Il Labirinto Della Mente
Ciaooo rieccomi qui! C’ho messo un po’ a scrivere il secondo capitolo causa
Leopardi e varie interrogazioni… XD però finalmente ce l’ho fatta a
pubblicarla!!! Stavolta ci ho dato dentro con le cose un po’ drammatiche, però
fa niente so che resisterete! Quello che però si darà da fare di più sarà proprio il mio
adorato Kiba, che deciderà di attuare una nuova
politica di vita, una specie di ritorno alle origini o al “bastardismo”
come preferite… ma sarete voi a dirmi che ne pensate! Aspetto le vostre recensioni carissimi! Bacioni
Sakurina XD
Capitolo 2. "Beneath My Nightmares"
Stay low
Soft, dark and dreamless
Far beneath my nightmares and loneliness
I hate me
For breathing without you
I don't want to feel
Anymore for you
("Like You"
by Evanescence)
Passarono vari minuti dal loro incontro sulla collina. Finalmente, Ino aveva smesso di singhiozzare, sebbene le rimanesse ancora
sapore di lacrime sulle labbra. Kiba le sedeva
accanto, silenzioso e pensieroso. Supponeva che la ragione per cui stesse
piangendo fosse la stessa per cui Shikamaru
aveva litigato con Tsunade. Ma non voleva avanzare ipotesi azzardate. Decise perciò di
attendere che la biondina si riprendesse e gli raccontasse tutto per filo e per
segno. E così fece.
-"Insomma... alla fine, tuo padre non ha mai
accettato la tua storia con Shika, eh?"- sospirò
Kiba, giocherellando con dei fili d'erba.
-"Né lui né il padre di Shikamaru... essendo vecchi compagni di squadra pensavo che
gli avesse fatto piacere vederci insieme, ed invece... stanno facendo di tutto
per impedircelo."- si lamentò Ino, abbassando il capo, depressa.
-"Brutta storia... e ne hai parlato con Shika?"- chiese lui, interessato.
-"No, non ancora... come posso fare...? Sia Tsunade che mio padre vogliono che tronchi la nostra storia, ma io non voglio
assolutamente!"-
-"E come pensi di fare? Sì,
insomma, in effetti forse è vero che siete piuttosto
distratti..."- affermò Kiba, con aria vacua.
-"Beh... non so come, ma sono sicura che insieme io e
Shikamaru riusciremo a
trovare una soluzione! Non sarà certo questo piccolo ostacolo a fermarci! Sì,
insieme ce la faremo sicuramente!"- asserì Ino, decisa,
con occhi brillanti.
-"Sì... sono sicuro che troverete una
soluzione..."- le sorrise malinconicamente Kiba.
Come faceva male spingere la ragazza che amava tra le braccia di un altro,
sempre di più, ogni giorno più lontano da lui. Sentiva che dentro stava per
scoppiare. Ma no, non poteva mollare. Aveva deciso di
portare avanti quell'amore, anche se sapeva incorrisposto,
consapevole che avrebbe sofferto, consapevole che Ino
era di un altro. Le barriere poste al suo cuore... dovevano resistere. Non
poteva dimostrarsi debole. Perché lui, in realtà, era forte.
Molto più forte di chiunque altro, persino più forte
di Shikamaru. Di questo ne
era certo.
Ino fissò l'amico, perplessa. Si era accorta che
ultimamente Kiba era sempre più distante: mentre gli
parlava la sua mente volava altrove, lontano dal corpo, immerso nel suo mondo
di pensieri profondi e imperscrutabili.
Accorgendosi di quei due specchi azzurri puntati fissi su
di lui, il ragazzo ritornò con i piedi per terra, allontanando la paranoia che
per l'ennesima volta lo stava assalendo, e regalando all'amica il suo solito sorrisetto beffardo.
-"Insomma, è semplice per me e Shika...
da oggi in poi meno pomiciate e più studio e allenamenti!"- sorrise la
biondina, mostrando la ritrovata risata. -"...grazie Kiba
per avermi tirata su di morale!"-
-"Figurati, è un piacere..."- ghignò infine lui,
osservando le grosse nuvole grigie promettere tempesta.
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Kiba non
sapeva cosa l'avesse spinto ad andare sotto casa di Shikamaru.
