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Autore: Vabrazenje    27/04/2013    0 recensioni
Nella ricerca di sè spesso si perde la cognizione della realtà. Ma fino a che punto? E se la fantasia fosse più reale di quanto noi stessi crediamo?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Enea , solo un nome. Una parola muta scritta su carta. No, forse molto di più.

 Stava ritta davanti allo specchio senza un perché, la mano che le scivola lungo la guancia morbida, un po’ pallida e provata dalla stanchezza. La mano si porta assente fino alla clavicola sporgente , la tasta appena , quasi volesse percepire per intero il suo corpo come esistente, ora sullo sterno, adorno di seni di donna. Punta gli occhi in quell’immagine assente, quasi scolorita, e non capisce dove in realtà si sia caduta. Dove , come , cosa sia diventata. E’ possibile smarrirsi dentro se stessi? O forse nel suo caso dissolversi fino a smarrire se stessi in una realtà che non ti appartiene del tutto, dove sei eterno estraneo, recluso, strano. Un tormento quell’isolamento tutto mentale che la porta su lidi lontani, ma la rende così maledettamente sola. Sola dentro, all’apparenza normale. Ed è proprio quella normalità che vedeva riflessa, un’immagine , nient’altro. Accenna un sorriso, quasi per gioire della sua bellezza, come se quella fosse la vera motivazione che l’ha mossa fino a lì, a fare i conti con se stessa. Per quanto si sforzasse però quel sorriso non riusciva a disegnarsi sul viso gentile. No, non è per questo che te ne stai lì impalata. In un attimo di lucidità si stringe nelle spalle coprendo i seni nudi, si sente quasi protetta da quella stretta così debole. Un’altra occhiata alla sua immagine riflessa : tanto gracile, fragile in quell’abbraccio disperato, in quella ricerca di sicurezza che altrove non trova. Non ha altri che se se stessa, ma non riesce a trovarsi. Un forte senso di impotenza le attanaglia lo stomaco , come se fosse certa che la sua ricerca potesse avere un esito.  Un passo avanti verso quell’essere pallido e smagrito, agitato da una vita meccanica e non sentita, che continua per pura inerzia. Timida una mano si apre e molla da una stretta disperata la spalla destra fino a posarsi sul dorso liscio dello specchio, all’altezza della guancia. Per un attimo rimane a  sfiorare quell’immagine lontana, fino a vederla sorridere. Convinta che la fantasia abbia preso il sopravvento sulla realtà fa un passo indietro, allucinazioni? Strizza gli occhi e non può che vedere la sua copia sorridente riflessa nello specchio, in cui poco prima non c’era null’altro chese stessa. Incredula s’avvicina , fino a posare la propria fronte su quell’immagine truffaldina, che sia un altro scherzo della sua immaginazione? Senza spiegazione vede la sua immagine impallidire, gli occhi farsi scuri e profondi, la fronte allargarsi fino a disegnare una mandibola forte e spigolosa, fino a regalarle l’immagine di un uomo dall’aspetto oscuro, distinto, dalle spalle larghe e i lunghi capelli neri, che tuttavia non ha perso il sorriso. Saltando dall’assenza d’emozioni al terrore può perfettamente constatare che uno specchio, che poco prima rifletteva la sua immagine, ora le propone quella di un uomo. Di un uomo bellissimo , il cui aspetto gli è stranamente famigliare.  Persa la sua statiticità, la figura oscura prende a soppesarsi sulle lunghe gambe fino a incrociare le braccia , senza però perdere mai quel sorriso privo di gioia, ma intriso di viva malizia. Pazzia ? Non poteva saperlo con certezza. La fissa con un che di beffardo, quasi un moto di sfida, per un motivo che non riusce ad afferrare davvero. Un’immagine improvvisamente sostituisce la tua e si aspetta che accada qualcosa di diverso dall’essere davvero terrorizzati? In questo caso pare che sia proprio così. Presa da uno strano spirito di iniziativa allunga una mano verso il vetro liscio, ora animato da uno strano calore, mentre l’immagine fa lo stesso, imitandone i movimenti.  