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Autore: Arya Destiny98    27/04/2013    1 recensioni
Un ragazzo popolare ma solo nell'anima;una ragazza introversa,con un passato pieno di demoni:il liceo li costringerà ad incontrarsi e li catapulterà in un mondo del tutto nuovo per loro. Scopriranno l'importanza di avere qualcuno a cui dire 'A domani' prima di addormentarsi,qualcuno che li rende felici anche quando tutto sta andando a farsi fottere...
Dalla storia:
"Ti terrò stretta,tranquilla"
“Anche quando vorrò morire?”
“Ti darò una ragione per vivere o morirò con te.”
“E quando griderò per il dolore fino a non avere più voce?”
“Griderò con te e poi staremo in silenzio. Ad aspettare che le voci ritornino.”
“E se non succede?”
“Ci ameremo in silenzio.”
“Allora mi ami.”
“Sì,ti amo.”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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                               CAPITOLO DIECI

                                                   Sean’s  party

Abi’s POV                                                                   

“ Ma se ci scoprono?” mi preoccupai bloccandolo. Jack mi mise a tacere con un bacio non proprio … ehm … casto. “Non ci scoprono.” sussurrò scendendo con le labbra sul mio collo. Quasi mi lasciai scappare un gemito. Eravamo chiusi nello sgabuzzino dei bidelli da circa dieci minuti e non eravamo decisamente nelle condizioni adatte per essere visti. Iniziò a slacciarmi la felpa. “ Ehem,Jack non credo sia il caso di …”cominciai. Quando,però,le sue dita esperte arrivarono fin sotto  la mia maglietta dei Linkin Park persi del tutto la voglia di controbattere. Mi dovetti ficcare un pugno in bocca per non urlare. Il prof sorrise,chiaramente soddisfatto dell’effetto che stavano avendo le sue azioni,e passò alla zip dei miei jeans. Driiiiiiiin. La campanella ci fece sussultare entrambi. “Devo andare. Sono una pippa in trigonometria e se non seguo la lezione di oggi rischio di perdere l’anno.” mormorai passandogli una mano fra i capelli. Lui annuì e si scostò da me per concedermi il tempo di sistemarmi. “Ci vediamo dopo”lo salutai,un po’ mogia,con un bacetto a stampo. Uscii dallo sgabuzzino senza dare nell’occhio e mi confusi tra la folla di studenti con un sospiro. Ah,mi stavo cacciando in un bel guaio. Primo: Jack Freeman aveva dieci anni in più di me; secondo:era un mio professore;terzo: quell’idiota patentato di Gabriel Thomas sapeva della nostra … come definirla?Relazione?Bah,quello che era. Il giorno dopo il mio bacio rubato ,Mr Freeman era venuto a parlarmi. Pensai che volesse dirmi di stargli lontana perché ero un’adolescente con gli ormoni a palla ed era normale che mi fossi presa una sbandata per lui. Invece mi bloccò contro il muro e mi baciò così a lungo da mozzarmi il respiro. Da allora, ogni giorno,ci chiudevamo da qualche parte a pomiciare. E dire che dopo il casino dell’anno prima avrei dovuto imparare la lezione … Invece mi comportavo come una qualsiasi ragazzina stupida alla sua prima cotta. Delle volte mi ero sentita male per questa “cosa”. Avevo una paura fottuta di tantissime faccende che la riguardavano: paura che tutto andasse a puttane,paura che ci beccassero,paura di essere felice per poi rimanere di nuovo delusa.  