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Autore: Layla    25/04/2013    0 recensioni
Quando la porta si chiude ho un brivido che è un misto di paura e piacere. Mi sto mettendo alle spalle la mia adolescenza per iniziare la mia vita adulta e fa un po’ paura.
“Ruby?”
La voce di Tom mi riscuote e mi fa capire che non sono da sola: ho una sorella, degli amici e un ragazzo.
“Arrivo, scusa. Momento di….”
“Paura?”
Lui sorride.
“Succede a tutti.”
Mi tende una mano e io sorrido mentre la afferro.
“Sono pronta.”
“Bene, allora carichiamo le cose in macchina che si parte e che Dio ce la mandi buona.”
SEGUITO DI "DUE SU DUE".
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Scott Raynor, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2)Serate da Soma

 

Cosa c’è di più bello che stare sdraiata sul divano tra le braccia di Mark?

Poche cose che al momento non hanno importanza, solo lui riesce a farmi stare bene ora.

Sento il suo cuore battere, mi godo le sue mani che passano e ripassano tra i miei capelli e potrei giurare che lui stia sorridendo mentre lo fa.

“Mi sei mancato tanto.”

“Anche tu, ma ora recupereremo.”

“Non hai paura?”

Gli chiedo a bruciapelo.

Lui si ferma un attimo e poi riprende.

“Di cosa?”

“Di andare via da casa e trasferirti in una città grande lontano dai tuoi che ti possono tirare fuori dalla merda. Paura che la nostra storia non regga alla convivenza.”

“La prima paura l’ho provata. Durante i primi tempi qui mi mancavate tutti, mi sentivo solo e sperduto. Avevo il Soma vicino, ma non aveva senso andarci senza di te o senza Tom.

Poi lentamente mi sono abituato alla situazione ed è passato tutto. Mi piace stare qui, mi mancano mamma e Anne, ma so che ogni volta che voglio posso prendere la macchina e raggiungerle.

Per il resto, sono certo che reggeremo, ne abbiamo passate tante, reggeremo anche alla convivenza.”

“Giusto.”

Lui annuisce.

“Perché questi dubbi?”

“Prima che Tom venisse a prendermi mamma ha tentato di convincermi fino all’ultimo a lasciar perdere, che sarebbe finita male, che eravamo troppo giovani, ma io non le ho dato retta…

A proposito! Devo chiamarla e dirle che sono arrivata!”

A malincuore mi alzo dal suo abbraccio, provocando un suo sbuffo contrariato, per avviarmi verso il telefono. Compongo rapidamente il numero, lei mi risponde quasi subito.

“Alleluia! Finalmente mi chiami, stavi per chiamare io!”

Gracchia la voce di mia madre al telefono.

“Scusa, ma Tom si è fermato un po’ a chiacchierare con noi.”

“OK, come mai non si fa più vivo a casa?”

“Erin ha chiesto una pausa di riflessione.”

La sento mormorare parole di dissenso.

“Tu? Tutto a posto?

La casa? Mark? Il viaggio?”

“Tutto a posto. Il viaggio non è stato male, poco traffico e buona compagnia.

La casa è ok, è abbastanza pulito e poi ci penserò domani. Domani penso di disfare le valige e di fare un giro in università, giusto per ambientarmi e capire.

Mark sta bene.”

“Salutamela!” mi urla dal divano Mark.

“Ti saluta e si è tinto i capelli di rosso.”

“Vorrei quasi vederlo.”

Sospira lei.

“Salutamelo.”

Chiacchieriamo un altro po’, poi chiudiamo la chiamata e io torno tra le braccia di Mark, godendomi il suo calore e sorridendo come un’idiota. Ce la posso fare.

Posso affrontare questa vita, non sono sola perché ho lui e non è poco. Lui vale un mondo.

“Mmh, che voglia di dormire.”

“Dormire?!”

Esclama lui.

Senza tante cerimonie ribalta le posizioni e si piazza sopra di me.

“Sei sicura di voler dormire?”

