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Autore: Seiryu    14/11/2007    12 recensioni
"I suoi pigiami che le andavano larghi, perchè prima appartenuti ai suoi fratelli, le davano la senzazione di essere finita nel Paese delle Meraviglie di Alice o in uno dei Meravigliosi Viaggi di Gulliver. Anche il fatto di sapere la storia di ogni oggetto la rassicurava, la metteva a suo agio, facendola sentire parte della vita e della storia che si consumava nella casa, nella sua casa. Le lenzuola erano spesso rosa, come ci si aspetta che siano le lenzuola di una bimba innocente e timida, sempre protetta dalla campana di vetro della sua famiglia, preservata nell'innocenza come si conserverebbe la rosa più preziosa ottenuta dopo infiniti e difficili innesti."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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un giorno in famiglia

Un giorno in famiglia

A Snoopy, l'unico
cane-sfinge esistente.
Mi manchi un pò.


Il risveglio sapeva sempre di Molly Weasley.
Era un morbido profumo di sapone e colazione, di panni puliti e caffè caldo, che avvolgeva le ore di luce tenue con la luce ancora più tenue generata dal calore dell'affetto.
La cameretta era sempre calda e rilassante, rassicurante nella sua capacità di crescere con lei, eppure rimanere la camera della bambina che era stata.
I suoi pigiami che le andavano larghi, perchè prima appartenuti ai suoi fratelli, le davano la senzazione di essere finita nel Paese delle Meraviglie di Alice o in uno dei Meravigliosi Viaggi di Gulliver. Anche il fatto di sapere la storia di ogni oggetto la rassicurava, la metteva a suo agio, facendola sentire parte della vita e della storia che si consumava nella casa, nella sua casa.
Le lenzuola erano spesso rosa, come ci si aspetta che siano le lenzuola di una bimba innocente e timida, sempre protetta dalla campana di vetro della sua famiglia, preservata nell'innocenza come si conserverebbe la rosa più preziosa ottenuta dopo infiniti e difficili innesti. Il risultato di dolorosi e azzardati tentativi, la Pentola d'Oro guadagnata dopo il lungo viaggio per raggiungere la fine dell'arcobaleno.
Il tesoro di Molly.

La colazione invece aveva sempre avuto il corredo sonoro dei brontolii di Ron Weasley.
Gli sbadigli e i borbottii incomprensibili di suo fratello, che semiaddormentato addentava qualsiasi cosa mangiabile ci fosse nel raggio della sua presa, avevano sempre creato un'avvolgente sensazione di normalità, come una coperta calda davanti al fuoco d'inverno o un ombrello sotto la pioggia scrosciante.
La cucina era piena di tazze, piatti e bicchieri sparsi e colorati, a volte sbreccati, a volte mancanti di qualche pezzo, a volte vestigi alla memoria di un servizio da tempo distrutto, ognuno col suo passato di glorie e gelosie, che mostrava con orgoglio al mondo, testimoniando di essere la tazza preferita di uno dei membri della famiglia tramite graffi ed incisioni, scarabocchi di bambini o magie degne di questo nome, che divenivano segno imperituro dell'importanza di ogni membro, quando disposti attorno al tavolo ognuno al posto che gli competeva.
Il sottofondo dei borbottii erano le gocce del lavandino, lo sbuffare della teiera sul fuoco, lo sfrigolio del bacon nelle padelle o il 'dlin' della macchina babbana per fare i toast, gentile concessione di sua madre all'amore per i babbani di suo padre.
Gli sportelli di un caldo legno scuro, in contrasto col pavimento felicemente allegro nel suo arancio ora un pò sbiadito in un color pesca.
Il tavolo ruvido e le sedie scompagnate, la luce della lampada che si mischia con quella mattutina proveniente dalla finestra che dà sul giardino.
E il tintinnio dei cucchiai nelle tazze e i brontolii di Ron.