Ma alla fine avevo mandato a farsi fottere tutto e mi ero buttata. Stupida,stupida,stupida! “Cazzo!Ma guarda dove …” avevo sbattuto contro qualcuno che mi aveva fatto cadere a terra. Alzando gli occhi chi vidi secondo voi?Ovviamente il genio del ‘ buttiamoci contro la gente nei corridoi’,Gabe Thomas. Oh,merda. I suoi occhi mi trasmisero qualcosa che mi fece impietrire:rabbia,rancore e una scintilla di … tristezza?Malgrado tutto ciò mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi. “Scusa,non volevo.” Borbottò. L’aria attorno a me si riempì del suo dolce profumo. Non era artificiale,come il dopobarba di Jack. Era il SUO profumo. Una cosa che mi faceva girare la testa sin dal giorno della punizione a laboratorio. Mi resi conto solo allora di quanto mi fosse mancato vedere il suo viso,sentire la sua voce … “Non sei più venuto”gi dissi,quasi accusandolo. Si scompigliò i capelli con fare spigliato. “Avevo della … roba da sistemare” Rimaneva sul vago e fissava un punto al di sopra della mia spalla. “Che genere di ‘roba’?”  “Niente che ti riguardi,Wesley. A proposito,sono in ritardo per inglese. Se mi vuoi scusare …” Mi sorpassò,tornando alla freddezza di sempre e lasciandomi lì,del tutto confusa. Dopo la noiosissima lezione di trigonometria un ragazzo con i capelli rossi mi fermò nel corridoio. “Ehi,ti aspettiamo sabato,eh!”esclamò ficcandomi in mano un foglietto giallo e strizzandomi un occhio. Esaminai il tagliando e scoprii che si trattava di un invito alla festa di un certo Sean Peters . “Oh,non ci penso nean …” iniziai,sul punto di strappare quella robaccia e gettarla in un cestino,ma la risatina da oca di Elizabeth Dare mi distrasse. Stava appiccicata a Gabe come una sanguisuga e gli sventolava un invito uguale al mio sotto il naso. “Gabby,amoruccio,ci andiamo?Ti preeeeeego!”miagolò strattonandolo per il bavero della camicia. “Eh,va bene Liz. Ci andremo insieme,contenta?” sospirò lui sogghignando. Non so perché accadde. All’improvviso stavo ringhiando come un cane rabbioso e mi mettevo l’invito nella borsa. Con il senno di poi avrei capito che fu la decisione più deficiente che potessi prendere.

CASA DI SEAN. SABATO. ORE 18:30

Non sarei dovuta andare a quella cazzo di festa. Avrei semplicemente dovuto stracciare quel maledetto invito e mandare affanculo quel tale di nome Sean che nemmeno conoscevo. Invece eccomi lì in una villa gigantesca piena di studenti ubriachi marci e fattoni. Bleah. Un tempo adoravo quel genere di cose. Mi faceva impazzire l’idea di essere invitata ai festini;non so perché,forse mi sentivo importante. Ma ora li vedevo come realmente erano:punti di ritrovo per animali che si radunavano per accoppiarsi e litigare fra loro. “Ehi,bella bimba ti va di venire di sopra con me?” un tale,sbronzo fradicio, mi stava incollato al culo da almeno un quarto d’ora e continuava a chiedermi se volessi trombarmelo. “Per l’ultima volta,cretino,io non farei sesso con te nemmeno se fossi l’ultimo uomo sulla Terra!”sputai fra i denti,minacciosa. Finalmente se ne andò. Stavo quasi per tornare a casa,dato che Gabe e Lizzie-scopameloni non s’erano visti,quando la porta d’ingresso si aprì e proprio quei due fecero capolino nell’atrio. Fregai un bicchiere di punch analcolico (pregando tutti gli dei che lo fosse davvero) e mi nascosi dietro al divano sul quale stavano per sedersi i ‘piccioncini’. “Lizzie,ti va di recuperare qualcosa da Lucas mentre io vado a prendere da bere?” sentii dire a Gabe. “Sì,vado subito tesoro.”chiocciò la scopameloni. Intanto che li aspettavo