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Autore: TheMask    26/04/2013    1 recensioni
Questa storia è nata per un'amica, e solo in un secondo momento ho pensato di pubblicarla. Spero sarà di vostro gradimento.
Lupa Nera
Estratto dai prossimi capitoli:
Perché legarsi alle persone, quando sai che presto o tardi, o ti tradiranno o moriranno, o se ne andranno? In questo luogo l’amicizia non esiste, è impossibile. Convivenza, tolleranza, rassegnazione in stile “se non c’è niente di meglio mi accontento”, questo lo capirei. Ma … amicizia… è una parola che qui non si una neanche più… scomparsa dal vocabolario. Qui non ci sono amici.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beyond Birthday, Matt, Mello, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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THINKS OF BEYOND BIRTHDAY

Aprii la porta e la richiusi dietro di me. Poi notai un dettaglio: dei jeans e degli anfibi al di sotto della mia sedia a rotelle e mi irrigidii.
“Ciao Beyond” disse una voce arrogante, mentre gli anfibi giravano la sedia, mostrandomi una persona e due occhi grigi.
“Cosa ci fai qui?”
La ragazza si alzò e mi si avvicinò senza cambiare l’imperturbabile espressione.
“Passo a.. salutarti.” dichiarò, facendo sbocciare a tradimento uno smagliante sorriso.
“Ti rendi conto che grazie a te-”
“Non rivangare il passato, lo sai che mi dispiace. Però dovevo, capisci?” mi interruppe con voce ferma.
“Fuori Angel” dissi seccamente, arrabbiato con me stesso perché con quegli occhi riusciva quasi a convincermi di quello che diceva. Che faccia di bronzo…
“Senti, mi sono resa conto di una cosa. vuoi chiudere un momento gli occhi?” chiese, senza badarmi.
“Ti ho detto di andare fuori.” Ribadii. Come se non l’avesse sentito.
“Facciamo così: io esco dalla tua camera e dalla tua vita, ma tu chiudi un momento gli occhi, ti va?” propose serissima. Allora lo fanno tutte le donne! Di ricattare, intendo…
“Perché?” chiesi allora.
“Tu fallo e basta.”
sbuffai. Non mi piaceva il suo tono. Mi dava sempre fastidio. Ma i suoi occhi… mi entravano dentro come lame gelide e mi affascinavano: dovevo ascoltarli, mi diceva una gran parte di me, la meno saggia probabilmente. E poi… non lo so… per quanto lo volessi non riuscivo a considerarla una mia nemica. E sentivo qualcosa… di strano…  e come al solito, da vero curioso, cedetti.
Fu così che chiusi gli occhi. Passò qualche secondo e sentii due passi che sembravano quelli di un gatto, verso di me e quindi la porta.
Poi per qualche momento, silenzio, assenza di moto. Ero sempre più curioso.

Poi, del tutto inaspettato, un contatto.

Spalancai gli occhi, a mio malgrado ricambiando quello che era un bacio in piena regola.

Non sapevo come reagire, non me l’aspettavo per niente…. AIUTO!
Poi magicamente agii senza pensare, come ogni tanto mi succedeva.
La abbracciai, chiedendomi perché ne sentissi il bisogno, cosa inaudita. Per un momento avevo dimenticato cosa volesse da me Angel. Ma il momento passò, e mi staccai dalla ragazza con precipitazione, guardandola sconcertato.
“Cosa stai facendo?”
“Non è come credi.” Mi rivelò in un sussurro, tornando seria.
“Cosa-che-come??? T-tu mi hai baciato, cavolo! Ma perché l’hai fatto?” sbottai.
“Tu vuoi sempre sapere il perché di tutto, vero? Allora chiediti perché mi hai abbracciata.” Mi sfidò.
Silenzio imbarazzato.
“Ok, va bene, calma.” Esordii poi.
“Sei tu che devi stare calmo, io lo sono alla perfezione.” Mi rispose.
“Ma come, come è potuto succedere che io mi dimenticassi che non… no! Cioè! Ma insomma!”
“Stai andando in palla, calmati BB. Senti-”
“Stai zitta tu!” le intimai.
“Ascoltami BB per dio! Io devo solo… sei un tipino difficile eh?”
“Ma che dici?”
E lo fece di nuovo, maledizione a lei e a me! Poi mi abbracciò e sussurrò, udibile a malapena nonostante la vicinanza della sua bocca al mio orecchio.
“è per i microfoni idiota”
Mi immobilizzai. Allora l’aveva fatto solo per potermi parlare senza che ci sentissero.

