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Autore: blast__    26/04/2013    7 recensioni
*****STORIA SOSPESA*****
-Io non sarò mai alla tua altezza,capisci Louis? Non sarò mai una ricca newyorkese come la tua futura sposa,non sarò mai uno e ottanta come lei e non avrò mai le tette che stanno in una coppa di champagne. Non sarò mai una ragazza fine,non sarò mai perfetta,come tu vuoi che io sia. Io non parlerò mai quattro lingue come fai tu,non avrò mai il tuo stesso modo di parlare perfetto,non sarò mai una buona fidanzata,né una buona amica. Ma sai cosa c’è,Lou? C’è che io ti amo. Cazzo si,te l’ho detto. Sono innamorata di te,e qualunque cosa succeda,questo non cambierà. Perché ti amo dalla prima volta che ti ho visto,in aereo,e ti amo anche adesso,mentre te ne stai qui,di fronte a me,sporco e sudato. Il destino ha voluto che ci trovassimo qui,in questo posto che conosciamo solo noi. Allora perché ostacolarlo?-
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV




“Quando sto con lui,mi divora.”
The vampire diaries




 

 
Ormai il colore della mia pelle era cambiato notevolmente. Da bianco latte,era diventato bronzeo.
E anche i capelli erano schiariti,adesso avevano qualche riflesso biondo.
Forse avevo anche preso qualche chilo,visto che il cibo scarseggiava ultimamente.
Il mio corpo stava cambiando.
Quel giorno,uno tra i tanti che stavo trascorrendo sull’isola,me ne stavo tranquilla,a galleggiare nell’acqua cristallina. Mi piaceva essere riscaldata dai raggi del sole,mentre l’acqua mi cullava dolcemente.
Cercai di non pensare a nulla a quel momento,se non a quanto fosse piacevole quella sensazione. Volevo solo cercare di allontanarmi dai miei pensieri e dai miei problemi che continuavano a perseguitarmi.
Potevo anche essere tranquilla,se non fosse stato per l’unico pensiero che continuava a ronzarmi in mente.
Louis.
Se non fosse per lui,sarei stata felice.
Alla fine,quello stile di vita non mi stava pesando più di tanto,visto che non ricordavo com’era la mia vita prima dell’incidente. Per me,quella era diventata la normalità,anche se di normale aveva ben poco.
Era normalealzarsi al mattino vedendo Louis qualche metro più in là,dormire con il viso corrucciato e pervaso da mille pensieri. Se ne stava aggrovigliato su sé stesso,come se avesse bisogno che qualcuno lo abbracciasse. Io non avevo mai il coraggio di farlo.
Era normalecercare del cibo,almeno per assicurarsi di poter vivere quel giorno.
Era normalelitigare con Louis almeno una volta al giorno, anche per la più grande cavolata. E poi era normale farci pace.
Ovviamente,ero io a chiedere scusa.
Era normale,la notte,ascoltare le storie di Louis sulla sua vita a Londra. Avevo imparato a conoscerlo.
Era normale condividere con Louis la maggior parte della giornata,perché lui era tutto quello che mi restava.
Le nostre giornate erano piene e non avevamo nemmeno il tempo di riposarci.
Però,Louis da un po’di giorni era distante,freddo. E in tutta sincerità, non capivo il perché. E’ vero,ultimamente avevamo discusso parecchio,ma non aveva nessun motivo di starmi così tanto alla larga. Avevamo sempre fatto pace.
In fondo,io ero l’unica persona con cui poteva parlare. L’unica. Ero davvero così pessima da preferire la solitudine a me?
Non capivo.
Forse avevo detto qualcosa di sbagliato.. O forse no. Forse si era solo stancato di avermi fra i piedi,il che era anche molto probabile.
Sentivo la sua mancanza. E questo mi dava fastidio,perché evidentemente lui non sentiva la mia.
Perché mi importava così tanto di lui?Più cercavo di non pensarlo,più mi tornava in mente. Più provavo a stargli lontana,più non ci riuscivo. Era stressante.
D’un tratto,degli schizzi d’acqua mi arrivarono sul viso,facendomi tornare alla realtà.
“Parli del diavolo…”
Era stato Louis che si era tuffato in acqua.
«Grazie eh! Sei così delicato» lo rimproverai scherzosamente,guardandolo.
Era riemerso dall’acqua,e stava portando il ciuffo indietro. Ma perché doveva essere così bello? Tutto ciò non era giusto.
Avevamo trovato qualche vestito sparso qua e là,e lui stava indossando un costume che aveva detto essere del suo amico Zayn. Da quando aveva trovato quei vestiti,non se ne era più staccato.
«Prego» rispose freddamente. I suoi occhi gelidi fissarono i miei per qualche istante,concedendomi uno sguardo glaciale. Poi tornò a fissare l’acqua.
