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Autore: The Glass Girl    25/04/2013    1 recensioni
Ho sempre amato il tuo profumo.
Il modo in cui mi entra nelle narici, fino a riempirmi l'anima; il modo in cui mi rimane attaccato alla pelle dopo che abbiamo fatto l'amore; il modo in cui circola in questa casa, che sa di te, di noi, ma soprattutto del tuo magnifico sapore.
Il tuo sapore. Le tue labbra così calde e avvolgenti, che mi fanno dimenticare qualsiasi cosa e i tuoi occhi che brillano ogni volta che sorridi.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*New Morning.*
 

 

 

 

La mancanza del suo corpo accanto al mio, del calore del suo braccio intorno alla mia vita, la paura che lui se ne sia andato che cresce lentamente e diventa sempre più concreta ogni secondo che passa.

Sono queste le uniche cose di cui sono consapevole mentre apro gli occhi, lentamente, con la paura, stretta nella gola, che tutto sia stato un terribile sogno.

Sento freddo, mi accartoccio su me stesso, attiro le ginocchia al mio petto, sperando di recuperare calore, ma non è fuori … è dentro.

E' dentro, è lì che sento una morsa gelata stringermi il cuore, congelarlo e spezzarlo come ghiaccio fragile.

Stringo gli occhi e deglutisco, perché all'improvviso sento un conato di vomito risalire la mia gola e spingere contro le mie labbra per uscire.

I brividi scendono lungo la mia pelle, corrono per tutto il corpo mentre comincia a farmi male anche la testa.

Emetto un gemito, il mio viso si contrae in una smorfia e allungo il braccio all'indietro, per cercare l'unica cosa che in questo momento potrebbe farmi stare meglio.

Sentire il suo corpo, il suo calore, avvicinarmi a lui e stringerlo, sperando che passi tutto; ma la brutta sensazione che si stava gonfiando nel mio petto esplode nel momento in cui le mie mani non riescono a tastare altro che non siano grumi di lenzuola fredde e appallottolate.

Il mio cuore aumenta improvvisamente i suoi battiti, mentre stringo il tessuto così dolorosamente freddo fra le dita.

Non ho nemmeno il coraggio di girarmi, non ho nemmeno la forza di aprire gli occhi e capire che non è tutto un sogno, che questa è la realtà, che lui, ancora una volta, se n'è andato.

Deglutisco a vuoto, sentendo le pareti della gola bruciare leggermente.

Il fastidio di ieri sera era sparito, curato dai suoi baci sul mio corpo, dal suo tocco leggero e sicuro e dalla sua voce che non ha mai smesso di seguirmi.

Ricordo tutto, alla perfezione, con così tanta nitidezza e precisione che non può essere stata una stupida fantasia o un sogno fatto in un'unica notte.

E non può nemmeno essere un ricordo.

Il dolore alla testa si amplifica ogni secondo che passa, con ogni pensiero in più che si accumula sugli altri, che scorrono all'interno della mia testa e si scontrano uno contro l'altro.

Provo ad allungare la mia mano ancora un altro po', mentre strizzo gli occhi e mi sforzo di capire.

Quando le mie dita sfiorano il bordo del letto senza aver trovato assolutamente nulla di concreto ad ostacolarle, tutto il mio corpo sembra urlare.

Il mio cuore balza in gola e poi ritorna al suo posto all'istante, con un tonfo sordo che mi toglie il respiro per qualche secondo.

Rabbrividisco mentre mi convinco ad aprire gli occhi.

Mi muovo sul materasso, lentamente, spingendo le lenzuola ai piedi del letto, nonostante io continui a sentire freddo.

Mi volto dall'altra parte, rigirandomi sul letto che sembra si stia raffreddando sempre di più ogni minuto che passa.

Quando mi accorgo che sul cuscino accanto al mio non riposa la sua testa comincio a pensare che sia stato tutto un delizioso sogno.

Eppure ricordo, con ogni fibra del mio cuore e del mio corpo tutto quello che è successo.

La sua voce scivolare sulla mia pelle, il suo ti amo premere contro il mio petto ed infilarsi con la forza nel mio cuore, ancorandosi saldamente alla carne ed i suoi meravigliosi occhi che mi bucavano l'anima mentre le sue labbra reclamavano le mie con sempre più bisogno.

Contraggo il viso in un smorfia, perché il mal di testa si fa sempre più forte.

Riesco, piano, a sedermi sul materasso, sentendolo cigolare sotto il mio peso, incrociando le gambe e prendendomi il viso fra le mani mentre la stanza intorno a me prende a girare.

