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Autore: Hermes    27/04/2013    2 recensioni
Questa non è la classica storia sui Nightwish in se e per sè...a dire il vero non ho idea da dove diavolo sia uscita e non so come ho fatto a trovare il coraggio di postarla...
"Perdona la Bestia che adora...” mormorò ancora “Perdona Me.”
Il bacio che seguì fu aspettato, implorato, desiderato…tutto meno che amaro.
Dimenticammo il resto…il mattino non ci svegliò...
L’unica certezza che mi rimase fu quella della sua presenza, del movimento del suo corpo contro il mio.
Non c’era riposo…ma sognai…
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Tuomas Holopainen
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dreams of Reality'
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19 Settembre 2018, ore 21 e 32
Stati Uniti, Louisiana, New Orleans
I ragazzi si erano riuniti tutti in una delle salette a disposizione dei clienti dell’albergo e parlottavano fra di loro con toni bassi e concitati.
Quel giorno di pausa aveva fatto bene ed i ragazzi erano riusciti a recuperare un po’ della loro vivacità e qualche ora di sonno in più. Il fatto che poi passassero un paio di notti in albergo rendeva l’atmosfera più rosea e tranquilla.
Non per Tuomas, però.
La sua espressione mentre usciva dall’ascensore e tornava dai ragazzi, non poteva fregare Tony.
“Come sta?”
“Credo che stia dormendo come un ghiro…” rispose, Tuomas con una smorfia sedendosi accanto all’amico.
“Cosa significa credi?”
“Quando ha capito che mi ero preoccupato per lei, si è arrabbiata. Mi ha buttato fuori e mi ha intimato di smetterla e che tutto va benone. Sembrava Kirsti quando non gli vengono i piatti in cui eccelle.”
“Questo significa che non sta affatto bene…” si inserì Marco a voce bassa, mentre leggeva qualche libro sul suo ipad. Il bassista venne chiamato da Emppu al tavolo e si alzò.
Tuomas sospirò “Questo tour è stato uno sbaglio, abbiamo voluto fare le cose troppo in grande ed adesso ne pagheremo le conseguenze.”
Tony posò una mano sulla spalla del tastierista per infondergli un po’ di coraggio “Sono sicuro che andrà meglio, An non ha fatto che riposare in questi giorni…”
“Non è questione solo della sua voce, Tony.” Tuomas si stava sfregando la faccia, delle rughe di stanchezza gli segnavano la fronte e intorno agli occhi rossi “Io non riesco più a buttare giù una parola da fine Giugno. Jukka e Marco non vedono l’ora di tornare a casa. Tero è completamente impazzito. Emppu inizia ad essere insofferente ai soundcheck ed ai concerti. Ci stiamo sfaldando e va a finire sempre che la causa sono le mie manie di grandezza.”
“Tuomas!”
“Siamo stanchi, sono stanco. Anette è stanca…sto pensando di annullare i prossimi concerti.”
Gli occhi del tastierista, per quanto rossi, erano fermi e decisi.
Quel tipo di sguardo – Tony lo sapeva – non portava mai a nulla di buono.

