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Autore: Claudia Ponto    28/04/2013    2 recensioni
Elias adora il mondo della Disney, ma si vergogna di rivelarlo per non essere considerato un bambino... questo "segreto" lo fa star male, ma un inaspettata sorpreda da parte del destino lo aiuterà a crescere, a capire chi è veramente e grazie soprattutto all'aiuto dei personaggi della fantasia.
Elias infatti non è un ragazzo qualunque...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11: Finalmente la prima pietra!
 
La parte della Testa di Tigre di Aladdin era una delle scene preferite di Elias.
Ora che vi ci si trovava dentro voleva scappare via.
Si sentiva come una mosca che veniva inghiottita viva da un rospo e che perlustrava l’antro del suo stomaco in cerca di una via d’uscita. 
 
Scese la lunghissima rampa di scale celata oltre la lingua di sabbia della Tigre, la luce non illuminava abbastanza l’ambiente per far sì che si potesse vedere dove mettesse in piedi, tantè che ad un certo punto inciampò e rotolò giù fino alla fine.
Più tardi attraversò una piccola entrata, oltre non trovò oro e gioielli raccolti in modo tale da formare montagne preziose costellate da statue, scrigni e ogni possibile gioiello, solo un canyon diviso in due sponde al cui centro, sul fondo, scorreva un fiume che brillava di verde, produttore della luce misteriosa.
Le sponde, ossia le alte pareti dell’ambiente, erano collegate da centinaia di ponti di legno, da ogni parte si intravedevano delle aperture simili a quella che Elias aveva davanti a sé dall’altra parte del ponte davanti a sè.
Dovrei attraversarlo? Non se ne parla nemmeno! pensò riluttante.
Fece un passo indietro per uscire, ma una lastra di roccia la ostruì, impedendogli di andar via.
Come non detto.
Costretto dalle avversità, passo dopo passo, attraversò il percorso, sforzandosi di non guardare in basso.
Raggiunta l’altra sponda pareva finita… ma improvvisamente il fiume ribollì e getti di acqua si innalzarono, trasformandosi nell’insieme in un’onda anomala che iniziò a inseguirlo.
Corse a perdifiato nella strette rete di labirintici cunicoli, la massa d’acqua che inondava ogni galleria.
La massa d’acqua a quel punto lo travolse con dirompente forza, la corrente lo sballottò contro le rocce sommerse mentre bolle impregnate di sale gli inaridirono la gola, l’ossigeno ben presto venne a mancargli dai polmoni.
Per quanto tempo rimase in balia di ciò non riuscì a capirlo, solo l’idea di morire sovrastava prepotentemente i pensieri nella sua testa come il ritornello di una canzone, quando l’aria tornò a fluire in lui fu come ricevere uno schiaffo in faccia, scuotendolo dallo stato di semi coma.


Tossì e sputò, il cervello dopo una lunga serie di dolorose pulsazioni tornò a lavorare, focalizzando quando accaduto in quel breve ma intenso istante.
<< Stai bene? >> chiese il ragazzo al topolino, talmente fradicio da sembrare una spugna.
Elias si guardò intorno, era finito in un ambiente chiuso, la sola uscita che cadeva sul canyon ora vuoto e silente, i resti del ponte che dondolavano su un lato.
Non potè far altro che sedersi e contemplare la situazione, accendendo una torcia per fendere il buio opprimente, tutto ciò che aveva cercato di fare era di riscattarsi di una impressione sbagliata, avendo fallito quel tentativo si immaginava quanta felicità avrebbero provato coloro a cui non stava simpatico.
Lo aveva fatto per loro… e a nessuno sarebbe importato.
In uno scatto d’ira afferrò una pietra e la lanciò in aria ringhiando di frustrazione, le mani che gli tremavano; con la coda dell’occhio si rese conto che il topolino lo stava fissando spaventato, reggendosi la coda con le zampe rosa. Quello sguardo lo impietosì, arrabbiarsi non lo avrebbe tirato fuori da lì; le lacrime parvero togliergli le energie, fu costretto a sedersi a terra per non cadere, asciugandosi continuamente il naso.
<< Io volevo solo rendermi utile…per un attimo mi ero illuso di averne azzeccata una… non volevo sembrare una persona odiosa… volevo far vedere che sono disposto ad aiutare… io volevo cambiare. >>
Remì gli si avvicinò accarezzandogli delicatamente la mano, avrebbe voluto parlare così avrebbe potuto consolare quel povero ragazzo la cui unica colpa era di essere discendente di un Re immortale, in quello stato essere un semplice ratto non era di aiuto.
 
