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Autore: Kaleidoscope_    27/04/2013    1 recensioni
Quelle parole mi rimbombarono nella testa. Non volevo crederci. L'idolo che ho adorato per tutto questi anni poteva avermi detto ciò?
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dovevo andarmene per un po', stare lontana da certe persone. Sarei tornata dopo pochi giorni, dopo essermi sfogata e rilassata. Volevo assolutamente riprendermi, avevo il morale sotto terra. Incredibile come in una settimana il proprio morale si rivolti, vero?
Qualche giorno prima ero la persona più felice della terra, avevo incontrato i miei idoli, e invece in quel momento mi trovai in una situazione di merda in cui avevo litigato con loro e con la mia migliore amica.
“Allora, sei pronta?” chiese Alex quasi impaziente.
Erano le quattro del pomeriggio. Dato che i suoi genitori erano in vacanza a Londra, Alex decise di portarmi con sé nella loro casa a Lucca. Jako – il fratello di Evelyn – prese qualche suo vestito e me lo portò. Ne aveva talmente tanti che non se ne sarebbe mai accorta.
Lui era l'unico che sapeva della nostra 'fuga' e lo pregai di non dire nulla agli altri.
“Sì, andiamo.”
Prendemmo i borsoni e li caricammo nella macchina di Alex, per poi partire.
Non parlammo durante il viaggio, dato che mi addormentai.
Dopo essermi risvegliata e aver preso il mio borsone, Alex mi fece entrare nell'abitazione.
La trovai accogliente. Appena entrai, mi trovai davanti tre corridoi, quello a sinistra andava verso la cucina, quello a destra verso il salotto. Quello al centro invece, portava in una lunga scalinata che finiva arrivando davanti a tre stanze.
“Vieni, portiamo i bagagli in camera mia” disse lui prendendomi per mano.
Annuii non troppo convinta, mi sentivo sempre a disagio nelle case altrui.
Dopo aver sfatto le valige e aver sistemato i vestiti, Alex decise di portarmi a pranzo dopo aver sentito il brontolio del mio stomaco.
Mentre stavamo passeggiando per via Fillungo – la via piena di negozi di Lucca – lui mi teneva ben salda a sé, stringendomi con un braccio sulla mia spalla.
“Cosa ti andrebbe di mangiare?”
“Un pezzo di pizza andrebbe benissimo!”
“Sicura di non volere altro? Non mangi da un sacco!”
“Tranquillo, dopo tutto quello che è successo, ho lo stomaco sottosopra...”
Non aggiunse altro.
Stavo male, eccome se stavo male. Mi mancava Evelyn, non riuscivo a credere di aver appena litigato con lei. Non era mai successo e ormai pensavo che non potesse più accadere, ma a quanto pare mi sbagliavo. Volevo dimenticarmi di tutto ciò, così chiesi ad Alex se più tardi potessimo andare in un pub.
“Pub? Non è una brutta idea, sai reggere l'alcol?”
“Me lo chiedi pure?” risposi facendogli un occhiolino.
Accennò una risata ed entrammo in una pizzeria. Mi sedetti ad un tavolino, aspettando l'arrivo del mio ordine.
Dopo qualche minuto arrivò una cameriera che portò il tutto e mangiai con grande voracità il mio pezzo di pizza, sotto lo sguardo divertito di Alex.
“Stomaco sottosopra, eh?”
Feci la linguaccia e continuai a bere la mia birra.
“Progetti per oggi?” chiese lui.
“Vorrei vedere un po' la città, mi porti a fare un giro?”
“Ma certo! Ti porto anche sulle mura, oggi è la giornata adatta per andarci, il tempo è fantastico!”
Sorrisi e finii il mio pranzo. Usciti da quella pizzeria, mi portò in piazza Napoleone.
La prima cosa che notai fu un negozio di dischi e non tardai a fiondarmici dentro, trascinando Alex per un braccio.
Mi bloccai subito appena entrai, dopo aver sentito la canzone in riproduzione che mi fece saltare un battito.
 
Say it aint so, I will not go,
Turn the lights off, carry me home!
 