Fece per uscire dall’acqua,ma aiutata da un po’ di coraggio,lo afferrai per il polso e lo bloccai.
Un nodo mi si formò in gola. Che sensazione strana. La paura.
«Dobbiamo parlare,Lou» cercai di essere il più calma possibile,ma non ci riuscii molto. Era impossibile esserlo.
«Questa è una frase che di solito si dice prima di mollare qualcuno» sorrise sarcastico. «Mi stai mollando per caso?» domandò,alzando il sopracciglio destro.
“Come potrei?”
«Tu hai mollato me» sussurrai,puntando nei suoi occhi. Mi sentii davvero patetica in quel momento. Era da stupidi aprirsi in quel modo,ma era,allo stesso modo, inutile continuare a nascondere la cosa.
Lo vidi cambiare espressione. Si rilassò,abbandonando quello sguardo gelido e distaccato. Mollai la presa e lui stesso si immerse fino alle spalle in acqua.
«Perché pensi una cosa del genere?» domandò,piegando lievemente la testa. Sembrava stesse recitando.
«Io…non lo so. Sei così distante»
«Sono a venti centimetri da te» scherzò,come sempre,sorridendo.
Ridacchiai un po’. «E dai scemo,hai capito quello che intendo!»
Scosse la testa. «E invece no. Non ho idea a cosa tu ti riferisca» mentì spudoratamente. Lui aveva capito. Aveva capito benissimo. Perché stava fingendo? «Scusami tanto se sono impegnato a cercare cibo per tenerci in vita (anche se non so a cosa serva),e a cercare di trovare i nostri amici»
Notai una punta di cattiveria nelle sue parole,ma lasciai correre. Litigare con lui era l’ultima cosa di cui avevo bisogno.
«No,non mi riferivo a questo…Cioè,anche. Magari potrei venire con te a cercarli…non trovi?» domandai,cercando di farlo addolcire.
«No. Ho bisogno di stare da solo.» rispose secco.  «Sei l’unica persona che vedo da un mese a questa parte, e onestamente eviterei anche di vederci così spesso visto che passiamo ventiquattro ore su ventiquattro insieme. Sono stanco,credo lo sia anche tu dopotutto»
“No,non lo sono. Per niente”
Quella risposta era la peggiore che avesse mai potuto darmi. Lui aveva capito che non mi era indifferente,allora perché ferirmi così? Perché farmi così male?
Perché essere così diretto?
Faceva male sapere che per una persona che per me era diventata vitale,non contavo nulla.
Restai in silenzio qualche secondo,spiazzata.«..Okay.. Se è questo che vuoi,va bene.»
Continuò il discorso,come se non avesse sentito le mie parole. «Sai com’è,per me non è tanto semplice non pensare alla mia vita e ai miei amici anche per un solo secondo. Voglio andarmene da qui,mi sono rotto il cazzo. Ho anche fame»
Restai in silenzio,senza sapere cosa dire. Provai a calmarmi,cercando di capire il suo dolore. Mi immaginai Louis,nella sua grande casa a Londra,ridere e scherzare con i suoi amici. Un Louis spensierato,che non avevo ancora conosciuto.
«Per te è tutto così facile,e ti invidio. Vorrei non ricordare anche io. Ma ricordo tutto. Ogni minimo particolare.»
Era come se me ne facesse una colpa. Come se fosse colpa mia.
«Basta Louis,ho capito..» mi schiarii la voce. «Hai bisogno dei tuoi spazi,e lo capisco. Da oggi in poi le cose cambieranno,non devi preoccuparti.»
Ero stata decisa. Non si era notato nemmeno il minimo segno di sofferenza nella mia voce. Ma avevo mentito. Non avevo capito il perché volesse escludermi così tanto,né perché fosse cambiato così nettamente nei miei confronti.
«Non innamorarti di me.» disse,deciso. «Non farlo. Non voglio che tu lo faccia»
In quel momento,dentro di me,si formarono una miriade di emozioni,una dietro l’altra.
Tristezza,paura,delusione,ansia,e di nuovo paura.
«Perché?» domandai,cercando di far tornare la salivazione alla normalità.
«Perché non voglio. E’ tanto difficile?»
Mi stava distruggendo,e lui lo sapeva. Lo sapeva. Sapevo tutto,perché aveva imparato a conoscermi. Aveva rovinato tutto.
«Sei un coglione.» Ero arrabbiata. Ferita. Delusa. «Non ho la minima intenzione di innamorarmi di un demente snob e montato come te. Sai cosa? Non vedo l’ora che tu possa tornare a fare il riccone sapientone a Londra,così non avrai più nulla a che fare con me. Sei un cretino presuntuoso,non mi piaci nemmeno. E scusa se ti sto sempre intorno,ma sei l’unica persona che ho vicino in questo posto. Sei l’unica persona di cui mi ricordi. Ma tranquillo,te l’ho detto,da oggi in poi le cose cambieranno.» Detto ciò,uscii dall’acqua e mi diressi verso la foresta. Non volevo nemmeno più guardarlo in faccia,nemmeno per vedere la sua reazione.
«Perfetto» lo sentii sussurrare da dietro.
 
