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Autore: Mad dy ness Zalk909192    26/04/2013    0 recensioni
Questa raccolta non è che... una raccolta frammentaria di frammenti di storie, di vita o altro.
Sono frammenti. Ognuno ha un significato a modo suo. Ogni cosa è casuale e sensata come solo una parte di qualcosa più grande, che non esiste, può essere.
Grazie della lettura.
I Frammenti Dimenticati ringraziano per l'attenzione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sfogo di una quindicenne.
O forse sedicenne.
O forse anche ventenne.










Questa è una vittoria.
Conosco bene la mimica del mio volto, accompagno con decisione ogni muscolo facciale alla sua posizione pù opportuna e la mantengo in modo fermo; rispondo ironicamente nei miei pensieri contro il veleno e gli insulti che mi sputano addosso; sdrammatizzo, in parole povere; controllo i miei sentimenti.
Poco fa ho innarcato lievemente le mie sopracciglia, corrugando appena quella di destra, con lo sguardo fisso, sbattendo le palpebre in modo naturale, la mandibola e gli zigomi erano rilassati, le labbra serrate ma con delicatezza, per nulla contratte.
Il risultato è un'espressione dalle due interpretazioni:
la prima è quella di un automa rotto, senza più il dono del movimento; la seconda è un'impressione di sfacciataggine mista a menefreghismo e scetticismo.
Ambedue le espressioni rappresentavano ciò che ho voluto mostrare, l'interpretazione non può che essere corretta.
Finalmente il bipede-sputa-veleno alza i tacchi e se ne va, chiudendosi velocemente la porta alle spalle.
Rimango nella stessa posizione per ancora qalche minuto, ripensando a ciò che mi è stato detto mentre sento che rabbia, frustrazione, istinto omicida e disperazione mi invadano l'interno chiedendo di uscire sottoforma di lacrime, amare e salate allo stesso tempo.
Vorrei esplodere.
Passata l'ostentata indifferenza mi ritrovo a immaginare di prendere una sedia e distruggere tutto quello che vedo nella stanza, immagino di urlare cercando di strapparmi i capelli, immagino di prendere a pugni il muro, di mordermi una mano, di rovesciare la scrivania, di lanciare un libro e rompere una a una le ossa di quell'insopportabile bipede velenoso.
Non lo faccio.
Mentre penso ancora una volta a distruggere tutto con una sedia, il mio volto cambia espressione radicalmente e sento che vere lacrime si formano là, appena dietro l'occhio.
Ho un improvviso scatto di consapevolezza.
Non devo piangere. Non l'avrà vinta.
Serro la mandibola sfregandomi le palpebre chiuse con le mani.
Non mi farà piangere. Non ne ha il diritto.
Chiudo gli occhi dopo averli riaperti un secondo, mentre le lacrime ritornano da dove sono venute.
Apro gli occhi.
Nulla è diverso da qualche secondo prima.
Mi siedo alla scrivania e inizio a scrivere.
Questa è una vittoria.









 
 


 
   
 
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