“Stai fermo ora, ascolta fino alla fine, chiaro?”

E chi si muoveva?

“Io voglio uscire di qua, ma per farlo ho bisogno di te e Mello. Se non mi aiuterete, Eloin e Matt muoiono. Se lo farete, riuscirete a tirarli fuori di qui. Il 25 aprile, oggi è il 15, agiremo. Dovrete solo fare quello che vi dico e non ci saranno problemi. Ora, una volta fuori, mi dovete seguire se volete liberare i vostri due amici. E, sempre se lo vorrete fare, avrò bisogno dei tuoi occhi. Perché non mi tirano fuori i miei… “amici”? Fatti i cavoli tuoi. Mello ovviamente ha accettato. Stringimi la mano se ci stai. Se no saluta Eloin.”
Rimasi spiazzato, ma fui costretto a stringerle la mano.
Mi scostò con freddezza e uscì dalla mia stanza.

Si poteva essere più… stronzi?

Ero li, fermo immobile, probabilmente con una faccia da perfetto idiota, quando entrò Eloin, mi guardò negli occhi e si lasciò sfuggire un profondo sospiro.
Ma ero un po’ troppo shockato per badarle.
 “Hey Romeo, ti svegli?” mi chiese con una punta di ironia.
“Eh? Romeo?”
“Già, mio caro innamorato. Guarda che lo si vedeva lontano un miglio che ti eri appena baciato qualcuno.” Mi canzonò ridacchiando.
“Cosa? che? Ma non dire cavolate, Eloin! ”
“Si, si, certo.- cominciò, per poi avvicinar misi di scatto con fare inquisitorio ed erompere in un- CHI?”
“Eh?”
“BB, ma sei fuso? Chi-ti-sei-slinguato?”
“Tu vaneggi Eloin. Comunque. Cosa c’è?”
“Niente, è ora di cena! Ma non mi hai risposto caro mio! Guarda che lo scoprirò lo stesso!”
“Eloin, piantala!”
“Ok, ok! Andiamo dai!”
Per fortuna, per quella volta, Eloin si mostrò meno insistente.

Quando fu finalmente sera, pensai con serietà a quello che Angel mi aveva detto.
Se non collaboravo, Eloin sarebbe morta. Ma se avessi collaborato sarei morto io.
Decisi in un nanosecondo scarso che mi sarei sacrificato. Come potevo scegliere altrimenti?