21 Settembre 2018, ore 20 e 42
Stati Uniti, Florida, St Pete, Jannus Landing, backstage

I ragazzi dei due gruppi finlandesi si dividevano il camerino e l’atmosfera si era un po’ sollevata rispetto ai giorni precedenti.
Tony Kakko osservava la scena quasi senza crederci.
A New Orleans, la sera prima, Anette aveva fatto scintille sul palco in splendida forma e di ottimo umore trascinando con se i ragazzi, rinvigoriti dall’energia della cantante.
Bisogna dare atto, An è una vera guerriera e non si dà per vinta così facilmente.
Certo la sua voce stava calando ma Tero aveva preso ad aumentare il canale del microfono di An in modo che non si notasse che in uscita gli strumenti erano molto più ampi in volume della sua voce.
Era un trucco ingiusto ma efficace, solo qualcuno del settore e con un buon orecchio fino avrebbe potuto notare la differenza od i tremori sulle note che An non riusciva più a toccare.
Un grande aiuto alla situazione live l’aveva anche dato Tuomas.
La sera prima aveva deciso di modificare la setlist, che era rimasta sempre la stessa negli ultimi tempi.
Molte canzoni a livello vocale troppo impegnative erano state scartate, sostituite da altre dove la difficoltà si riversava tutta sulla batteria ed gli assoli della chitarra e della tastiera.
Anette si era opposta a quel cambiamento ma Tuomas si era dimostrato irremovibile, ne avevano discusso per tutta la sera ed infine si erano messi a litigare finché Marco non si era messo in mezzo ed aveva fermato il potenziale pasticcio.
Adesso il tastierista se ne stava relegato in un angolo del camerino ad ascoltare musica sull’ipod di Tero ed osservando da sotto il cappello con occhi di falco An, che rideva e parlottava allegra con i ragazzi e me.
Tuomas non era arrabbiato con lei, si vedeva ad un miglio ma il suo sguardo che attraversava la stanza mostrava tutta la sua preoccupazione.
Per conto mio l’improvviso rifiorire di Anette mi lasciava spiazzato e dubbioso.
Io e Tuomas incrociammo gli sguardi per un attimo.
Entrambi con una domanda non detta, entrambi ansiosi.
Anette sta giocando con la sua salute e si sforza più che può.
Ma fino a quando?

22 Settembre 2018, ore 10 e 15
Stati Uniti, Florida-Tennessee, Nightwish Caravan

I ragazzi avevano capito che qualcosa non andava e l’improvvisa marcia in più di An, puzzava di bruciato.
Anette, al contrario di tutte le sue abitudini, quel mattino non si era svegliata prima degli altri ed avevamo deciso di lasciarla riposare.
Ci eravamo spostati nella zona giorno e cercavamo di fare il meno casino possibile.
Viaggiavamo dalla notte precedente e la tensione del caravan stava salendo come la colonnina del mercurio di un termometro ad ogni minuto che passava.
Stavo scribacchiando nonsense sul Moleskine, Jukka al mio fianco batteva sommessamente le dita sul piano del tavolo.
Ad un certo punto non ce la feci più e mi alzai, richiudendo con l’elastico il quaderno.
“Vado a vedere se ha bisogno di qualcosa o se dorme.” spiegai all’occhiata dura di Marco “Non ha ancora fatto colazione!”
L’espressione del bassista si addolcì ed annuì, Anette aveva fatto punto d’onore di non rivolgermi la parola se non assolutamente necessario dalla sera prima. Quell’isolamento mi preoccupava, era il modo di An per farmi capire che c’era davvero qualcosa che non andava e che non dovevo scoprirlo.
Svicolai per il fondo del pullman dove stavano le cuccette e scivolai dietro la tenda, mentre gli occhi si aggiustavano alla semipenombra.
Accesi una delle fioche luci di servizio ed arrivai fino alla cuccetta di Anette, dove era sdraiata, avvolta nelle coperte fino alla fronte.
“An? Sei sveglia?” domandai piano.
Non ricevetti risposta.
“Dai…facciamo la pace.”
Ancora niente.
Posai una mano sulla forma sopra le coperte e la mossi appena ma non abbastanza per svegliarla se davvero stava nel mondo dei sogni.
A quel movimento la coperta si spostò leggermente e qualcosa cadde per terra.
Mi chinai a raccogliere la carta.
Paracetamolo.
Rifissai lo sguardo sulla cuccetta e spostai la coperta.
Non era l’unica carta.
Ed An non stava dormendo anche se aveva gli occhi chiusi.
Era sudata.
Stava delirando.

