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Autore: subside_    27/04/2013    4 recensioni
Non importava quanto male facesse, non importava quante sfide avessero perso, o quante occasioni avessero mancato. Non importava che avessero rimpianti che bussavano alle porte del cuore così forte da farle a pezzi, non importava se nessuno riusciva a capirli o se un dolore al ginocchio avrebbe vanificato gli sforzi di una vita intera. Loro erano adolescenti, e l'unica cosa che dovevano fare era vivere al massimo delle loro possibilità.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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               5. Louis



               “Come stai?” chiese Louis mentre si sedeva accanto al moro.
Quest’ultimo estrasse un pacchetto di sigarette dalla tasca interna del suo giubbotto di pelle e se ne infilò una tra le labbra. Si tamponò le tasche dei jeans alla ricerca di qualcosa che non trovò, ma quando rialzò lo sguardò vide la mano di Louis che gli porgeva l’accendino.
                “Grazie” mormorò accendendosela e prendendo un lungo sospiro. Il respiro gli tremava.


                “Vuoi?” chiese poi all’amico offrendogli una sigaretta.
Il castano scosse la testa, e Zayn rimise il pacchetto in tasca sbuffando ghirigori di fumo.
                “Cazzo, perché dev’essere sempre così fottutamente cocciuta?” grugnì poco dopo.
Louis ridacchiò sommessamente.
                “E’ fatta così”  sospirò.
                “Si ma non si rende conto di quello che fa. Avrei potuto ucciderlo, Lou…” replicò Zayn in un misto di disgusto e spavento.
                "Io non... non riuscivo a fermarmi... continuavo a colpirlo e volevo che smettesse di respirare..."
Louis fissò l'amico spaventato da se stesso. Le sopracciglia gli si erano incurvate e teneva i pugni serrati sopra le ginocchia. Sapeva quanto dolore gli aveva causato il suo essere impulsivo, sapeva che i compagni di scuola lo allontanavano e sapeva che era stato espulso ben due volte per aver avuto un comportamento violento: lui c'era. Lui era l'unico ad essere rimasto.  E Zayn aveva promesso, a Louis e a se stesso, di non fare più a botte con nessuno.      
                "E' stato necessario Zayn. Nessuno te ne sta facendo una colpa, anzi. Hai salvato Lola"
             "Si ma si sarebbe potuto evitare. Per cosa? Per una cazzo di canna?” sbottò il moro esasperato.
Louis si coricò sulla distesa di prato verde del giardino della loro casa e incrociò le braccia dietro la sua testa. Si soffermò ad osservare le stelle che quella sera erano leggermente più visibili.  Non fu in grado di dare una risposta all’amico. Probabilmente solo Lola poteva, probabilmente non era nelle condizioni di consolare qualcuno. Zayn aveva bisogno di sfogarsi, e lui era lì per quello, c’era sempre per lui, ma la verità era che aveva bisogno che qualcuno ci fosse per lui. Si voltò a fissare l’amico assorto nei suoi pensieri, mentre osservava le increspature dell’acqua della piscina distante pochi metri da loro.
                “Zayn”
Louis chiamò il moro che prese l’ultimo tiro e gettò la sigaretta alle sue spalle. Si voltò a guardarlo con aria interrogativa.
                “Si?”
No, non ce la faceva a parlarne. Non poteva. Voleva rimuovere tutto, doveva rimuovere tutto, tutti si aspettavano che lui lo avesse già fatto. Zayn si aspettava che lui fosse forte, e doveva esserlo soprattutto per lui. Il castano si alzò in piedi, seguito dallo sguardo di Zayn.
                “Credo che dovresti parlarne con lei” disse, prima di voltarsi e rientrare in casa, lasciando l’amico in preda alla confusione.
 
