Capitolo 14: Il
dono della vita
NICO
Le porte dell'ascensore si aprono. Ad aspettarmi c'è un
ragazzo, alto, abbronzato,
biondo e con gli occhiali da sole: Apollo.
Per poco non mollo Astrid, che era tra le mie braccia ancora priva di
sensi.
Dopotutto, l'ultima volta che lo avevo visto non nè sono
uscito molto
bene,anzi...
-Vedo che la lezione non ti è bastata- annuncia con un
sorriso smagliante e
allo stesso tempo minaccioso. Non replico.
Si guarda intorno e poi puntandomi di nuovo i suoi occhi azzurri
-Bhè che pensi
di fare? Entra prima che qualcuno ti veda!- esclama scocciato.
Non ha tutti i torti,non mi resta che obbedirgli.
Quando le porte dell'ascensore si chiudono Apollo preme il bottone per
bloccarla.
-Ma che diavolo fai?- sbotto.
-Ehi,ragazzo datti una calmata.- mi zittisce.
Fa qualche passo verso di me. Ecco ora mi
ammazza. Indietreggio ma sono dentro a una specie di scatola
sospesa, non
posso fare molto.
Ma,invece di colpirmi e uccidermi tende le mani.
-Posso?- chiede con finta gentilezza.
-No!- esclamo facendo un ulteriore passo indietro.
Apollo sbuffa -Non vedi?- chiede indicando Astrid.
-Non vedi che sta morendo? Il suo battito è
impercettibile,ha la pelle cerea,
il viso imperlato di sudore e fra qualche istante smetterà
per fino di
respirare. Io posso fare qualcosa per lei ma devi darmi l'occasione.
Dammi
l'occasione di salvarla,perché questo è il mio
compito.-
Aveva ragione. Per quanto l'odiassi,
Astrid stava per morire. Non posso permettermi che lei muoia,no.
-Tieni- sussurro porgendola verso di lui.
Apollo la prende in braccio,le guarda il viso e per un momento sul suo
volto
compare un'espressione di dolore e preoccupazione.
Poi si volta verso di me. -Dobbiamo parlare-
-Ora preoccupati di lei e fa andare l'ascensore- replico.
-Mi sto già occupando di lei. Ora parliamo-
-Parliamo- ripeto rassegnato.
-L'hai baciata vero?- chiede senza giri di parole.
Annuisco.
-E poi è svenuta?-
-Sì- sussurro.
Sbuffa. -Possibile che nessuno mi da mai ascolto? Le avevo detto che
con te
sarebbe stata in pericolo e lei che fa?-
-Aspetta. Io non le ho fatto proprio niente- protesto.
-Non volontariamente,certo. Ma pensiamoci un attimo. La prima volta che
Astrid
è svenuta è quando ti ha salvato la vita da sua
madre,ti aveva toccato il petto
e poi ha perso i sensi mentre tu stavi bene. La seconda è
stata mentre cercava
di darti una mano quando ti avevo ferito: avevi delle costole inclinate
e dopo
il suo tocco tu sei guarito e lei è svenuta. La terza,stavi
morendo;lei ha
appoggiato le sue labbra alle tue e tu sei come risorto e lei perde di
nuovo i
sensi. E adesso anche la quarta vi baciate e lei ora rischia di morire.
Pensi
che siano tutte coincidenze?- chiede Apollo con ancora Astrid in
braccio. Sta
riacquistando colore,dev'essere un buon segno.
Mi metto a riflettere su quello che mi sta dicendo il dio che ho
davanti:è
vero. Non possono essere tutte coincidenze.
-Perchè succede?- chiedo con un filo di voce. Lo ammetto mi
sentivo veramente
uno straccio per questa questione:era tutta colpa mia.
-Demetra,sua madre, oltre a essere la dea del grano e
dell'agricoltura,la
possiamo considerare anche come quella della vita. Dopotutto
l'agricoltura
porta la vita,senza di lei non ci sarebbe nulla con cui cibarsi e
quindi si
morirebbe. Ecco perchè lei è l'opposto di Ade.
