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Autore: _Des    27/04/2013    12 recensioni
«A tredici anni incuriosivo dei ragazzi, senza rendermene conto.
A diciannove non li incuriosivo. Li facevo dannare.
A tredici anni mi piacevano i ragazzi, le storie sdolcinate e tentavo di esser ricambiata.
A diciannove non dovevo semplicemente piacere ai ragazzi. Dovevo sedurli.. e poi ucciderli.»
Avevano due facce, l’una l’estremo dell’altra, e mai se ne sarebbero disfatti. –Double Face

SOSPESA PER IL MOMENTO
Genere: Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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SEGUITELA, BELLEZZE. 


 

 Avevano due facce, l’una l’estremo dell’altra, e mai se ne sarebbero disfatti. –Double Face 

  

Se avessi posseduto la rara capacità di prevedere il futuro, quella sera avrei trascinato mia madre in cerca di un particolare paio di jeans che reclamavo da tempo.
Se avessi avuto un minimo di buon senso, quella sera non avrei dibattuto con lei per una faccenda di poco conto.
Se avessi saputo, le avrei ricordato quanto bene le volevo.
Ma non ero una veggente, quando m’impuntavo sapevo ricordare una vera e propria bambina capricciosa e, dettaglio più rilevante, non avevo confessato a mia madre di amarla più della mia stessa vita.
In preda alla rabbia per un’infantile discussione, avevo chiuso il portone di casa con violenza dietro le mie spalle e senza mai voltarmi mi ero diretta da Miranda, la mia migliore amica a quei tempi.
La stavo maledicendo, intendo mia madre. Volevo a tutti i costi partecipare ad una festa organizzata nel weekend da uno dei ragazzi più popolari della scuola che pareva avermi notata e che mi aveva invitata a prendere parte a quel raduno in sua compagnia.
“Sei una bambina con un viso d’angelo ed un corpo da adulta.” “Quel ragazzo ha solo un tipo d’interesse nei tuoi riguardi.”
Mia madre non faceva che ripetermi costantemente frasi analoghe che m’intestardivano sempre più, impedendomi di conservare un minimo di lucidità. Mi ripromisi che sarei andata a quella festa, studiai un piano con Miranda perché riuscissi ad evadere di casa e m’incamminai sulla via del ritorno a tarda ora, per infastidire maggiormente mia madre.
Mai avrei immaginato di assistere ad un simile scenario, giunta nei pressi dell’abitazione
Avevo solo tredici anni, ero ingenua.
E a soli tredici anni, mi ritrovai senza una casa, senza una vita. Senza una madre.
 
«Jade, Jade avanti svegliati.» sobbalzai, non appena il freddo s’insinuò in ogni parte del mio corpo. Rosalie mi aveva spogliata delle coperte che fino a pochi istanti prima, mi donavano calore. Le lanciai un’occhiata brusca, prima di eseguire gli ordini.
Già, gli ordini.
Rosalie era una donna particolare: bionda, occhi scuri, intimidatori. A tratti dolci, altri spietati. Ma le volevo bene, essendo stata la migliore amica di mia madre.
«Ti aspetto per la colazione, va bene?» solitamente, al mattino era trepidante. Non attendeva mai nessuno per la colazione poiché doveva sbrigare “certi lavori”. Ma quando la udii pronunciare quelle parole, compresi. Quello era il giorno.
Annuii, accennandole un sorriso forzato.
E dovette attendermi per ben venti minuti poiché, sebbene dovessi semplicemente andare a scuola per tentare di portare a termine l’ultimo anno di scuole superiori, dovevo sembrare perfetta. Esattamente come da lei mi era stato insegnato e come mia madre era solita essere.
Il mio look doveva sempre essere provocante, ma mai in modo eccessivo. Il mio era da ritenersi uno stile del tipo “ingannevole santarellina”. Per l’appunto, dovevo apparire impeccabile.
Pronta, mi diressi al pian terreno della casa, giungendo per finire in cucina dove trovai tutte le mie coinquiline già sedute, attendenti il mio arrivo.
«Ma guarda chi si vede!» esclamò Meg, porgendomi un piatto con la colazione già servita. Le sorrisi, in segno di gratitudine.
Aveva trentatre anni, ma dall’aspetto non si sarebbe mai evinta un’età del genere. Gli occhi verdi ed i capelli lunghi e scuri incidevano a tal punto nel suo apparire da renderla più giovane, quasi una ventenne.
«Che si dice, Smith?» domandò una brunetta che, con la coda dell’occhio, mi osservava divertita. Il suo nome era Vanessa. Capelli color pece, occhi vispi, seducenti allo stesso tempo dal taglio simpatico. Sorrideva sempre ed in qualsiasi circostanza, caratteristica che creava non pochi disagi.
«Niente di eccitante, Green.» bofonchiai, trovando scomodo quel genere di domanda.
Accennai un saluto a Kim che mi sorrise, senza troppe cerimonie. Lei era la rossa dagli occhi verdi. Appassionata di film d’azione, talvolta ricordava uno scaricatore di porto, io non potevo fare a meno di sorriderle, notando quanta similarità ci accomunasse, sebbene io possedessi anche una più che considerevole proprietà di linguaggio.
Sedetti al fianco di una ragazza con corti capelli piuttosto appariscenti per via del colore biondo platino. Aveva occhi azzurri come il cielo nelle giornate più afose dell’estate ed un corpo dal quale si traeva la definizione di perfezione. Se in questo istante state immaginando una barbie beh, è probabile che voi stiate sognando. Savannah era l’opposto. E’ vero aveva capelli biondi, occhi azzurri e fisico all’insegna della quintessenza, ma con quegli stessi occhi raggirava, quei capelli così biondi era stati tagliati sul modello maschile, femminilizzati da lungo ciuffo e con quello stesso fisico seduceva senza pietà.
Savannah era la mia migliore amica e conoscevo la paura che amava incutere.
 