C’era una sola cosa di cui Louis avesse bisogno in quel momento. Una sola persona che riusciva a distoglierlo da tutti i suoi pensieri. Si diresse verso la camera da letto e bussò piano, quando non sentì risposta entrò e la luce proveniente dal corridoio illuminò fievolmente la stanza. Lola e Melanie erano rannicchiate l’una accanto all’altra nello stesso letto, gli occhi di Lola erano incorniciati da una macchia nera causata dalla matita sciolta durante il pianto. Melanie le teneva una mano, ma non dormiva. Sollevò piano il capo, chiudendo gli occhi in due fessure per il fastidio della luce.
                “Mel” sussurrò Louis.
                “Che c’è?” fece lei.
                “Ho bisogno di parlarti”
Le sopracciglia della ragazza si inarcarono in un’espressione stupita mentre fissava l’amico sulla porta. Tirò un sospiro e lasciò gentilmente la presa di Lola. Scivolò piano giù dal letto e, mentre camminava verso l’uscita, si legò i capelli in una coda. Louis la guardò mentre gli si avvicinava. Indossava una canotta aderente  bianca che metteva in evidenza le sue forme e dei pantaloncini cortissimi che scoprivano le sue lunghe gambe vellutate. Sorrise sotto i baffi prima di prenderle la mano e trascinarla in giardino.
Questo era completamente deserto, di Zayn era rimasta soltanto la cicca di sigaretta che ancora emanava soffi di fumo.
                “Mi spieghi che succede?” chiese la ragazza confusa.
Louis arrivò fino all’ombra del grande salice che si innalzava nell’angolo destro del giardino, spingendo delicatamente Mel contro la sua quercia. Appoggiò le mani ai lati della sua testa e le si avvicinò. Il respiro gli si fermò mentre i battiti cardiaci di entrambi aumentavano a dismisura. Agganciò gli occhi della ragazza coi suoi rivolgendole uno sguardo che era insieme passione e desiderio. Anche Mel smise di respirare.
Poi Louis la baciò, e a quel punto i corpi dei ragazzi si incastrarono l'uno nell'altro come se fossero fatti per stare insieme. Le labbra si sfioravano alla ricerca l'una dell'altra mentre Louis prendeva tra le mani il volto della ragazza e lo premeva con ancora più insistenza contro il suo. Melanie intrecciò le dita fra i morbidi capelli del castano e tirò qualche ciocca facendo ritrarre appena Louis e sul suo volto spuntò un'espressione di divertimento.
                "E questo che significa?" chiese Mel interrompendo il bacio.
                "Significa che sei bella" rispose il ragazzo continuandole a lasciare baci delicati sulle labbra.
                "E che mi piaci" continuò, provocando un evidente rossore sulle guance di Mel che sperò con tutta se stessa che il buio della notte sapesse nascondere.
                "E poi significa che ho bisogno di te"
Quando pronunciò queste parole, Louis si allontanò dal volto della ragazza per poterne osservare l'espressione. Melanie sapeva che in quel periodo della sua vita Louis fosse particolarmente fragile, e le andava bene poter curare le sue ferite. La preoccupazione sul viso di lui lo rendeva così dolce che avrebbe voluto stringerlo così forte da spazzargliela via, ma il fatto era che aveva paura. Paura di come sarebbe potuta andare. Paura di rimanere delusa. Aveva paura perché sapeva l’influenza che aveva Louis su di lei, influenza che non aveva avuto mai nessuno nei suoi confronti, e aveva paura di quello che sarebbe potuta diventare.
Melanie accarezzò una guancia del ragazzo mentre osservava i suoi lineamenti perfetti. I suoi occhi erano di un azzurro intenso, che sembravano penetrargli nella pelle e guardarla dentro. Si sentiva nuda ogni volta che le rivolgeva quello sguardo, lo sguardo di chi cerca di interpretare l'espressione su un volto. Le sue labbra sottili si schiusero per facilitargli la respirazione che stava divenendo sempre più difficile mentre attendeva che Melanie parlasse. La bionda arrossì di nuovo.
                "Io sono qui" mormorò poi.
Louis tirò un sospiro quasi di sollievo e la strinse contro il suo petto, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. Melanie piegò le sue dietro la sua schiena e strinse tra le dita la maglia bianca che indossava il ragazzo. 
                "Grazie" sussurrò lui baciandole la fronte, prima di rivolgerle un sorriso che lei ricambiò  spontaneamente.
                "Ora però se non ti dispiace sto morendo di freddo, quindi se mi hai detto tutto quello che avevi da dirmi..." sdrammatizzò Melanie indicando l'interno.
                "Si, credo di averti detto tutto" rise il castano.
                "Bene, allora buonanotte" lo salutò lasciandogli un bacio sulle labbra e si diresse verso l'interno.
Sul viso di Louis comparve un sorriso che non riuscì a trattenere mentre osservava la ragazza allontanarsi. Gli piaceva, e gli piaceva davvero tanto.
                "'Notte" mormorò tra sé e sé.
 