Astrid è una delle figlie di
Demetra più potenti mai esistite,ovviamente escludendo
Persefone ma lei è una
dea, comunque Astrid possiede il dono della vita.- Le porte
dell'ascensore si
aprono e Apollo esce con Astrid in braccio come se nulla fosse. Non mi
ero
accorto che lo avesse fatto funzionare di nuovo. Lo seguo a ruota.
-Che cosa intendi con "dono della vita"?- chiedo.
-Penso che tu abbia capito benissimo, sciocco semidio! Lei
può donare la vita o
semplicemente curare le persone.- risponde uscendo dal palazzo e
dirigendosi a
un auto da corsa.
-Donare la vita? Cioè la sua?- chiedo al quanto spaventato.
Apollo deposita Astrid sul sedile del passeggero e chiude la portiera.
-Se si allenerà con me no. Ma tu- mi indica -tu,sei il suo
problema. Tu sei il
suo esatto opposto e potresti ucciderla. Lo capisci?- chiede quasi con
occhi
supplici. -Se le stai vicino la ucciderai-
ASTRID
Un forte dolore alla testa mi sveglia dallo stato incosciente nel quale
mi
trovavo. Cosa era successo? Mi ricordo solo la vista dall'Empire State
Building
e il bacio...avevo baciato Nico!
Apro gli occhi, davanti a me il cielo, è ovunque! Sono per
caso morta?
-Ben ritornata!- esclama una voce famigliare di fianco a me.
-Apollo!- esclamo involontariamente.
-Sono felice anch'io di vederti, Astrid!- replica.
-Che ci faccio qui? Dov'è Nico?-
-Non è
più tra noi- risponde sorridendo
soddisfatto.
Il mio cuore perde un battito -Lo hai ucciso?!- chiedo quasi gridando.
-Ma certo che no!-
-E allora perchè hai detto una frase simile-
-Perchè prima era con noi e adesso non lo è
più. Ci aspetta al Campo.-
-Oh.- Mi massaggio la testa guardando il cielo per schiarirmi un po' le
idee.
-Perchè sei qui con me?- chiedo alla fine.
-In che senso Astrid?- Apollo sembra sul serio sorpreso.
-Cioè, ero sola con...- le parole mi muoiono in gola per
l'imbarazzo. Ma imbarazzo per cosa?
-Sì, eri sola con Nico. Ma sono successe delle
cose mentre eri da sola con
Nico- finisce la mia frase con un tono distaccato e severo allo stesso
tempo.
Apollo non parlava mai così con me, sembrava un padre che
rimproverava un
figlio, solo adesso realizzo che lui effettivamente è anche
un padre.
-Tu sai tutto?- chiedo senza guardarlo in faccia.
-Più di quanto tu possa immaginare. Dopo quello che avete
fatto- si interrompe
un attimo e mi guarda -tutto quello che avete fatto.- prosegue
sottolineando il
"tutto". -Io come sempre sono arrivato al momento giusto, per riparare
danni che combinate voi due! Perchè nessuno di voi due, mi
da retta!- esclama
irritato Apollo.
Questo mi fa infuriare ancora di più -Io non ti ho mai
chiesto il tuo aiuto!-
grido.
Lui mi guarda sorpreso. -Se non fossi intervenuto tu saresti
sottoterra.- Dice
in tono calmo.
-Anche Nico sarebbe sotto terra grazie al tuo intervento!- urlo ancora
una
volta.
Apollo si ammutolisce e non parla più per tutta la durata
del tragitto.
L'auto di Apollo si ferma in mezzo al bosco del Campo.
Afferro la maniglia e cerco di aprire la portiera dell'auto. Ma Apollo
mi
afferra per una spalla spedendomi a sedere di nuovo sul sedile e
bloccandomi.
-Ma che significa?-
chiedo irritata.
-Non abbiamo finito di parlare- dice Apollo serio.
-Noi abbiamo finito eccome!- replico. Scanso la sua mano ed esco dalla
vettura
ignorando i numerosi richiami di Apollo.
Inizio a correre senza una meta precisa nel bosco. Voglio solo isolarmi
da
tutti, forse abbandonandomi in un pianto isterico.