Dopo quella chiacchierata con Ino, sentiva il bisogno di affrontarlo a quattr'occhi. Aveva bisogno di sentire anche le sue idee,
le sue parole. E doveva stare
molto attento, perché Kiba non aveva dimenticato la
promessa fatta a se stesso: Shikamaru non doveva far
piangere Ino, nemmeno una volta, altrimenti sarebbe intervenuto lui.
L'Inuzuka poteva distinguere
chiaramente delle urla provenire dalla casa. Ad un tratto, quando le grida si
furono placate, Kiba vide il signor Shikaku Nara uscire di casa alquanto
infastidito e passargli oltre senza salutarlo.
Il chunin rimase titubante per qualche minuto, dopodiché decise
di bussare alla porta. Gli aprì un Shikamaru
parecchio sconvolto.
-"Ehi Shika... che ti
prende?"- chiese Kiba preoccupato, scrutandolo
attentamente. Sembrava uscito da una guerra strenuante.
-"Oh ciao Kiba... dai
entra..."- lo invitò l'amico, passandosi una mano sul viso stravolto.
-"Vi ho sentiti urlare come
scimmie poco fa... cosa gli hai combinato?"- sorrise sornione Kiba, atteggiandosi a gnorri.
-"Per una volta io non gli ho combinato niente... o
almeno, non volontariamente... si è incazzato perché dice che da quando sto con Ino non sono più lo stesso... e
quello che mi fa più girare è che ha pure ragione..."- sentenziò Shikamaru, appoggiandosi al mobile, esausto. Kiba inarcò un sopracciglio, perplesso.
-"Ma... che dici, Shika? In che senso? A me non sembri poi tanto camb--"-
-"E invece lo sono
eccome!"- lo interruppe bruscamente l'amico. Kiba
lo fissò sconcertato. -"Vogliamo parlare dell'ultima missione?! Non era così difficile, eppure l'ho
fallita miseramente... che razza di figura... il problema è che ho sempre la
testa altrove..."- sbuffò Shikamaru,
massaggiandosi la fronte, sempre più confuso. Kiba
non poteva fare a meno di sentirsi un po' perso in quella situazione: sapeva di
trovarsi in mezzo a due fuochi e non sapeva se la sua anima fosse così forte da
poter reggere quella posizione.
-"Ho sentito che anche il padre di Ino
le ha fatto la ramanzina riguardo la vostra storia... dice che Tsunade si lamenta perché Ino non si impegna più di tanto e
che è sempre assorta nei suoi pensieri."- spiegò Kiba,
con voce incerta.
-"Davvero?! Maledizione... questi vecchi si sono
proprio organizzati bene..."- ghignò amaramente Shikamaru
-"...questa è la fine, maledizione..."-
-"Ma... che stai dicendo?!"-
si sconvolse Kiba, che non era psicologicamente
pronto a sentirsi dire quella frase.
-"Sto dicendo che hanno
ragione loro, cazzo! E' vero che da quando ci siamo
messi insieme né io né Ino ci siamo più di tanto con la testa... questa storia
è troppo pericolosa, sta mettendo a repentaglio la nostra carriera di ninja..."- sostenne Shikamaru, con voce sommessa, non riuscendo a nascondere
un'impronta di dolore...
Kiba fissava
l'amico esterrefatto. Non aveva parole da pronunciare. Non riusciva a credere a
ciò a cui stava assistendo. Forse Shikamaru... stava
rinunciando a Ino? Stava gettando la spugna? Così? Lì?
Davanti a lui? In quel preciso istante? Kiba
aspettava solo una frase, un semplice concetto, e sarebbe
stato pronto a correre alla conquista della bella kunoichi
anche immediatamente. Ma no... non se lo sarebbe mai
aspettato, non in quel momento.
-"Tu non hai mica parlato con Ino poco fa? L'hai
sentita, ti ha detto cosa ne pensa? Qualsiasi cosa..."- chiese poi Shikamaru, sgomento, profondamente smarrito.
L'amico ancora non parlava. Si limitava a fissarlo. Un
grande scontro stava avvenendo in quel preciso istante nel suo cuore: Kiba l'amico di Shikamaru contro
il Kiba innamorato di Ino.
Una guerra di pensiero strenuante. Una guerra che lo
uccideva lentamente: mente, cuore e spirito.