Strinsi più forte la mano di Alex, ma continuai a girovagare per quel negozio, in cerca di qualche cd interessante. Non riuscivo a concentrarmi, la sua voce, la voce di Tom, mi mancava. Avrei sicuramente voluto lui al posto di Alex, ma no, non dovevo volerlo. Alla fine non comprai nulla, volevo uscire da lì.
“Ti fa ancora male?” chiese Alex preoccupato.
Lo guardai confusa, per poi fare cenno negativo con la testa.
“Stai tranquillo. Allora, mi porti in giro o no?”
“Mi fido! Andiamo”
Le ore passarono veloci, dopo un breve giro per la città, lui mi portò sulle mura e ci addormentammo sotto il calore del sole, abbracciati.
Verso le cinque tornammo a casa e dopo essermi cambiata e truccata, andammo in un pub, dove ordinai un super alcolico.
“Hai solo 16 anni! Non esagerare eh!” mi disse Alex prima che il barman mi porgesse il terzo drink.
Mi avvicinai a lui, a pochi centimetri dal suo viso, lasciandogli un bacio a fior di labbra.
“Voglio divertirmi!” gli sussurrai.
Dopo il quinto bicchiere, lo presi per un braccio e lo trascinai via dal locale.
Lo attirai a me e lo baciai con passione, lasciandogli il segno del rossetto sulle labbra.
Quando mi staccai, barcollavo e lui mi prese in braccio, dirigendosi sulla strada verso casa.
Ridacchiavo, non capivo più nulla e in poco tempo mi ritrovai sul letto, intenta a sbottonare la camicia di Alex. Lui mi sfilò il mio vestito rosso e continuammo a baciarci mentre lui accarezzava il mio seno.
“Ti voglio” mormorai tra un gemito e l'altro.
“E io voglio te” rispose lui.
In poco tempo fummo entrambi nudi, l'uno sull'altro e quando lui entrò in me, sentii una sensazione bruttissima.
Capii che quello era sbagliato, che in quel momento, in me non c'era amore né attrazione ma solo voglia di sesso. Mi meravigliai di me stessa, ma ero troppo ubriaca per fermare tutto.
Le mie mani accarezzavano i suoi riccioli ricoperti di gel, mentre la stanza si riempiva dei forti ansimi di entrambi.
Raggiungemmo insieme il culmine del piacere e anche se erano solo le nove di sera, crollai dal sonno subito dopo essermi coricata sotto le coperte.