 
 
 
Se qualche giorno prima avevo pensato che lui fosse la soluzione al mio problema,la mia medicina,mi ero sbagliata di grosso. Lui era la malattia. La causa del mio malessere,dei miei tormenti. Avevo passato metà della giornata a piangere e a cercare di trattenermi dal farlo. Non volevo stare male per lui. Non lo meritavo. Più ci pensavo,più mi si formava un nodo allo stomaco e più stavo male. Ma non potevo far nulla per impedirlo. Nulla. Dovevo solo soffrire,aspettando che passasse. Aspettando che qualcuno mi avrebbe portata via da lì.
Dovevo stare lontana da lui,aveva ragione. E lo avrei fatto. Non mi avrebbe più visto,me l’ero giurato.
La notte era arrivata,e non avevo intenzione di dormire accanto a lui. Non più. Ero dentro la nostra capannina,e stavo portando via le mie cose e i pochi vestiti che avevamo recuperato.
Forse non si sarebbe nemmeno accorto della mia assenza.
«Alex?» sentii la sua voce chiamarmi. Era sorpreso. Mi voltai a guardarlo,e per poco non mi buttai fra le sue braccia. Era bellissimo. Di una bellezza insolita. I capelli gli ricadevano sulla fronte alta,e gli occhi risplendevano facendo contrasto con quella pelle abbronzata.
Non risposi.
«Che stai facendo?» domandò,strappandomi le cose dalle mani e mettendole al loro posto.
«Non vedi?Me ne vado!» risposi,con un tono di voce più alto del suo.
Piegò leggermente la testa e mi guardò,aggrottando le sopracciglia. «Ma dove?»
«Che cazzo ne so,Louis. Qualsiasi posto lontano da te va bene!»
Non sapevo nemmeno come ero riuscita a dire quelle parole. Ero orgogliosa di me.
Storse le labbra e scosse la testa. Non approvava.
Si avvicinò notevolmente,fino ad arrivare a pochi centimetri dal mio viso e mi accarezzò la guancia con un tocco estremamente delicato.
Di colpo le mie guance si colorarono di rosso.
«Senti,Alex… Poco fa,io…Ho esagerato,ecco. Non pensavo quelle cose. E’ che sono solo un po’ stanco. Ma non andartene,per favore. Te lo sto chiedendo per favore.» Il suo tono di voce era basso. Supplichevole quasi.
«No. Avevi ragione,è meglio se stiamo lontani»
“Davvero Alex,davvero?”
«Ma…» fece per dire lui,ma lo bloccai immediatamente.
Ogni parola in più,mi avrebbe fatto male.
«No,Louis. Va bene così.» lo rassicurai,fingendo palesemente.
«Lascia almeno che sia io ad andarmene,non ti farò uscire in questa foresta da sola. Fai andare via me.»
«Cazzo Louis,adesso fai anche il galantuomo? Sono stanca dei tuoi cambiamenti d’umore. Voglio andare via e basta» conclusi,scansandolo e passando avanti. Ma non riuscii ad uscire perché lui mi blocco con forza il polso.
«Tu non andrai proprio da nessuna parte» disse,serrando la mascella.
«Puoi impedirlo?» domandai,sfidandolo.
Con un movimento veloce mi attirò a sé. Ero stretta al suo petto.
«Si.» sussurrò,a un centimetro dal mio viso.
«Ah davvero? E come faresti?» sussurrai,a un centimetro dalle sue labbra. Le avevo anche sfiorate.
“Baciami. Ti prego. Fallo”
Si avvicinò a me lentamente,puntando verso le mie labbra. Chiusi gli occhi e misi la mano sulla sua nuca. Aspettai per qualche secondo,ma non sentii nulla sfiorare le mie labbra.
«Io…»
Riaprii gli occhi. Non mi aveva baciata.
Era rimasto fermo. A fissarmi. Immobile. Mentre io come un’idiota aspettavo le sue labbra morbide. Ad occhi chiusi.
Mi maledissi. Mi odiai.
«Io… non posso farlo…Alex,ti prego…»
Il mondo mi cadde addosso. Non riuscii nemmeno a capire le emozioni che stavano trafiggendo il mio corpo.
In quel momento,le lacrime si impossessarono di me,senza pietà,continuavano a scendere lungo le mie guance. Lui non avrebbe dovuto vedermi in quel modo. Fragile.
Scappai via,il più lontano possibile da Louis Tomlinson.
Lui era la malattia. 







Look at me
Ciao bellissimeee!
Si,ho aggiornato una settimana dopo. Sono fiera di me. HAHAHAH 
L'ho iniziato a scrivere stamattina e l'ho finito poco fa,che ne pensate?
A me piace un po':)
Secondo voi perchè Louis si è comportato così? 
Più avanti capirete :D
E avete visto la povera Alex? E' proprio cotta hahah ma chi non lo sarebbe?
comunque grazie alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo,grazie davvero :')
spero che continuiate a supportarmi e a recensire. Al prossimo capitolo bellissime,un bacioooone!

  
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