Era tornato a casa. Ancora una volta era tornato a casa.
Ancora una volta, lei non aveva dormito.
“Non lì, Tsunade-hime.”
“Mi dispiace, Sakura. E’ quello che vuole.”
Aveva passato la notte in bianco, a rigirarsi fra le lenzuola
sfatte e madide di sudore, nonostante il freddo invernale.
Dicembre. Era arrivato dicembre.
Non sa quando smettere. Non sa quando smettere.
Non lo sa, dannazione.
E’ tardi, Naruto. E’ tardi.
Perché mi guardi e fai finta di nulla?
Apri gli occhi, cazzo!
18. The Smell of
Hospitals in Winter.
A long december and there’s reason to believe
Maybe this year will be better than the last
Il sole era sorto e tramontato due volte, da quando era sveglio.
Forse tre.
Forse non era tramontato affatto, e quell'ombra che calava ogni
tanto sulla sua vista altro non era che lei che si chinava su di lui, e
gli toccava la fronte ed il collo e la spalla che gli faceva male.
Non gli importava.
Dato che non gli importava, pensò che era inutile continuare a
tenere gli occhi aperti.
Perciò, li chiuse.
La voce di lei arrivò prontamente alle sue orecchie stanche, e
sapeva di rimprovero.
“Hai rischiato di morire.”
Non rispose, limitandosi a mugugnare qualcosa di assonnato.
“Hai seriamente rischiato di morire.” Insistette la voce,
con urgenza: era arrabbiata, questo poteva capirlo.
Giunse alla conclusione che continuare a fingere di dormire non
serviva ad un granché.
Gli occhi azzurri si schiusero, lentamente, soltanto per incontrare quegli
occhi verdi che sapevano di foglia.
Di foglia e di casa.
Casa.
“Hai rischiato di morire.” Quegli occhi erano arrabbiati con
lui.
Pertanto lui strinse le labbra secche in un broncio, crucciando appena le
sopracciglia bionde.
“Lo so, Sakura-chan.” Borbottò, lingua impastata e voce roca.
Sapeva di sembrare piuttosto patetico, quando parlava così: ma la ragazza non
sembrò provare un briciolo di pietà.
Infierì, cruda e secca, senza neppure pensare di darsi un minimo di contegno.
“Sei un idiota. Un idiota. Smettila. Finirai per morire davvero.
Non voglio essere io a dover compilare la cartellina del tuo decesso, Naruto.
Quindi, smettila. E’ tardi, ormai, nel caso tu non l’abbia capito.”
Quelle parole lo ferirono, più che nel cuore, nell’orgoglio.
Inalberò il broncio sulle labbra, borbottando un semplice e desolato “Ma
Sakura-chan, io ho…”
“E pianta con quel Sakura-chan! Non sono dell’umore
adatto.”
Ritornò il silenzio. I loro occhi non si lasciarono neppure per un secondo.
Sakura-chan aveva gli occhi liquidi e rossi, e occhiaie fin troppo vistose.
Sakura-chan era molto brutta, oggi.
Il ragazzo era combattuto fra il risponderle seriamente o il prenderla in giro.
Sospirò, scegliendo una via di mezzo.
“Ah, ma tu non sei mai dell’umore adatto, Sakura-chan!”
“Sono una donna, ho diritto ad avere i miei periodi. Tu no. Io
si.”
Naruto non rispose, limitandosi a guardarla di sottecchi, torvo,
per un po’.
Lo sguardo azzurro si spostò quindi sul cielo, dove ora il sole andava davvero tramontando.
Per un attimo, pensò che gli sarebbe piaciuto vedere pian piano calare il buio.
Ma Sakura si era già alzata, ed aveva acceso il neon con quel semplice ed
insopportabile clic.
Naruto alzò istintivamente il braccio a riparare gli occhi,
gesticolando con l’altra mano verso l’interruttore.
“Aaah! Nononono, Sakura-chan, spegnila! Dai, mi fanno male gli occhi! Le
odio quelle luci!”
“Preferisci rimanere al buio?”
“Ma sono le luci degli ospedali, mi fanno venire mal di testa!
Non mi piacciono mica!” borbottò.