Il ragazzo ripensò all'incontro di pochi minuti prima con
Ino e alle sue parole: "...non so come, ma sono sicura che insieme io e
Shikamaru riusciremo a
trovare una soluzione! Non sarà certo questo piccolo ostacolo a fermarci! Sì,
insieme ce la faremo sicuramente!". Tutta quella fiducia che la
biondina riponeva in Shikamaru... era sorprendente.
Non si sarebbe mai aspettato delle parole simili da parte di Ino.
Ma Shikamaru... come la
pensava? Non poteva rivelargli il pensiero della ragazza senza prima sapere
cosa ne pensasse sinceramente l'amico.
-"Tu... come pensi di agire?"- chiese Kiba, fissandolo seriamente.
Shikamaru abbassò
lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. Era arrivato il momento. Kiba gli stava ponendo quella domanda che cuore e mente
continuavano a ripetergli in continuazione. Era terribile, era come trovarsi
davanti la paura e la consapevolezza materializzate. Shikamaru non riusciva a sostenere lo sguardo di Kiba. Poteva solo guardare a terra mentre
gli dava quella risposta così sofferta ma necessaria.
-"Io... non so, Kiba. Ma non penso di farcela. Ho bisogno di tempo per riflettere.
Forse... stavo pensando che è meglio prendermi una
pausa di riflessione con Ino. Anche se le spezzerò il cuore... proprio adesso
che è settembre... però... ho bisogno di rifletterci
con calma e lucidità... perché stare con lei mi annebbia il cervello."-
constatò con voce bassa e seria.
"Maledetto bastardo." Fu la prima cosa che pensò
Kiba, il primo pensiero che
gli folgorò la mente non appena rielaborò quelle parole. "Shikamaru... se ci vuole così poco per farti arrendere,
allora... fai davvero schifo. Non ti meriti la fiducia
di Ino, né il suo amore, come forse non ti meriti
neanche mio rispetto. Ti pensavo diverso o forse non sei più la persona che conoscevo una volta. Ti do tre secondi per rimangiarti
quello che hai detto. Tre secondi. Bastano per capire un errore madornale come
quello che hai appena fatto. Non farmi incazzare, Shika, non farmi incazzare, non
oggi, non potrei rispondere delle mie azioni e parole..."
pensava il ragazzo, mentre fissava l'amico con sguardo
vacuo. Ma Shikamaru non
rispose, né dopo tre, né dopo sessanta secondi.
Kiba sentiva
uno strano sentimento accendersi nel cuore. Più quella lancetta ticchettava
nella sua testa, più i secondi scorrevano, più sentiva qualcosa muoversi dentro
di lui, un'emozione vecchia ma fin troppo familiare. Forse avrebbe voluto
fermarlo, ma non riusciva più a trattenerlo: il Kiba stronzo di una volta si era
liberato e stava riprendendo il controllo della sua mente.
-"Sai... in realtà anche Ino era
abbastanza scettica... non sapeva se ce l'avreste fatta a superare
questa situazione insieme ed evidentemente aveva ragione... sai, speravo in un
finale diverso per voi due."- asserì freddamente Kiba,
recitando molto realisticamente e dando a bere quella bugia alla perfezione.
"Kiba, stai rigirando la
storia a tuo piacimento... sei uno luridissimo
bastardo! Stai approfittando della debolezza di Ino e Shikamaru!" urlava la sua parte angelica dentro di sé.
"Sì, è vero... però è tutta
colpa di Shikamaru che non sa gestirsi la situazione,
mica mia! Il più furbo vince, in guerra e in amore tutto è
lecito, parole tue, Kiba!" si ribellava la parte
diabolica di Kiba, che ormai aveva preso il
sopravvento.
-"Cazzo... possibile che
stia finendo così? Per colpa degli altri?!"-
scosse la testa perplesso Shikamaru, non accorgendosi
delle strane smorfie di Kiba, intento a dominare il
suo scontro interiore. -"Pensavo che la nostra relazione fosse un po' più
resistente..."- concluse con tono deluso Shikamaru. Sperava davvero che Ino la pensasse diversamente
da lui, solitamente quella più ottimista era lei, era lei che gli tirava su il morale quando non c'era più nulla in cui sperare. E se anche lei la pensava così, se anche lei aveva smesso di
sperare allora... forse era davvero la loro fine. Il loro finale. Kiba l'aveva chiamato così.