Consumai la mia colazione contro voglia e con altrettanto disappunto emisi parola, se interpellata. Come previsto, al termine del pasto, Rosalie iniziò quello che io ero solita indicare come l’interrogatorio dedicato a quella e sola particolare giornata e che, in un modo o nell’altro, avrei sempre dovuto subire, pur tentando con ogni mio sforzo di tenermene alla larga.
«Insomma.. come ti senti?» mi chiese all’improvviso. La fissai con quell’aria scocciata di chi la sa lunga.
«Sto bene.» mentii.
«Jade se tu volessi noi potremo..» immaginando quali piani stessero progettando tutte loro, me ne chiamai fuori, sfinita di non essere compresa.
«Non voglio nulla.» dichiarai, mettendomi in piedi per lasciare il mio piatto nel lavandino.«Ragazze, sto bene.» tentai con semplici parole di metter fine alla questione, ma in quella circostanza ero una pessima bugiarda, proprio come mia madre.
Feci per prende la borsa da terra e andarmene, ma sentendo Rosalie parlare, mi fermai:
«Non continuare a rinnegare ciò che senti. Tua madre manca a tutte noi, era la mia migliore amica, Jade. E so che tu soffri la sua mancanza, perché lo faccio anch’io, tutti i giorni dell’anno.» m’inchiodai sul posto, sbarrando appena gli occhi. «Voglio solo che tu sia felice.» terminò a seguito di una breve pausa.
«Come già detto..» conclusi, come se niente mi fosse stato detto e con una freddezza impressionabile. «Sto bene.» afferrai quindi la borsa e, evitando il saluto generale, uscii di casa, mantenendo ancora quell’aria incorruttibile che spesso mi caratterizzava.
Feci per recarmi verso la scuola, ma una voce richiamò la mia attenzione.
«Avanti, salta su.» disse soltanto Savannah che individuai all’interno della decapottabile nera. Osservai i suoi occhi che, a differenza dei miei impenetrabili, lasciavano intuire quanto non intendesse accettare delle scuse.
Feci come ordinato.
Durante il viaggio, nessuna delle due fiatò.
Non c’era bisogno di parole, entrambe sapevamo come realmente stesse la questione, come mi sentissi e come desideravo invece stare.
Quello era il sesto anniversario della scomparsa di mia madre, della sua morte.
Io non l’accettavo, nessuno l’accettava.
Erano trascorsi solo sei anni, ma in quell’arco di tempo io ero cambiata. Non potevo più ritenermi una bambina, come speravo di essere.
A tredici anni incuriosivo dei ragazzi, senza rendermene conto.
A diciannove non li incuriosivo. Li facevo dannare.
A tredici anni mi piacevano i ragazzi, le storie sdolcinate e tentavo di esser ricambiata.
A diciannove non dovevo semplicemente piacere ai ragazzi. Dovevo sedurli.. e poi ucciderli.
 

Hi guuuys.
E’ la prima storia che pubblico su Justin,
spero che per essere l’inizio, la trama vi incuriosisca
e.. niente. Magari, fatemi sapere cosa ne pensate. c:
Ci tengo a sottolineare che Danger mi ha ispirato, ma
le due storie sono completamente differenti.
Spero vi piaccia. 
Desi. xx 

 

  
Jade.


Savannah

 
Rosalie. 

 
Meg. 

 
Vanessa. 

 
Kim. 

  
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