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Autore: ThreeRavensBlondie    26/04/2013    0 recensioni
E' cominciato un nuovo anno scolastico a Londra, e per Jamie, un quindicenne come gli altri, tutto sembra nella norma. Ma qualcosa di strano va lentamente formandosi.
Può l'esplosione di un ospedale psichiatrico francese essere collegato con gli oscuri eventi britannici?
Spero vi piaccia. La storia e i personaggi sono frutto della mia immaginazione, vi prego di non copiare.
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                              Rose  e Acchiappasogni

 
Jamie fece di tutto pur di apparire presentabile, quel pomeriggio. Ma la cosa gli riusciva piuttosto difficile. Lui, dopotutto, non aveva mai avuto una ragazza e non piaceva a nessuna, perciò era impacciato e ignorante quando si toccava quell’argomento.
Ma era davvero felice di incontrare Loreley quel pomeriggio. Avrebbe potuto passare tutto il tempo che voleva insieme a lei, parlare del più e del meno, girarsi i pollici insieme. Era disposto anche a pagarle il gelato pur di farla contenta.
Ma la gentilezza sarebbe contata fino a un certo punto: avrebbe potuto offrirle anche diecimila gelati, ma se non fosse stato carino nell’aspetto fisico, sarebbe stato tutto inutile.
Perciò cercò di sistemarsi come meglio poteva: indossò un paio di jeans neri, scarpe sportive, una maglia a maniche corte verde con sopra una frase che non si era mai neanche degnato di decifrare e una giacca nera sopra.
Poi provò a pettinarsi i capelli biondi in una maniera un po’ diversa, tirandoli all’insù e fissandoli con un po’ di gel. Non troppo, o sarebbe diventato una testa piena di gel come Bit, e l’idea lo disgustava.
Finiti i preparativi, Jamie sottrasse venti sterline dalla sua paghetta settimanale, baciò la madre, salutò la sorella che rispose con un grugnito, e uscì.
Una strana sensazione gli invase lo stomaco mentre camminava. Era eccitato dal fatto che stava uscendo con la ragazza che gli piaceva. Lui, che non credeva a cose come il colpo di fulmine, si costrinse a ricredersi. Non appena quella mattina aveva visto Loreley, ne era rimasto incantato. E’ una cosa strana, ma piacevole.
Jamie si chiedeva se anche lei avesse provato le sue stesse sensazioni, venendo all’appuntamento. Lo sperava proprio.
Svoltando l’angolo, vide un bel mercato che si apriva lungo First Avenue, la strada principale dove tutti si ritrovavano il pomeriggio.
Era così stipato di persone che dal rumore fece fatica a pensare a dove doveva andare.
Poi svoltò l’angolo e..
Eccola lì. Seduta su una delle sedie davanti a Gluttony, con l’aria nervosa, quasi impaziente, c’era Loreley. Era ancora più carina di quella mattina.
Indossava una maglia bianca con un motivo floreale azzurro, una minigonna di tessuto morbido e leggero a pieghe celeste chiarissimo e delle ballerine blu notte. I lunghi capelli erano raccolti in una treccia elegante.
Si guardò attorno frenetica fino a che i suoi occhi non incontrarono quelli sorridenti di Jamie. Allora, il suo sguardo si rassicurò in fretta. Si alzò dalla sedia e gli venne incontro.
Il cuore del ragazzo mancò diversi battiti, quando Loreley camminò verso di lui salutandolo con la mano.
«Stavo incominciando a pensare che non saresti venuto» disse, raggiante.
«Non lo farei mai e poi mai! Io mantengo le promesse» rispose lui, con molta enfasi.
«Me ne sono resa conto!» fece Loreley guardandolo negli occhi. Poi distolse lo sguardo e guardò in basso con un sorriso. Jamie si rese conto che la stava fissando troppo intensamente; così, arrossendo, si affrettò a cambiare discorso.
«Bella giornata, vero?»
«Sì.. davvero bella!» sussurrò lei «pensavo venisse a piovere..»
«Anche io.» confermò Jamie «Ma poi è uscito uno sprazzo di cielo azzurro e tutto si è rasserenato. Meglio così. Odio così tanto la pioggia, dopotutto»
Stava blaterando a vuoto. Ora era lei a guardarlo fisso. Parlare del tempo con la ragazza che ti piace.. ma che cosa gli era venuto in mente?
Aveva la gola secca. Non sapeva cosa dire. Sentiva che qualunque cosa avesse detto o fatto sarebbe risultata una grossa stupidaggine.
Lei non osava distogliere lo sguardo, fino a che non parve notare qualcosa dietro di lui.
«Ciao Hazel!»
Jamie si voltò. Si era quasi dimenticato che anche Hazel era stata invitata per il gelato, e se ne stava quasi pentendo.