***

 
Da quella notte Louis e Melanie cominciarono ad essere coinvolti in una complicità quasi unica. Una di quelle complicità che si ha tra due migliori amici. Non si può dire che Louis e Melanie si fossero messi insieme, a guardarli dall'esterno nessuno avrebbe detto che ci fosse stato del tenero tra di loro. Scherzavano e si prendevano in giro come avevano sempre fatto e la notte, quando avevano freddo o quando si sentivano soli, passavano del tempo insieme. Non ci fu nessun’altro bacio né altri comportamenti che lasciavano intendere che ci fosse qualcosa di più. Non se lo dissero, ma capirono che prima di iniziare qualcosa di nuovo avevano bisogno di chiudere col passato. E Melanie era la medicina migliore contro le malattie di Louis. Stavano aspettando, aspettando che fosse il momento giusto per cominciare. Nessuno lo sapeva a parte forse Lola e Zayn che avevano intuito qualcosa, ma probabilmente non sospettavano nemmeno che si fossero baciati.
 
               
Quella sera i ragazzi decisero di passare la serata in centro. Come al solito, Lucas e James li
passarono a prendere e li accompagnarono nella zona più affollata di Sydney. Una volta arrivati,
l’attenzione delle ragazze fu quasi immediatamente catturata dai centinaia di negozi che, con le loro vetrine colorate, sembravano gridare “GUARDACI”. Per cui, volendosi risparmiare lo strazio di assistere a quattro ragazze in preda allo shopping, le strade dei ragazzi e delle ragazze si divisero.
Lucas, James, Louis, Zayn, Harry, Liam e Niall camminarono per minuti interminabili, cogliendo l’occasione per adocchiare qualche australiana carina. Poi Liam propose di cambiare menù.
                “Ehi Lucas, qual è il miglior bar dei dintorni?” chiese all’amico che rispose dopo essersi consultato con James.
                “Il Nightmare, di sicuro”
             “Che ne dite se passiamo a bere qualcosa?” propose poi il ragazzo.
                “Si, anch’io ho la bocca asciutta” intervenne il riccio.
E così, in meno di quindici minuti, i sette si ritrovarono nel locale.