Passarono tre giorni. Eloin si sentiva abbastanza felice tra le braccia di Matt e un po’ perplessa con me. Questo perché non riuscivo a stare allegro per più di 30 secondi. Stavo per perdere quella ragazza per sempre, cercate di capirmi, come facevo a sorriderle come se nulla fosse?  Una mattina presto, con un ansia che mi rodeva le budella uscii dalla camera e cominciai a camminare a caso. Mi fermai dopo mille passi contati davanti a una stanza. L’aprii. Una ragazza coi capelli neri dormiva legata a un letto bianco. Richiusi. Altri mille passi. Altra porta. Bambino bruno, appisolato su un letto troppo grande. Altri mille passi. Un vecchio? Già, un vecchio. Mille passi. Mello che dormiva.
“Che cazzo fai BB?”
“Fatti i cazzi tuoi biondina ossigenata.”
“Cerchi rogne panda?” chiese aggressivo.
“No.”
“Allora cosa vuoi?”
“Non ne posso più di tutta questa ipocrisia.”
“’Cazzo dici?”
“Lo sai benissimo.”
“Cosa?”
Richiusi la porta e tornai in camera. sentivo qualcosa dentro di me, un misto di impotenza, di qualcosa di nuovo, sconosciuto. Mi rendeva inquieto, e disperato.
“Ma che hai BB?” chiese una voce nella mia testa, stranamente somigliante a quella di Eloin.
“Niente”
“Allora perché piangi?”
“Cosa?”
Scoprii da aver poggiato la testa alle mani e di star piangendo lacrime salate, senza un lamento. Me ne stupii così tanto che per poco mi dimenticai perché piangevo. Poi me ricordai. Perché mi sentivo oppresso. Non ne potevo più.
Avevo voglia di urlare, di fottermente di Roger, di ribellarmi.


Tok Tok.

Niente.
“BB!?”
“Che… ARRIVO!” urlai a Eloin dall’altra parte della porta.
Quando uscii scoprii che non c’era solo lei. Mello, Matt e Angel stavano dietro di lei senza guardarsi fra loro.
Evidentemente il pavimento era molto più interessante.
“Emm… ciao… come mai tutti qua?” chiesi a metà tra l’irritato e l’imbarazzato.
Mello fece spallucce sincronizzato a Matt, Angel non sembrò avermi sentito. Guardai Eloin interrogativamente.
“Matt e Mello ormai sono abituati BB. Certo – continuò con un tono acido- quella non l’ha invitata nessuno. O comunque di certo non io.”
“Ciao BB. Come te la passi?”
La guardai in cagnesco e seguii gli altri per il corridoio.
“Si può sapere cosa vuoi?”
“Niente, perché?”
“Cos’è, non sai andare in mensa da sola?”
“Scusa, pensavo-”
“Non ti voglio fra i piedi la mattina, chiaro?”
“…”
Angel si fermò al penultimo pianerottolo con mia grande gioia e ci lasciò proseguire da soli.
“Cosa farai stamani BB?”
“Niente immagino, perché?”
“Così, pensavo che sarebbe stato carino stare tutti insieme per una volta no? Passare la mattina nella stessa camera, a tenerci compagnia, che ne dite?”
Io e Matt ci guardammo male. Mello guardò male Eloin. TUTTI guardammo male Eloin.
“Beh che c’è, ho qualcosa sul viso?” chiese lei ostentando indifferenza.
“Stai scherzando spero!” esclamò Mello.
“Mello sta zitto, ormai è deciso. E la camera prescelta è la tua! Felice?”
“Voi non avete il diritto!”
“Si che ce l’abbiamo!”
“Emm…. Davvero?” chiese Matt un po’ incerto.
“Si certo Matt!” esclamò convinta lei.
“…. Sicura?”
“INSOMMA! O si fa come dico io, o giuro che vi rovino!”
La guardammo male, eravamo tutti più alti di lei.
“BEH, MAI SENTITO PARLARE DI TORTURA PSICOLOGICA?”
Abbassammo lo sguardo ridacchiando.
“E lo vedete che si sta bene insieme?”
“Si ma-”
“Zitto Mello!”
“Guarda che non sono mica un cane!”
“Cuccia! O non avrai il cioccolato!”
“Ei!”
“Ho detto o non ho detto cuccia?”
“Ma-”
“L’ho detto o non l’ho detto?”
“Si, ma-”
“E allora cuccia Mello!”
Io e Matt ridemmo alla faccia incredula di Mello che si trovò azzittito da una ragazza.
“E anche voi, miei cari!”
Ostentammo le nostre migliori facce innocenti.