«Ciao Loreley, Jamie.» disse senza entusiasmo. A quanto pare il cattivo umore di quella mattina non si era dissolto, anzi, sembrò rafforzarsi quando vide Jamie e Loreley vicini a chiacchierare amichevolmente.
«Allora, andiamo?» propose Jamie, prima che Hazel potesse dire qualcosa.
Entrarono. Come sempre, un’ondata di fresco proveniente dalle vasche di gelato li travolse.
Graham Kameron, proprierario della gelateria, un uomo dai capelli bianchi che somigliava molto a Santa Claus, sorrideva ai tre ragazzi da dietro il bancone.
«Dite pure» li incitò.
«Vorrei un cono alla fragola e lime» disse Jamie.
«Io una coppa cioccolato e mirtilli» fece Hazel.
«Uhm, io prenderò un cono all’amarena. Con la panna sopra, per favore» dichiarò Loreley, educata.
Quando Jamie ebbe pagato, vide Loreley trafficare con un borsellino pieno di monete.
«Se vuoi pago io!» si offrì Jamie.
«E’ un gesto gentile, ma non ti disturbare!» rispose lei, sorridendo.
Hazel smise di mangiare la sua coppetta e li fissò.
«No, davvero. Sei appena arrivata, e dobbiamo essere gentili! Lascia fare!» insisté lui, estraendo nuovamente il portafogli.
«Va bene, va bene! Alzo bandiera bianca.» si arrese lei, afferrando il suo cono «Grazie infinite, Jamie.»
Lui arrossì e si affrettò a pagare Graham con una banconota, e dopo aver ricevuto il resto, uscirono di fretta sotto lo sguardo fulmineo di Hazel.
«Perché non ci sediamo un po’ qui fuori?» chiese quest’ultima agli altri due.
«Sono d’accordo» disse Jamie, guardandola e sperando che si sciogliesse un po’. Ma non fu così.
Presero posto in un tavolo da tre persone e incominciarono a mangiare il gelato in silenzio.  L’imbarazzo cresceva in maniera assurda e il silenzio stava spaccando i timpani.
«Allora..ehm..» cominciò Jamie «Come ti sembra la scuola?»
«Oh, è molto.. ben fornita. E i professori sono abbastanza simpatici» rispose lei, velocemente.
«Mmm» Jamie non sapeva che altro aggiungere. Guardò Hazel in cerca di aiuto, ma lei stava guardando torva da un’altra parte, con la coppetta del gelato sempre in mano.
«A.. che scuola andavi prima di venire qui?» chiese lui, all’improvviso.
«Andavo a quella internazionale di Londra» spiegò lei «Era molto costosa. Ma poi abbiamo deciso di trasferirci e i soldi non ci sarebbero bastati più, così mi hanno mandata a quella pubblica di qui.»
«Capisco.» commentò Jamie, interessato.
«Vivi con i tuoi genitori?» intervenne per la prima volta Hazel. La sua domanda assomigliava quasi più a un ordine di risposta immediata.
«Con mio padre e basta» rispose lei «lui e mia mamma hanno divorziato quando ero piccola, e lei ha preferito che io stessi con mio papà.»
«Oh, mi dispiace. Anche i miei sono separati, ma soltanto da tre anni. Io vivo con mia mamma.. ho anche un fratello grande, ma va al college» fece Hazel, visibilmente più sciolta.
«E tu, Jamie? Con chi vivi?» chiese Loreley, incuriosita.
«Con mia mamma, mio papà e mia sorella Leslie, che è una rompiscatole per natura. E diciamo che convivo anche con mio zio Bauer, visto che abita accanto a noi e lo vediamo praticamente tutti i giorni.» spiegò Jamie.
«Dev’essere bello avere dei fratelli..» commentò Loreley, la cui voce era però spenta e fredda ora. Il suo volto sembrava irrequieto.
«Mica tanto!» rettificò Jamie «Magari avere un fratello grande. Ma quando ti mettono tra le mani un marmocchio piccolo, sai di essere giunto al capolinea.»
Loreley sorrise, e il suo volto ritornò luminoso.
«A proposito. Papà vuole che gli compri delle cinghie di cuoio per dei lavori in giardino» ricordò Loreley all’improvviso. «Credo che quattro o cinque andranno bene. Sapete mica dove posso trovarle?»
«Qui dietro l’angolo c’è il mercato! Possiamo farci un salto, se vuoi.» disse Jamie, alzandosi.
«Per  me va bene, andiamo a vedere» confermò Loreley, alzandosi dalla sedia, poi si voltò verso l’altra ragazza «Hazel, andiamo?»
 «Mmm? Si, va bene.» disse, senza guardarla in faccia. Sembrava assente. Totalmente assente.
