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Autore: shewolf_    27/04/2013    8 recensioni
"-Sedetevi pure.- disse il professore di musica,con un sorriso accennato.
Ecco,per Kimberly,quell'uomo era la prova che la perfezione esisteva.
Non avevano mai avuto musica prima d'ora,era stata una riforma scolastica di settembre dell'inizio dell'anno. [...] Nessuno sporse lamentele,soprattutto dopo aver visto l'insegnante.
Le professoresse lo descrivevano come “un uomo piacente”,giusto per non sforare e mantenere quel decoro che viene loro richiesto in ambito lavorativo.
Tant'è che inizialmente nessuno ci credeva. Cosa potevano sapere delle donne abbastanza attempate,di cosa era ritenuto bello al giorno d'oggi?
E invece.. eccolo lì. Il professore di musica più affascinante che potesse esistere.
Si chiamava Jared Leto,e grazie a lui,musica era la materia più attesa della settimana."
Questa è la prima FF che pubblico su questo sito, spero vi attiri e vi piaccia come è piaciuto a me scriverla :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 56.

 The love for what you hide
The bitterness inside
Is growing like the new born

 

Estrasse le chiavi di casa dalla tasca dei jeans scuri, vecchi e sdruciti sul fondo a forza di camminarci sopra con le scarpe.
Era affezionato a quei pantaloni, non c’era una ragione in particolare, del resto era molto legato a qualsiasi capo che andava a creare il suo eccentrico guardaroba.
Aveva cominciato a vestirsi in maniera più consona da quando ottenne la cattedra da insegnante di musica, e quel paio di pantaloni facevano parte della categoria di vestiti sobri che aveva posseduto da sempre.
E inoltre a Kim piacevano molto.
Le infilò nella serratura e le girò mezza volta: significava che qualcuno vi si era già intrufolato dentro.
Non ne fu colpito, era stato lui stesso a dirle di trovarsi direttamente a casa sua.
Infatti, non appena accese la luce del soggiorno, vide la ragazza distesa sul divano, tanto per cambiare.
Era sdraiata sul fianco destro, il braccio destro a farle da cuscino le premeva contro la guancia, mentre il sinistro era disteso sopra la testa.
Aveva spogliato le scarpe, le quali al momento giacevano inermi esattamente sotto di lei, sul tappeto tra il divano e il tavolino in vetro.
Le gambe erano piegate, mantenute strette il più possibile al ventre, probabilmente per trattenersi il calore addosso, che tendenzialmente comincia a scemare quando stai sdraiato in quel modo.
I lunghi capelli che le coprivano il volto, erano stesi in direzione opposta rispetto al suo corpo, facendo quindi capolino dal bordo del divano più vicino alla sua testa.
Il fatto che fosse così distesa, con la luce e televisione spenta poteva lasciar immaginare che stesse dormendo.
Ciononostante, il modo in cui l’indice della mano sinistra si attorcigliava una ciocca di capelli già ondulata, gli fece intendere che fosse sveglia.
Senza dire niente, l’uomo sorrise rumorosamente, appoggiando i suoi effetti contro la parete subito accanto alla porta, e si incamminò verso il divano.
Una volta raggiunto, si sedette sul tappeto, proprio di fronte al viso della giovane.
Il respiro flebile le smuoveva le ciocche di capelli davanti al viso. Jared si avvicinò fino ad appoggiarsi con un gomito sulla superficie del divano, e con l’altra mano prese a liberarle il volto.
Quando questo emerse, lui non poté fare a meno di lasciarsi scappare un sorriso affettuoso.
-Ehi..- disse in un sussurro.
Gli occhi pece incontrarono subito i suoi, nella quale però Jared vi riconobbe quell’aria tormentata che era solito trovarvi nelle ultime settimane.
Erano passati 15 giorni ormai dall’incontro a sei occhi con Max Danes… per qualche motivo però Kim non riusciva a darsi pace, malgrado tutti gli sforzi del professore per farle capire di non avere colpe.
L’occhiata che gli rivolse, gli fece intendere che si trovasse ancora in piena pena per quanto riguardava la minaccia del padre nei confronti di Jared.
-Per quanto tempo vuoi continuare con questa storia?- le domandò, il tono per niente alterato. Era intenerito da questo atteggiamento.
-E tu per quanto fingerai che non ti interessa?- disse di rimando la ragazza, la voce esprimeva chiaramente il suo stato d’animo.
-Non sto fingendo Kimberly.- rispose il professore, cominciando a giocare a sua volta con i capelli folti della ragazza, facendoseli passare tra le dita a mo’ di pettine. –Certo sono dispiaciuto, ma non ero davvero convinto di poter diventare qualcuno a ormai 40 erotti anni. –
Lei chiuse gli occhi, sospirando. –Sono mortificata, Jared.-
-Lo so.- alzò gli occhi al cielo. –Sono due settimane che me lo ripeti.-
-Avrei potuto fare qualcosa!- disse lei, col tono di voce leggermente più alto. La responsabilità di tutto l’accaduto era totalmente sua, ne era consapevole.
-Kim, ho 20 anni più di te, davvero, credimi, non ho bisogno che tu mi difenda.- chiosò con un ché di presuntuoso. Non comprendeva tutto questo lagnarsi della giovane, per quanto gli suscitasse tenerezza, dall’altra parte non riusciva a capire: il SUO sogno era stato infranto e lei si comportava come se la vittima fosse lei.
-Piuttosto, l’hai più sentito?- le chiese poi, continuando a passare le dita tra i capelli di Kim. Erano davvero setosi, per un momento gli venne in mente quando il solo pensare di toccarglieli lo faceva rabbrividire.
Lei scosse piano la testa. – Mi ha chiamato per i due giovedì seguenti, ma non gli ho risposto.- confessò mordendosi il labbro inferiore.
Jared strabuzzò gli occhi. –E perché? Se non erro eri terrorizzata dall’idea di non sentirlo più!-
-E’ vero.- confermò Kimberly. –Il problema adesso è che non voglio sentirlo io. Ho scoperto un lato di lui che mi ha fatto malissimo, non avrei mai sospettato potesse essere una persona tanto crudele.
C’ho provato, Jared, credimi. Quando ho visto che il mittente era lui però, non sono riuscita a rispondere, proprio non ce l’ho fatta.-
Il professore si inumidì le labbra, gli occhi carichi di comprensione. –Posso immaginare come ti senti Kim e capisco tu possa essere arrabbiata con lui.. ma è tuo padre e tu devi giudicarlo solo in quanto essere padre.
So che al momento non riesci a separare l’immagine dell’uomo che mi ha fatto star male dal padre affettuoso di cui mi hai sempre parlato.. ma è questo che devono fare i figli.
Questo lato di lui non ti riguarda, e non è giusto nei suoi confronti tenergli il muso.-
Obiettivamente, aveva ragione. Questo aspetto ragionevole della sua personalità cominciava ad infastidire l’alunna, la quale capì immediatamente di essersi comportata male nei confronti di suo padre.
Però ripensandoci, se adesso la chiamasse, non esiterebbe ad ignorare il cellulare. Il lato orgoglioso del suo carattere non riusciva a placarsi e finché era così, non ci sarebbe stato modo per affrontare la situazione lucidamente.
-Hai ragione.- ammise subito però, convinta di quello che diceva.
-So che è difficile, e non dico di chiamarlo seduta stante.. solo la prossima volta, quando sarai pronta, non evitarlo.  Sono convinto che gli stai causando un dolore che non riusciamo neppure ad immaginare.-

