non si lasciò scoraggiare, all’aria aperta si sentiva più sicura di
sé, così domandò: “Vai via?”
“No” rispose il ragazzo.
“No?”
“Sono uscito a prenderti” spiegò Sean, avvicinandosi a lei.
Grace, istintivamente, fece un passo indietro e si ritrovò
nuovamente con le spalle contro la parete. Che diamine stava facendo? Non
poteva fargli capire in maniera così esplicita cosa stava provando, ciò
significava offrirgli una soddisfazione in più e lei non voleva assolutamente
che le cose andassero così, ancora, com’era sempre stato quando lei, in
passato, aveva fatto di tutto per attirare la sua fottuta attenzione e…
“Grace, che fai? Hai paura di me?” Sean fece un altro passo avanti.
“Allora non mi hai dimenticato” mormorò, posandole delicatamente una mano sulla
guancia.
“Certo che ti ho dimenticato, cosa credi?!” saltò su,
precipitosamente, rivelando un tono gracchiante e difficile da prendere sul
serio. “Non sei il centro dell’universo, insomma!” sbottò poi, rivolgendogli
un’occhiata truce. Non riusciva a cogliere la sua espressione, ma avrebbe
scommesso qualunque cosa sul fatto che il ragazzo era divertito dal suo
atteggiamento. Quella consapevolezza la irritò ancor più di prima e le fece
ribollire il sangue nelle vene.
“Davvero?” fece infatti lui, sarcastico. “Sbaglio o ti piacevo?”
aggiunse, con tono canzonatorio.
“Bravo, hai fatto bene ad usare il passato!” Grace lo derise
battendo le mani come se stesse applaudendo di fronte ad un bambino, giusto per
farlo contento. Poi, incrociò le braccia sul petto. “Be’? Te ne puoi anche
andare adesso, ho chiesto a Walter di uscire, non a te!” sputò, acida,
sentendosi stranamente soddisfatta di sé, anche se avvertiva una sensazione di
colpevolezza per il modo poco gentile con cui stava trattando Sean.
Lui alzò gli occhi al cielo e ridacchiò, in una maniera che Grace
ricordava bene, in quel modo che le aveva fatto perdere la testa, anni prima.
“Quindi” ribatté Sean, avvicinandosi ancora, “non ti fa più nessun
effetto avermi così vicino?” Sussurrò le ultime tre parole, il viso a pochi
millimetri dal suo.
Grace espirò bruscamente, dopo essersi resa conto che aveva
trattenuto il fiato. Cercò di imporsi la calma, mentre dentro di lei le
emozioni si ammassavano, tumultuose, in un cumulo che la faceva impazzire,
confondendola e portandola quasi all’esasperazione.
Dovette ammettere a se stessa che aveva sognato per tre anni quel
momento, aveva fantasticato ogni santo giorno su ciò che sarebbe potuto
accadere tra lei e Sean, se solo lui avesse guardato oltre le apparenze e si
fosse accorto di quanto lei avrebbe potuto amarlo.
Eppure, si ritrovò a pensare che ormai era troppo tardi. Ormai il
suo cuore apparteneva a Jeremy e, per quanto sentisse di essere fortemente
attratta da Sean, nei suoi confronti provava solo questo. Non c’erano più quei
sentimenti che l’avevano accompagnata durante i primi tre anni di liceo, non
c’era più niente che non fosse strettamente fisico.
Così, con una sicurezza che le parve poco familiare, sollevò il
mento e fissò i suoi occhi su quelli di Sean. “Sarò sincera con te. Sento una
forte attrazione fisica, è vero, non posso negarlo.”
“Però?” incalzò lui, senza toccarla. Era strano come la stesse
rispettando, proprio lui che mai prima di allora l’aveva fatto.
“Però sto con un ragazzo che amo e non ho intenzione di permettere
a nessuno di intromettersi tra noi due.” Detto questo, scansò Jean da sé e gli
sorrise, tristemente. “È strano come le cose si siano capovolte, eh, Sean?”
“Già. Non sai quanto mi dispiace per non averti dato importanza
allora, ma…”
Grace scosse il capo. “Ormai è tardi.”
“Lo so” ammise lui, senza comunque scomporsi più di tanto. Si
strinse nelle spalle e continuò a fissarla, come se si aspettasse che lei
potesse cambiare idea.
Ma Grace non avrebbe cambiato idea perché il suo cuore sapeva bene
ciò che voleva, neanche la vicinanza di Sean era riuscita a scalfire i suoi
sentimenti, neanche la possiblità di poter stare finalmente con lui l’aveva
turbata. Inizialmente si era sentita confusa e turbata, ma ora tutto le era
chiaro: non si aspettava di rivedere Sean, questo era tutto.
Lui era sempre il solito, bellissimo Sean, lo stesso che aveva
amato incondizionatamente, senza essere ricambiata.
Ma adesso era lei ad essere cambiata, era il suo cuore ad aver
trovato la persona giusta e su questo non c’era stato alcun dubbio fin
dall’inizio.
“Quindi hai trovato l’amore” disse infine il ragazzo, come se
volesse spezzare la tensione che si era creata tra loro.
Grace annuì. “Sì, sono felice adesso.”
“Mi fa piacere.”
Rimasero in silenzio, guardandosi.
“Dai, vieni qui!” Sean la abbracciò nuovamente, stringendola forte.
“Sono davvero felice per te, ti auguro ogni bene.”
La ragazza ricambiò la stretta. “Anche io ti auguro il meglio,
Sean.”
Sciolsero l’abbraccio e si sorrisero.
“Se il destino lo vorrà, ci rivedremo presto” affermò Sean.
“Sempre che non sia tu a forzarlo!” scherzò Grace.
I due scoppiarono a ridere e, proprio in quel momento, Walter
emerse stralunato dal bar e li fissò con aria interrogativa.
“Io vado, ci si vede” si congedò Sean, dando una pacca sulla spalla
a Walter e sorridendo ancora a Grace.
“Okay, ciao! Mi ha fatto piacere conoscerti” gli gridò dietro
Walter, mentre l’altro ragazzo si allontanava di tutta fretta.
Grace rimase a fissarlo, trovando ancora incredibile che lui si
fosse interessato a lei come mai aveva fatto in passato.
“CHI DIAMINE ERA QUELLO?” si inalberò Walter, piazzandosi impettito
di fronte a lei.
La ragazza scoppiò a ridere e lo prese sottobraccio. “Oh, solo un
fantasma del passato.”