Chissà cosa le passava per la mente, pensò Jamie. Quella mattina era la solita Hazel di sempre: allegra e spensierata. Ora invece era silenziosa e aveva il broncio di continuo. Jamie si chiese se magari fosse colpa sua, ma non trovò nulla di male in come si era comportato quel giorno. Forse Hazel aveva litigato con sua madre.. chi lo sa!
Girarono in First Avenue, pronti ad entrare nel grande mercato. Una serie infinita di voci penetrò immediatamente nelle loro orecchie. C’erano banconi di ogni tipo: alcuni vendevano cibo, altri giocattoli, altri vestiti e alcuni addirittura costumi da bagno e teloni da spiaggia. Poi c’erano quelli che vendevano cosmetici e quelli che vendevano fiori. Loreley si fermò in quest’ultimo, guardando la moltitudine di fiori colorati.
«Ecco» disse indicando delle rose azzurre «quelle sono le mie preferite!»
«Sono magnifiche» disse Jamie, sorridendole. Hazel continuò ad andare avanti e non si fermò neanche. Poi il ragazzo sentì una voce provenire dalla sua destra. Si girò, ma non vide altro che una serie di manichini disposti in fila del bancone accanto.
Immaginazione, pensò.
«Hey, Hazel! Aspettaci!» gridò poi Loreley. L’amica si fermò quando sentì il suo nome, ma non si voltò.
«Loreley, forse laggiù hanno quello che ti serve» disse con voce monotona Hazel, sempre senza guardare gli altri due, indicando un bancone sull’estremità sinistra della strada.
Era uno di quei banconi pieni di roba indiana, di cui Jamie non conosceva neanche la metà dei nomi. Una ragazza dalla pelle rossiccia e i capelli neri raccolti in due trecce stava dietro al bancone guardando i tre che si avvicinavano.
«Salve» disse «Volete una di queste? Il loro spirito vi porterà fortuna» e indicò  delle maglie con un lupo sopra, che Jamie aveva visto in centinaia di altri negozi.
«Oppure abbiamo anche queste, che scacciano via il malocchio.» continuò mostrando loro delle bizzarre collane con una specie di zanna sopra.
«Gli Acchiappasogni sono a prezzo scontato!» disse guardando la serie di Acchiappasogni di ogni forma e dimensione sopra le loro teste.
«Grazie» fece Loreley cortesemente «Ma volevo solo sapere se ha delle cinghie di cuoio»
«Certamente» rispose la ragazza indiana «Un momento solo»
E sparì sotto il bancone.
Jamie notò un Acchiappasogni molto più piccolo degli altri, così piccolo che stava benissimo dentro il palmo della mano. Lo afferrò senza farsi vedere dalle altre due. Chissà, magari Loreley l’avrebbe trovato un bel regalo.
La venditrice rispuntò così all’improvviso che Jamie ed Hazel sussultarono. Teneva ben strette in mano una serie di cinghie imbustate.
«Vanno bene?» chiese, mostrandole a Loreley.
«Benissimo, grazie.» rispose lei, tirando fuori i soldi per pagare.
Dopo aver comprato le cinghie, aspettò che Hazel e Loreley si fossero allontanate abbastanza per farsi impacchettare l’Acchiappasogni. Poi le raggiunse.
«Che stavi facendo?» fece Loreley, divertita.
«Niente. Avevo visto uno sconto per le Barbie e magari a Leslie sarebbero piaciute.» mentì Jamie, velocemente.
Hazel sbuffò sonoramente «Tua sorella ha undici anni. Saranno anni che non gioca più con le bambole.»
«Quello che conta è il pensiero.» sbottò Jamie. L’atteggiamento di Hazel aveva cominciato a infastidirlo. Gli parve di aver sentito addirittura Loreley ridacchiare, ma pensò che fosse solo immaginazione.
Avevano girato verso il bancone delle bandiere del mondo, dritti verso il parco, quando, con orrore di Jamie, videro Kenny venire loro incontro con una mano dietro la schiena e una che li salutava.
«Ciao ragazzi!» disse sorridente.
Jamie ed Hazel lo salutarono non molto cordialmente. Loreley non lo degnò neanche di uno sguardo. E le viscere di Jamie esplosero di gioia.
Purtroppo, la felicità durò per poco, perché Kenny si piazzò praticamente di fronte a Loreley e la chiamò per nome, rendendo impossibile la tattica del ‘non ti vedo e non ti sento’.
«Che vuoi?» chiese lei, sprezzante, senza guardarlo negli occhi.
«Chiederti scusa per oggi.» rispose lui, deciso.
«Non ci faccio niente con le tue scuse. Hai già fatto abbastanza oggi.» tagliò corto Loreley, facendo per andarsene via.
«Aspetta!» gridò lui, prendendola per un braccio.
Jamie strinse così forte il pugno che le nocche sbiancarono. Sul volto di Hazel, invece,
comparve l’ombra di un sorriso.