“Offrimi una valida alternativa e potrei cambiare idea.”

Con l’aria da furbetto più arrapata che riesce a produrre inizia a baciarmi piano il collo, salendo e scendendo. Mi lascia un paio di succhiotti – conditi dai miei gemiti – e poi mi stuzzica dietro l’orecchio: è il mio punto debole e lui lo sa.

Sa che capitolerò tra poco.

“Allora?”

“Mark…”

Continua a baciarmi, mandandomi fuori di testa.

“Mark…”

Poi mi limito semplicemente a prenderlo per i capelli e ad attirarlo in un bacio mozzafiato, mentre le mie mani si ingegnano a togliergli la maglia.

“Vuoi ancora dormire?”

Mi chiede sornione.

“Ma stai zitto!”

Lo riattiro a me e continuiamo a baciarci, le sue mani mi accarezzano la pancia e i fianchi e gentilmente mi fanno capire di alzare le braccia che la mia maglia andrà a fare compagnia alla sua.

Permesso accordato, la maglia vola via.

Sorride soddisfatto e mi accarezza il bordo del reggiseno.

“Nuovo questo?”

“Comprato apposta per te.”

“Peccato che ora dovrò togliertelo!”

Detto fatto, si dedica ai miei seni.

Come ho fatto a pensare di poter dormire?

Ansimo senza ritegno e ribalto le posizioni, gli accarezzo e gli bacio il petto scendendo sempre più.

Ora è il mio turno di far volar via le cose e per la precisione sono i suoi pantaloni e  le sue mutande.

Dedico a lui tutta la mia attenzione e lui e il suo amichetto apprezzano, tanto che ben presto è lui a ribaltare di nuovo le posizioni e a far volare via i miei pantaloncini e mutande.

Entra in me con una spinta violenta e un sospiro.

“Mi sei mancato!”

Ansimo mentre continua a spingere e io gli stringo le gambe attorno alla vita per sentirlo più a fondo.

“Anche tu! Ti amo!”

“Anche io!”

Spinta dopo spinta, gemito dopo gemito arriviamo insieme all’orgasmo e lui crolla su di me.

Rimaniamo per un po’ così, senza fretta. Io gli accarezzo i capelli, lui bacia la pelle che gli capita a tiro e mi accarezza piano la pancia, solo i nostri respiri che si calmano lentamente.

Mi ero quasi dimenticata di quanto fosse bello rimanere stesi a fare niente dopo l’amore.

“Ben arrivata a San Diego, bruja.”

“Grazie del benvenuto, mio principe. Rimani sempre quello bravo a letto.”

“Anche tu non sei male. Dio, quanto mi sei mancata!”

Gli bacio una clavicola sorridendo.

Questo divano è stretto, ma sembra una reggia per noi.

Butto uno sguardo all’orologio e mi rendo conto che sono le otto e mezza, che dobbiamo fare una doccia, sistemarci e mangiare.

Mi alzo come una furia – facendolo ridere – e mi precipito in bagno, buttandomi sotto la doccia.

Mentre mi sto lavando lo sento entrare.

“Ti sei dimenticata le salviette e stai usando il mio shampoo.”

“Non mi ucciderà, no?

Grazie per le salviette!”

“Prego, comunque prenditela calma usciamo a mangiare per festeggiare il tuo arrivo, c’è una pizzeria piccola non troppo lontano dal Soma in cui la roba costa poco.”

La cosa ha il potere di rilassarmi e mi do una calmata.

“Grazie, ti amo!”

Urlo dalla doccia, lui ride ed apre la porta, mostrandomi il suo faccione.

“Posso fare la doccia con te?”

“Niente sesso, però.”

Lui fa una faccia imbronciata.

“Ok, va bene.”

Si spoglia lentamente e poi entra.

Ci laviamo a vicenda, scambiandoci solo qualche bacio, poi usciamo, io  vado in camera a cambiarmi, lui si spaparanza sul divano come Homer Simpson.

