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Autore: Juliet    15/11/2007    7 recensioni
"Ti ci posso accompagnare."
Aggrottai appena la fronte.
"Dove?"

Fanfiction ispirata alla bellissima canzone da cui prende il titolo, di Nick Cave e Kylie Minogue.
[Spoiler up to Eclipse]
[Edward/Rosalie]
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Rosalie Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Where The Wild Roses Grow

Titolo: Where The Wild Roses Grow

Autrice: Juliet

Personaggi: Rosalie Hale, Edward Cullen

Rating: Arancione (R, per il tema e a tratti il linguaggio)

Avvertimenti: One – shot, Song – fic (kind of, actually), Spoiler Eclipse





“A me erano sempre piaciute. Non so da chi Royce l’avesse saputo, forse da Vera… ad ogni modo, iniziò a portarmene una ogni volta che veniva a trovarmi. E quando era costretto ad assentarsi e non poteva farmi visita per diversi giorni di seguito, allora me le faceva recapitare.

Ovunque fosse, potevo essere certa che prima dell’ora di andare a letto, avrei ricevuto la mia rosa rossa.”

Edward non diceva nulla, lo sguardo lontano dal mio viso.

“Mia sorella lo trovava ‘tremendamente romantico’, per dirlo con le sue parole. Più di una volta mi ha detto che sperava di poter essere fortunata quanto lo ero stata io, una volta che avesse deciso di trovarsi un fidanzato.

‘Un uomo che paragona la tua bellezza a quella di un fiore ti tratterà come una regina per tutta la vita’.”





Where The Wild Roses Grow





For her lips were the colour of the roses
That grew down the river, all bloody and wild



Ovviamente, lo sentii arrivare.

Se c’era qualcosa, nell’essere stata riportata a nuova vita non nelle sembianze di un angelo ma nella forma di una creatura mitologica bevitrice di sangue, che mi faceva piacere pensare era proprio il fatto che nessuno mi avrebbe più colto di sorpresa.

La pioggia mi aveva gradualmente inzuppato gli abiti e incollato i miei lunghi capelli dorati alla schiena fradicia. Non mi ero ancora abituata alla diversa capacità di percezione che i miei sensi avevano acquisito con la trasformazione. Potevo distinguere un profumo qualunque a decine e decine di metri di distanza, eppure non ero più in grado di percepire quelli a cui ero più abituata. Come, ad esempio, l’odore particolare dei miei capelli bagnati dalla pioggia ora.

Se n’era semplicemente andato.

O forse, come tutto il resto del mio corpo, era mutato ed io non ero ancora in grado di riconoscerlo.

Rimasi con il viso rivolto alle basse e pesanti nubi che si addensavano sopra di me, permettendo all’acqua di colpirlo a suo piacimento. Da umana, avevo detestato la sensazione che le gelide gocce di pioggia mi trasmettevano, scivolando a loro piacimento sulla mia pelle; Rebecca, invece, amava i temporali estivi, ricordai improvvisamente, senza un preciso perché. Per un secondo la rividi ridere, gli occhi della stessa tonalità dei miei da viva e i palmi delle mani rivolti verso l’alto, quasi cercasse di assorbire più acqua possibile. In quel momento, stavo facendo lo stesso, con una sola differenza. Lo trovavo piacevole, migliaia di tocchi tiepidi sulla mia pelle.

“Credevo non ti piacesse la pioggia.”

Chinai leggermente la testa di lato, in tempo per vederlo, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, studiarmi con aria intensa. Sbuffai. Non era stato semplice trovare il modo di stabilire una convivenza pacifica, vista la maniera in cui era iniziato il nostro rapporto, ma con grande sollievo di Esme e Carlisle, ce l’avevamo – con tutte le eccezioni del caso, ovviamente – fatta.

Ad onor del vero, infatti, ci davamo ancora parecchio sui nervi l’uno con l’altro, ma la maggior parte delle volte in cui ci ritrovavamo a passare del tempo insieme non finivamo con l’insultarci a vicenda. Ma, cosa che Edward sapeva benissimo, non sopportavo vederlo socchiudere appena gli occhi, come per concentrarsi meglio sui miei pensieri. Non che avessi qualcosa da nascondergli; si trattava piuttosto di una cosiddetta ‘questione di principio’, seppure mista ad una buona dose di irritabilità. Ciò che pensavo dovevo essere io a decidere se condividerlo con lui oppure no.

Evidentemente, però, Edward trovava divertente darmi sui nervi, nemmeno fosse stato morso da Carlisle all’età di cinque anni, e non diciassette.

“Resta fuori dalla mia testa.”

Scoppiò a ridere, scuotendo piano il capo, quasi fosse stupito che mi fossi accorta di come non avesse di certo fatto uno sforzo per ignorare i pensieri che mi affollavano la mente nell’attimo in cui era arrivato dal nulla. O, molto probabilmente, dall’attimo in cui l’aveva sfiorato l’idea di trovarmi.

“Perdonami, sorellina,” mi prese in giro spudoratamente, “Ho sempre ingannato Carlisle, riguardo la mia età…” Esibì quel mezzo sorriso furbo e molto, molto irritante da vedergli sul volto, tanto per mettere alla prova i miei nervi quel giorno, senza ombra di dubbio. Si sedette ad un metro abbondante di distanza dal punto in cui me ne stavo semiseduta io. “Ho smesso di ascoltare,” mi aggiornò, ancora non del tutto serio. “Ma sarebbe più facile se tu parlassi, così, tanto per permettermi di concentrarmi sulle tue parole invece che su ciò che pensi…”

Sospirai, quasi fossi esausta. Semplicemente assurdo, ma l’abitudine mi era rimasta, ereditata da diciotto anni trascorsi in un corpo che conosceva la spossatezza ed era in grado di agognare al sonno. Mi passai una mano sugli occhi.