23 Settembre 2018, ore 20 e 22
Stati Uniti, Tennessee, Knoxville, Sacred Heart Hospital

La febbre di Anette era altissima.
Per fortuna il più del viaggio era stato notturno ed i pochi chilometri che ci separavano da Knoxville li avevamo fatti come se avessimo il diavolo alle calcagna.
Ed era vero.
Appena dietro la mia spalla c’era un demone che ghignava crudele e che mi faceva tremare dalla paura.
Eravamo arrivati all’ospedale verso mezzogiorno ed Anette era stata imbarellata e fatta passare attraverso il pronto soccorso praticamente senza fermarsi.
L’avevo seguita con Marco, Jukka ed Emppu mentre Ewo cercava di spiegare alla reception chi eravamo e la nostra nazionalità.
Nel pomeriggio era stata visitata ed l’avevano subito spostata in una camera.
Per tutto l’arco del giorno non aveva ripreso conoscenza, il dottore aveva disposto che l’avrebbero fatta dormire finché la temperatura corporea non si fosse abbassata.
Lui stesso aveva messo in chiaro la situazione davanti ai miei occhi “Sua moglie non si è ammalata improvvisamente. Questa febbre è la conseguenza di uno stato influenzale mal curato che si sta portando dietro da mesi. Certo lei l’ha combattuta, ma – se quello che mi avete raccontato corrisponde alla verità – dei medicinali a base di paracetamolo di certo non sono sufficienti e nemmeno un superuomo sarebbe riuscito a rimanere in piedi fino a questo punto. È stata una perfetta incosciente, ed ora che un nuovo virus l’ha colpita il suo fisico si sta indebolendo sempre di più. Dalle analisi del sangue abbiamo riscontrato che ha un’infezione in corso nei reni.”
Il dottore aveva richiuso la cartella clinica “Temo che la permanenza di sua moglie qui non sarà breve, signor Holopainen.”
Ovvero: sarai pure suo marito ma non è che vali molto, se non ti sei accorto di niente.
Avevo passato il resto del giorno seduto accanto al letto di Anette, l’avevano cambiata con una di quelle tuniche da ospedale bianche e scomode. Nel gomito le avevano infilato un ago, connesso ad una flebo da cinque litri, sulla plastica trasparente c’era scritto tetracicline.
Stessa storia sull’altro braccio dove un’altra flebo sgocciolava un liquido trasparente ma di un leggero colore giallo, l’infermiera mi aveva rassicurato che erano solo sali ed acqua per evitare che Anette rimanesse disidratata.
Erano scese le ombre della sera e la stanza si era rabbuiata visibilmente a parte una fioca luce sopra al letto.
Anette sembrava dormire pacificamente, se non fosse stato per il sudore che le imperlava ancora la fronte e la sua mano fra le mie che scottava.
La guardavo, misurando ogni suo respiro.
Il medico mi aveva rassicurato che non era in pericolo, ma avevo comunque paura per lei.
Non l’avevo mai vista con una febbre così alta.
Al diavolo, dovrei essere arrabbiato per la sua idiozia ma mi è impossibile.
Non ci riuscirei né ora né mai, perché so che ha fatto tutto in buona fede, sperando di farcela.