Touchée  pensò colpevole Kim. Questo uomo aveva un potere straordinario.
-Com’è che sei bravo in tutto?- gli chiese poi, nel volto si aprì un sorriso carico di riconoscimento.
Lui scrollò le spalle. –Sei tu che mi ispiri.- si giustificò. –Tu mi fai venire voglia di essere un uomo buono, un uomo migliore.-
Kimberly sporse il labbro inferiore. –Che bella cosa mi hai detto.- si alzò su un gomito e si chinò sul volto del professore, lasciandogli un dolce bacio. –Grazie, Jared.-
-Domani è Pasqua, tutti devono essere più buoni.- spiegò lui con un sorriso ammiccante.
-Quello è il Natale, Jared. A Natale si è più buoni, a Pasqua ci si riempie di uova di cioccolato e basta!- disse lei ridendo di gusto.
La suoneria del cellulare di Kim, purtroppo, interruppe quell’atmosfera magica.
La ragazza si lanciò sull’oggetto. Lo schermo non presentava nome, solo un numero che Kimberly non tardò a riconoscere.
Presa dal panico si sollevò dal divano e raccolse il telefono interrompendo la chiamata.
-Ho già visto da qualche parte quel numero.- sentì dire da un Jared pensoso, alle sue spalle. –Solo che non ricordo dove.-
Presa alla sprovvista si sentì dire –E’ il numero dell’operatore incaricato di sottoporti al questionario per quanto riguarda il servizio degli autobus. Ti chiede di giudicare in una scala da 1 a 7 come trovi gli orari, la pulizia, il personale.. è tutta settimana che mi chiamano.- spiegò molto velocemente Kim, aggiungendo
più dettagli possibile.
Appena vide che Jared stava per contraddirla, con quell’aria confusa negli occhi, si picchiò un palmo sulla fronte. –No! Che sbadata! Mi sono appena ricordata di avere una guida importantissima tra un’ora! Sai manca poco all’esame finale.- esclamò, avvicinandosi a lui e raccogliendo le scarpe, per poi infilarsele.
-Tu invece hai quelle commissioni da fare, giusto?- continuò rivolgendosi a lui, mentre si stava infilando la giacca, il tutto sotto gli occhi dubbiosi del professore.
-S-sì.- confermò lui, incerto. La ragazza si stava comportando in modo strano, come se stesse macchinando qualcosa a sua insaputa. –Tutto bene?- le domandò quindi, gli occhi apprensivi.
Quelle “commissioni” come le definiva lei, avevano detto che le avrebbero fatte insieme.
Possibile che se lo fosse dimenticata? Non che la sua presenza fosse necessaria per comprare delle tende nuove o degli aggeggi elettronici di cui non si interessava minimamente, e anzi, trovasse assolutamente “pallosi”; però ritenne strano come sembrava convinta di non ricordarselo.
Probabilmente però erano tutte sue paturnie e stava lasciando correre un po’ troppo la fantasia.
-Certo.- rispose lei sicura. Si avvicinò a lui, gli prese il volto tra le mani e avvicinandolo al proprio, in modo che i due nasi si toccassero. –Tu?-
Decise di fidarsi, e con una scrollata di capo fece uscire quelle idee bizzarre dalla mente. –Sì, tutto bene.- affermò con un sorriso.
Accarezzandogli il naso col proprio, Kimberly uscì dall’appartamento, con un sonoro –Ci vediamo stasera!-
Rimasto solo, l’uomo sorrise nella penombra della stanza.
Senza perdersi d’animo, andò in camera sua a cambiarsi, indossando una vecchia e consunta t-shirt al posto della camicia che aveva tenuto tutta mattina. Sapeva troppo di scuola, non la poteva reggere per il resto della giornata. 