“Che cosa vuoi, Edward?”

Mi restituii una lunga occhiata, quasi stesse considerando l’esatto significato della mia domanda. Alzai le sopracciglia di fronte alla sua espressione.

“Guarda che non serve saper leggere nella mente degli altri per fare due più due. Cosa hai ascoltato, sentiamo,” lo incoraggiai, utilizzando solo parte del sarcasmo che avrei potuto sfoderare in un’occasione del genere. Quella sera, nonostante il mio corpo non le si potesse adeguare, la mia mente avrebbe gradito del riposo.

Edward allungò le gambe davanti a sé in un movimento fluido ed elegante come non avevo mai visto fare nemmeno ai più raffinati giovani che un tempo si presentavano a casa mia, nella speranza di affascinarmi e poter ottenere il privilegio di sposare la bellissima Rosalie Hale. A volte mi faceva ridere pensare che cosa avrebbero potuto inventarsi se mi avessero conosciuta con l’aspetto che avevo ora. Quando rispose, mio fratello lo fece lentamente, come avrebbe potuto fare se si fosse trovato accanto una semplice umana e non una creatura identica a lui.

“Ti ci posso accompagnare.”

Aggrottai appena la fronte.

“Dove?”

“Dove crescono le rose selvatiche.”

Chiusi gli occhi, a quelle parole. Fu l’unica reazione che mi permisi di mostrargli. Perfino coperti dal sottile manto delle palpebre, il sole rosso del tramonto all’orizzonte, dove il cielo era terso, riusciva a imprimere sulle mie iridi la figura, appena scura sui bordi, di un ruscello ai cui lati fiorivano le rose rosse che tanto avevo amato dagli anni in cui ero solo una bambina a quello in cui progettavo il mio matrimonio con l’uomo che finì per ammazzarmi ed abbandonarmi fra la neve come la più miserabile delle puttane. L’uomo che mi aveva punito perché ero troppo bella per rimanere in vita, l’uomo che, per tutto il tempo in cui fummo fidanzati, aveva fatto cogliere quelle stesse, identiche rose per me.

“Devi lasciarlo andare, Rosalie.”

Seppur controvoglia, riaprii lentamente gli occhi su mio fratello. Un’altra, stupida precauzione umana. Avrebbe mai potuto ora, l’astro accecante sul punto di sparire oltre i monti in lontananza, ferire i miei occhi immortali? Edward era ormai fradicio quanto me, scintillante ai deboli raggi di luce che ancora non erano stati inghiottiti dall’orizzonte. Si alzò allora in piedi e mi tese la mano.

“Cosa vuoi fare?”

Fu lui a sbuffare, stavolta. Un attimo dopo, mi aveva alzata di peso.

“Aggrappati,” ordinò, spazientito, voltandosi per offrirmi la sua schiena.

“Aggrappati?” ripetei. “Ma cosa stai --?”

“Non stiamo andando a casa.”

“Senti, Edward –“

“Rosalie,” tagliò corto lui, quasi ringhiando, “per favore. E’ l’ultima volta che te lo chiedo.” Fece una pausa. “Poi dovrai farne a meno.”



On the last day I took her where the wild roses grow
And she lay on the bank, the wind light as a thief
And I kissed her goodbye, said, "All beauty must die"
And lent down and planted a rose between her teeth





***



Dove crescono le rose selvatiche c’era mia sorella, Rebecca.

Coglieva solo le più belle, prestando la massima attenzione a non distruggerne la perfezione rovinandone un solo petalo quando le riponeva nel grembiule che aveva portato con sé.

Ricordai la notte in cui, troppo eccitate entrambe per dormire, avevamo promesso che sia io che lei ci saremmo sposate con un abito che avremmo fatto decorare solo dalle rose rosse del ruscello che scorreva placidamente nella valle che per diciotto anni era stata la mia unica casa.

Era sempre un dolore fisico il ridipingere un qualsiasi aspetto della mia vita precedente quando ero conscia del fatto che un giorno l’avrei perso di nuovo, quella volta per sempre. La memoria umana svanisce, aveva detto Carlisle, una sera delle prime che trascorsi con i Cullen.

“Posso sentire i suoi pensieri.”

Sorrisi.

“Cosa pensa?”

“Che non sarebbe la stessa cosa, se potesse coglierle con te, questa sera.”

Guardai mia sorella allontanarsi, portando le rose con sé. Non pioveva più ormai, e la loro fragranza era nell’aria. La potevo percepire perfettamente, dal punto in cui mi trovavo.

Appoggiai la testa sulla spalla di mio fratello e lasciai che mi sorreggesse.





He said, "If I show you the roses, will you follow?"

[Nick Cave & Kylie Minogue – Where The Wild Roses Grow]



***



Ecco il mio ultimo lavoro.

In tutta sincerità, non so come sia uscito. Non si tratta di una fanfiction semplice ed immediata, per nulla. Tutto ha un senso nella mia visione del passato di Rosalie, spero che sia possibile anche ad altri cogliere il filo logico di questa one – shot.

Grazie mille, per l’ennesima volta, a Takiko, la mia fantastica beta che si sciroppa uno dietro l’altro tutte le bozze che le invio, suggerendomi poi dove e come migliorarle. Grazie, grazie, grazie.

Bene, sono curiosa di sapere che cosa ne pensiate…^^ Fatemi sapere!

Juliet

  
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