Ma qualcosa si muove tra gli alberi. Mi fermo. Quel qualcosa inizia a
prendere
forma, è una sagoma umana con i capelli neri.
- Nico! - urlo.
Lui si volta e vedendomi il viso gli si trasforma in una maschera di
terrore
-Astrid. Stammi lontano- urla per farsi ascoltare da me e dopo quelle
parole si
volta e inizia a camminare.
Le mie ginocchia cedono e io precipito inginocchio a terra. Inizio a
piangere,
un pianto creato dall'isteria. Sono stufa di non capire cosa succede al
mio
corpo: perchè divento così debole? Cosa mi sta
succedendo?
Sono terrorizzata da quello che può succedere tra gli dei
per causa mia.
Sarebbe tutto più semplice se io fossi morta,anzi se io non
fossi mai nata.
Un rumore alle mie spalle cattura la mia attenzione. Mi volto, una
sagoma scura
si fa strada tra gli alberi a una grande velocità. Un
segugio infernale e non è
la Signora O'Leary.
Cerco di alzarmi ma con un balzo il segugio mi afferra con un morso la
gamba
facendomi cadere di nuovo sul suolo. I denti trafiggono la mia carne,
il dolore
è allucinante. Pianto le mie unghie al terreno per evitare
di urlare dal
dolore, non voglio nessuno. Chi potrebbe
venire? I più vicini sono Apollo e Nico. Non voglio essere
salvata di nuovo da
Apollo,non ora. E nemmeno da Nico, mi ha trattata male e non mi ha dato
modo di
spiegare nulla e lui ha fatto lo stesso.
Ho sempre criticato le principesse dei cartoni che guardavo da piccola
perchè
non facevano mai niente. Se nè rimanevano lì ad
aspettare il loro principe,
doveva sempre fare lui tutto.
E poi se dovessi morire, sarebbe tutto più facile.
Cerco di liberarmi la gamba dalle mandibole dell'animale. Assesto un
calcio
dritto sul muso con l'altro piede, finalmente mi libera. Immediatamente
sento
il calore del sangue che scorga dalla mia ferita, non ho il coraggio di
guardarla.
Cerco di alzarmi in piedi ma non ce la faccio, il dolore mi blocca.
Faccio
fatica perfino a pensare. Inizio a strisciare il più lontano
possibile dalla
creatura sporcandomi di terra.
Ma subito dopo la belva mi piomba addosso, esattamente sopra di me. I
suoi
occhi rossi, iniettati di sangue mi fissavano.
Il mio battito accelera e il respiro si fa affannato. Continuo a
guardare il
segugio negli occhi, se devo morire non lo farò da codarda.
Cerco di liberarmi ma l'animale non si muove.
A un certo punto la mia mano destra afferra qualcosa dal terreno: un
sasso. Lo
lancio contro al segugio e lui con una zampa mi scaraventa contro un
albero.
Per l'imbatto quasi tutte le foglie cadono a terra, alcune mi coprono
il corpo
pieno di sangue. Ogni parte di me è pervasa dal dolore,
faccio fatica a respirare.
Il segugio si avvicina a me, non molla. Non posso fare più
niente, con un
ultimo gesto istintivo porto le mie mani davanti a me un attimo prima
che la
bestia balzasse verso di me. E succede l'impensabile.
Le foglie, che erano cadute, si sollevano in aria e iniziano a
turbinare in
cerchio attorno a me. Per proteggermi.
Poi un ramo dell'albero inizia a prendere vita e con un colpo secco
abbatte
l'enorme cane.
Avevo appena usato i miei poteri consapevolmente.
CONTINUA
ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti, non riuscirò mai a scusarmi abbastanza per
aver abbandonato la
storia così ma la scuola mi ha veramente portata via.
Però ora sono qua, piena
di idee e con più tempo.
Questo non è un gran capitolo ma inizia a spiegare un po' di
cose su Astrid
quindi ho preferito pubblicarlo singolarmente e poi per farvi vedere
che sono
ancora viva.
Spero che vi piaccia.
Ringrazio a tutti quelli che stanno leggendo la storia, vi sono davvero
grata
per questo.
Alla prossima,
Un bacio.
P.S. Cercherò di non sparire più così.