Era un posto esteticamente abbastanza elegante, ma per nulla formale. La gente si sfidava a chi beveva più alcolici in trenta secondi e Niall avrebbe giurato di aver visto una pasticca sciogliersi in un cocktail. Le poltrone in pelle erano disposte in cerchio attorno a tavolini di vetro e i ragazzi occuparono quelli più vicini alla vetrata che affacciava sull’esterno. Le cameriere si muovevano velocemente per il locale, chiamate una volta da uno e una volta da un altro, e sembravano non aver notato la mano alzata di Louis che cercava di richiamare la loro attenzione.
                “Fanculo, vado al bancone. Giro di birra?” chiese agli altri, che concordarono unanimi.
Il castano si diresse verso la cassa estraendo il portafogli dalla tasca posteriore dei jeans. Mentre attendeva che le quattro persone davanti a lui si sbrigassero tamburellava col piede sul pavimento, anch’esso di vetro.
                “Sette birre grandi” ordinò quando fu il suo turno. Il cassiere annuì e digitò i prezzi sulla tastiera della cassa.
                “Bevi tanto, eh?” sussurrò una voce alle spalle di Louis. Questi si voltò di scatto e si trovò davanti la bella donna bionda che gli aveva dato il benvenuto la prima sera che arrivarono a Sydney che gli rivolgeva un ampio sorriso.
                “Ehi…” fece per salutare leggermente imbarazzato, dal momento che non conosceva nemmeno il suo nome.
                “Ashley” intervenne in soccorso lei, sorridendo.
                “Louis” si presentò il castano accettando la mano che la ragazza gli aveva offerto.
Ashley fece un cenno indicando qualcosa dietro le spalle di Louis e quando si voltò vide che il commesso gli stava porgendo lo scontrino.
                “Fammi anche un gin tonic” aggiunse poi il ragazzo prima di cingere con un braccio i fianchi della bionda e portarla accanto a lui. Ashley fece un risolino divertito.
Louis portò i due scontrini al cameriere dietro il bancone che li prese e chiese il numero del tavolo.
                “Ventiquattro” rispose il ragazzo.
Il cameriere annuì prima di rivolgersi ad un altro cliente. Quando Louis tornò al tavolo insieme ad Ashley, i ragazzi rimasero sopresi e colpiti allo stesso tempo. Sopresi perché non si aspettavano che Louis riuscisse ad agganciare una ragazza in così poco tempo, colpiti perché la bellezza di Ashley era disarmante, per non parlare dei suoi vestiti aderenti che lasciavano ben poco all’immaginazione.
                “Ragazzi, vi presento Ashley” fece Louis sogghignando per la reazione degli amici, che la salutarono calorosamente.
             “Una… mia intima amica”
I ragazzi risero e Ashley diede un colpetto sulla spalla del ragazzo, divertita.
                “Ti dai da fare, eh Louis?” commentò ridendo Lucas.
Il castano sorrise e scosse la testa. Proprio in quel momento, una cameriera arrivò con un vassoio e le loro ordinazioni. Louis prese la sua birra e offrì il gin tonic ad Ashley che lo ringraziò educatamente, poi salutò gli altri con un “ci vediamo dopo” e accompagnò la ragazza fuori dal locale.
                “Non pensavo ti avrei mai rivista” disse il castano mentre i due si incamminavano verso il lungo mare.
             “Nemmeno io” mormorò la ragazza sorseggiando il suo drink.
Prima di scendere in spiaggia, Louis ed Ashley si tolsero le scarpe. La sabbia era fredda e morbida mentre carezzava i loro piedi nudi. Lo spettacolo che offriva il mare che rispecchiava il chiarore della luna piena era indescrivibile. Le onde si infrangevano sulla riva con così tanta delicatezza che a stento si udivano. Quando furono abbastanza lontani dalla strada, i due si sedettero sulla distesa dorata ad ammirare lo spettacolo che avevano davanti.
             “E’ splendido, non è vero?” commentò Ashley, gli occhi fissi sull’infinito blu davanti a loro.
             “Già..” disse Louis fievolmente.
             “Hai mai fatto il bagno a quest’ora?” chiese la ragazza, voltandosi verso di lui.
Il castano scosse il capo senza distogliere lo sguardo dal mare.
                “No?” chiese di nuovo con più insistenza, come se non fosse possibile che il cenno del ragazzo equivalesse ad una risposta negativa.
Louis guardò la sua espressione sbalordita e sorrise lievemente.
                “No” confermò con leggerezza.
             “Ma è inconcepibile! Devi assolutamente provare!” e dicendo così posò il bicchiere ormai vuoto sulla sabbia, prese una mano del ragazzo e lo tirò a sé con forza, costringendolo ad alzarsi.
Louis rideva cercando ci non lasciarsi trascinare.
             “No, dai, adesso no” provò a dissuaderla, ma fu invano.
 Insistente, Ashley continuava a tirarlo verso l’acqua.
                “Non dirmi che hai paura?” lo stuzzicò poi fermandosi di colpo e fissandolo con aria di sfida.
Louis scosse il capo.
                “Io non ho paura di niente, tesoro” ammiccò mentre la bionda gli faceva il verso.
                “E’ che non ho il costume” abbozzò il ragazzo.
                “E allora?”
Ashley alzò le sopracciglia come se l’affermazione di Louis fosse la più stupida del mondo. Alzò gli occhi al cielo prima di avvicinarsi al castano e cominciare a sbottonargli la camicia.
                “Tanto non hai nulla di cui vergognarti, no?” sussurrò la bionda cercando palesemente di provocarlo.
E, palesemente, Louis non riuscì a resistere. Sorrise e avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza premendo con foga mentre lei gli toglieva di dosso la camicia. Lui fece lo stesso sfilandole per il capo la canotta azzurra, e procedendo poi con gli short. Anche i suoi jeans scivolarono velocemente via. Senza interrompere il bacio, Ashley era riuscita ad attirare Louis verso la riva e ora i loro piedi venivano bagnati dall’acqua tiepida del mare. Quando il ragazzo se ne accorse scosse il capo sogghignando.
                “Sei proprio una stronza, lo sai?”
Ashley gli fece l’occhiolino prima di sfilarsi le mutandine e il reggiseno con naturale semplicità e correre incontro all’irresistibile freschezza che il mare emanava. Quando raggiunse una zona abbastanza profonda si immerse completamente risalendo in superficie coi capelli bagnati che le cadevano lungo le spalle nude e un enorme sorriso a riempirle il viso.