 
Mark's point of view
 
Vidi Giorgia uscire dalla porta ma quando provai a seguirla, la voce di Tom mi fermò.
“Mark, dov'è andata?” mi chiese barcollando, tenendosi la testa con il palmo di una mano.
“Non lo so, che hai?”
“Febbre, ma sta passando. Voglio sapere dov'è sta andando, io...devo andare da lei”
“Tu non vai da nessuna parte, vai a riposarti, la vado a cercare io.”
Non rispose, sembrava in trance, si girò e tornò nel divano.
Uscii di nuovo di casa, andando a cercare Giorgia.
Urlavo il suo nome, ma di lei nessuna traccia. Mentre giravo l'ennesimo angolo di una strada, sentii squillare il telefono, era Tom.
“Tom?”
“M-Mark ti prego, t-torna qui, non mi s-ento bene”
La sua voce era stanca, stava evidentemente male, così non ci pensai due volte a tornare indietro.
In pochi minuti fui in casa, lo trovai accasciato a terra, sudato come se avesse fatto una doccia.
Lo tirai su - malgrado fosse il doppio di me – e lo stesi nel divano. Era bollente, avrà avuto la febbre altissima, così andai in cucina e trovai delle medicine, ma non riuscivo a capire quale fosse quella giusta, dato che tutte le istruzioni erano in italiano.
Continuai a guardarmi in giro, trovando una scatola rosa e bianca aperta, così la presi e andai da Tom, facendolo voltare verso di me.
“DeLonge guardami, hai preso questa prima?”
Mi guardò, aveva gli occhi lucidi, ma riuscii ad annuire. Così presi la pasticca all'interno della scatola e la misi in un bicchier d'acqua, facendogli bere il tutto.
“Vedrai che passerà”
Non era la prima volta che vedevo Tom in quelle condizioni, ne avevamo passate tante insieme.
Presi dal freezer del ghiaccio e lo misi dentro un panno, che posai sul capo di Tom.
“Mark, dov'è?”
“Chi?”
“Giorgia, dov'è Giorgia?”
“Non lo so, dopo torno a cercarla. Adesso fatti passare la febbre!”
“Devo andare da lei, ho bisogno di lei, Mark ho bisogno di lei”
“Tom, chiudi quella cazzo di bocca e dormi.”
Non rispose, ma quelle parole mi fecero confondere, probabilmente avevo capito a cosa si riferisse.
Appena si addormentò, tolsi il ghiaccio e mi addormentai nella poltrona di fianco a lui.
Mi risvegliai verso le quattro del pomeriggio, quando sentii dei rumori dalla cucina. Tom non era più nel divano, infatti stava cercando qualcosa da mangiare.
“Vedo che ti sei ripreso!”
Si voltò e mi sorrise, continuando a cercare del cibo, finché non trovò un pacchetto di patatine.
“Vado a farmi una doccia” si limitò a dire, per poi salire le scale.
Aspettai sul divano, pensando alla cazzata che avevo fatto. Avevo tradito la fiducia di Evelyn, mannaggia alla mia boccaccia.
Iniziavo a tenere veramente tanto – e forse troppo – a quella ragazzina. E forse i miei sentimenti stavano cambiando, si stavano ingrandendo. Ma non poteva accadere.
La voce di Tom mi fece tornare alla – triste – realtà.
“Bene, adesso andiamo” fece per poi allontanandosi verso la porta d'uscita.
“Oh, dove?” chiesi confuso.
“A cercare Giorgia”
Mi limitai ad annuire, per poi prendere le chiavi di casa e chiudere.
Mentre camminavamo verso casa di Evelyn – eravamo sicuri che lei sapesse dove fosse – iniziai a fare delle domande a Tom.
“DeLonge, non è che ti stai innamorando?”
“Innamorarmi? Io? Devo ricordarti chi sono? E poi di chi dovrei innamorarmi?”
“Di Giorgia, per esempio.”
“Non vedo perché dovrei.”
“Oh beh, fino a qualche ora fa continuavi a dire che avevi bisogno di lei e che volevi andarla a cercare a tutti i costi!”
“Avevo la febbre alta e comunque la voglio trovare perché sono preoccupato. E' mia amica.”
“Certo Thomas, amica.”
