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Autore: elfin emrys    25/04/2013    2 recensioni
[Pubblicata perchè ho l'assoluto bisogno di sapere che qualcuno si trova nella mia stessa situazione e che non sono impazzita.]
A volte credo che tu sappia, nel profondo, quello che provo per te, credo che qualcosa che mi rende tanto rimbecillita non può non essere notata, non può non uscire dal mio corpo per raggiungerti.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Note di Elfin: Non credo abbia bisogno di spiegazioni. E' la storia della mia vita da tre anni a questa parte. Mi vergogno un po' meno a parlarne con persone che non conosco. Sono parecchio confusa e allo stesso tempo non lo sono per niente: diciamo che mi sono ritrovata a confrontarmi con una di quelle cose che non ho mai capito e che ho sempre professato come impossibili. Soprattutto perchè la persona di cui andrò a parlare non incarna PER NIENTE il mio ideale di ragazzo ed è tutto il contrario. Mi sento davvero molto stupida, non fateci troppo caso. E' solo scritta di getto e credo sia dovuto al fatto che l'altro ieri ho battuto la testa e ho un bernoccolo enorme che mi fa ancora maluccio. Nonsense perchè penso sia una cosa nonsense, perchè mi gira la testa a vedere il titolo che ho messo.

 

Non riesco a ricordarti, non riesco a ricordare cosa provo mentre sono vicino a te. Ho pensato che avrei potuto scriverlo, ma non ce la faccio: tutto mi sembra falso e costretto. Mi gira la testa solo a leggere le uniche due parole di senso compiuto che sono riuscita a mettere su carta. Le ho chiuse nel cassetto, ho quasi paura di leggerle, sento solo dolore a vederle. Non so, forse sono stupida e non capisco. A volte credo che tu sappia, nel profondo, quello che provo per te, credo che qualcosa che mi rende tanto rimbecillita non può non essere notata, non può non uscire dal mio corpo per raggiungerti.

Quando mi guardi penso prima che, oh diamine, forse ti interesso. Subito dopo penso che ho qualcosa di strano dietro la schiena -quando ho il ciclo il terrore che mi sia macchiata i pantaloni e non me ne sia accorta è enorme. E poi mi accorgo che, cavolo, per vederti mentre mi guardavi mi sono girata: cazzo, mi hai sgamato.

Nel piccolo spazio dell'autobus, non posso non pensare che sul mio viso si possa leggere tranquillamente che mi sento felice, e terribilmente in colpa, quasi, perchè c'è un ragazzo, lì dentro, che non conosco, che ho sentito per la prima volta parlare l'altro ieri, che ride in maniera bellissima e che quando si taglia i capelli mi fa prendere un infarto, che porta gli occhiali e le cuffie nelle orecchie, facendole passare sotto alla giacchetta grigia, lo zaino è sempre quello e la tua espressione è sempre quella, riflessiva e tranquilla e poi l'altro giorno, ne sono sicura, avevi degli occhi diversi dal solito -li ho visti da vicino, perchè mi ero posizionata a un metro da te- ma non so se erano per me o per chissà cos'altro, non sto prendendo fiato e non sto mettendo un punto fermo da una vita ma non me ne importa, però c'eri tu che mi guardavi e che hai da poco cambiato strada scendendo alla mia stessa fermata ogni tanto, che porti l'ombrello nero e che ho visto una volta sola ripassare fisica sull'autobus e che mi fa sentire veramente fissata da tutti quando leggo quella cavolo di pubblicità della Philadelphia che fa “Ti sei innamorata? Cheese cake con Philadelphia!” e meno male che l'hanno tolta e ora ogni volta che salgo su un mezzo pubblico mi guardo in giro per vedere se ci sei anche tu, sì, anche quando ero andata in tuttaltra parte d'Italia e, che diamine, ti ho incontrato alla Fiera quando ci sono andata, fra tutti quanti ho incontrato solo te, e ho fatto la figura della scema con le mie amiche così e... ok, ok, metto un punto. Ecco. Ora sono un po' più calma.

Vorrei riaprire il cassetto ora e tirare fuori il foglio bianco su cui ho disegnato i tuoi occhi e ci ho scritto sopra un'unica frase. Ma per farlo dovrei staccarmi dal computer su cui sto scrivendo e, sinceramente, non so se vale davvero la pena, soprattutto perchè non ti conosco, ma so che vai alla scuola accanto alla mia.

Non mi conosci neanche tu, o lui, non ricordo più a chi mi stavo rivolgendo prima, se al lettore o a lui, forse ho addirittura cambiato in mezzo alle frasi, sto semplicemente dondolando la testa come una... come una bambina posseduta. Ecco. Guarda che diamine mi fa combinare. E, sì, credo proprio che cancellerò la scritta su quel dannatissimo foglio, o forse lo farò solo qui sotto perchè non ho il coraggio di farlo lì sopra, lo stavo per fare quando ho riposato la penna.

Ti amo.

   
 
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