                “Non mi raggiungi?” gridò al ragazzo che era rimasto immobile a guardarlo, incantato dalla sua bellezza. Questi si guardò attorno per accertarsi che non ci fosse nessuno prima di far scivolare i boxer lungo le gambe e dirigersi esitante verso la bionda che lo incitava a sbrigarsi.
Sentire l’acqua calda che mano a mano bagnava la sua pelle era una sensazione migliore di quanto si aspettasse. Prima di raggiungere Ashley si tuffò a capofitto per assaporare a pieno quella sensazione di libertà e spensieratezza. Quando risalì si trovò a pochi metri di distanza dalla bionda, che lo aspettava sorridente.  Le si avvicinò annullando la poca distanza e i loro corpi bagnati si sfiorarono facendo rabbrividire la loro pelle. Il castano avvolse le sue braccia intorno ai fianchi di Ashley  al di sotto del livello del mare e fece poi scivolare una mano sul suo sedere, stringendoglielo un po’ e mordendosi divertito un labbro.
La ragazza gli fece una linguaccia prima di saltargli in braccio con facilità, visto che l’acqua la rendeva incredibilmente leggera.
                “E’ la notte delle nostre prime volte”  sussurrò Ashley a Louis, che sentiva il suo respiro sulla pelle.
Lui la guardò interrogativo.
                “Il tuo primo bagno a mezzanotte… la mia prima volta in acqua…” mormorò lentamente, avvicinando mano a mano che parlava le sue labbra a quelle del ragazzo. Sfiorò il sorriso di Louis, prima che lui la baciasse delicatamente.
E per la seconda volta da quando erano arrivati in Australia, Louis e quella ragazza sconosciuta fecero l’amore come se si conoscessero da tutta la vita, perché era così che si erano sentiti per quel poco tempo che avevano passato insieme. Nessuno dei due conosceva la storia dell’altro, e forse questo permetteva loro di essere loro stessi senza timori e preoccupazioni, permetteva loro di lasciarsi andare, condividendo le stesse colpe.
 