Lui non rispose, ma sapevo benissimo che stava tramando qualcosa.
Arrivati a casa di Evelyn, la trovammo sul portico. Non aveva un bell'aspetto, sembrava tremendamente infuriata. Ero decisamente nei guai.
“Voi due, siete dei bugiardi. Tu in primis!” disse stizzita, indicandomi.
Tom mi guardò confuso.
“Piccola, posso spiegarti”
“Per prima cosa, non sono la tua piccola. Seconda cosa, mi hai delusa. Avevi promesso!”
I suoi occhi iniziarono a diventare lucidi.
“Ti prego non ti arrabbiare, non avrei dovuto dirglielo, è vero. Ma lo sai che parlo troppo certe volte! Non volevo farlo, te lo giuro!”
“Non cercare di trovare delle fottutissime scuse, mi fidavo di te! Adesso per colpa tua ho perso la mia migliore amica e mio fratello non mi vuole dire dov'è!”
Tom si avvicinò, interrompendo il suo discorso.
“Tuo fratello sa dov'è Giorgia?”
Annuì, mordendosi un labbro.
“Bene, lo faccio parlare io.”
Senza dire altro si diresse verso l'entrata della casa di Evelyn. Evelyn ed io naturalmente lo seguimmo.
Un ragazzo moro assomigliante a lei – che identificai come Jako – spuntò dalla cucina.
“Sei il fratello di Evelyn?” chiese Tom con fare angelico.
“Sì, perché?”
“Dimmi dove si trova Giorgia.” continuò, diventando tremendamente serio.
“Ma anche no, chi ti credi di essere?”
“Dimmelo o sarà peggio per te.”
“Ma fammi il fav-”
Il ragazzo non fece in tempo a finire la frase che Tom lo alzò prendendolo per la maglietta e lo sbatté contro il muro.
“Ti ho fatto una domanda ragazzino, adesso rispondi!” disse urlando.
“TOM!” gridò Evelyn, in preda al panico.
“Vuoi fare il grande, eh? Non te lo dirò mai!” rispose Jako tranquillamente.
Tom non se lo fece ripetere due volte, così gli mollò un pugno in faccia e lo buttò a terra.
Evelyn andò verso di lui, mentre io bloccai Tom per evitare una rissa.
“Tom, ma che cazzo fai?” feci per riprenderlo.
Lui non mi ascoltò e si riavvicinò verso Jako.
“Non mi piace ripetermi, dimmi dov'è Giorgia.”
“E' con A-Alex, alla sua casa di Lucca! Posso darti l'indirizzo, lasciami stare adesso!” rispose spaventato.
Tom strinse i pugni quando pronunciò il nome di Alex.
“Bene, dammelo subito.” concluse serio.
Jako si rialzò con l'aiuto della sorella e scrisse su un bigliettino l'indirizzo.
Senza dire nulla, uscì dalla porta e quando provai a seguirlo, si voltò.
Il suo sguardo era quasi minaccioso, non l'avevo mai visto così.
“Vado da solo.” disse, per poi incamminarsi verso non so che direzione.
In quei casi bisognava lasciarlo solo, così rimasi con Evelyn, che ancora era infuriata con me.
Aspettai che suo fratello prese del ghiaccio e se ne andò in camera, per poi avvicinarmi a lei.
“Mark, non ne voglio parl-”
“Aspetta, ti prego lasciami spiegare. Sono un perfezionista, ma certe volte riesco a rovinare tutto. Non sono riuscito a tenere la bocca chiusa, ma ti giuro che non volevo ferirti. So che prima pensavi che potessi essere perfetto. Ti sbagliavi, ho una marea di difetti e dev'essere difficile sopportarmi. Magari non riuscirò più ad avere la tua fiducia, però vorrei che potessi perdonarmi. Ci tengo a te, forse più di quanto tu possa credere e non voglio perderti.”
I suoi occhi diventarono lucidi e abbozzò un sorriso, prima di avvicinarsi a me ed abbracciarmi forte. Non disse nulla e mentre i suoi singhiozzi iniziarono a riempire il silenzio che si era formato, le accarezzavo i capelli.
“T-ti adoro” sussurrò tirando su col naso.
Accennai una risata, prima di poggiare due dita sul suo mento e voltare il suo bellissimo viso verso il mio.
“E io adoro te”
Subito dopo quella risposta, si alzò sulle punte e mi baciò.


