Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Meme91    15/11/2007    6 recensioni
Che sarebbe successo se quel primo di settembre il Herimone Granger fosse stata assegnata a Corvonero? Cosa le avrebbe riservato quel mondo che tanto desiderava ma che era cosi diverso dal suo?
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Feeling different

Feeling different

 

 

Si svegliò di soprassalto, temendo di essere in ritardo, si guardò intorno e vide che la sveglia sul suo comodino segnava le sei: era ancora presto.

Ormai, però, sapeva benissimo che non si sarebbe più riaddormentata, era troppo emozionata. Era il primo di settembre e di lì a poche ore sarebbe partita alla volta della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

 

Dieci minuti prima delle undici era sul binario nove e tre quarti osservando con attenzione i maghi e le streghe intorno a lei… aveva letto tante cose su di loro, ma vederli in carne ed ossa era molto diverso!

Passò il viaggio in uno scompartimento con un certo Ron Weasley  ed Harry Potter, di cui ovviamente sapeva tutto, e li trovò entrambi molto simpatici… chissà se sarebbero stati nella stessa Casa…

 

La sera il treno si fermò, tra la nebbia si scorgeva l’imponente sagoma del castello e il cuore le si allargò: era strano, si sentiva molto felice e al tempo stesso aveva tanta paura, paura di non essere all’altezza di quel mondo che era certo stupendo, ma che forse non era il suo.

Attraversò il lago sulla stessa barca di Harry e Ron ed in breve si trovò allo Smistamento.

Hermione Granger” disse la McGranitt.

Si avvicinò lentamente allo sgabello su cui era posato il Cappello Parlante, le sue gambe erano scosse da una leggero tremore, quel vecchio cappello apparentemente insignificante avrebbe segnato il suo ingresso nel mondo magico; provò paura e orgoglio allo stesso tempo sentendo gli occhi d tutta Hogwarts puntati su di lei: quando si sarebbe alzata da quello sgabello sarebbe stata finalmente parte integrante di tutto quello.

Si sedette e sussultò leggermente quando sentì una voce sussurrarle all’orecchio: “Una gran bella mente, bella davvero! La cosa migliore è… CORVONERO!”

Si alzò e si diresse soddisfatta al tavolo della sua Casa.

 

Iniziò così il primo anno ad Hogwarts di Hermione Granger, il primo periodo andò tutto bene, poi le cose cambiarono, o forse cambiò solo il suo modo di vederle…

Tutte le mattine si svegliava molto prima delle altre e andava in sala comune a ripassare la lezione del giorno, quando le ragazze scendevano le rivolgevano ampi sorrisi, le si sedevano vicino e le chiedevano di dare un’occhiata alla lezione, lei acconsentiva sempre. Poi scendevano tutte insieme a fare colazione e le altre quattro parlavano tra loro lasciandola sempre un po’ in disparte.

In quei momenti si sentiva un’intrusa, avrebbe dato qualunque cosa per essere lontana, perché gli altri non fossero costretti a sopportarla; le sarebbe piaciuto immensamente essere diversa, più simile alle altre.

Sì, forse il problema principale era la sua diversità. Lei era una strega eccellente, padroneggiava alcuni incantesimi che gli altri avrebbero imparato con difficoltà gli anni successivi, ma non era una ragazza come le altre: non considerava una giornata sprecata se non metteva gli occhi su un bel ragazzo, la sua principale preoccupazione non erano i suoi capelli, non credeva che le lezioni fossero una perdita di tempo… tutte cose che erano vere per la maggioranza delle ragazze della sua età.

Finalmente la campanella che segnava l’inizio delle lezioni la distraeva dai suoi tristi pensieri; entravano in classe e lei sedeva al primo banco, vicino alla cattedra, e per un’ora la figura dell’insegnante occupava completamente la sua mente: era un sollievo trovarsi davanti una persona che le prestava ascolto e la lodava facendola sentire importante; era per questo che si impegnava tanto nello studio, per dimostrare che valeva e che non era assolutamente insignificante come volevano farle credere. Ma anche le lezioni avevano i loro difetti, spesso il professore taceva, facendola distrarre e dandole modo di sentire il suo nome, sussurrato dagli altri ragazzi e seguito da risate silenziose. Ogni volta fingeva di essersi sbagliata, per un certo periodo riuscì anche ad illudersi di aver ragione.

I pomeriggi li passava nel suo regno,la biblioteca, circondata dai suoi migliori amici, i libri. Le pareva ovvio considerare i libri degli amici perché quando leggeva si estraniava dal resto del mondo e non era di peso a nessuno; e poi i libri erano nella stessa situazione: i ragazzi passavano malvolentieri il tempo con loro e, quando lo facevano, era perché erano costretti o perché ne traevano vantaggio.

Restava in biblioteca finché Madama Pince non la mandava via, poi scendeva a cena e si ritirava velocemente tra le tende del suo letto a baldacchino.

Non si addormentava subito: per un po’ immaginava come sarebbe stato se avesse avuto dei veri amici fino a quando, cullata dalla speranza, lasciava che la stanchezza la vincesse.

 

Era una tiepida giornata di marzo e il sole splendeva sui prati intorno al castello. Hermione sedeva in biblioteca, completamente sola, circondata da una pila di libri. Si concesse una pausa, alzò lo sguardo e guardò fuori dalla finestra: gli altri studenti erano sdraiati al sole al limitare della foresta o sulle rive del lago, parlavano, ridevano e lei provò una fitta di gelosia; tornò a guardare il libro che aveva davanti, senza vederlo realmente, e lottò per cacciare indietro le lacrime, era troppo orgogliosa per piangere.

Proprio in quel momento accadde una cosa che non si aspettava: una mano si posò delicatamente sulla sua spalla, per un attimo assaporò il piacevole calore di quel gesto così amichevole, poi si voltò. La mano apparteneva ad Harry Potter, che la osservava sorridendo, poco più in là anche Ron Weasley sorrideva dicendole: “Non mi sembra proprio la giornata adatta per starsene soli a studiare in biblioteca!”

Quasi senza accorgersene Hermione si trovò nel parco, distesa sotto una faggio, a ridere e scherzare con Harry e Ron.

 

Era felice.

 

Per la prima volta da quando era arrivata da Hogwarts si sentiva normale, accettata, apprezzata. Dimenticò all’istante i torti che aveva subito, tutto quello che aveva sofferto, e si ritrovò a pensare che valeva la pena essere stata male così a lungo per assaporare fino in fondo quella gioia immensa. Guardò i ragazzi e le ragazze intorno a sé e si chiese se anche a loro faceva quell’effetto starsene lì, senza alcun problema al mondo, ma aveva i suoi dubbi a riguardo: conosceva la loro mentalità… non avrebbero apprezzato allo stesso modo.

 

Da quel momento tutto sembrò diverso, più bello: i rapporti con i suoi compagni casa non cambiarono, ma la prospettiva di passare del tempo con i suoi migliori amici le rendeva tutto più sopportabile. Così ogni sera, invece di immaginare un futuro che le pareva impossibile, progettava i loro prossimi incontri e ringraziava per quella magnifica sensazione di non essere mai sola, mai.

 

 

 

 

Questa storia è dedicata a chi, almeno una volta, si è sentito solo e ha trovato negli amici la forza di andare avanti… Ed è ovviamente dedicata a chi mi fa andare avanti, dandomi quella magnifica sensazione di non essere mai sola, mai.

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Meme91