La mia mente viene di colpo inondata dai ricordi di ieri sera.

Sembra quasi che il mio corpo abbia bisogno della sua presenza, che si nutra della sua immagine e, che sia fisicamente concreto o semplicemente un fantasma che si aggira nella mia testa, poco importa.

Vedo Darren sospirare estasiato mentre gli lascio l'ennesimo succhiotto sul collo. Sento le sue mani stringermi i capelli, i suoi fianchi cercare disperatamente i miei e la sua voce pronunciare il mio nome in un sussurro appena udibile.

Sento i nostri petti scontrarsi e i nostri cuori battere all'unisono e non può essere semplicemente un ricordo.

Tiro su con il naso, perché improvvisamente mi viene da piangere.

Ma dai miei occhi, forse ancora troppo assonnati, non esce nulla.

Il suo profumo ovunque, la mia pelle ne è piena.

Alzo piano la testa, girandomi verso destra dove dovrebbe esserci il suo corpo e non un semplice groviglio bianco e freddo di lenzuola ed un cuscino con l'impronta della sua testa ancora sopra.

Gemo per la frustrazione, perché la mia testa non sembra in grado di reggersi da sola e all'improvviso mi rendo conto del calore che si è fermato, silenzioso, sulla mia guancia.

Un raggio di sole, che filtra attraverso il vetro della finestra della camera, colpisce la mia pelle pallida e, per un attimo, cerco di lasciarmi risucchiare da quella meravigliosa sensazione.

Mi sembra quasi di sentire la sua mano, poggiata sulla pelle, le sue dita che carezzano piano l'epidermide con una delicatezza eccessiva, il suo sguardo che si posa sul mio e non mi lascia più andare.

Mi strofino gli occhi e riesco a sedermi sul bordo del letto, poggiando i piedi per terra e cercando di darmi stabilità.

Tendo le orecchie e ascolto: il silenzio mi avvolge.

Sono di nuovo solo.

Un altro conato, il mio stomaco si contrae e deglutisco.

Cerco di concentrarmi sul rilassante calore che sento sulla guancia, tentando in tutti i modi di alzarmi senza barcollare.

E' sempre lui. Quando non c'è, anche il mio corpo sta male.

Mi prendo un attimo, inspiro profondamente, rilasciando l'aria e svuotando i polmoni, dopodiché cammino piano verso il soggiorno.

Ogni passo che muovo sembra creare una confusione immensa nella mia testa, come se qualcuno mi stesse tirando dei pugni sulla nuca.

Il soggiorno, se possibile, è ancora più silenzioso della mia camera da letto e all'improvviso ho come la sensazione che niente basterà più.

Dopo averlo fatto entrare, dopo aver sentito ogni cosa, dopo aver capito che è tutto sbagliato e, allo stesso tempo, tutto giusto, niente potrà più raggiustarsi.

E all'improvviso la mia cucina sembra troppo grande, la porta di casa sembra crollare miseramente atterra sotto il peso della sua assenza e mi fanno male perfino le ossa.

Il mio cuore aumenta i suoi battiti gradualmente mentre continuo a guardarmi intorno.

Provo a chiamarlo, ma il suo nome rimane incastrato nella mia gola come un'enorme groviglio infuocato che continua a farmi male ma di cui non posso liberarmi.

Provo a guardare in cucina. Non ci sono biglietti, il tavolo è vuoto, eccetto per il mio cellule ormai completamente scarico.

Ci sono ancora delle lacrime che premono, sono lì e insistono, sbattono, si scagliano contro i miei occhi, cercando di farmi crollare ma è ancora troppo presto.

Questa volta non c'è nemmeno il sole a riscaldarmi, questa volta il freddo mi avvolge completamente.

Ricordo di averlo sentito pregare, ricordo i suoi gemiti inondarmi le orecchie, ricordo il suo corpo fremere sotto il mio tocco e ricordo di averlo sentito urlare ti amo più volte, perché non era ancora sicuro che io avessi sentito bene.

Io invece l'ho sussurrato.

Volevo che lo sentisse, che lo recepisse, che fosse qualcosa di lento e dolce e volevo che ricordasse il suono leggero della mia voce.

Ricordo di averlo abbracciato dopo, ricordo i suoi capelli morbidi contro il mio petto, le sue gambe strette intorno alle mie e le sue braccia massaggiarmi i fianchi piano.

Ricordo di aver sentito i nostri respiri irregolari fondersi e di aver socchiuso gli occhi alla meravigliosa sensazione che ho provato quando i nostri petti nudi si sono toccati.

Ed è tutto lì.

I ricordi di una notte che scacciano quelli di sempre.