Alle nove usciamo di casa, la sera è calata su San Diego e il venticello per ora è sparito.

Scendiamo le scale del condominio ridendo e scherzando quando una porta si apre ed esce un vecchietto. Mark si ferma di botto.

“Ehi, capo!”

Urla, facendolo voltare.

“Ciao Mark!”

Mi nota e sorride.

“Lei è la famosa Ruby?”

“Non sapevo di essere famosa, comunque sì, sono io.”

L’uomo  mi tende una mano callosa che stringo un po’ titubante.

“Io sono Joshua Fitzpatrick.”

“Aspetti un attimo,non sarà il famoso “capo”?

Quello che ha raccolto le confidenze di Mark dal barbiere?”

“Sono io e sono tanto felice che ora tu sia la tua ragazza.

Meg ha fatto le costolette di agnello, volete fermarvi?”

Mark sorride e scuote la testa.

“Grazie dell’offerta, ma pensavo di portarla “Da Luigi.” Per festeggiare il suo arrivo.”

Il vecchio annuisce.

“Buona scelta, Mark.

Divertitevi, mi raccomando.”

Annuiamo in due e riprendiamo a scendere le scale, mano nella mano.

“è un tipo simpatico.”

“Non è male, imparerai a conoscere lui e la moglie, sono una coppia fantastica.

Adorabili e poi mi hanno adottato.”

“Grandioso!”

Sì,  è davvero grandioso. Non sta andando per niente male.

 

Il ristornate in cui mi porta Mark è piccolo ed è solo una via più in là rispetto al Soma, il che è perfetto dato che Tom non ama particolarmente i ritardatari e noi siamo a rischio.

Per fortuna è quasi vuoto e probabilmente ci serviranno subito, ho il tempo di guardarmi in giro: alle pareti, di un giallo chiaro, sono appese stampe delle bellezze italiane, ci sono le tovaglie a quadri rossi e le tendine di pizzo a mezza finestra.

Approvo.

Questo posto è uguale a quello dove lavoravo io d’estate a Poway, quindi la cucina non dovrebbe essere male.

Quando ci portano le pizze la mia teoria ha una conferma, sono buonissime, quasi come quelle che mangeranno in Italia. Chissà se riuscirò mai ad andarci in Italia?

“Mark?”

Lui alza lo sguardo dalla pizza con wurstel, salame e peperoni che sta divorando.

“Sai se qui cercano una cameriera o una sguattera?”

Lui si pulisce la bocca e sembra pensare un attimo a quello che gli  ho detto.

“Mmh, non lo so, ma puoi chiedere a Luigi, lui è sempre alla cassa.”

“Ehi, ora che lavoro fai?”

Mark ha lavorato per un po’ in una tavola calda, poi ha mollato e si è trovato un altro lavoro non so dove.

“Lavoro in un negozio di dischi, il proprietario ha una vera passione per il punk, così è tanto magnanimo con me.”

Io sorrido.

“Ah! I blink hanno il loro primo ingaggio in un locale!”

Io rischio di strozzarmi con la mia pizza.

“Stronzo! Così me lo dici?

Quando? Dove?”

“Sabato, in un bar per motociclisti.”

“Bravi, ragazzi, bravi! Sono tanto felice per voi!”

Ordiniamo del vino per festeggiare e in due ci scoliamo una bottiglia.

Arriviamo alla cassa brilli, ma felici.

L’uomo con gli occhi scuri e la croce d’oro al collo deve essere il famoso Luigi, così chiedo.

“Scusi, avete bisogno di una sguattera o di una cameriera?”

“Sì, ma ci serve gente sobria.”

Ride lui.

“Ehi! Oggi era una giornata stra-mega-speciale! Mi sono trasferita a San Diego, vivo con lui che è il mio ragazzo e la sua band ha un ingaggio per sabato prossimo.”

Luigi sorride.

“Complimenti, ragazzo. In quanto a te, ragazzina, presentati qui domani a mezzogiorno e ne riparliamo, forse c’è un posto da sguattera.”