Lavarsi e vestirsi aveva la sensazione ovattata di Percy.
I suoi richiami attutiti dalla porta erano come una musica leggera, di cui lei si faceva ballerina nella danza della pulizia.
Come attraverso un sogno si vedeva accarezzare le superfici lisce e dure del bagno, andando negli stessi posti con la stessa cadenza e lo stesso ordine, ripetendo ogni giorno movimenti uguali e sempre nuovi, svolazzando di fiore in fiore come una delicata farfalla.
Con altero distacco osservarsi allo specchio, giudicarsi e sorridersi, perchè l'indulgenza con se stessi a volte può far bene.
E la grazia del sogno si esauriva, consumandosi nei movimenti ormai quasi automatici,  nell'ascoltare le stesse gentili parole che la richiamavano al di là della porta, nella realtà, a volte dure a volte distaccate, che la riportavano con i piedi per terra.
Era la determinazione all'ordine di suo fratello che da prima donna la trasformava in ballerina che abbandona le scarpe al chiodo, e piena di speranze per il futuro mischiate con una punta di malinconia, accettava il nuovo giorno, con le sue sfide, vecchie e nuove.
E con la sensazione di una voce lontana che ti richiama all'ordine, che come il Grillo Parlante esce fuori quando ne hai bisogno.
Per lei quella voce ha il timbro di Percy.

Le ore della mattina scorrevano lente o veloci, inesorabilmente.
E potevi dimenticarti di cosa avevi fatto, dove eri stato, chi avevi incontrato o inseguito.
Ma il pranzo era un rito.

Il pranzo era accompagnato dalla felicità palpabile di Charlie.
La sua totale adorazione per il cibo, il mondo e le creature viventi era una ventata d'ottimismo e gioia di vivere che investiva in pieno chiunque gli fosse accanto. Era come un raggio di sole ad illuminare la tavola, anche se fuori pioveva o nevicava.
Ed erano di nuovo piatti, bicchieri e posate pieni di storia, ma come nuovi e aperti al futuro, era la danza di una farfalla sul prato completamente ricoperto di fiori ed accecato dall'abbagliante presenza del sole.
I racconti di suo fratello, la sua dolcezza per qualsiasi creatura vivente, la libertà che vibrava forte nelle sue parole, erano il vero sapore dei suoi pranzi.
Ed anche le verdure amare, che non sopportava di mangiare, erano come rinnovate nella luce della presenza del suo fratellone.
Una sensazione dolce la invadeva, struggente ma priva di malinconia, mentre osservava come mangiava con gusto, grato di essere al mondo e di poter bearsi della sua bellezza.
Il tintinnio della forchetta sul piatto, lo scorrere dell'acqua e del succo di zucca nei bicchieri, le pacche sulle spalle e gli scherzi dei gemelli, le battute che accompagnavano i raconti di Charlie erano la melodia rituale del pasto.
E tutto viveva in una luce intensa, rinchiusa dentro la trama della tranquillità del pranzo.
E la voglia di mangiare era un tutt'uno con la felicità di essere in compagnia, di sentirsi in famiglia, ed era sempre un bagliore intenso, accompagnato dall'odore di foresta, di vento e di cibo che componevano la fragranza di Charlie.

Il pomeriggio profumava di merende al cioccolato e Fred e George.
L'odore dell'erba del prato attorno alla casa, quello degli alberi che circondavano La Tana, la puzza delle invenzioni dei fratelli e il profumo della torta al cioccolato di sua madre, famosa per la sua immensa bontà.
Le corse impazzite e senza senso, una gioia ultraterrena ed irruente..infantile e meravigliosa.
I giochi di bambini, l'altalena e le scope ormai vecchie, la Pluffa e la palla da calcio, gli scherzi dei gemelli, i loro ghigni e Ron che urlava..
I gemelli erano l'allegria concretizzata, una ventata profumata di agitazione e febbrile attività, delle api sempre intente alla costruzione della loro casa, si agitavano correndo verso il loro luminoso futuro.
L'irruenza e l'agire senza farsi troppi pensieri aveva il ghigno di Fred e George.
E le punizioni erano ravvivate dai loro scherzi, le giornate spese alla ricerca della bambola nascosta o in un altro, ennesimo, esperimento.
I pomeriggi di quando era malata erano circonfusi dalle piume che uscivano dai cuscini con cui loro facevano lotta per farla ridere, quando pioveva prendevano il tè nel salone invitando a ballare le sue bambole, quando c'era la neve si dividevano in squadra e cominciavano una lotta senza quartiere a palle di neve. A Natale se ne stavano tutti nella stessa stanza a godere del fuoco nel camino canticchiando allegre canzoncine d'atmosfera.
E il cioccolato, e Fred, e George.