"BASTA! NON CE
-"Shika, mi dispiace, ma
adesso devo proprio andare..."- scattò Kiba
improvvisamente, sfoderando il suo solito sorrisetto
collaudato per le emergenze e fiondandosi di fretta
verso la porta.
Shikamaru lo guardò un po' perplesso, poi gli si avvicinò, dandogli una
pacca sulla spalla.
-"Va bene... oh, grazie Kiba
per essermi stato ad ascoltare e per il tuo parere..."- lo ringraziò con
aria ancora depressa Shikamaru.
Kiba fissò
l'amico con aria sconvolta, che presto divenne seria e preoccupata. No. Quelle
parole no.
-"Non mi ringraziare, Shikamaru."-
gli disse freddamente, fulminandolo con lo sguardo.
Il ragazzo col codino rimase un po' sconcertato
dall'atteggiamento dell'amico.
-"Ma che dici...?"-
ribatté Shikamaru, stringendogli la spalla con la
mano.
-"Ti ho detto di non ringraziarmi e basta, Shika."- sbottò infine irritato Kiba,
scostando la mano dell'amico dalla sua spalla e andandosene senza aggiungere
altro.
"Non mi ringraziare, perché sono solo uno stronzo egoista..." pensava tra sé e sé Kiba,
allontanandosi di fretta dalla casa dell'amico.
Shikamaru era
troppo scosso per i fatti suoi e non diede poi tanto peso allo strano
atteggiamento dell'amico.
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Kiba non
sapeva più che fare. Non voleva ferire né Ino né Shikamaru,
ma pensare che la ragazza che amava stesse con l'amico quando
aveva un comportamento così immeritevole e codardo... quello no. Il suo orgoglio gli impediva di comportarsi così. Non
si poteva permettere quel lusso. In fondo, Kiba la
amava davvero. Ino meritava il meglio e forse... Shikamaru non lo era più. Lo era stato, ma ora non lo
era più. Forse la loro relazione li aveva cambiati davvero. Forse Tsunade e Shikaku si riferivano
proprio a quel cambiamento nel carattere di Shikamaru.
E allora forse... era meglio che Ino e Shikamaru si lasciassero.
Le barriere del cuore che Kiba
si era autoimposto erano crollate
sotto il peso del suo smisurato ego: questa volta, forse, lui era
davvero superiore a Shikamaru. E
forse Ino lo avrebbe accettato. Ma era rischioso, era
molto rischioso giocare a quel gioco. La posta in palio era troppo alta. Se
tutto fosse fallito... non solo avrebbe perso l'amore,
ma anche due amici preziosi. Ma del resto, Kiba aveva sempre amato il rischio. Non
solo per il gusto di oltrepassare il limite, ma anche perché la smoderata
concezione che aveva di sé lo portava ad essere convinto che almeno il 99%
delle volte fosse lui ad averla vinta. In fondo, la totale fiducia in se
stesso lo stava aiutando a superare quei dubbi amletici che lo affliggevano
fino a poco prima, senza risolverli, ma passandoci oltre, proprio come agli
adorati vecchi tempi. In realtà, Kiba stava
cominciando a prenderci gusto e a trovarsi a suo agio, in mezzo a quei due
fuochi. Aveva capito che era lui che muoveva i fili. Si sentiva bene. Se la stava proprio passando bene...
...da schifo. Shikamaru non se
la stava passando bene proprio per niente. Continuava a tornargli in mente Ino.
Le sue parole, il suo canticchiare allegro, i suoi meravigliosi sorrisi e le
sue melodiose risate... tutto gli rimbombava in testa.
Sentiva che sarebbe scoppiato. Sentiva che quel dolore al petto l'avrebbe
ucciso. Perché, perché era finito in quella
situazione? Lui, che amava la quiete e la tranquillità! Non pensava davvero che
si sarebbe arenato così, non pensava che la sua mente si potesse smarrire in
quel sentimento così travolgente che si approfondiva ogni giorno di più.