sorseggiai il punch al lampone. Era buono e ,fortunatamente,lo avevo salvato appena in tempo dall’abituale correzione alcolica dei liceali. Appoggiai la schiena al divano e sospirai,dandomi della cogliona. “Passami quella roba!Ne voglio anch’io!” fece Gabriel rivolto a chissà chi,di ritorno dal chiosco delle bibite. Un soffice tonfo mi avvisò che lui e la sua ragazza si erano accomodati sul divano. Del fumo si alzò da dietro di me. Un fumo dall’odore familiare … Oh,fantastico. Marijuana. Ma bene. Di lì a dieci minuti il gruppetto di fattoni attaccò a ridacchiare come un branco di iene. “No,ti giuro fratello ,non avevo mai visto un’arancia così arancione” blaterò Gabriel. Quasi mi strozzai col punch,trattenendomi a stento dall’ ululare dalle risate. “Ma tu lo sai che l’ottanta per cento delle persone non sa dire ‘li vuoi quei kiwi?’ velocemente?”continuò Gabe. Oddio. Non avrei resistito ancora per molto se continuava così. Mi immaginavo i suoi occhi ghiacciati,allungati dal piacere donato dalla droga … e provai uno stranissimo impulso di unirmi a lui nella sua felicità. Poi però tutto finì. “Lo sai che Hilary mi ha raccontato che Abigail Wesley si è scopata Andrew Philiphmore?” insinuò Lizzie. Mi cascò il mondo addosso. Oh,no. “Checcosa?!”sbottò Gabriel facendomi sobbalzare e versare metà del punch sui miei jeans preferiti. “Sì,sì,me lo ha detto l’altro giorno in bagno. A quanto pare lei è andata ad una festa a casa sua l’anno scorso e lo hanno fatto. E lui ha filmato tutto.” “Cazzate. Sono tutte balle secondo me. Hilary non è la tua amica che si fa di crack un giorno sì e l’altro pure?”s’alterò Gabriel. Incredibile. Mi difendeva a spada tratta di fronte a tutti i suoi amici. “E stai calmino!Che te ne frega?”Lizzie divenne sospettosa. “Niente. Non me ne frega niente”bofonchiò lui probabilmente accompagnando la risposta con un’alzata di spalle. Strinsi i denti per non piangere. Oltretutto sembrava che mi fossi pisciata addosso,grazie all’intervento del punch sui miei poveri pantaloni.  “Io vado fuori a prendere un po’ d’aria. Mi sa che sono sbronzo.” Biascicò Gabriel di lì a qualche minuto. Lo seguii con lo sguardo mentre barcollava fuori dalla villa passando per la portafinestra del salotto. Che faccio?Vado o non vado? Ma sì,dai,vado. Strisciando come un ninja per non farmi scoprire dalla combriccola di fumatori uscii anch’io. Gabe era seduto su una panchina a dondolo sulla veranda. In una mano aveva una bottiglietta di Heineken. Mi strinsi nella mia giacca di pelle e mi sedetti accanto a lui. Sulle prime non si accorse di me,ma quando capì chi ero sobbalzò e strabuzzò gli occhi. “A – Abi?Che ci fai qui?” A quella domanda mi irritai. Non potevo esserci andata per divertirmi?!Poi mi ricordai che era ubriaco,fatto e sicuramente non si ascoltava quando parlava. “Un amico di Sean mi ha invitata.” Lui sospirò e si appoggiò allo schienale del dondolo. “Tu sei qui con Lizzie?”chiesi,anche se sapevo già la risposta. “Ah ha.” Assentì scolandosi quello che restava della birra e gettando la bottiglia vuota dietro di sé. Prese a guardarmi negli occhi con un’intensità impressionante. “Sai,Abi,sei bellissima. La ragazza più bellissimissima che io abbia mai incontrato.” Borbottò. Oh,cavolo. “Gabriel sei ubriaco. Piantala.”alzai gli occhi al cielo. “No,non sto scherzando. Sei assolutamente stupenda” sussurrò avvicinandosi piano piano. Il suo fiato