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Autore: FrancyF    27/04/2013    2 recensioni
Ricordava perfettamente la prima e l’ultima fase della poesia commemorativa in onore di Angelo: “la morte non è niente”, “Il tuo sorriso è la mia pace”.
Sorrise, doveva smetterla di rimuginarci sopra, tutti glie lo dicevano, a scuola e a casa.
Ma lei non voleva dimenticare quello che era stato Angelo per lei.
Non voleva dimenticare, viveva dei loro ricordi.
Angelo appariva nei suoi sogni e la confortava.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati sei mesi ormai, ma quel senso di impotenza Speranza c’è l’aveva ancora addosso.
Sospirò, mentre osservava le nuvole in cielo e il paesaggio scorrere veloce dal finestrino.
La macchina era, da sempre, il suo pensatoio.
Sapeva benissimo che quel tremendo senso di impotenza e di rassegnazione se lo sarebbe portato con se per tutta la vita.
Ci stava lottando contro già da diciotto anni.
Già diciotto anni, solo diciotto anni.
Si era sempre vista piccola per la sua età, non era neanche un metro e cinquanta d’altezza ed era molto mingherlina, anzi la gente si stupiva di quando mangiasse. Anche a lei il fatto di mangiare tanto e non ingrassare le era sempre piaciuto.
Diciotto anni però erano tanti.
In diciotto anni un bambino diventa un uomo, una bambina diventa una donna.
I ragazzi si affacciano alla vita adulta pieni di sogni, speranze, timori.
Chissà quali saranno stati i timori di Angelo?
Aveva avuto paura? I medici avevano detto che non si era accorto di niente. Se ne era andato all’istante.
Era una magra consolazione, ma Speranza era felice di quella consolazione, non avrebbe sopportato altro dolore. Angelo non aveva provato dolore.
Probabilmente  non sapeva neanche di essere morto.
Forse, un giorno, Speranza l’avrebbe ritrovato di nuovo, in giro per le vie del loro piccolo paese, in sella alla sua moto da strada, con la tuta e il casco. Lo avrebbe rivisto nel giardino di casa a giocare con il suo Achille.
Ogni volta che la ragazza passava davanti alla loro vecchia scuola elementare, ritornava bambina. Vedeva Angelo, in mezzo agli altri bambini, che si faceva baciare e abbracciare dalla madre e che riceveva sempre le ultime raccomandazioni.
-Fai il bravo amore mio-gli diceva la donna, che aveva gli stessi capelli biondi del figlio.
Sua mamma glie l’aveva detto per l’ultima volta quella maledetta sera all’ospedale.
Speranza chiuse gli occhi, per trattenere le lacrime, e cercò di visualizzare la foto che gli avevano dato in dono i genitori di Angelo, dopo la sua morte.
Morto il 31 ottobre 2012.
Era morto lo stesso giorno di suo fratello Nicola, ad anni di distanza.
La ragazza sorrise, una parte di lei sapeva che ne’ suo fratello ne’ il suo amico era scomparsi, forse erano diventati addirittura amici.
A lei piaceva pensarla così.
Sorrideva nella foto Angelo, dietro la sua adorata moto.
Speranza aprì gli occhi.
Ricordava perfettamente la prima e l’ultima fase della poesia commemorativa in onore di Angelo: “la morte non è niente”, “Il tuo sorriso è la mia pace”.
Sorrise, doveva smetterla di rimuginarci sopra, tutti glie lo dicevano, a scuola e a casa.
Ma lei non voleva dimenticare quello che era stato Angelo per lei.
Non voleva dimenticare, viveva dei loro ricordi.
Angelo appariva nei suoi sogni e la confortava.
Soffriva Speranza: era fiera di essere stata legata ad un ragazzo buono come Angelo, ma allo stesso tempo, si vergognava, perché non voleva compassione.
Non voleva piangere perché lei non stava così male come  la famiglia di Angelo, che  era distrutta. Sua madre, suo padre, sua sorella.
Loro avevano il vero diritto di soffrire. Loro avevano diritto di arrabbiarsi con Dio.
Eppure non lo facevano.
Andavano avanti pensando al giorno in cui si sarebbero rincontrati con il loro amore, con il loro testone.
Speranza scacciò via dalla testa i volti della famiglia di Angelo.
Un giorno, quando avrebbe avuto un figlio lo voleva chiamare come lui.
Come Angelo che era rimasto così poco con lei su questa Terra, ma che aveva lasciato un segno così profondo.
Indelebile.
Ecco, le era tornata in mente l’intera poesia.
Speranza ripercorse mentalmente ogni parola.

La morte non è niente
di Henry Scott Holland

                                                   La morte non è niente.

                                                                     Sono solamente passato dall’altra parte:

                                                                 è come fossi nascosto nella stanza accanto.

                                                                      Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

                                                   Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.

                                             Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;

                                                parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.

                                         Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.

                                                          Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,

                                                           di quelle piccole cose che tanto ci piacevano

                                                                        quando eravamo insieme.

                                                                      Prega, sorridi, pensami!

                                                        Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:

                                               pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.

                                               La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:

                                                     è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.

                                               Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,

                                                              solo perché sono fuori dalla tua vista?

                                                Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.

                                                                           Rassicurati, va tutto bene.

                                                                            Ritroverai il mio cuore,

                                                                  ne ritroverai la tenerezza purificata.

                                                  Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:

                                                                       il tuo sorriso è la mia pace. 



 Ora non aveva così tanta paura della morte.
Sia suo fratello Nicola, sia il suo amico Angelo l’avevano affrontata.
L’avrebbe accettata anche lei, con paura, ma l’avrebbe affrontata.
Sperava solo di riunirsi a loro.
La luce del sole l’abbagliò.
Magari domani avrebbe chiamato la sua amica Cri e sarebbero andate a trovare Angelo. Sarebbe stato bello, era da un po’ che non ci andava.
L’avrebbero fatto assieme.
Assieme.
Speranza sapeva di non essere sola.
Angelo camminava, giorno dopo giorno, accanto a lei.
E accanto a tutti quelli che gli avevano voluto bene. 



Eccomi tornata dopo mesi di assenza. Questa è la mia prima storia origniale e mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate. Ha un grande significato per me perchè è stata scritta in un momento di grande dolore. E deriva da un'esperienza che io stessa ho vissuto.
Grazie in anticipo.
FrancyF


   
 
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