Nel vedere che una lamentela così costruita non aveva alcun effetto, finì per
voltarsi con un piccolo gemito causato dalla spalla, a pancia in giù sul
materasso troppo sottile.
Broncio infantile sulle labbra.
Lei parve pensarci un po’ su, stringendo le labbra. Con uno
sospiro, si lasciò ricadere seduta sul bordo del lettino. Quel baschetto di
capelli chiari gli dava le spalle, e non vide l’espressione di lei quando
parlò.
“E’ incredibile, vero? Fanno sembrare tutto più falso. Più
irreale. E’ una luce fredda, fa sembrare il mondo di plastica.”
“E’ insopportabile.” Mugolò lui.
“E’ l’unico modo per rendere sopportabile questo posto. Niente
sembra reale, quindi va tutto meglio, no?”
Si girò verso di lui, e sorrise.
Ma Naruto aveva già chiuso gli occhi, troppo stanco per ribattere che, in
realtà, non ci vedeva nulla di sopportabile.
All at once you look across a crowded
room
To see the way that light attaches to a girl.
Fu lei, che riprese a parlare.
“La pelle di Sasuke-kun sembrava sempre così malata, sotto
queste luci.” Esordì, distrattamente, con tono piatto. “A dire il vero,
sembrava già morto. Ma sembrava tutto così finto, quindi si poteva far finta di
nulla. Tu, invece… sei così abbronzato che non ti fa un baffo. Con te non si
può mica fingere niente.” Sembrava quasi contrariata. Contrariata e triste.
La risposta ad un tono del genere risultò immediata. “Mi spiace, Sakura-chan.”
“Hai rischiato di morire, Naruto. Non lo fare mai più.” La voce
della ragazza non superò mai la soglia del sussurro.
Naruto deglutì, perché sapeva di pianto. Tuttavia, trovò la presenza di spirito
per ridacchiare.
“Ah, che carina! Ti preoccupi per me, Sakura-chan? Sono
onorato.”
Lei congedò quel commento con un cenno brusco della mano. “Oh,
ma sta zitto!”
La luce artificiale del neon si
limitava a calcarle le occhiaie stanche, a creare ombre che su quel viso da
piccola donna non stavano affatto bene. Per niente.
“Effettivamente non me la sento molto di parlare.” Ammise il ragazzo,
umettandosi le labbra con un gesto stanco.
“Ti fa ancora male? La spalla?”
“E’ bello avere una mamma come te,
Sakura-chan. Penso che l’avrei voluta proprio come te. Sas’ke lo diceva sempre,
che non facevi che farci da mammina. Penso gli desse un po’ fastidio.”
Seguì un lunghissimo attimo di silenzio,
ma Naruto sapeva cosa gli avrebbe chiesto.
“Lo hai visto. Di nuovo, vero?”
Non suonava davvero come una domanda – ma nonostante tutto
lui si ritrovò a rispondere.
“Certo che si, duh. Non sono molte le
persone che mi riducono così, sai?” finse l’offesa, piuttosto magistralmente,
crucciando le sopracciglia ed il naso
sul volto abbronzato.
Ma lei non lo stava ascoltando più.
“Non ti ha ucciso. E’ ancora qui,
allora. C’è ancora. Grazie al cielo…”
Grazie al cielo, non l’abbiamo perso ancora
del tutto, Sakura-chan?
Gli occhi azzurri la
videro fissare un punto indefinito del pavimento, con quell’espressione
sollevata e, per un attimo, serena. Per un attimo, nonostante le occhiaie, la
luce, e la puzza di disinfettante, sembrò bella.
“Sakura-chan, io lo riporterò a casa,
lo sai. Te l’ho promesso.”
Lei parve riscuotersi dal suo torpore, riportando lo sguardo sul compagno di
squadra. Quel po’ di sollievo nel suo sguardo si spense, mentre serrava le
labbra e scuoteva energicamente il capo.
“No. No, ecco cosa dovevo dirti,
Naruto. Dovresti smettere, ecco. Non vedi che hai rischiato la vita…?”
“Ma te l’ho promesso! Non puoi
chiedermi di venir meno alla promessa.”
Lei scostò lo sguardo. L’angoscia.
Vide l’angoscia su quel viso, combattuto.