Le due mani finiscono per sfiorarsi , palmo contro palmo, finchè l’una avvinghia l’altra , e con una pressione leggera la figura snella nello specchio è accanto a lei, lasciando quel vetro privo di una vera immagine.  Non più spaventata, ma mossa da uno strano sentimento si sofferma ad osservarlo fino al dettaglio, le labbra appena spalancate dallo stupore, gli occhi sgranati, le guance cremisi. La figura ha preso vita senza alcuna spiegazione , e in quanto viva, si stava muovendo per sua stanza come nulla fosse osservandola con quello strano ghigno, quasi sapesse davvero come e quando fosse giunto lì, ma soprattutto da dove. In quel momento realizza d’essere nuda davanti a un uomo, a uno sconosciuto uscito da uno specchio, all’apparenza divertito dalla situazione. Lanciandole un sorriso sghembo le  porge una coperta, che la ragazza afferra in un baleno. –Chi diavolo sei? Esci subito dalla mia stanza!- un rantolo spaventato dietro quella coperta più sicura di due palpebre che si chiudono davanti alla paura – Quanti misteri… - uno sbuffo ed eccolo sedersi con grazia sulla sedia accanto alla scrivania .-Dimmi chi diavolo sei per favore, altrimenti ti farò buttare fuori da qui!- La reazione non  si fa attendere. Una risata scivola fino agli orecchi della ragazza , che in preda al panico  lancia un grido d’aiuto . Subito accorre il padre in un fruscio di pantofole, i capelli arruffati, s’era addormentato in salotto.- Ma che ti viene in mente di urlare in quel modo?- la fronte corrugata segnala un certo disappunto. Insomma è stato svegliato, accidenti! Incredula alle parole del padre fa un gesto verso la creatura . – Guarda lì! Mandalo via!- -mi prendi in giro? Vai a letto piuttosto che disturbare chi ha lavorato per l’intera giornata. – Non capisce, le è assolutamente impossibile.  Sbigottita lo guarda sciabattare via come se nulla fosse. –lo vedi? Non hai modo di liberarti di me.. Forse è il caso di diventare amici. – Tremando sotto alla coperta crede ormai di averso perso la ragione. – Semplice, tu non esisti, sei nella mia testa, probabilmente sto davvero più male del solito stasera.. – Con leggerezza si siede sul letto dandogli le spalle. Un lieve tonfo sul copriletto , delle mani scivolano sulle spalle nude. Rabbrividisce, ma non sente alcun disagio a contatto con tali mani per quanto vorrebbe provarne. –lo vedi? Non riesci a respingermi. Non senti come sono naturali queste mani, la mia voce, quale sincronia hai con me? Solo con me!- la presa attorno alle spalle si fa più  intensa, le sue parole  incrinano le difese della ragazza, del tutto confusa. Sente qualcosa di magnetico verso quella specie di visione, tuttavia non riesce ad ammettere quanto sia dannatamente reale .Due mani calde e rincuoranti la stringono alle spalle, la accompagnano in luoghi remoti. –Lo sento come ragioni e ti crucci di non capire. Ma cosa c’è in realtà da capire mon cheire?-  Qualcosa le attraversa la mente . Dove ha già sentito simili parola se non proprio da se stessa? Dove se non scritte di suo pugno? Reggendo salda la coperta si volta e lo vede chiramente a pochi centimetri dal suo viso.  Il sorrisetto provocatore ha lasciato spazio a uno sguardo sentito, penetrante, la fronte rimane rilassata, le labbra morbide semi aperte. – Tu sai bene chi sono io, come io so bene chi sei tu, dato che vivo nella tua mente.