Quasi come se fosse appena iniziato, come se questo fosse l'unica vera partenza, una linea perfetta che separa presente e futuro e cancella tutto quello che c'è stato prima.

E poi c'è il peso della sua assenza, che riporta a galla tutto quanto ed è questo che fa scattare qualcosa dietro la mia testa, un leggero colpo che permette ai miei occhi di inumidirsi e alle mie labbra di tremare.

Ci ho creduto, ho creduto in noi.

Ho creduto che avremo potuto saltare insieme, oltrepassare un burrone fatto di tristezza e solitudine e raggiungere il nostro per sempre felici e contenti e invece ha mollato.

Ha allentato la sua presa e a me è bastato un niente per cadere.

Mi avvolgo le braccia attorno alla vita perché all'improvviso è tutto troppo, tutto sembra essere insopportabile.

Respiro affondo e lo sento, dentro le narici, nel cervello, in gola, nello stomaco, nel cuore.

Il suo odore che mi marchia la pelle, che mi ricorda costantemente che io sono e sarò sempre e solo suo mentre lui continua a sfuggirmi.

Sembra quasi di afferrare della sabbia: chiudi il pugno, ne raccogli un po' e lentamente guardi i granelli cadere, scomparire fra le tue dita e tu non puoi farci niente, puoi solo vederli scivolare giù, sempre più giù, trascinati chissà dove dal vento.

L'unica cosa che ti rimane dopo, quando apri la mano e ti guardi il palmo sono poche briciole, appiccicate alla tua pelle, come se volessero ricordarti che prima c'era qualcosa ma adesso l'hai persa.

E Darren, lui è sabbia. La sua pelle, calda e morbida, i suoi occhi dello stesso colore dorato e ambrato, il suo tocco piacevole come la sensazione dei piedi immersi in profondità, giù, dove è più fredda, bagnata.

E un minuto è lì, ti guarda, ti tocca, ti parla, ti ama ed il minuto dopo è sparito, in una tempesta di vento che se lo porta via.

E vorrei farlo rimanere, vorrei incatenarlo qui, legarlo al mio corpo con delle catene indissolubili che lo tratterranno sempre al mio fianco.

Strofino le dita sulle mie braccia scoperte e strizzo gli occhi, nuove lacrime che rotolano lungo le mie guance mentre la consapevolezza che lui non ci sia più si fa più dura e minacciosa dentro di me.

Mi guardo la pelle pallida e all'improvviso vorrei non averlo mai fatto, vorrei non averlo mai amato, vorrei non avere il suo odioso marchio sulla mia pelle.

Comincio a grattare l'epidermide, aumentando l'intensità del gesto ogni secondo che passa e cominciando a graffiare.

Perché improvvisamente voglio liberarmene, voglio liberarmi di tutto questo, spezzare quel filo che mi lega al suo cuore e tenerlo fuori dalla mia vita.

Strofino sempre più forte ma riesco solamente a sentire il rumore delle mie unghie sulla pelle.

E' inutile, è tutto inutile, Darren non se ne andrà mai perché il mio corpo è suo.

Nel mio petto batte allo stesso tempo anche il suo cuore, forte, vivo e mi sta soffocando.

Cerco di respirare più affondo perché i miei polmoni si stanno restringendo mano a mano che respiro più ossigeno e, da quando in qua l'aria non basta più?

Mi do dello stupido perché ho lasciato che accadesse, perché mi sono fatto ingannare. Ma nei suoi occhi c'era qualcosa, quel qualcosa che io volevo vedere da troppo tempo e che, mi rendo conto solo adesso, potrei essermi immaginato.

Il mio cuore non lo sento più. Il mio petto si alza e si abbassa, veloce, sotto il peso dei miei singhiozzi che adesso riempiono la casa.

Li sentirò sempre, probabilmente; la mia vita non sarà più la stessa.

Tornerò a casa e ricorderò ogni singola cosa, ogni sensazione, ogni colpo sordo che mi ha distrutto l'anima e allora chissà se riuscirò ancora a sopravvivere, chissà se sarò così forte da poter reggere ogni singolo peso da solo.

Nascondo il viso fra le mani, perché il flusso di lacrime diventa così insopportabile che ho bisogno di fermarlo in qualche modo.

Ma niente si ferma, continua tutto ad andare troppo veloce, tutto continua ad essere troppo e allo stesso tempo mai abbastanza perché lui non è qui, perché il suo corpo non è accanto al mio, perché le sue labbra non sono sulle mie.

Singhiozzo più forte perché la mia gola va a fuoco. 

Non riesco a deglutire, non riesco a parlare. Vorrei urlare e non riesco nemmeno a sussurrare.

