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Autore: Helen Lance    15/11/2007    8 recensioni
Kakashi atterrò in quello che sembrava il cortile principale. I ventagli dalle pareti, dai muri, dalle porte e, forse, persino da magliette insanguinate rimosse da poco, lo analizzavano con occhi astiosi, immoti e, a lui sembrò, terribili.
[Dei ventagli. Ho perso la testa.]
[<< Sai, non ti riconoscono. >>]
[ È ovvio. Non sono uno di voi Uchiha. E poi sono solo dei ventagli.]
[<< Togliti il coprifronte, Kakashi. >>]
-|Kakashi-centric, One-shot, vagamente malinconico e amaro|-
~ Dedicato a Lupus, Mary Garner, Kaho_Chan, RuKia ed _Eleuthera_ ~
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Burning Eye [You're one of us, now]




Kakashi camminava lentamente, senza rumore, più che per abitudine che per altro, sulla ghiaia.
Polverosi ventagli bicolori occhieggiavano da dietro il muro di cinta alla sua destra, incombendo, o almeno così gli così sembrava, su ogni suo passo.
Soffocanti.
Buffo, perché avrebbero dovuto offrire sollievo.
E invece.

<< Oh, era così gentile. >>
<< Già, così gentile. >>
Kakashi prestò orecchio alla conversazione delle due persone poco distanti da lui, svogliatamente, senza quasi accorgersene.
Erano due donne anziane, le rughe appesantivano loro le fronti, gli occhi erano appena annebbiati e le mani si muovevano armoniche e lente in un gesticolare pacato che gli ricordava vagamente un lancio di allenamento di kunai come al rallentatore.
Stranamente, lui lo trovò quasi calmante.
<< Veniva spesso da me a comprare erbe. Mi raccontava dei figli e sorrideva. >>
Kakashi deglutì.
[<< Aveva un bel sorriso mia zia, sai? >>]
Scosse la testa, piano.
[Sta' zitto. Fa' silenzio.]

[<< Mio cugino ha compiuto tre anni! La mamma dice che è un bellissimo bambino. >>
Non lo diceva, ma Kakashi sapeva che lui avrebbe voluto tenerlo in braccio.
Glielo si leggeva in faccia, a quello stupido.
<< Oh, che carino! Mi piacerebbe vederlo! >>
Obito distolse lo sguardo.
<< Mi dispiace, Rin-chan. Nessuno che non sia un Uchiha entra mai dentro le mura. >>
<< ...Ah. >> ]


<< Suo marito parlava poco. Ma era un fantastico ninja. Una grossa perdita per Konoha. >>
<< Come tutti loro, del resto. >>
<< Già. >>
Nonostante lo volesse, lo volesse davvero con tutte le sue forze, Kakashi non riuscì ad accelerare il passo ed a sottrarsi alla conversazione.
E, dio, stava davvero soffocando.
I ventagli lo fissavano.
[<< Lo zio mi faceva un po' paura. Lui non sorrideva mai. La zia sempre. Chissà perché. >>]
Avvertiva un nodo strozzato alla gola, come se avesse avuto una mano, gelida, a stringergli il collo.
[Basta. Silenzio.]
[<< Dai, Kakashi. Devo parlarti almeno un po' dei parenti. Sono anche tuoi, ora. >>]
Gli occhi dei ventagli lo seguivano come si bracca un inconsapevole preda.
[No.]
<< E il piccolo sopravvissuto? >>
<< È ancora all'ospedale, credo... >>
<< Che roba. >>
[<< Toh, credono che sia l'unico sopravvissuto, il piccolino. E tu, Kakashi? >>]
[Io non c'entro.]
[<< Ah no? >>]
[No.]
Kakashi si strappò dal raggio di udito della conversazione, ma non riusciva a distaccare il muro di cinta del complesso abbandonato, ora, degli Uchiha.
Quei maledetti ventagli continuavano a incombergli addosso.

[<< Come si chiama? >>
<< Itachi, Rin-chan. >>
<< Se un giorno ci sarà qualche festa e lo porteranno me lo dirai, vero? Mi piacerebbe davvero vederlo. >>
Idioti, pensò Kakashi, blandamente.
<< Mi sa che presto ce ne saranno addirittura in suo onore! Lui... ha lo Sharingan. >>
<< Cosa?! Ma ha tre anni! >>
<< Dicono che è un prodigio. >>
Kakashi ghignò.
<< Tutto il contrario di te, Obito, eh? >>]


Sfiorò il muro di cinta continuando a camminare lentamente, la roccia scivolava fredda sotto le dita.
Poi, piano, quasi stesse chiedendo il permesso, facendolo, scavalcò il muro.
Kakashi atterrò in quello che sembrava il cortile principale, fra due complessi che gli sembrarono abbastanza estesi da essere i principali.
Si guardò intorno, con cautela, come se avesse potuto pentirsi da un momento all'altro del suo indebito ardire.
[<< Il giardino. Piaceva a molte delle mie vecchie zie. Sai, parlavano con i fiori. >>]
[Non è affare mio, te l'ho detto.]
[<< Come no? Ci stai camminando sopra, al giardino. Ma comunque non ti sono mai piaciuti i fiori, vero? Del resto, sei rimasto solo tu di vivo, qui. >>]
[Non sono uno di voi.]
[<< Dài, Kakashi. E quell'occhio, allora? >>]