Una specie di tintinnio attirò l’attenzione del roditore.
 
Seguì il suono che lo portò in una determinata parte di roccia, annusò l’aria e si arrampicò sulle pietre, esaminando sospettoso i dintorni fino a quando non sgranò gli occhi e corse da Elias, afferrandogli un lembo di giacca.
Il ragazzo non aveva voglia di far nulla, solo l’insistenza del ratto tra testate e morsi riuscì a smuoverlo e fargli scoprire un passaggio segreto.
La fessura era larga abbastanza per il suo corpo esile e in fondo riusciva a scorgere una luce, senza pensarci due volte ci entrò e strisciò nel claustrofobico sentiero, tossendo per la polvere e graffiandosi continuamente a causa delle piccole affilate sporgenze nascoste, fino a quando finalmente non raggiunse la fonte.
 
Davanti a i suoi occhi si presentò uno spettacolo che andava ben oltre la camera del tesoro vista nel film di Aladdin.
Una steppa si celava dietro il passaggio, ma non c’erano terriccio e ciuffi di erba secca a far si che fosse sorprendente, bensì uno strato spesso di ambra che del suolo ne faceva il sostituto e filamenti di smeraldo sostituivano la vegetazione, il cielo di un terso bianco perla brillava dei colori dell’arcobaleno grazie ad un’aurora boreale, pietre levigate di rubino erano sparse ovunque, misere se comparate alla grandezza delle rupi di ametista ben visibili all’orizzonte. A bocca aperta si incamminò in quel luogo, l’eco dei passi tintinnava sulla pietra di avorio che formavano l’unico sentiero che proseguiva in linea retta senza deviazioni, passando accanto alla riva di fiumi di oro liquido, quelli e tante altre furono le meraviglie fino a quando non scorse un altare di pietra alto forse 4 metri, formato da rocce perfettamente rotonde che si rimpicciolivano verso la cima, scalini scalfiti da un lato.
<< Speriamo che non esploda niente. >> disse, incrociando le dita.
Giunto in cima trovò su un sottile piedistallo su cui un minuscolo oggetto di un bel giallo limone e la forma sferica levitava, circondato da minuscole particelle luminose che ad esame più attento avevano l’aspetto di piccoli rombi.
Elias e Remì si scambiarono uno sguardo scioccato, sotto le insistenze del roditore il ragazzo lo prese, avvertendo una sensazione di solletico tra le dita.
Non appena le mani si chiusero, sprizzanti scie luminose che ricordavano fuochi d’artificio fuoriuscirono volando tutt’intorno al prezioso paesaggio, esplodendo con eco che sembravano grida di gioia di bambini. Ogni cosa che venne toccata dalle scintille mutò: i gioielli divennero piante e animali, una magia più stupefacente di quella di David Copperfield… quello era una reale magia Disney.
<< Questa è una delle pietre che stiamo cercando! Ci siamo riusciti! >> disse raggiante, alzando le braccia al cielo.
Una vittoria per sé stesso, ,on vedeva l’ora di far vedere ai cartoni che cosa era riuscito a fare, soprattutto a Oswald sulla quale voleva una sorta di rivincita.
Il problema però era uscire da lì, adesso.
<< Uhm… Yens Sid ha detto che queste pietre hanno poteri, e questo affare lo ha dimostrato. Potremmo usarlo a nostro favore. >>
La proposta non fu ben accolta dal roditore che scosse la testa in segno negativo, squittendo le proprie ragioni.
<< Oh, andiamo. Potrebbe essere divertente. >> replicò lui.
Ignorando le repliche del piccolo amico, strinse ulteriormente il gioiello desiderando di uscire dalla caverna.
 