Mi sento perso in un mare immenso.

Sento l'acqua arrivare alla gola, il terreno sotto di me svanire e scopro che non so nuotare e che qualcosa mi trascina sempre più giù fino a quando non c'è nient'altro che acqua.

Il mio corpo dipende da quello, il mio cuore batte per quello, batte per lui e se lui non c'è, cosa può tenermi in vita?

E per un attimo non sento nient'altro che silenzio, come se le mie orecchie avessero deciso di fermarsi e di isolarmi.

Nemmeno il rumore della chiave che gira nella serratura riesco a percepire.

Non sento nemmeno il rumore metallico delle chiavi poggiate sul tavolino dell'ingresso.

Ma lui lo sento.

La sua voce che pronuncia il mio nome. E' l'unica cosa che saprò riconoscere sempre, non importa dove o come, saprò che è lui dalla sua bellissima voce.

Ed è proprio quel suono che mi spinge a reagire, che mi fa girare di scatto.

I miei occhi lucidi incontrano i suoi in un nano secondo.

All'istante sul suo viso si dipinge un'espressione preoccupata che spegne i suoi occhi per qualche secondo.

Quando Darren è felice, i suoi occhi brillano. Ci sono dei piccoli pezzi di cristallo in quel lago dorato che riflettono la luce e sprigionano una lucentezza meravigliosa; quando è preoccupato, teso, triste, quella luce scompare del tutto. Scivola via dai suoi occhi in pochi secondi.

Apro la bocca per dire qualcosa, ma la richiudo subito, cercando di recuperare il respiro e fermare le lacrime che diminuiscono gradualmente.

Ho ancora le braccia strette attorno alla vita e quando me ne accorgo le lascio cadere lungo i fianchi.

-Dove diavolo sei stato?-sussurro lentamente, gli occhi non riescono nemmeno a restare aperti, il mio corpo non riesce nemmeno a reggersi in piedi ed il mio cuore fa sempre più fatica a battere.

Darren sta tremando, lo posso vedere, il suo corpo è teso e la sua espressione esprime puro terrore.

Credo che abbia sussurrato il mio nome un paio di volte.

Mi guarda, fissa i suoi occhi nei miei e capisce quanto io sia realmente ferito.

Deglutisce rumorosamente, seguo i movimenti della  sua gola e poi torno a guardarlo in faccia.

-I-io sono andato a prendere la colazione. Sono stato via dieci minuti, pensavo … pensavo che ti avrei trovato ancora a letto al mio ritorno.- dice in fretta.

Posa un sacchetto di carta sul tavolino, senza staccare mai i suoi occhi dai miei e riesco a vedere che nei suoi non c'è nient'altro che sensi di colpa e paura.

Fa un passo avanti, tendendo il braccio.

-Chris, io …-lascia la frase a metà, guardandomi abbassare la testa.

Mi passo il dorso della mano destra sulle guance; curioso, sono ancora calde.

Le asciugo in fretta, strofinando il dorso sulla pelle per cercare di farle sparire tutte, ma posso ancora sentirle.

-Credevo te ne fossi andato. Credevo … credevo che mi avessi lasciato di nuovo.- non sono sicuro di averlo detto abbastanza forte, ma lui mi ha sentito perché i suoi occhi si riempiono di lacrime.

Ho bisogno di sentirlo, addosso, intorno, dentro.

Ho bisogno di averlo sempre con me, non importa dove, ho bisogno di poterlo percepire in ogni cosa, di vederlo dappertutto.

Ho bisogno che mi ami e ho bisogno che lo faccia adesso e per sempre.

E all'improvviso le sensazioni sono così oppressive, così forti, che il mio corpo cede.

Mi lancio sul suo petto, perché è l'unica cosa che potrebbe tenermi in piedi, l'unica ancora che ho a disposizione.

Mi avvolge subito le braccia attorno, mi fa capire che c'è, che adesso sono con lui, che adesso posso smettere di stare male perché il suo profumo torna a riempirmi le narici, la sua pelle torna a toccare la mia ed il suo respiro caldo ad infrangersi sul mio collo.

Strofino il viso sul suo torace, sulla stoffa della sua maglietta bianca, inspirando la sua essenza, cercando di non piangere.

Disegna piccoli cerchi immaginari sulla mia schiena, confortandomi, calmandomi.

-Sono qui adesso. Ti prometto, Chris, ti giuro, che la prossima volta che ti sveglierai io sarò lì, qualsiasi cosa succeda.-sussurra contro il mio collo e io non posso fare a meno di sospirare di sollievo.