L'amore per Ino lo stava sconvolgendo. Realizzare la sua dipendenza da lei, per
il ragazzo fu come vedersi crollare il cielo addosso. Lui aveva bisogno di
certezze, ne aveva sempre avute. Non avrebbe mai
accettato l'amore di e per Ino se avesse saputo che gli avrebbe fatto perdere
il controllo di se stesso. Ora il futuro gli appariva così sconcertante e
offuscato che... aveva paura. Sì, aveva paura. Non osava pensare al suo futuro
senza Ino. Shikamaru aveva capito che senza di lei
non ci sarebbe stato un domani per lui. E questo... questo
lo faceva maledettamente incazzare. Non voleva essere
dipendente da una donna, per quanto la amasse e per
quanto ci tenesse a lei. Quella era una questione di...
Orgoglio. Sempre quel maledetto orgoglio. Era quello che
le stava rovinando la sua prima e seria storia d'amore. Forse
l'unica vera storia d'amore che avrebbe mai avuto. Perché
Ino ci credeva nel futuro insieme a Shikamaru.
Lei non aveva bisogno di certezze, perché la sua radicata speranza le dava la
sicurezza. Non aveva bisogno di nessun segno, di nessuna
consapevolezza. Lei credeva nel suo amore per Shikamaru
e la fiducia incontrastata che riponeva in lui le impediva di percepire lo
smarrimento del ragazzo.
Erano gli altri, il suo vero problema. Lo erano sempre
stati. Tutti lì faticavano ad accettare la loro relazione, per un motivo o per
l'altro. Loro erano troppo diversi, la pensavano tutti
così. Lui era il chunin astuto e intelligente, dalla
carriera brillante e affermata; lei era la chunin
superficiale e un po' stupida, destinata a diventare una
mediocre ninja medico e a vendere fiori. I
tipi come lui dovevano stare con le tipe sveglie come Temari, non con le sciocchine come lei. Li vedevano così,
gli altri. Tutti erano troppo fissati sulle loro rigide convinzioni e la
relazione di Ino e Shikamaru
disturbava la loro percezione ristretta della realtà. Nessuno si sforzava di capirli, era più facile criticarli.
Izumi l'aveva
delusa, sua padre l'aveva delusa. Si fidava ciecamente
di loro... ma forse loro non si fidavano poi così
tanto di lei. Non era più la ragazzina frivola che andava dietro a Sasuke solo perché era affascinante e irraggiungibile, era
una ragazza matura, presto avrebbe compiuto 17 anni e
li dimostrava tutti, dal primo all'ultimo.
Come si permettevano suo padre e Izumi
di criticare le sue scelte? Criticare Shikamaru? Anche loro si dimostravano così come tutti quelli che la consideravano
stupida e superficiale, perché anche loro vedevano Shikamaru
solo come uno svaccato perdigiorno senza però
conoscerlo. Per loro in fondo era più importante l'orgoglio e l'onore di essere Yamanaka e di essere jonin della Foglia, che non la felicità per il suo futuro.
Ino non era orgogliosa di essere una Yamanaka, quando
i suoi parenti si comportavano così. Per lei l'amore veniva prima dell'essere ninja. Peccato che per Shikamaru non fosse esattamente così...
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-"Mmh... e così quella è Konoha, eh?"- ghignò divertito il biondino, mentre i suoi occhi cobalto scrutavano minuziosamente ogni
particolare della lontana cittadina dall'alto di quella montagna.
-"Sì, è proprio quella..."- gli rispose il ninja a suo lato.
-"Mmh... in realtà... fa
veramente... ribrezzo!"- affermò disgustato il biondo, incrociando le
braccia al petto.
-"Yoshi... tuo fratello ti
manda questo."- disse il compagno, porgendogli un copricapo del Villaggio
della Pioggia.
Il biondo inarcò un sopracciglio, con la sua solita aria
altezzosa, e lo afferrò con un ghigno schifato.
-"Bah... mi inorridisce la
sola idea di doverlo indossare, in realtà."- asserì, schioccando la lingua
sul palato.
-"Ma Yoshi...
tuo fratello..."- protestò il compagno.
-"Sì, lo so, lo so..."-
ribatté Yoshi, legandosi alla fronte il copricapo.