Mi illumino.

“Sarebbe bellissimo! Ho già lavorato come sguattera in un ristorante italiano a Poway!”

“Bene, allora ci vediamo domani a mezzogiorno.

Sobria.”

“Certo!”

Esco dal locale barcollando leggermente – non sono abituata a bere tutto quel vino – ma Mark mi sostiene.

Ridendo come scemi ci dirigiamo verso il Soma, tra le occhiate di biasimo dei passanti: un ragazzo dai capelli rossi e una ragazza troppo pallida e vestita di nero non fanno mai una buona impressione.

“Teppisti!” mormora qualcuno a bassa voce.

Fanculo!

Arriviamo al Soma e troviamo ad aspettarci un Tom impaziente e David, Anne e Matt che chiacchierano.

“Ragazzi!!”

MI lancio ad abbracciarli, brilla, sorridono tutti e  due.

David è tutto sommato normale, Matt invece ha un mohawk da fare invidia, sembra più alto ed è vestito come un vero punk: tutto catene, chiodo e vestiti stretti.

“Matt, ma sei diventato più alto!”

“Sì, un po’ e tu hai bevuto un troppo mi sa.”

Io ridacchio.

“Cioè, VOI. VOI avete bevuto senza di me?”

La voce di Tom è delusa al massimo.

“Scusa, Tom. Le ho detto che sabato suoniamo e abbiamo deciso di festeggiare!”

Tom alza gli occhi al cielo.

“Solo per questo ti perdono, Hoppus!”

Detto questo entriamo finalmente nel locale, io a braccetto con Tom e Matt, David, Anne e Mark dietro di noi.

Il locale non è pienissimo, si stanno esibendo dei ragazzi che sembrano avere poco più della nostra  età, cosa che fa guadagnare loro un’occhiata di pura invidia da parte dei miei sue musicisti preferiti.

“Ci esibiremo anche qui.”

Il tono con cui Tom lo pronuncia non ammette repliche, sembra quello di una profezia, quello con cui potrebbe dire che domani il sole sorgerà.

“Ci puoi contare, amico.”

Il tono di Mark è altrettanto deciso, è in momenti come questi che mi manca Erin – assente per ovvi motivi – almeno con lei non mi sentirei così sola.

Già, so che Mark mi ama, ma so anche che i blink sono il mondo di lui e di Tom e che gli altri – Scott a parte – ne sono sempre un po’ esclusi.

È dura stare con un musicista.

La musica per lui sarà sempre la cosa più importante, come lo sarà per Tom e forse per David, che ho scoperto suoni la chitarra.

“Bene, amici miei.

Scritto nella roccia che suonerete qui che ne dite di pogare un po’ o di bere?”

Annuiamo tutti, Dave e Anne raccolgono le nostre ordinazioni, noi invece andiamo al tavolo.

Io ho ordinato solo dell’acqua, ho già troppo alcool in corpo, Mark invece non sembra preoccupato perché ordina un’altra birra piccola.

Dannati ragazzi che possono bere più delle ragazze!

Quando anche gli altri arrivano – con il beveraggio – la conversazione inizia.

“E allora Ruby, come ti trovi qui a San Diego?”

Il primo a chiederlo è Matt si accodano gli altri.

“Com’è vivere con mio fratello? Non ti ha ancora costretta a una maratona di Star Wars o ti ha urlato di portargli un dannato panino mentre sta giocando?”

Anne.

“Cosa avete inaugurato per primo?

Il letto? Il divano? Il pavimento?”

Tom.

Io sospiro e inizio a rispondere.

“Mi trovo bene, non ho ancora visto l’università, ma spero sia un po’ meglio del liceo di Poway. Meno gerarchie e palle varie.

Domani ho un colloquio di lavoro da “Da Luigi” per un posto come sguattera.

No, Mark non mi ha ancora costretto a una maratona di Starwars o urlato che vuole un dannato panino, vi dirò quando succederà come mi comporterò.

Tom, abbiano inaugurato il divano.”