Il tempo passò troppo veloce perché mi preparassi come avevo voluto. La sera prima del Giorno, entrai in camera di Eloin, nervoso come un leone da circo che deve balzare in un cerchio di fuoco per la prima volta, mi sedetti di fianco a lei, senza dire un parola e lei capì che c’era qualcosa che non andava.
“BB, cosa c’è?” mi chiese infatti.
la guardai negli occhi, senza poter dire nulla.
Sostenne lo sguardo.
Poi, con un gesto di stanca rassegnazione dettato dall’istinto, appoggiai la testa sulla sua spalla, ancora silenzioso. Sembrò stupita, ma non disse nulla.
Restammo così per un temo indefinito, con qualcosa in sospeso nell’aria. da sotto di noi arrivavano le note distorte di una chitarra che suonava una strana canzone.
Pensai che potesse essere Angel e provai un moto di odio verso di lei. mi stava strappando da quella spalla così amica verso quello che era nel 99% dei casi un suicidio vero e proprio.
Impotente, abbracciai Eloin, e feci per andare, ma lei mi trattenne.
“Cosa c’è?” ripeté.
“Niente.”
Mi guardò male.
“Niente.” Ripetei.
Le note della chitarra distorta continuavano a echeggiare intorno a noi, come un avvertimento.
Le lanciai un ultimo sguardo e uscii.

Ero seduto al tavolo della colazione, Angel ancora non si vedeva e io ero sempre più nervoso.
“Che giorno è oggi Eloin?”
“Lo sai benissimo, te l’ho già detto 300 volte! Ma che hai?”
“Niente.”
“Si certo. Senti, piantala! Non sono la tua badante, se non vuoi dirmi cos’hai bene ma non trattarmi come se fossi stupida! Lo so benissimo che hai qualcosa!” sbottò.
“…”
“Scusa.”
“Scusa io.”
“Mello, vuoi dello zucchero?”
“No. ”
“Un grazie mai eh?”
“Non rompere le palle Matt”
“Nervosini? Che, ti è venuto il ciclo?”
Mello gli tirò un ceffone che per poco a Matt non finiva la faccia nel latte.
“Scusa Mel”
“Non chiamarmi Mel” rispose lui gelido.
“Scusami.”
“Scusa tu.”
“Ragazzi? Che avete oggi però!”
“Eloiiiin! Niente!” rispondemmo in coro io e Mello.
“Ok, ok! E che barba però, eh!”
Matt abbassò lo sguardo.
Poi Angel arrivò. Si sedette davanti a me.
“Ciao Beyond Birthday. Sei in forma oggi?”
“Più di quanto tu creda.”
“Che fai, provochi?”
“Non mi permetterei mai” dissi tra i denti.
“No, guarda, mi sta bene.”
“Ah, si? Come mai, vuoi fare a botte Angel?”
“Pensa alla tua colazione psyco, se non vuoi finire a tappeto.”
Sapevo che mi stava lanciando un segnale. E che mi faceva arrabbiare apposta. Se avesse saputo chi per primo mi aveva scherzosamente soprannominato psyco, però, non avrebbe osato tanto. Due occhi neri affiorarono nella mia memoria, e mi alzai di scatto.
“BB…” protestò Eloin.
“Lascialo.” Disse Mello.
“Come mi hai chiamato stempiata?”
“Psy-co.” Esordì alzandosi a sua volta.
“Scelta tua.”
Le tirai un pugno da sopra il tavolo che lei prevedibilmente fermò e al quale rispose salendo sul tavolo e tirandomi un calcio all’altezza della testa. La schivai e la sbattei a terra, ma si rialzò subito. Mentre le guardie ci portavano via, guardai Eloin scomparire dalla mia visuale con uno sguardo che lasciava trasparire troppa disperazione perché il suo non fosse stupito. Mello mi lanciò un’occhiataccia, e io voltai la testa, sapendo che forse, avevo appena detto addio alla mia unica AMICA.

  
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