La porta della stanza si aprì di uno spiraglio grazie a Marco. Avevamo un’intervista di gruppo quel pomeriggio ma avevo declinato, non mi andava di lasciarla sola.
“Tuomas…dovremo parlare per stasera.”
Annuii e lasciai la mano di An, alzandomi ed uscendo, cercando di fare meno rumore possibile.
Il corridoio era illuminato a giorno e dovetti strizzare gli occhi perché le luci non mi abbagliassero.
“Come sta?” domandò Emppu con le sopracciglia aggrottate in un’espressione triste.
“Ha ancora la febbre alta e han deciso di bombardarla con un ciclo di antibiotici dalle 36 alle 48 ore. Fuori discussione che si rimetta in piedi per un paio di giorni, a meno che non avvenga un miracolo.” risposi stancamente, Ewo scosse la testa.
Jukka sospirò “Non possiamo farci niente…sono le leggi della natura e poteva capitare ad uno qualsiasi di noi.”
“Toni ha già postato un messaggio sul sito, ed abbiamo contattato la venue.” mi assicurò il nostro manager.
“Tuomas, io ed i ragazzi abbiamo deciso di suonare lo stesso per attutire un po’ il fatto.” disse Tony con un sorriso amichevole.
“Grazie…” gli strinsi la mano “Ma sono dell’idea che bisogna rimborsare il biglietto a tutti almeno in parte.”
“Eravamo già d’accordo così, Tuom.” ammise Marco mentre Jukka annuiva.
Ecco, è ora di tirare fuori la patata bollente…
“Ragazzi…” abbassai lo sguardo ma subito lo rialzai “Anche se Anette si riprendesse in tempo per gli ultimi concerti della leg, sono dell’idea che dovremmo fermarci qui.”
Marco ed il cantante dei Sonata non sembravano troppo sorpresi ma Jukka si rabbuiò ed Emppu era incredulo.
“Tuomas, non so se ti rendi conto ma questi concerti sono stati decisi quasi sei mesi fa!” replicò il nostro batterista.
“Come pensi che reagiranno i fans alla notizia?” gli fece eco il nostro chitarrista, nervoso.
Marco aveva passato una mano sulla spalla di Jukka, ammonendolo in silenzio di chiudere la bocca. Mi appoggiai alla porta dietro di me e cercai di spiegarmi meglio.
“La mia non era un’imposizione. Naturalmente so che in termini economici andremo in rosso se dovremo tirare fuori tutti gli incassi da qui a New York, ma cosa possiamo fare? Stasera, Charlotte e Baltimore sono fuori discussione ma se Anette se la sente potremo anche suonare l’ultima data nella Grande Mela. Da parte mia penso che siamo ad un passo dallo sfinimento, Jukka e che potremmo anticipare lo stop di una settimana prima di volare in Sud America. Emppu non dimenticare che siamo persone umane anche noi, ed i nostri fans questo lo sanno, come conoscono che non ci siamo fermati da mesi. In qualche modo li ripagheremo e sono il primo a volerlo ma adesso ciò che mi preme è il bene di Anette anche se si è comportata da stupida, l’avete detto, no? Poteva capitare a chiunque di noi, me compreso.”
Ewo annuì con un sorriso d’incoraggiamento mentre Tony sorrise nella mia direzione “Io ed i ragazzi dei Sonata pensavamo di continuare con le date per coprire la vostra assenza.”
“Penso che sia una buona idea, amico.” risposi “Ragazzi, non sto disertando la band ma vi chiedo solo di rifletterci su. Ne possiamo riparlare domani.”
“Non torni con noi?” domandò Emppu preoccupato “Sta così male?”
“Non me la sento di lasciarla sola, tutto qui.” replicai, dondolando sul posto.
“Okay, Tuom. È meglio che andiamo, ci rivediamo domani mattina?”
Annuii e ci salutammo, li guardai andare via poi raggiunsi le macchinette e comprai un panino ed un caffè per cena.
Mi sembrava di masticare della gommapiuma.

25 Settembre 2018, ore 14 e 32
Stati Uniti, Tennessee, Knoxville, Sacred Heart Hospital

Anette si era svegliata quel mattino con l’aria di non poter nemmeno sollevare un bicchiere d’acqua.
Nonostante le flebo l’influenza faceva il suo decorso senza pietà, se provava a parlare la sua voce usciva fuori nasale e soffocata in più gli era venuta una sinusite pesante che la obbligava a stare a letto.
Era riuscita a rimanere sveglia un paio d’ore giusto per la visita del dottore e quella di Emppu, Jukka e Marco; poi era crollata in un sonno letargico.
Credo che New York sia fuori discussione, ora.
Il nostro batterista scosse la testa “Torniamo a casa, non c’è nient’altro da fare qui, povera An.”
“Mi hanno detto che prolungheranno la cura di antibiotici per altri due giorni, vogliono scongiurare una ricaduta di febbre.” spiegai “An non potrà muoversi almeno fino alla fine del mese, penso sia meglio che anticipiate il ritorno a casa e che vi godiate lo stop. Ve lo siete meritato ragazzi.”
“No, Tuom.” s’inserì Emppu “Attendiamo che An si ristabilisca e poi torniamo tutti assieme!”
“Sono d’accordo con Winnie.” disse Marco, annuendo “Il caravan è diventato una serra, sai? Sono arrivati tantissimi mazzi di fiori e Tero starnutisce ogni tre secondi, ha appena scoperto d’essere allergico al polline!”
Mi venne un sorriso ad immaginarmi il nostro fonico in un mare di fiori, almeno i fans l’avevano presa bene ed i Sonata Arctica cercavano di sfruttare al meglio la situazione…
Da parte mia, sto contando le ore che mancano per tornare a casa.
Basta…