Giorgia's point of view 
 
Mi risvegliai sola, erano più o meno le due. Mi rivestii con una tuta, per poi scendere in cucina.
Sul frigorifero c'era un post, probabilmente di Alex.
 
Mio fratello è in ospedale per non so che motivo, sono andato a controllare.
Torno il prima possibile, non aspettarmi alzata!
 
Appoggiai il foglio nel tavolo, ma non feci in tempo a versarmi un bicchiere d'acqua che sentii qualcuno bussare insistentemente alla porta.
Era Evelyn.
“P-posso entrare?” chiese timidamente.
I suoi occhi erano lucidi e m'intenerirono dannatamente, così feci cenno positivo con la testa.
“Evelyn sappi ch-”
“N-no aspetta! Lasciami parlare! Ti prego lo so, sono stata una stronza. Non volevo mentirti, né era mia intenzione farti stare male! Ti voglio bene, sei come una sorella che non ho mai avuto e non voglio che una cazzata simile ci divida! Ricordo quando da piccole, appena conosciute, ti chiudesti nella tua camera per cinque giorni perché avevi litigato con tuo padre e non volevi più parlare con nessuno. Ti venni a cercare e quando riuscii a salire in camera tua ti lasciai un bigliettino davanti alla porta. Ricordi?”
Eccome se lo ricordavo.
 