***

 
                “Ehi miss intelligenza, adesso come ci asciughiamo?” chiese il ragazzo mentre lui e Ashley ritornavano in spiaggia.
                “A questo non ci avevo pensato” borbottò lei mentre si infilava la biancheria intima.
Louis alzò gli occhi al cielo facendo attenzione a non toccare la sabbia con altre parti del corpo al di fuori dei piedi. Odiava quando gli si appiccicava addosso.
Si rivestirono velocemente, inumidendo tutti i vestiti. Ashley tirò fuori il cellulare dalla borsetta che aveva camuffato in mezzo ai vestiti e fissò lo schermo. Con la coda dell’occhio, Louis riuscì a vedere che le erano arrivati due messaggi da parte di un certo Bill. Senza nemmeno visualizzarli, Ashley li cancellò. Poi rimise il telefono in borsa e la appoggiò dietro di se, distendendosi su di essa come fosse un cuscino.
                “Chi è Bill?” domandò Louis imitandola.
                “Che fai, mi spii?”
Ashley lo fissò, divertita dalla sua espressione seria.
                “E’ il mio fidanzato” continuò poi, rivolgendo lo sguardo in alto verso il cielo stellato.
Le sopracciglia di Louis si inarcarono. Che quella ragazza potesse avere un ragazzo non ci aveva neanche mai pensato. Ma dopotutto non sapeva niente di lei. Così come lei non sapeva nulla di lui.
                “Sa che lo tradisci?”
             “Credo abbia cominciato a sospettare qualcosa, ma non ha il coraggio di mollarmi”
             “E nemmeno tu”
Louis si voltò verso la ragazza. Sentendosi osservata, Ashley ricambiò lo sguardo del castano, che la scrutava a fondo. Gli sorrise flebilmente, poi tornò a fissare le stelle, e Louis non ricevette risposte. Rimasero in silenzio per un po’, ognuno immerso nei propri pensieri.
Louis si chiedeva se il fatto che Ashley fosse fidanzata avesse cambiato le cose. Dopotutto tra loro c’era solo sesso, nessun tipo di rapporto. Eppure si sentiva diverso, come se adesso tutto quello che era successo tra di loro fosse completamente sbagliato. Si sentiva in colpa, perché sapeva cosa voleva dire vedere la propria donna insieme ad un altro, sapeva quanto faceva male. Probabilmente, se avesse saputo di Bill prima, non l’avrebbe mai portata in spiaggia. Lui l’aveva fatto per divertirsi, perché Ashley l’attraeva e per non pensare a nulla e di sicuro anche lei l’aveva fatto per lo stesso motivo, ma lei aveva qualcuno a casa che l’aspettava, qualcuno che si chiedeva perché stesse facendo così tardi, qualcuno tormentato dal pensiero che lei potesse essere nel letto di qualcun altro. Lui, invece… lui ce l'aveva qualcuno a casa ad aspettarlo?  Non era sicuro di conoscere la risposta. Forse l’unica colpevole non era solo Ashley. Forse lui era colpevole quanto lei.
                “Sai perché non ho mai fatto il bagno di notte?”
Louis interruppe il silenzio, mentre il vento  mite soffiava tra i loro capelli.
                “Perché?” chiese la bionda sinceramente incuriosita.
                “Quando avevo quattordici anni il mio migliore amico annegò” disse piano il castano.
Ashley si voltò verso di lui con aria preoccupata, ma non commentò. Lo lasciò continuare.
                “Si chiamava Charlie e condividevamo praticamente tutto. Non ricordo nemmeno quanti guai combinavamo ogni giorno… era come un fratello per me. L’estate dei nostri quattordici anni la trascorremmo insieme. Insistemmo per tutto l’anno coi nostri genitori che alla fine si convinsero a portarci nello stesso villaggio. La notte di ferragosto ci permisero di trascorrerla in spiaggia insieme a tutti gli amici che c’eravamo fatti lì. Eravamo tipi solari, stavamo simpatici a tutti. Organizzammo un enorme falò, e ci divertimmo, ci divertimmo un sacco. E bevemmo. Eravamo insieme a quelli più grandi per cui per non sentirci piccoli bevemmo tanto. Non eravamo tanto abituati all’alcool, a quattordici anni sapevamo divertirci con cose ben più semplici. Poi Charlie vide una scogliera e gli venne l’idea di tuffarsi da lì. “Dai, vieni, è una figata” mi gridava, ma io mi sentivo troppo male per seguirlo. Così mi accasciai sulla sabbia, guardandolo allontanarsi verso le rocce. Fu l’ultima volta che lo vidi. Persi i sensi, e li perse anche lui, solo che lui era in acqua e nessuno si accorse di lui. Io ero troppo ubriaco per accorgermene, ero troppo ubriaco per alzare il culo e andarlo a salvare. Da allora a malapena faccio il bagno di giorno.”
Per tutto il tempo in cui Louis aveva parlato, non aveva distolto lo sguardo dal blu della notte nemmeno una volta. Solo quando ebbe finito si voltò verso Ashley.
                "Grazie" mormorò sotto voce.
Non lo aveva mai raccontato a nessuno, nemmeno a Zayn, ma Ashley l'aveva aiutato a combattere le sue paure e intoltre aveva l’opprimente bisogno di sfogarsi con qualcuno. 
La bionda gli si avvicinò cautamente e gli lasciò un bacio sulla guancia, poggiandogli la mano sul petto e accarezzandolo piano.
                “Mi dispiace” sussurrò al suo orecchio, mentre gli baciava la spalla.
Louis le sorrise, portando una mano sulla sua guancia e accarezzandola con il pollice, e le baciò dolcemente la fronte.
                “Credo che debba rientrare” mormorò piano il castano.
La bionda annuì e si mise in piedi, seguita da Louis. Ad un certo punto, Ashley prese a ridere all’improvviso.
Louis la guardò come se fosse pazza.
                “Che c’è?”        
             “Il bicchiere. Mi sono portata via il bicchiere del locale”
Louis fissò il bicchiere vuoto che Ashley teneva tra le mani e rise insieme a lei.
                “Hai rubato un bicchiere, vergogna!” scherzò prendendo la sua bottiglia e gettandola nel bidone più vicino. Ashley lo raggiunse che ancora rideva.
                “Devo buttarlo?” domandò tenendo il bicchiere sospeso sopra la pattumiera.
                “No, tienilo per ricordo” fece sarcastico Louis.
                “Vivo con Bill, non posso” rispose seria. “Tienilo tu” e glielo porse.
Louis sorrise.
             “Guarda che stavo scherzando”
             “Io no. Così ti ricorderai di me”
Il ragazzo rimase per un po’ a fissare il bicchiere che Ashley gli stava porgendo. Non aveva il suo numero, ne sapeva dove abitava, non conosceva nulla di lei e probabilmente di lì a qualche settimana sarebbe stato distante da lei tre continenti. Per cui accettò quella specie di regalo, rendendo felice la ragazza.
Ma era sicuro che non gli serviva quel bicchiere per ricordarsi di lei: sapeva che non l’avrebbe mai dimenticata.
 