-"Se sono ordini del capo, allora... bah, in
realtà non capisco come può un villaggio così deprimente essere degno di così
tanta ammirazione! Il nostro villaggio era ricco di giardini, di fonti, di
palazzi ricchi e maestosi, di statue... questo sembra così... squallido e opprimente... che schifo... e chissà che razza
di popolani rozzi che lo abitano! Noi eravamo così aristocratici e raffinati...
ma suvvia, basta rimpiangere il passato, caro amico! Presto quel piccolo borgo
laggiù e tutti i suoi sciatti abitanti non saranno nient'altro che un ricordo
lontano nella memoria!"- sospirò Yoshi, fissando
la lontana Konoha trasognante, mentre pensieri di
morte e distruzione si appropriavano della sua mente.
-"Yoshi..."- lo
richiamò poi con voce sommessa il compagno.
-"Che c'è ancora, si può
sapere?"- sbottò il biondino, sbuffando.
-"...credi che loro, laggiù, ci sentano?"-
chiese con tono preoccupato il ninja.
Yoshi puntò i
suoi occhi color cobalto verso l'orizzonte, fissando con rabbia Konoha.
-"Mmh... in realtà credo
davvero che il rischio sia minimo. Solo i più sensibili o comunque
quelli la cui anima è più vulnerabile potrebbero essere influenzati dalla
nostra presenza. Ma di cosa ti preoccupi, sono solo un gruppo di stupidi
bifolchi, non capirebbero comunque... suvvia,
ritiriamoci adesso!"- asserì infine Yoshi,
sfoderando il suo solito sorriso ambiguo, sospeso tra sadico divertimento e
imperscrutabile malvagità.
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Shikamaru aprì gli
occhi lentamente, a fatica. Sentiva le palpebre pesanti, un forte dolore al
petto. Il respiro gli mancava, l'aria era troppo
afosa.
Una forte luce gli
colpì gli occhi, facendoglieli chiudere ancora. Intorno era silenzio. Solo il
canto malinconico di un grillo in lontananza e il fruscio del vento che
accarezzava dolcemente le spighe di grano e l'erba alta del prato.
Abituato alla luce, Shikamaru
riaprì gli occhi e si mise a sedere. Si guardò attorno
spaesato: si trovava nel mezzo della campagna. Era familiare quel posto:
doveva essere la campagna che si trovava fuori da Konoha. Dietro di lui, un albero striminzito lo riparava
vagamente dalla forte luce di quel sole di piena
estate, infuocato ed afoso.
Il ragazzo sospirò, alzandosi in piedi. Com'era finito
laggiù? Dove si trovava esattamente? Come fare per tornare a casa?
Il ragazzo si svegliò di soprassalto. Era sudato, come se
fosse stato davvero nell'afosa campagna del suo sogno. Ancora sconvolto, si
passò una mano sulla fronte, asciugandosi il sudore e sospirando. Fuori, intempestava il solito vento gelido.
-"Ancora quello strano sogno..."- sospirò Shikamaru, ancora sconvolto.
Gli occhi del ragazzo si posarono sulla scrivania, dove
due foto erano illuminate da una pallida e triste luce proveniente dalla
finestra. La foto del Team 10, con Asuma.
E l'altra... nell'altra c'erano lui e Ino. Sì, il
ricordo di quella splendida estate d'amore passata insieme. Si abbracciavano.
Erano sorridenti. Erano felici.
"...come faccio a trovare la certezza di cui ho
bisogno...?" pensava Shikamaru,
fissando con un ghigno amaro la foto.
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Kiba aprì gli
occhi, a fatica. Faceva freddo, laggiù. Un gelo intenso gli penetrava fin
dentro le ossa, spezzandogli il respiro, impedendogli di alzarsi.
Davanti a lui, un sole accecante, dalle sfumature azzurre
e argentate lo fissava. Com'era possibile un tale freddo se il sole splendeva?
Faticosamente, il ragazzo riuscì a sollevarsi in piedi, tremante.
Intorno, il nulla più avvolgente. Kiba
si era ritrovato nel mezzo di una radura desolata, un deserto cupo e spoglio
colorato dalla luce blu innaturale che arrivava dal sole.
Il ragazzo lanciò uno sguardo attento al cielo: le nuvole
scure correvano velocissime, coprendo e liberando il sole, causando un viavai
di luce snervante.
Un ghigno preoccupato si spaziò sul suo volto, mentre
cominciava a studiare ogni particolare dell'ambiente circostante. Per terra
erano sparse alcune piume nere.
Improvvisamente, udì un mugolio
sofferente, senza capire effettivamente da dove venisse...