Solo quando ormai si trovava fuori dall’appartamento, Jared si rese conto che la ragazza gli aveva mentito.

 

When you’ve seen, seen too much
Too young, too young
Soulless is everywhere

Note finali: Aaaaaaallooooraaa amatemi innanzitutto perchè stasera parto e non ci sarò per una quasi settimana,
e nonostante sia tirata coi tempi e i capitoli di riserva stiano finendo, ho deciso di lasciarvi questo pensierino. E' corto, ma ha un suo senso ;)
Trovo molto bello il discorso che Jared ha fatto a Kim riguardo al padre; è una lezione che è stata insegnata anche a me anni fa, perchè si sa, i genitori non si scelgono. Sbaglio?
Vorrei condividere con voi questa lezione di vita quindi, può non riguardarvi per niente o può esservi utilissimo: bisogna giudicarli solo per il loro essere genitori. Il resto non è affare nostro, per quanto sia difficile farsene una ragione. Quando si scoprono determinate cose riguardo a loro magari si arriva a vederli sotto un'ottica completamente diversa, arrivando ad ignorare la cosa fondamentale: ci vogliono più bene del bene che noi potremmo mai immaginare (o potremo solo in futuro).
Forse per voi sarà una cosa banale e siete maturate 100 anni prima di me. Forse ora come ora mi direte "cazzonevuoisaperetu" ma poi col tempo, quando vi si presenterà l'occasione, capirete.
Forse sto solo cercando di autoconvincermene, per l'ennesima volta ;)
Eh.

Alloooora, cosa nasconde Kim??? Da cosa ha capito Jared della menzogna? Chi era al telefono??
Cosa ha architettato questa volta, il mio neurone? (A proposito, si chiama Petronilla, non starò a raccontarvi perchè e per come abbia un nome tanto idiota; sappiate solo che è fierissima di fare la vostra conoscenza XD)
Se state attente potreste chiudere qualche cerchio, per altri, ahimè, solo io posso saperlo ahaha. Ripensate a tutte le questioni in sospeso che ci sono e ci arriverete ;)

La canzone è MERAVIGLIOSA ed è New born dei Muse quando ancora spaccavano i culi (jk ;))
Non c'entra nulla ma boh, tanto a voi non interessa che sia in tema col capitolo, cosa sto a scervellarmi ogni volta, lo so solo io :)

L'amore per quello che nascondi
l'amarezza che hai dentro
sta crescendo come un neonato.

Quando hai visto, hai visto troppo
troppo giovane, troppo giovane
i senza cuore sono ovunque

Ok, datemi un pò di amore e di opinioni <3<3<3<3<3<3<3<3<3

  
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