-  La sua penna un giorno aveva tracciato i contorni di un personaggio immaginario dalle tinte fosche, un’entità nera e piena di carattere che ha finito presto per dominare gran parte dei suoi scritti e delle sue stesse fantasie. Ora che l’osserva bene lo riconosce… Corrisponde perfettamente a come l’aveva immaginato. Perfino il suo atteggiamento è perfettamente verosimigliante, proprio come sempre lo aveva descritto su carta , nei suoi pensieri, ora nella realtà, proprio di fronte a lei. Che sia la sua immaginazione a imporsi su una realtà troppo scomoda? O forse le si sta schiudendo nuove possibilità? Non ha modo di dilungarsi in riflessioni. Un forte deisiderio ormai la lega agli occhi neri di Enea che ormai le è così vicino da poter percepire il suo fiato. Incerta sfiora la sua guancia , completamente assorta . Percepisce la morbidezza del suo viso, la sicurezza della mandibola , i capelli che lambiscono il collo color bianco latte. Con leggerezza si porta su di esso , forte e maschile, un appiglio ormai per avvicinarsi alle labbra di lui e schiudere quella distanza che l’assurdo ha infraposto tra loro. Avvolta da un senso di pace inspiegabile si lascia avvolgere in una presa sicura che la avvicinano ulteriormente al corpo caldo e meravigliosamente strutturato di quello che non era che un parto della sua mente. In un attimo  la sua nudità trova un riparo nelle mani di Enea , dalle spalle, ai seni , fino ai fianchi teneri, femminili. Le labbra si confondono ormai in una danza coinvolgente, le lingue si sfiorano l’un l’altra in un tremito di piacere che s’accompagna al fuggire delle mani dell’uno e dell’altra . Freme di piacere, un che di incontrollabile quando la lingua di lui arriva sul suo collo, e lascia che scenda là dove il piacere nasce e finisce. Quasi in un sogno vede la sua schiena scolpita, lui fra le sue gambe, lui che le arpiona i fianchi , e la trascina con forza verso di sé, contro il corpo forte , caldo.  E in un attimo sono un’entità sola, fino all’estrema estasi che li porta l’uno steso accanto all’altro..

Si era addormentata, come al solito. Muove indistintamente una mano alla ricerca del corpo che prima che chiudesse gli occhi stava steso accanto a lei.  Cerca , lisciando le lenzuola , ma non trova quello che desidera. Si decide ad aprire gli occhi, incredula. Nulla, nemmeno l’ombra della perfezione che poco prima aveva assaggiato. Che si fosse immaginata tutto? No, non fino a quel segno. Rimane a sedere sul letto e s’accorge d’essere nuda, benchè avvolta in un lenzuolo bianco. Percepisce appena il lieve aroma del corpo che prima le era tanto vicino. Per un attimo pensa a un grande scherzo della sua immaginazione , ma eccolo un capello bruno adagiato sul cuscino, il suo profumo tutt’attorno. Dev’essere stato reale. La testa prende a duolerle , non capisce. Non vuole ricadere nella superficialità della sua esistenza che precedeva quella splendida comunione , quell’incontro, quasi un ritrovamento di una parte di sé. Leggera si porta ancora davanti allo spechio, tornerà? Per ora vede riflessa sola la vaga immagine del suo corpo scarno , niente di più, se non una lacrima che le scivola lungo la guancia . Un vago senso di abbandono si impadronisce di lei , ancora una volta, la lascia leggera e insensibile. La mano si porta ancora sullo specchio , senza esito. Nessuna risposta . La mano si fa più decisa sullo specchio, fino a diventare un movimento violento. Eccola la splendida frustrazione. Il viso si contrae spaventosamente in qualcosa lontano dall’essere umano , digrigna i denti , mentre  si copre di acro sudore. Il suo calore lascia sul vetro una lieve condensa , mentre si fa sempre più violenta, decisa, mostrousamente diversa. I colpi continuano senza alcuna ragione, fino a incrinare lo specchio stesso, benchè lei non se ne renda affatto conto, se non quando qualcosa di caldo prende a scivolarle lungo le braccia. Sangue.Sangue e lacrime. Dovunque. Ma non s’arresta la sua follia, che cresce in un urlo disperato. “Dove sei?!” Tutto si rivolge in un disperato eco fatto di immagini vaghe. Quasi presa da un vortice sente il monto girare attorno a sé , il sangue stillare caldo e vivace dalle ferite, e quel calore la avvolge  fino a spegnerne la coscienza .
 
 
  
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