Non so se hai voglia di leggere, ma ci provo comunque.
Volevo farti sapere che se vuoi sfogarti con qualcuno, io ci sono, basta che vieni a bussare alla porta. Mi sono affezionata a te in poco tempo perché sei veramente una ragazza speciale. Quando non ti ho vista più venire al parco e tua sorella mi ha detto che eri triste, mi sono preoccupata tanto, davvero! Voglio aiutarti perché non mi piace vederti star male. Ti voglio tantissimo bene, Gio!
P.S. Mi manchi!
P.P.S. So che ti sembrerà strano che io possa essere riuscita a scrivere un discorso senza errori, infatti mi ha aiutato la mamma. Ah, manchi anche a lei!
 
Mi salirono i brividi ripensando a quei momenti e una lacrima scese dal mio sguardo, che si rilassò.
“Ecco, quella lettera l'avevo scritta con il cuore e forse anche con l'aiuto di mia madre dato che non sapevo bene l'italiano...ma questo è un altro fatto. Penso ancora tutto ciò e ti prego perdonami perché non riuscirei mai ad andare avanti senza di te!”
Senza dire nulla, la abbracciai e la strinsi veramente forte. Non me ne importò più nulla della sua bugia, potevo perdonarla perché le volevo veramente bene.
“Devo prenderlo come un 'Sì, ti perdono' ?” mi sussurrò.
“Ma certo che ti perdono, scema!” feci scompigliandogli i capelli.
Bevemmo un bicchiere di latte insieme, mentre lei mi raccontava di Mark. Non sfiorammo neanche di un po' 'l'argomento di Tom'.
“Ma quelli non sono miei?” disse indicando i miei vestiti.
“Emh”
“Non me n'ero neanche accorta! Tienili, ma quando torni riportameli.”
Annuii e scoppiamo entrambe a ridere. Nel bel mezzo dei nostri discorsi però, sua madre la chiamò dicendole di tornare a casa e che aveva mandato Mark a prenderla.
“Quando torni?” chiese prima di uscire dalla porta.
“Non lo so, presto, te lo prometto” risposi facendole l'occhiolino.
Lei sorrise e uscì, dirigendosi verso l'auto di Mark – che mi salutò con un sorrisone -.
Erano quasi le quattro del mattino, ormai ero sfinita e volevo tornarmene a letto, ma prima decisi di chiamare Alex.
“Gio! Che fai ancora sveglia?”
“Hey, quando torni?”
“Guarda, questo stupido ha fatto un incidente in motorino, niente di grave. Resto qui fino a che non si calma, faccio il prima possibile, spero di riuscire ad arrivare verso l'ora di pranzo!”
“Oh, mi spiace molto...salutamelo e digli di rimettersi! Ti aspetto.”
“Lo farò, ciao bella!”
Feci giusto in tempo a chiudere la telefonata che subito dopo qualcuno bussò alla mia porta insistentemente.
Dall'occhiello non riuscivo a capire chi fosse, era buio, così aprii con cautela.
Non feci in tempo a richiudere che la figura si intrufolò in casa, ma non era una persona qualunque.
“Cosa ci fai qui? Vattene!” gli urlai.
“Per favore, non iniziare a strillare.”
“Non voglio vederti, tornatene a Poway, stronzo!”
“Smettila, smettila, smettila, cazzo! Possibile che tu non mi voglia ascoltare?”
“Come posso volerti ascoltare ancora dopo tutto quello che mi hai fatto?!”
“Ho una spiegazione per tutto, sei tu che non vuoi starmi a sentire!”
Continuavamo a gridare, attaccandoci come mai avevo fatto in vita mia.
“Non mi importa delle tue spiegazioni, mi hai mentito, Thomas. Hai approfittato di me come se nulla fosse e adesso vorresti anche che ti perdonassi!?”
“Oh Cristo, sei una stupida! Non hai capito nulla!”
Gli mollai uno schiaffo.
“Stupido sarai tu, non ti permettere!”
“Non ti sopporto più, non so neanche perché sono qui!”
“E allora vattene!” dissi avvicinandomi.
“Vorrei ma c'è una parte di me che non vuole farlo.”
“Non vedo il motivo, esci da questa casa!”
“NO!” urlò ancora più forte, spaventandomi.
“SI!” feci, cercando di sostenere il suo tono.
“Possibile che tu non abbia capito niente? Sei così idiota?” continuò, sovrastandomi con tutto il suo metro e novanta.
“Ti odio.” conclusi con una lacrima che scorreva sul mio viso.
Senza rispondere, lui abbassò il viso e si attaccò alle mie labbra. La sua lingua stava chiedendo accesso e non so per quale motivo, glielo diedi. Iniziammo a baciarci con passione, mi prese in braccio e finimmo nel divano. In quel momento, capii di aver sbagliato ad aver fatto sesso con Alex. Non provavo nulla per lui, provavo qualcosa per Tom. Qualcosa che doveva smettere di esistere.
Mi spogliò totalmente in men che non si dica e feci lo stesso con lui.
Quando ci ritrovammo nudi entrambi, si staccò da me ansimando.
“Mi odi veramente?”
“N-no” balbettai.
Riprese a baciarmi, per poi entrare con forza dentro di me, facendomi sentire un gran dolore misto piacere immenso che mi fece urlare.
Le sue spinte aumentavano e quando stavamo per raggiungere il 'paradiso' mi guardò dritta negli occhi.
“Pe-erdona-ami” mi sussurrò prima che entrambi venimmo.
Con il cuore che batteva a mille, rimasi sdraiata nel divano mentre lui si rivestiva.
Senza proferire parola, si avvicinò a me e mi rivestì, mentre ancora cercavo di recuperare il fiato.
Poi si sedette e mi prese le mani.
“Non ho fatto sesso con te per scommessa, l'ho fatto perché era quello che mi sentivo di fare. Non sono andato a letto con un'altra il giorno dopo, mi hai trovato ubriaco e sì, sono una persona orribile quando bevo troppo. Non ti ho mentito sull'amnesia per prenderti in giro, ma per cercare di iniziare da capo ciò che avevo rovinato. Sono sempre stato un genio nel rovinare le relazioni e speravo di poter salvare almeno questa, ma come al solito ho peggiorato la situazione. Scusami. Non c'è aggettivo per descrivere come mi sento in questo momento.”
Quelle parole mi lasciarono senza fiato, mi sentii veramente in colpa per non averle ascoltate prima.
“Tu devi scusarmi. Non ti ho dato l'occasione di spiegarmi tutto questo e mi sento una stupida per non averlo fatto.” dissi, accarezzandogli i capelli scompigliati.
Lui accennò un sorriso, presi il respiro per poi continuare a parlare.
“Però ho capito una cosa, poco fa. Non voglio comunque avere una relazione con te, non riesco a darti fiducia, scusa. Tra noi ci potrà essere solo amicizia, una grande amicizia.” conclusi, abbassando lo sguardo.
“E' questo quello che vuoi?” mi chiese quasi timidamente, con un chiarissimo velo di tristezza nella voce.
“Sì.” risposi, cercando di sembrare il più decisa possibile.
No, non era quello che volevo, ma era l'unica soluzione per stare meglio. Non potevo essere sicura che lui non mi avrebbe mentito nuovamente e quella era l'unica cosa che mi sembrava giusta fare.


Kaleidoscope's space :
Here we go, so che c'ho messo tanto per pubblicare ma ero sommersa di interrogazioni/verifiche. Per fortuna è iniziata una settimana di vacanze, così sono riuscita a scrivere questo capitolo u.u 
Ringrazio Waves of Joy e Hotaru182 (che ha scritto una recensione breve e quindi non è apparsa online) per aver recensito il capitolo precedente.
Bye :3
  
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