27 Settembre 2018, ore 11 e 32
Stati Uniti, Tennessee, Knoxville, Nightwish Caravan

Eravamo accampati nel pullman, attendendo pazientemente che Anette venisse dimessa dall’ospedale.
Ewo e Toni si erano occupati di pubblicare la notizia dell’annullamento ed il giorno prima eravamo volati a New York per il Meet&Greet, ricevendo un mucchio di affetto sia per la band che per Anette. Eravamo tornati a Knoxville nella notte e quel mattino si era rivelato frenetico: i ragazzi stavano raggruppando le loro cose e preparando i bagagli per il viaggio di ritorno.
Sospirai di sollievo quando tirai fuori la scusa di andare a trovare An e mi dileguai.
L’aria frizzante del mattino mi sollevò un po’ e camminai fino all’edificio, era una bella giornata autunnale ma non riuscivo a godermela appieno.
Quella notte avevo dormito poco e male nella cuccetta, e quelle ore piccole avevano fatto partire una cefalea fastidiosa che mi batteva ritmicamente contro il cranio.
Non avevo mai sofferto il mal di testa ma quando mi prendeva era una cosa lunga e dolorosa.
Feci un cenno di saluto alla receptionist del reparto, che ormai mi conosceva di vista e raggiunsi la camera di An.
“Ciao Tuomas!” esclamò la mia mogliettina di ottimo umore. Era ancora debole ma si stava riprendendo alla grande ogni ora che passava, le avevano tolto una delle flebo ed aveva ricominciato a mangiare. L’unico segno che non era stata bene erano le borse che aveva sotto gli occhi e la voce gracchiante.
“Ciao…” replicai, sforzandomi di sorridere e sedendomi sulla sponda del letto. Le rimisi a posto un ciuffo di capelli dietro l’orecchio “Come ti senti?”
“Meglio…” aveva abbassato lo sguardo sulle sue mani “Mi dispiace per quello che è successo.”
Alzai gli occhi al cielo “L’hai già detto mille volte, An! Non ti devi sentire in colpa, ti sei ammalata e poteva capitare a tutti!”
Anette sorrise appena ma non mi guardò “Il dottore dice che stasera mi visita e se va tutto bene domani posso essere dimessa. Però mi ha consigliato di farmi controllare per i reni anche se le ultime analisi del sangue ha detto che sono tornate a livelli normali.”
“A-ha…” mi sfregai la fronte con una smorfia.
“Tuomas cos’hai? Sei pallido…”
“Niente, ieri siamo andati a NY per quell’incontro con i fan…ho dormito poco. È solo mal di testa, An. Niente di cui preoccuparsi…” sorrido, afferandole la mano e scaldandola fra le mie, dentro quell’ospedale non faceva caldo “Jo ha chiamato stamattina e mi ha detto di salutarti. François dice che dovrai prepararti ad una bella ramanzina con i controfiocchi.”
Anette sorrise, scuotendo la testa e continuai “Tranquilla, ti proteggo io dal baffopazzo…”
“Nah…fa così solo perché non vuole che manchi alla realizzazione del suo sogno. Non vedo l’ora di rivederlo…sarà tutto ansioso. Chissà Joseph…” pensò a voce alta An.
“Li rivedremo presto…” la rassicurai.

~~~

Voi: Ma guarda guarda chi si rivede... *dondolando una mazza da baseball*
*Hermes sventola la manina con un sorrisino*
Okay...mi merito una bella sgridata, nelle ultime settimane non ho scritto una riga di DOR! =(
Sono pigra, non lo nascondo! xD
Ho concluso un'altra storia, sono nervosa perché Imaginaerum è finalmente sbarcato fra noi comuni mortali e sto facendo di tutto per rimandare la visione...
Ho paura di non capirlo e di non ritrovare i vari motivi per cui mi sono innamorata del lavoro di Tuomas all'origine. E poi la vista di An con i ragazzi...beh...sono curiosa ma tremo all'idea.
(se l'avete già visto vi prego di non spoilerarmi sulla trama nelle recensioni...grazie!)
Questo capitolo ruota sui malesseri di fine tour...con i prossimi torneremo in Finlandia per qualche tempo e poi ci butteremo nella leg sudamericana e sulla richiesta della Pepe! *Hermes fa la desaparecida ma DOR è un malloppone ben organizzato per fortuna LoL*
Si ringraziano CrystalRose e Petitecherie per le recensioni dello scorso capitolo! =*
Spero col prossimo aggiornamento di avere delle buone notizie da darvi, perché per ora non vedo la fine del tunnel e DOR non si scrive ancora da sola...uffa, mi farebbe comodo una penna prendiappunti! ^^"
Buon Weekend!
Hermes

  
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