Il ragazzo si svegliò di soprassalto. Voltandosi, vide che
Akamaru lo fissava con sguardo apprensivo, muovendo
la coda e guaiendo.
Kiba si tirò
su a sedere, mentre la coperta scivolò via lasciandolo a petto nudo. Il ragazzo
lasciò scivolare una mano sulla testa del fedele cane, portandosi l'altra alla
fronte.
-"Non ti preoccupare, Akamaru...
era ancora lo strano sogno dell'altra volta... non è niente..."- sussurrò Kiba, inquieto.
Cosa potevano significare quelle piume nere che vedeva
sempre con più frequenza...? Anche
nei sogni non lo lasciavano in pace. Forse era un segno: il suo comportamento
era estremamente sbagliato. O
forse era semplicemente il suo lato oscuro che strepitava, impaziente di
uscire, desideroso di avere Ino tutta per sé...
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Shikamaru sbuffò,
buttando a terra l'ennesimo mozzicone di sigaretta. Quella mattina era
dannatamente nervoso. Le parole di suo padre, di Tsunade
e di Kiba continuavano a girargli nella testa, come
un'ossessione. E il dolore acuto che gli pulsava in
petto era ormai diventato insopportabile, lo sentiva pesante come un macigno
che gli toglieva il respiro, facendolo respirare più velocemente e
faticosamente.
Era dannatamente nervoso. Era dannatamente confuso. Era
dannatamente perso. Odiava sentirsi smarrito, lo faceva
sentire debole.
Improvvisamente, una vampata di profumo alla lavanda lo
avvolse, inebriandolo, facendogli perdere ancora una volta il controllo della
sua mente. Sentì quelle due braccine
esili stringergli saldamente il collo, quei fili d'oro profumati
carezzargli il volto, quelle delicate labbra appoggiarsi dolcemente alle sue.
Ino lo aveva abbracciato e baciato come ogni volta che si incontravano,
ma quella volta era diverso, era... doloroso.
Shikamaru scostò la
ragazza da lui, prendendola per le braccia e fissandola seriamente. Ino lo
fissò a sua volta, confusa.
-"Che c'è...?"-
chiese lei, mostrando un sorriso incerto, lo sguardo sconcertato.
Il viso del ragazzo si piegò in un'espressione di dolore intenso... ma no. Non poteva
cedere. Aveva preso la sua scelta. Doveva farlo per il loro bene. Sì,
sicuramente quella era la scelta migliore. La migliore per il loro futuro.
E poi, Shikamaru non poteva fare
a meno di pensare alle parole di Kiba, che sentiva
ripetersi continuamente come un mantra infinito...
"Sai... in realtà anche Ino era abbastanza scettica...
non sapeva se ce l'avreste fatta a superare questa situazione insieme ed
evidentemente aveva ragione... sai, speravo in un finale diverso per voi
due.".
-"Questo è il nostro finale, Ino."- asserì con
voce fredda Shikamaru, lasciando andare le braccia
della ragazza.
Ino rimase spiazzata da quelle parole sparate così a
bruciapelo. Fissò il ragazzo confusa, senza però
comprendere esattamente ciò che aveva appena sentito.
-"Ma... che stai dicendo, Shika?"- chiese con voce tremante, abbozzando appena
un sorriso.
-"Ino..."- cominciò lui con espressione seria
-"...so che tuo padre ti ha parlato, e sai anche
come la pensano Tsunade e mio padre... loro sono
adulti e maturi e... e ho ragionato tanto sulle loro parole, Ino, e credo che
forse abbiano davvero... ragione..."-
Ino spalancò i suoi occhi cristallini, fissandoli
esterrefatta sul ragazzo.
-"Che stai dicendo...?"-
sussurrò appena, con voce tremante.
-"Ino... l'ultima missione... è stata un fallimento...
io ero più occupato a pensare a te che non al mio dovere... così non va bene,
non è un comportamento giusto... siamo chunin,
abbiamo delle responsabilità... e forse siamo ancora troppo immaturi per riuscire a separare la sfera dei sentimenti da quella
dei doveri... la nostra carriera di ninja rappresenta
il nostro futuro e se la nostra storia la compromette, allora...."- cercò
di spiegare Shikamaru, grattandosi la nuca perplesso,
mentre quel dolore al petto si intensificava ogni parola di più.