“Bravi ragazzi, il letto riservatevelo per dopo.”

“Tom, fai paura. Sembri un cazzo di guardone.”

Lui si porta le mani al petto con fare teatrale.

“Baby, mi hai sgamato volevo spiarvi dopo, vedere il mio amico darci dentro e tu che vieni.”

Gli rifilo un calcio sotterraneo abbastanza forte da farlo piegare e sorrido angelica.

“Ok, strega, messaggio ricevuto.”

“Bravo DeLonge.”

Chiacchieriamo un altro po’ poi ci buttiamo tutti nel pogo disperdendoci.

Non so dove finiscano gli altri so solo che ben presto due mani conosciute mi attirano a sé e sento qualcuno strusciarsi sulla mia schiena.

Io ridendo struscio il sedere sentendolo gemere, poi mi fermo.

“Nooooo, perché?”

Con una mossa abile mi fa voltare verso di lui e passa con fare possessivo le mani sui miei fianchi.

Giù e su.

Su e giù.

“Sei bellissima e io sono tanto fortunato ad averti scongelato.

Sono tanto felice di poterti baciare.”

Mi bacia il collo.

“Toccare.”

Mi accarezza i fianchi.

“E amare”

Una mano mi strizza il seno da sopra la maglio provocando un mio sospiro contenuto.

“Senza rischiare di essere ucciso da te.”

“Anche io sono tanto felice!”

Rispondo con voce roca, prima di alzare il suo volto e cominciare a baciarlo con passione.

Le nostre lingue si cercano, si intrecciano, si studiano e poi fuggono come se fossimo ancora due estranei che devono ancora scoprire tutto uno dell’altro

Ed è bellissimo.

In mezzo a questa bellezza vedo qualcosa che rischia di turbare tutto: Tom che bacia con passione Anne.

Riesco a dissimulare bene lo stupore e a continuare quello che stavamo facendo, fino a quando non ci stacchiamo e lui mi urla che va a prendersi un po’ d’acqua, io gli rispondo che uscirò a fumare.

Esco fuori dal locale e non appena accendo la sigaretta sento qualcuno che mi raggiunge: è David.

“Li hai visti, vero?”

“Chi?”

“Tom a Anne.”

Io annuisco.

“è un bel casino questo, lo sai quanto Mark è geloso della sua sorellina.”

Lui annuisce.

“Lo so e so anche che Tom era ubriaco da far schifo e che per lui questa scopata non ha più significato di una sega.

Mark non ne deve sapere niente, se siamo fortunati non si ripeterà mai più.”

“Sì, hai ragione.

Dio, Tom è un cazzo di irresponsabile, porca puttana!”

David sbuffa. Io torno dentro.

La serata al Soma non dura ancora per molto, io e Mark poghiamo un altro po’ poi ci dirigiamo all’uscita seguiti da Dave, Matt ci fa segno che rimane

Ci credo.

Si è trovato una ragazza da baciare, non è interessato a mollare la preda

“Ehi, avete visto dove è Tom?”

“L’ho visto andare via con una morettina.”

“Il solito bastardo fortunato.”

Ridacchia Mark.

“Riuscirebbe a scopare anche in mezzo al deserto.

E Anne? Non possiamo lasciarla qui da sola!”

Ho un attimo di panico, ma David mi regge il gioco per fortuna.

“L’ho vista andare via mezz’ora fa, mi ha detto che aveva mal di testa.”

Il mio ragazzo sbuffa platealmente.

“Le ho detto che beve troppo, ma figurati se mi ascolta!”

Esco dal locale con un po’ di senso di colpa, odio dover mentire a Mark,  ma so che lo provo per una buona causa.

I blink sono più importanti di qualsiasi litigio per una sorella e poi – visto che sia Tom che Anne erano ubriachi – sono quasi sicura che domani nessuno dei due si ricorderà nulla e la cosa sarà senza conseguenze.

Lo spero con tutto il cuore.

Che Dio ce la mandi buona.

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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