Piano piano comincia tutto a calmarsi: il mio respiro, il mio corpo, il mio cuore.

La sua presenza è come una droga, ne ho bisogno per sentirmi bene.

Stringo la presa intorno al suo corpo ed alzo la testa, per potermi perdere in quelle meravigliose pozze mielate.

Sento già che le mie labbra si curvano leggermente al solo pensiero dei suoi occhi.

Tiro su col naso e lo guardo, la sua bellezza mi spiazza come sempre.

Mi lascio affogare nei suoi occhi e sorrido completamente quando vedo che brillano ancora.

E poi, poi me ne rendo conto. I suoi occhi non brillano quando è felice, diventano semplicemente più chiari. Quel luccichio, quei cristalli di cui mi sono innamorato li vedo solo quando mi guarda negli occhi, quando sta con me, quando mi ama.

Il mio cuore si riempie di orgoglio e d'amore e sento che potrebbe scoppiare da un momento all'altro.

Non mi rendo nemmeno conto che sto piangendo, fino a quando non sento i suoi pollici catturare le mie lacrime e asciugarle con delicatezza.

Mi sorride, dolcemente, sfiorandomi gli angoli delle labbra con i polpastrelli.

Mi posa un leggero bacio sulle labbra, per poi tornare a guardarmi negli occhi.

-Non piangere, sennò piango anche io.-sussurra piano, sorridendo.

Poi mi bacia davvero, muove le sue labbra sulle mie lentamente, facendomi assaporare ogni singola cosa, ogni dettaglio.

Il suo sapore forte danza sulle mie labbra lisce e posso percepire il gusto forte e aromatico del caffè e mi toglie il fiato.

Lascio scivolare la lingua nella sua bocca, facendola incontrare con la sua, gustando  sulla punta il sapore dolce dei muffin ai mirtilli.

Gemo nel bacio e poso le mani sui suoi fianchi, stringendo tra le dita i bordi della sua maglietta bianca e facendogli capire che sarà sempre e solo mio.

Ci stacchiamo dopo qualche secondo ed il suo alito caldo si infrange sulle mie labbra rosse e bagnate mentre sussurra:

-Ti amo.-

-Ti amo anch'io.- rispondo senza esitazione, poggiando la mia fronte sulla sua e sporgendomi per un altro bacio.

Allunga la mano verso la mia, intrecciando le nostre dita insieme e stringendo.

Lancio uno sguardo verso il basso e le vedo.

La perfezione, ogni singolo pezzo al suo posto, due mani che si appartengono e si completano.

 

***

 

-Sei pronto?-sussurra al mio orecchio, senza lasciare la mia mano.

Mi giro di lato, incontrando il suo sguardo luminoso e sicuro.

Mi gusto il suo meraviglioso sorriso, le sue labbra perfette e deliziose ed annuisco, stringendo la sua mano nella mia più forte.

Ricambia la stretta e apre lo sportello della macchina, facendomi scendere.

I fotografi ci assalgono, i flash ci accecano.

Veniamo accerchiati da intervistatori con i microfoni, pronti a chiederci perché siamo arrivati insieme e perché continuamo a tenerci per mano.

Darren ha riavvolto la mia mano nella sua appena scesi, stringendola e scuotendola un po', senza smettere neanche un attimo di sorridere, nemmeno quando i flash dei fotografi sono diventati insopportabili.

Abbasso la testa e penso che non potrei chiedere niente di meglio, che lo amo, che voglio tutto di lui, per sempre.

E poi, insieme ci voltiamo uno verso l'altro, lasciando scorrere i nostri sguardi.

Entrambi ci soffermiamo a guardare le nostre dita e posso sentire il suo cuore battere allo stesso ritmo del mio.

Poi si avvicina, lentamente. Porta la sua mano ad accarezzarmi la guancia, guardandomi dritto negli occhi.

Gli do la conferma scuotendo leggermente la sua mano e lo fa, elimina la distanza che ci divide, in un bacio che, come sempre, mi lascia senza fiato.

Ci concediamo il tempo necessario affinché i fotografi facciano le loro foto e quando ci stacchiamo mi rendo conto che ha fatto ciò che pensavo non avrebbe mai avuto il coraggio di fare: ha appena urlato al mondo che mi ama e io sono felice di aver potuto fare lo stesso.

 






Angolo Autrice.

Ecco qui e il terzo e ultimo capitolo di questa mini storia CrissColfer :)
Spero veramente che sia piaciuta. Fatemi sapere mi raccomando, ci tengo :3
Un bacione e grazie mille a chi ha recensito ;)
Bacioni. :-*

 

  
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