-"Che stai dicendo...?"-
chiese ancora Ino, alzando leggermente il tono della voce, fissando il ragazzo
negli occhi.
Shikamaru, però,
distoglieva lo sguardo da lei, puntandolo altrove.
-"Ino... io... io ti amo,
però credo che... essere un ninja sia più importante
di qualsiasi altra cosa... e forse non siamo in grado di gestire la
situazione..."- continuò lui, sempre più in difficoltà. Tutto quel dolore
lo stava facendo impazzire... avrebbe voluto urlare,
avrebbe voluto abbracciarla, ma non poteva, non poteva... non poteva cedere.
Ino, del resto, non ce la faceva più. Aveva intuito tutto,
lo aveva capito ancora prima di sentirlo parlare: lo aveva capito guardandolo
negli occhi, quello sguardo sfuggente e colpevole valeva
più di cento confessioni. Ma lei voleva la verità: lì,
subito, adesso. Voleva sentirglielo dire, voleva che
le dicesse chiaro e tondo senza tanti giri di parole ciò che aveva deciso. Se era sicuro di ciò che stava per fare, doveva esserlo fino
in fondo. Ma doveva sbrigarsi, perché il dolore della ragazza stava aumentando così tanto che non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime
ancora a lungo.
-"CHE STAI DICENDO, SHIKAMARU?!"-
urlò poi lei spazientita, con voce rotta dal dolore.
Shikamaru la guardò
sgomento, gli occhi pieni di desolazione. Ino stava soffrendo, soffrendo da impazzire per colpa sua... ancora una volta.
Stava finendo così come era iniziata. Forse quello era
un segno.
Lui l'amava, ma non voleva farla soffrire, e forse il suo
amore non poteva farle altro che male. Era meglio rinunciare a lei se questo
significava farla stare meglio. Come gli aveva detto Kiba molto tempo prima... il vero amore permette di
sacrificare la propria felicità per quella della persona amata. E lui l'avrebbe sacrificata per renderla felice. Forse c'era
qualcun altro più meritevole e più degno di lei. Ino meritava di meglio e
soprattutto doveva essere felice. Come aveva potuto illudersi anche solo per un
momento di essere quello giusto per lei?
-"...è meglio prenderci una pausa, Ino..."-
asserì lui, con voce bassa e roca.
-"...se mi amassi davvero non ne avresti
bisogno..."- ribatté lei prontamente, lasciando che una lacrima le
scivolasse sul viso, fissando il ragazzo con sguardo carico di rancore.
Shikamaru rimase
senza parole. Come poteva dirgli una cosa del genere? Proprio a lui, che stava
rinunciando a lei per renderla felice?
-"Ino... io ti amo, però..."-
-"Basta! Non voglio più
sentirti!"- urlò lei, portandosi le mani alle orecchie -"Non voglio
più sentire le tue bugie! Ammetti che ami più l'essere ninja
che me, ma non dire di amarmi e di aver bisogno di separarsi perché non lo
sopporterei! Dì chiaramente che non hai più bisogno di me e basta, Shikamaru!"-
-"Ma non è così...!"-
protestò lui.
La biondina lo fulminò con occhi carichi di risentimento,
lasciando libere le altre lacrime che aveva cercato inutilmente di fermare fino
ad allora.
-"...perché mi fai questo...
perché..."- singhiozzò lei, prima di voltarsi e di scappare via.
Shikamaru scattò e
la riprese per il braccio, obbligandola a guardarlo.
-"Ino, calmati! Perché non cerchi di capire?!"- la rimproverò lui.
-"Lasciami! Non voglio vederti mai più! Mai più... hai capito?"- gridò lei con la voce rotta dai
singhiozzi.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, allentando la presa al
braccio della biondina, lasciandosela scivolare via e permettendole di
scappare, svanendo all'orizzonte.
Shikamaru si
appoggiò contro una parete, lasciandosi cadere a sedere. Si portò le mani al
volto, confuso e afflitto, un ghigno amaro sul volto: aveva lasciato Ino da
nemmeno trenta secondi e già si pentiva della sua scelta.
Un grazie infinito a Celiane4ever, Luna123, Andrearomanista,
Killuy_93 e Ayumi Yoshida
per le vostre recensioni! Bacione Sakurina