***

 
                “Sicura che non vuoi che ti accompagni a casa?” chiese forse per la duecentesima volta Louis.
                “Si, tranquillo, dirò a Bill di passarmi a prendere qui” lo rassicurò Ashley.
                “Sicura?”
             “Ti dico di sì. Guarda, è già che chiama”
Ashley mostrò la chiamata in arrivo di Bill sul cellulare e la cosa parve rassicurare un po’ Louis. Annuì e le lasciò un leggero bacio sulle labbra.
                “Addio” sussurrò mentre la bionda rispondeva al telefono. Lei gli sorrise, poi lui si voltò e si incamminò verso l’uscita. Prese il cellulare e chiamò Zayn.
                “Ma dove cazzo sei?” sbottò il moro.
                “Fuori al Nightmare, no?”
             “Ce ne siamo andati un’ora fa, coglione. Ti passiamo a prendere, non ti muovere” e dicendo così staccò il telefono. Louis sorrise, prima di rimettere il telefono in tasca e appoggiarsi contro il muro.
Dopo qualche minuto, un auto nera accostò proprio di fronte il locale. Pensava fosse Lucas, poi si ricordò che lui non aveva un Audi, e non era nera. Poi capì. Ashley uscì dal locale passandogli accanto e si diresse a passo svelto verso l’auto. Entrò e baciò Bill con leggerezza prima di tornare comoda al suo posto e allacciarsi la cintura. Mentre l’uomo accelerava, la bionda fece un occhiolino a Louis che sorrise appena, poi scomparse nel traffico.
 