sapeva di alcol e erba. Mi ritrassi. “Finiscila!”esclamai. la mia non era vera irritazione,direi piuttosto … delusione. Delusione che fossero la birra e la cannabis a fargli dire quelle cose. Ma che cazzo …?!Basta!Dovevo togliermi quei pensieri cretini dalla testa. “Dai Abi.”mormorò mettendomi un braccio intorno alle spalle. Fui sul punto di staccarglielo a morsi quando fece una cosa del tutto inaspettata:mi baciò. Oh mamma. Era come baciare una bottiglia di birra. Una bottiglia di birra che ci sapeva fare però. All’inizio cercai di scollarmelo di dosso dandogli delle potenti botte sulla nuca. Non desistette,anzi, semmai raddoppiò l’intensità del bacio. Quando cominciavo ad arrendermi Lizzie irruppe in giardino. Non spiccicò verbo,ma mi staccò da Gabriel tirandomi per i capelli,mollò uno schiaffo degno di questo nome all’interessato e mi affibbiò un epiteto che definirei poco gentile. “Tu,porco bastardo!Mi sono fidata di te e tu vai in giro a ficcare la lingua in bocca alla prima troietta che passa?!Vaffanculo Gabriel Thomas!”sclerò schiaffeggiandolo nuovamente e sculettando via con aria di superiorità. Gabe fissò il punto in cui era sparita prima di vomitare in un cespuglio accanto a sé. I ragazzi testimoni di quello strano scontro ritornarono alle loro precedenti attività non appena i conati di Gabriel si conclusero. Io mi alzai,ancora sotto shock , e feci per andarmene. “Abigail. Ti prego,resta” esalò quell’idiota. “No,per stasera ne ho avuto abbastanza. Anzi,sai che ti dico?Ne ho avuto abbastanza per una vita intera.”dissi,dura e sprezzante. Me ne andai a grandi passi,quasi impettita sulle prime,curva e distrutta nelle vicinanze di casa mia. Mi buttai sul letto vestita senza nemmeno togliermi le scarpe e piansi. Sì,sul serio. Così,senza motivo, piangevo come una bambina. Non so per quanto rimasi accasciata su quel letto;alla fine mi si erano prosciugati gli occhi. “Abi. Stai male?”gracchiò mia madre vedendomi scendere in cucina con la faccia da zombie. “Sì. Voglio morire.”risposi fregando una lattina di Coca dal frigo e squagliandomela di nuovo in camera mia. Sorseggiando la bibita mi tornò in mente un’estate particolarmente calda,risalente a circa cinque anni prima:io,Zoey e la mamma eravamo andate in piscina. Allora ero solo una bambina,non sapevo niente dei casini che si sarebbero scatenati in futuro. Avevo una paura matta dell’acqua,perciò me ne stavo seduta sul bordo a dondolare  piedi appena sotto alla sua superficie. “Abigail,perché non entri con me?”chiese Zy. Aveva poco più di sedici anni,ma ne dimostrava una ventina. “Ho paura,Zy. Lo sai.”le ricordai,rabbrividendo al pensiero dell’acqua che mi circondava con le sue braccia gelide. “Aspetta qui.”mi disse. Quando fu di ritorno teneva in mano una lattina di Coca Cola. “La vedi questa?”fece. Io annuii. “Lo sai che cos’è?” “ Come no,Zy,è Coca.” Facevo parecchio la saccente da piccola. “No,Abi. Questa è forza liquida.”mi corresse posandomela in mano. Io alzai un sopracciglio, interrogativa. “Se la bevi potrai fare qualsiasi cosa.”mi assicurò . Io storsi il naso. “Non ci credo.” “Ti giuro che è vero. Abi,ti fidi di me?” Annuii. “Allora bevi,forza.”mi incitò. Tracannai le bollicine marroni e sentii una piacevole sensazione di calore dalle parti dello stomaco. Lanciai un grido di gioia e mi tuffai a bomba nella piscina azzurra. 

  
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