La sera cominciava quando la porta di casa si apriva, facendo entrare Arthur e il suo rituale saluto.
Il suo rituale "Ciao famiglia" era preceduto dal rumore della serratura che lui faceva scattare con la bacchetta.
E poi  le pantofole sparivano dal loro posto, l'armadio dietro la porta, per ricomparire ai suoi piedi e tutti i suoi fratelli, e lei, gli si aggiravano intorno in cerca di coccole ed attenzioni, parlando estaticamente delle loro esperienze giornaliere, e "cos'hai fatto oggi papà?", delle loro scoperte..
Arthur per lei era un bacio sulla fronte, i capelli che si spettinavano sotto la sua carezza e un "carotina" sussurrato dolcemente.
E la cena era un tripudio di luci sparse dalle candele mentre alla sua destra, a capo tavola,  il capo famiglia raccontava la sua giornata e gioiva di ogni frase di qualunque dei suoi adorati figli.
Dispensava carezze, sorrisi ed attenzione.
Le mirabolanti avventure vissute nel giardino al pomeriggio venivano narrate con eccitazione, mischiate ai saltuari rimproveri di Molly, affaccendata a servire a tavola fino a che tutto non era al suo posto, e testimoniate della frequenti ferite di guerra.
La cena era la famiglia al completo, un corpo unico, finalmente unito dopo essere rimasto separato tutto il giorno.
Erano tanti, eppure uno. Uniti, ma diverse parti della stessa trama, disegni diversi di una stessa opera d'arte.
Era calore e famiglia, era festa e felicità e completezza.
Era attenzione l'uno per l'altro, e condivisione.
Era la sua famiglia, l'orgoglio di Arthur.

E poi tutti in salotto, sul divano o sul tappeto.
Continuavano a giocare, con le bambole o gli scacchi o le gobbiglie, e Ron imparava gli scacchi sulle due poltrone vicino al camino con Arthur, Fred e George confabulavano nell'angolo, Percy leggeva sul divano, Molly dopo aver rassettato la cucina lavorava ai ferri sulla sua poltrona, Charlie disegnava e Bill se ne stava sul tappeto accanto a lei, seguendo i suoi giochi.
Ed erano risate e favole raccontate, la dolcezza delle carezze della mamma, e il calduccio del sonno che arriva.
E poi un senso di certezza, un morbido abbraccio percepito fra il labile confine tra sogni ed essere svegli, accompagnato dal profumo di Bill, la consistenza compatta della sua spalla contro la guancia e poi il letto morbido.
Una ninna-nanna sussurrata a fior di labbra accanto al suo orecchio, e lei scivolava nel sonno serena, una carezza sulla testa.
Nelle lenzuola fresche si raggomitolava con un mugolio, abbandonata fiduciosamente nell'abbraccio del sonno, tenero fagottino custodito dall'amore.
E la giornata finiva con la dolcezza di quell'abbraccio di morbide lenzuola e sogni, e la ninna-nanna che risuonava nelle orecchie ogni sera.
E una carezza sulla testa, e Bill.



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Lo so che dovrei concentrarmi sulla mia fic a più capitoli (messaggio subliminale) ma questa mi è uscita dal cuore..
o forse da un attacco di diabete fate voi. Dite cosa ne pensate spudoratamente senza farvi problemi, solo..non chiedetemi cos'è!!

Forse il sogno di una famiglia perfetta, o forse la parte iniziale di una fic a più capitoli??Non lo so neanch'io, ma magari un giorno potrebbe spuntare fuori un'altra riflessione sulla famiglia attuale di Ginny..se poniamo che cresca e ne costruisca una sua..
Più probabilmente è il delirio di una pazza(io) con in mano un'arma di distruzione di massa(il computer)!!
A voi la scelta,
Seiryu.

  
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