<< Obito, mi accompagnaresti? >>
<< Certo, Rin-chan! Dove? >>
<< A raccogliere fiori, da portare a mia madre. Oggi è il suo compleanno. >>
<< Certo, Rin-chan. >>
<< Che cosa stupida. >> borbottò Kakashi, come fra sé e sé, ma abbastanza ad alta voce perché potessero sentirlo.
Rin abbassò lo sguardo.
Obito lo guardò con rabbia e stava probabilmente per dire qualcosa ma Rin, presolo per mano, lo allontanò.


I ventagli dalle pareti, dai muri, dalle porte e, forse, persino da magliette insanguinate rimosse da poco, lo analizzavano con occhi astiosi, immoti e, a lui sembrò, terribili.
[Dei ventagli. Ho perso la testa.]
[<< Sai, non ti riconoscono. >>]
[ È ovvio. Non sono uno di voi Uchiha. E poi sono solo dei ventagli.]
[<< Togliti il coprifronte, Kakashi. >>]
[Sono solo dei ventagli. Di pietra.]
Ma, comunque, obbedì.
Lentamente, si sfilò il coprifronte dall'occhio sinistro, in un gesto a metà fra la fretta e la paura chiudendo, contemporaneamente, l'occhio destro perché era di un nero che non era abbastanza nero per appartenere a quel luogo.
Il rosso si specchiava nella lama di quell'ultima arma rimasta piantata nel silenzio degli occhi eterni del ventaglio di pietra dipinto sul muro.
Quell'unica lama sembrava chiamarlo.
Vieni, diceva, muori fra le mie crepe. Io li ho uccisi. Questi maledetti ventagli. Mi giudicavano, sai?
Kakashi rabbrividì, perché ora i ventagli lo avevano accettato, ma la lama lo chiamava.
[<< Hai visto? È bastato fare vedere ai ventagli che sei uno di noi. >>]
[Ma io non lo sono, non lo sono!]
[<< E perché sei qui, allora? >>]
Si guardò intorno, alla ricerca di una via di fuga dal riflesso di quegli occhi bicolori, terribili, lo seguivano, lo benedivano.
Alla ricerca di qualcosa da stringere, fino a farsi male alle mani, qualcosa di reale, qualcosa che avrebbe potuto non farsi scivolare via.
[<< Scappa, Kakashi, dai, sei sempre stato bravo, a scappare. >>]
[Quello eri tu, Obito. E piangevi.]
[<< ... già. >>]
Ed erano menzioni di sangue e fallimento, che Kakashi non poteva sopportare.

<< Non è una cosa inutile, te lo prometto. È... questo Sharingan. Io sto morendo. Ma non importa. Posso diventare il tuo occhio... e... vederlo, il futuro. Vederlo. In te. Vederlo. >>

Kakashi chinò la testa, e sentì un breve soffio d'aria sul collo, come un respiro, freddo.

[Brucia questo occhio, sai?]
[<< Oh. Beh, così ti ricorderai di me, Kakashi, no? >>]
[Non è mai stato un problema, quello.]
[<< E comunque lo sei, uno di noi. Io sono in te, ora, sono te. Non è come se fossi anche tu uno di noi, adesso?>>]
[Già.]

Scavalcò il muro di cinta , di nuovo.

Si calò il coprifronte sullo Sharingan, pulsante di sangue e dolore che non era il suo, non era il suo.

Kakashi camminava lentamente, senza rumore, più che per abitudine che altro, sulla ghiaia.
Polverosi ventagli bicolori occhieggiavano da dietro il muro di cinta alla sua destra, incombendo, o almeno così gli così sembrava, su ogni suo passo.
Soffocanti.
Buffo, perché avrebbero dovuto offrire sollievo.
E invece.






Oddio O_o
È... strana. Oh Kakashi, povero Kakashi.
Comunque questa fic, che spero non faccia del tutto schifo, è dedicata a delle persona particolari.

Ringrazio con tutto il cuore:
Lupus
Mary Garner
Kaho_Chan
RuKia
_Eleuthera_


Per avermi seguito nelle mie fanfiction costantemente e, insieme a tutti gli altri recensori (L) che ringrazio, di nuovo, con tutto il cuore, avermi spronato a scrivere sempre di più.
Grazie davvero, a tutti quanti.
E un grazie speciale alla mia tesssora, che sa già quanto la adoro, e che cosa la aspetta non appena avrò finito una certa shot *_* (Mwahahaha *_*)

E con questo chiudo.


Helen





  
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