Sakura-chan era facile da leggere. Sakura-chan rivoleva Sas’ke a casa.
Ma non voleva che Naruto stesso rischiasse la vita.
Naruto pensò che era davvero una ragazza complicata.
“Allora… promettimi che non lo cercherai più.” Negoziò lei, ma la sua voce
tremò.
Non era affatto sicura, come sempre.
“Non funziona mica così, Sakura-chan.”
Proclamò solennemente il ragazzo, sollevando appena il mento, prima di
piantarlo nel cuscino sottile.
Lei rimase in silenzio. Ancora una
volta.
Poi, un sussurro piatto. “Naruto… è dicembre.”
“Beh, a quello ci arrivavo da solo.
L’aria è fredda, me n’ero accorto.”
Tuttavia, sapeva dove quel discorso sarebbe andato a parare. Lo sapeva.
Saperlo non ne migliorava l’umore.
“Dall’anno prossimo… non ti avvicinare
più al Villaggio del Suono, non cercarlo neanche più. Non ne vale più la pena.
E’ tardi, Naruto.” Non lo guardava in viso.
“Ma…”
“Hai fallito, Naruto. Abbiamo fallito,
quindi non c’è molto da fare, ti pare? Siamo proprio degli imbranati, noi.” la
vide forzare un sorriso, mentre lentamente di voltava verso il lettino.
Ma probabilmente lei stessa si accorse di quanto falso quel sorriso sembrasse,
poiché volse subito il viso verso la finestra. Fuori, ormai, era buio.
I guess the winter makes you laugh a
little slower,
Makes you talk a little lower about the things you could not show.
“E’ che… ogni volta… ogni volta che vai
via… per una missione, ed io non posso seguirti… ogni volta, ogni fottutissima
volta, sogno che non tornerai più. Ti vedo, morto, lì, per terra. Vedo lui che
ti ha ucciso. Ho paura, quando non posso seguirti.”
“Sakura-chan…”
“L’ho visto ucciderti così tante volte…
come pensi che io mi senta? Sapere che rischi ogni fottutissima volta di
morire, ogni santissima volta, per colpa mia? Per quanto io lo voglia indietro…
per quanto io… non capisci?”
Lui rimase in silenzio.
La voce di lei si abbassò ad un sussurro.
“Non lo sopporto. Non lo sopporto più.”
“Mi dispiace, Sakura-chan.”
“E’ tutto così assurdo. Non lo reggo,
Naruto. Moriresti davvero, per me?” domandò la ragazza, pizzico di ironia nella
voce sussurrata. Probabilmente, non sapeva se piangere o ridere.
Era stanca, Sakura.
L’espressione sul volto di lui si indignò, ed il ragazzo schioccò la lingua,
arricciando il naso.
“Figurati, non lo farei mai.
Piangeresti come una fontana. Per te vivrei, piuttosto.” Flebile tentativo di
sollevarle il morale, flebile tentativo di farla sorridere.
Ma lei non lo guardava più, quando
diceva cose del genere. Cose del genere la facevano sentire in colpa.
Abbassò il capo e lo sguardo, serrando le labbra. Gli occhi le bruciavano,
ancora.
Non meritava nulla, di tutto quell’affetto. Non meritava nulla, di tutta quella
dedizione.
“Non andare, Naruto. Finirai per morire
per qualcosa di inutile. E’ tardi. Continuare a provare, significa essere
stupidi, ne?” Mormorò, un sussurro rotto dallo sforzo di trattenere le lacrime.
“Ti ho già detto che vivrò, non ti
basta?”
“E’ una promessa che non sta in piedi.
Sasuke-kun… lo abbiamo perso tre anni fa. E’ morto tre anni fa, il mio
Sasuke-kun. Quello che volevo a casa. Io… lo so, lo so. Quindi fa nulla,
davvero. Non rischiare la vita. Questo Sasuke è quello che ti uccide, Naruto.
Vederlo ti fa male. Vederlo mi fa male. Ti prego. Non provare a riportarlo a
casa – se questo significa che devi rischiare la vita, tu…”
Mentiva. Sakura-chan aveva l’orrida abitudine di non guardarlo in faccia,
quando mentiva.