«Sono stato un idiota.» continuò Kenny, serio. La mano destra stringeva ancora il braccio di Loreley, l’altra era ancora dietro la schiena. «Avete ragione, mi lascio trascinare da quello sfigato di Bit. E ho sbagliato. Scusami, Loreley.» e detto questo, tirò fuori da dietro la schiena un mazzo di rose azzurre e le porse a Loreley.
La sua espressione cambiò alla velocità della luce dall’ira alla sorpresa. Osservò il mazzo di rose, lo prese. Ne annusò il profumo, dopodiché guardò negli occhi Kenny.
«Non so cosa dire» disse lei, sincera.
«Basta che mi dici che mi perdoni.» fece lui, grattandosi la testa con la mano.
Loreley gli corse incontro, lo abbracciò e lo baciò sulla guancia.
«Ti perdono» disse, con un gran sorriso.
Jamie sentì le gambe afflosciarsi. Non era vero. Non era giusto. Stava andando così bene quell’uscita, e ora in pochi attimi si era rovinato tutto quanto. Tutto per colpa di Kenny, quello scemo.
Vide Loreley incamminarsi con Kenny, tutto barcollante ma felice come una pasqua.
Lui e Hazel li seguirono. Si sentiva malissimo, gli veniva da rimettere. Voleva infilarsi la mano in bocca, giù per la gola e strapparsi il cuore. Quel maledetto cuore fuori di testa.
«Sono carini insieme, vero?» disse Hazel. Sembrava quasi lo volesse convincere.
«Da morire.» disse Jamie, funereo.
Il resto del pomeriggio passò così lentamente che Jamie avrebbe voluto andare a casa all’improvviso senza salutare nessuno.
Kenny e Loreley parlavano tra loro, e Jamie cercava invano di ascoltare la conversazione.
In più, voleva togliere quell’espressione compiaciuta e soddisfatta dal  volto di Hazel, che trotterellava al suo fianco.
Verso le otto meno un quarto, si trovarono alla fine del mercato, e si fermarono alle panchine di fronte a una locanda.
«Bene, credo sia il caso di andare» disse Hazel «Ci vediamo domani»
Tutti salutarono allegramente Hazel, tranne Jamie che le fece solo un brusco cenno col capo e poi si voltò. Hazel lo guardò con gli occhi ridotti a due fessure e se ne andò.
Erano rimasti in tre.
Kenny, Loreley e Jamie che faceva la candela.  La situazione era leggermente imbarazzante, soprattutto perché sia Jamie che Kenny speravano che l’altro se ne andasse per poter stare da solo con la ragazza.
Ma nessuno dei due pareva aver intenzione di andarsene.
«Dove abiti, Loreley?» chiese Kenny a un certo punto «Ti accompagno a casa»
«Cosa? Oh no, no, no. Non serve» fece lei, scuotendo il capo.
«Davvero, sarebbe meglio se ti accompagnassi. In giro a quest’ora ci sono persone piuttosto spiacevoli» insisté lui.
«No, sul serio. Non ce n’è bisogno, faccio da sola» continuò Loreley, cingendosi il busto con le braccia, come quella mattina.
«Ma…» ricominciò Kenny.
«Ha detto di no, non insistere.» le parole uscirono dalla bocca di Jamie prima che potesse fermarle. Sia Kenny che Loreley si voltarono a guardarlo, sorpresi.
«Si, appunto. Adesso vado a casa.» riprese Loreley «A domani, e grazie di tutto!»
E scuotendo la lunga treccia, svoltò l’angolo e se ne andò a passo svelto.
Il silenzio piombò tra Jamie e Kenny.
«Hey, amico…» fece per parlare Kenny. Sembrava l’inizio di un incontro di boxe.
«Eri tu, dietro ai manichini, vero? E’ così che hai capito che le rose azzurre sono le sue preferite» disse Jamie, ghignando.
«E allora? Mi dici perché ti scaldi tanto?» disse Kenny, aggrottando le sopracciglia.
«Non ho voglia di parlarne» si affrettò a dire Jamie «Ma sappi che io non mi arrenderò.»
Kenny parve colpito da quelle parole, e la sorpresa sul suo volto venne sostituita da un’espressione dura.
«Neanche io, se è per questo» rispose, senza l’ombra di un sorriso.
Si fissarono per dieci secondi buoni, dopodiché con un «Bene.» all’unisono, si congedarono.
Mentre ritornava a casa, Jamie si ritrovò a pensare.
Nessuno dei due si sarebbe dato per vinto. Entrambi avrebbero combattuto per avere la meglio con Loreley. Certo però, l’inizio dell’anno non era stato proprio il massimo: solo il giorno prima, non avrebbe mai pensato che di lì a ventiquattrore avrebbe litigato con i suoi due migliori amici. E il peggio doveva ancora venire.
  
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