L’auto successiva fu quella giusta. Dall’interno, Lucas fece cenno al castano di entrare.
                “Passato una bella serata?” chiese Louis quando si fu accomodato.
                “Non tanto quanto la tua” ironizzò Harry divertito.
In meno di mezz’ora le due auto di Lucas e James erano parcheggiate davanti all’appartamento dei ragazzi.
                “Ciao fiamma” salutò James riferendosi a qualcuno che Louis non riuscì ad identificare.
                “Ciao coglione!”
Madison chiarì i suoi dubbi. Il moro rise, poi fece inversione e sfrecciò via, seguito da Lucas.
                “Mi sono perso qualcosa?” chiese Louis stuzzicandola.
                “No ti sei perso tu!” sbottò la rossa infastidita. “Ma che fine avevi fatto? E perché hai un bicchiere vuoto in mano? Sembri un idiota”
                “Affari” rispose lui con aria da sbruffone.
Madison roteò gli occhi, poi rientrò in casa insieme a tutti gli altri.
Louis si recò in camera da letto dove sistemò il bicchiere nella sua valigia, ma non poteva ancora andare a dormire. C’era una cosa prima che doveva fare. Tornò in cucina, si avvicinò a Mel e le prese una mano, trascinandola verso l’esterno. Nessuno ci fece granché caso, stanchi e assonnati com’erano.
                “Che altro succede?” domandò la ragazza nervosa. Si era preoccupata per Louis, nessuno sapeva dove fosse e non rispondeva al telefono, tra l’altro i ragazzi non volevano dirle il motivo per cui si era allontanato da loro.
                “Sono stato con una ragazza, stanotte”  confessò il ragazzo deciso.
                “Volevo che lo sapessi da me e non… dagli altri”
Melanie rimase sbigottita, tutto si aspettava tranne che quello. Per una frazione di secondo, si poteva leggere chiaramente la delusione nei suoi occhi, ma il secondo dopo fu sostituita da un finto sorriso rivolto all’amico.
                “Beh sono… sono contenta che ti 'godendo le australiane'” abbozzò continuando a sorridere, riportando le parole del castano di qualche giorno prima, in aereo.
                “Scusa”
L’espressione di Louis era sinceramente dispiaciuta, per nulla convinto delle congratulazioni della ragazza.
                “Ma scherzi? E per cosa?” fece la ragazza con apparente tranquillità.
                “Perché ti ho baciato quella sera e perché non credo di essere pronto”
Il ragazzo si sentiva maledettamente in colpa. Sapeva che stava ferendo i sentimenti di Melanie e l’ultima cosa al mondo che voleva era farle del male.
                “Ma non devi scusarti, è tutto ok, davvero”
Mentiva. Louis lo sapeva.
                “Meriti il meglio, Mel, lo giuro”
             “Lo so” rise la ragazza, provando a sdrammatizzare.
                “Dai, stai tranquillo. Amici come prima?”
Louis la attirò a sé in un abbraccio silenzioso. Le voleva bene, le voleva bene davvero, ma non si sentiva all’altezza di iniziare una nuova relazione. Aveva paura di ferirla, aveva paura di non esserle fedele, e non voleva che questo accadesse.
Mentre Louis la stringeva, Mel sentiva gli occhi pizzicare. Col mento poggiato nell’incavo del collo del castano, sbatteva velocemente le palpebre per impedire alle lacrime di uscire fuori. Ma non avrebbe resistito a lungo. Quando sciolse l’abbraccio, tornò a sorridere come se nulla fosse.
                “Ora però sto morendo di sonno. Buonanotte sciupafemmine” ironizzò la bionda.
Louis non rise. La lasciò andare via, alle sue spalle. Melanie corse. Nessuno se ne accorse. Si chiuse in bagno, e si lasciò finalmente andare a tutto il dolore che per troppo tempo aveva tenuto dentro.










Okay credo di non aver mai scritto così tanto in un solo capitolo, in questo periodo l'ispirazione è alle stelle ahah
Grazie a chi segue la storia, a chi recensisce e a chi l'ha messa nei preferiti, anche se le recensioni stanno calando sono ottimista e spero ne verrà fuori una bella storia. 
Per il momento qualche idea ce l'ho, anche perchè come ho detto alcune parti della relazione di due personaggi (indovinate quali?) l'ho "vissuta" in prima persona per cui per quanto riguarda il loro svolgimento, so già tutto lalala
Diverso è invece per tutti gli altri, per i quali dovrò improvvisare...spero di non creare casini ahah
Au revoir xx :) 
             
  
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