Voleva convincerlo che fosse una cosa stupida, continuare a cercarlo, quando
lei stessa non ne era affatto convinta.
Voleva convincerlo che presto sarebbe morto, quando lei stessa non voleva
affatto crederci.
Voleva convincerlo che non l’avrebbero mai più avuto con loro, quando il
pensiero stesso la distruggeva.
Sakura-chan lo voleva ancora a casa – era solo preoccupata.
Sakura-chan lo aveva sempre voluto a casa – si sentiva in colpa.
E Naruto avrebbe mantenuto quella promessa – è il suo credo ninja.
“…”
“Me lo prometti? Naruto?”
Lui non rispose.
Lei si limitò ad abbassare lo sguardo, e ad inspirare profondamente l’odore
asettico della piccola camera.
Nessuna orchidea nel vaso, a cercare di ricoprire quell’odore.
Le orchidee erano state dedicate all’altro, quando lei era una bambina e
quell’odore le faceva paura.
Ora, vi era troppo abituata.
Sono una persona terribile, terribile.
Mi dispiace, Naruto, mi dispiace.
E’ colpa mia.
Ti chiedo così tanto, e non ottieni nulla in cambio. Nulla.
Sono una persona terribile.
The smell of hospitals in winter
And the feeling that it’s all a lot of oysters, but no pearls
L’odore della pioggia e della terra
bagnata che filtrava dalla finestra, insieme all’aria pungente dell’inverno.
L’odore della disperazione, perché sapeva che l’avrebbe più visto – eppure si
ostinava a volerlo vedere ancora.
L’odore del senso di colpa, nella consapevolezza di essere la causa per cui
Naruto rischierà la vita, ancora e ancora.
L’odore del sangue di quella ferita sulla spalla di lui. L’odore della sua
promessa.
L’odore della morte che lo aveva sfiorato, e della sua impulsività che
l’avrebbe spinto a sfidarla ancora, per lei.
L’odore di lei, l’odore di fragola e antibiotico di quella ragazza terribile,
terribile.
Non ce la faceva, a sopportarlo. Non ce
la faceva.
“Promettimelo.”
Non voglio averti sulla coscienza, Naruto.
Promettilo, dannazione.
Prometti che smetterai di essere così… così…
“Non posso se me lo chiedi piangendo, Sakura-chan.”
Naruto mormorò e sorrise di quel sorriso uguale a mille altri sorrisi. Tutti
falsi, tutti dedicati a lei.
Ed il cuore di Sakura si perse in quella morsa che ormai, da anni, la
stringeva.
Era quello, l’odore del suo dicembre.
Diluito con erbe aromatiche e antisettici.
Strinse le labbra, e si rifiutò di
lasciar sfuggire le lacrime.
Scoppiò a piangere.
“Mi dispiace, Naruto, mi dispiace...”
Ma lui, lui lo sapeva.
“Fa nulla, Sakura-chan.” Mormorò,
chiudendo gli occhi e voltando il viso dall’altro lato, pur di non vederla
piangere.
“Fa nulla.”
And it’s been a long december and
there’s reason to believe
Maybe this year will be better than the last
I can’t remember all the times I tried to tell my myself
To hold on to these moments as they pass.
A/N: no, le flavours
non sono morte. Diciamo che scrivo un po’ e un po’, ecco. Oddio, non so alla
fine come sia uscita. Comunque le cose scritte in grigio chiaro son pezzi della
canzone “ A Long December” dei Counting
Crows, da dove han preso questo titolo. Non sono in ordine, ma seguono le mie
necessità. ^^”
Commenti
negativi o positivi, non scrivo quasi mai su questi due, ecco.
E’ probabile
che le flavour moriranno presto, comunque. Ho intenzione di abbandonare il
fandom, o le fanfiction in generale, finchè non ritorni signora ispirazione.
P.S. Questa
flavour è stata tolta dalla raccolta almeno nove mesi fa. Rivista, ri-rivista,
ed ora ri-pubblicata. Ha avuto solo una notte di vita e una decina di letture,
quindi penso sia comunque inedita <_<” Solo Suzako-chan l’aveva
commentata XD La prossima flavour sarà qui a breve. Scusate l'assenteismo che si è presentato ultimamente.