Non accadde nulla.
Rimase in attesa, impaziente di una sorpresa.
Proprio nel momento in cui cominciò ad annoiarsi, la piattaforma dell’altare partì a razzo verso l’alto.
I due rimase schiacciati contro la base urlando simultaneamente, in pochi secondi uscirono all’esterno, sotto di loro la Testa di Tigre della Caverna delle Meraviglie si sfaldò ridiventando un mucchio di sabbia che si mimetizzò con il resto del paesaggio. Il loro “mezzo” andò in pezzi poco dopo, l’atterraggio di conseguenza fu tutt’altro che morbido.
<< Bè… però a funzionato. >> disse il ragazzo, rispondendo allo sguardo seccato di Remì.
 
                                                                                  ****
Riattraversata la finestra incantata, Elias tornò nel giardino segreto.
Non trovò nessuno ad accoglierlo, dei centauri e della Primavera non se ne vedeva traccia; pensò che forse lo attendevano all’entrata e perciò si diresse lì, impaziente di mostrare il trofeo scovato con tanta fatica.
Prima di allontanarsi si voltò un’ultima volta, scoprendo che la finestra era sparita e al suo posto c’era una statua di Walt Disney.
 
Non fece in tempo a chiedersi come fosse comparsa che qualcosa lo afferrò alle spalle sollevandolo in aria.
Una sorta di caricatura di un diavoletto lo aveva preso.
 
Altri simili comparvero sghignazzando come tanti pagliacci, accompagnati da serpenti alati sputafuoco cavalcati da persone incappucciate, le stesse che avevano fatto irruzione il giorno della sua incoronazione.
Solo all’ora si rese conto della gigantesca nave da crociera nero e rosa veleggiare nel cielo, provvista di quattro fumaioli che liberavano nell’aria un fumo denso che rovinava la purezza della volta celeste crepuscolare e cannoni enormi che spuntavano sui fianchi, sul ponte centinaia di figure che si muovevano interrottamente trasportando catene, palle di cannone e armi. Sulla terra ferma alcuni stavano inseguendo e catturando gli abitanti di quel mondo di fiaba che cercavano disperatamente di fuggire o di lottare per la propria libertà; la confusione era incredibile e alcuni addirittura stavano appiccando fuoco alla variopinta natura per puro divertimento, rovinando la bellezza unica che lo contraddistingueva.
La creatura lo portò a bordo della nave, nella parte più alta situata sulla prua, formata da una piattaforma rosa pastello dove si trovava una persona sola ad occuparla.
<< Ci incontriamo di nuovo, bambolino. >> disse il Principe Folly con un largo sorriso.
<< Tu qui?! >> disse incredulo Elias vedendolo.
Il principe era sdraiato su una poltrona viola maculata adornata con code di animali, indossando una specie di costume da bagno intero simili a quelli che si usavano nel 1920 pieno di merletti e con una fantasia a pois verdi e blu, i capelli raccolti in un grandissimo boccolo che pareva un palloncino, accanto a lui vassoi di cibo e bevande.
<< Son sorpreso quanto te di vederti, ma non tutto il male è venuto per nuocere: con gran piacere noto che mi hai portato quello che stavo cercando! >>
Elias mise la pietra in tasca, il principe ridacchiò sotto i baffi mentre sorseggiava una specie di champagne arancione.
<< Non fare lo sciocco, non sei degno di sfoggiare una così splendida meraviglia. >>
<< Come hai fatto a raggiungere questo posto? Io mi sono quasi ammazzato! >>
<< Una delle mie spie mi ha informato che stavate preparando una simpatica scampagnata per ritrovare i miei gioielli e ho deciso di unirvi a voi. >>
<< Ci hai seguito lasciando a noi il lavoro sporco… sei un approfittatore! >>
<<  Questo perché tu sei uno sciocchino mentre io sono furbo. >>
Il principe schioccò le dita e una delle zampe del diavoletto afferrò la testa del ragazzo, cominciando a schiacciargliela lentamente.
<< Dammi la pietra adesso, da qui in poi non abbiamo bisogno del tuo aiuto. In questa discarica colorata sarà facile rintracciare i componenti della corona mancanti. >>
<< Mai! >>
<< Forse non ti rendi conto che posso ucciderti se non fai quello che ti dico. >>
<< Mi farebbe più male vederti padroneggiare un mondo che non ti appartiene! >>
<< Come vuoi tu. >>
La stretta divenne più pressante, Elias cercò di togliere quell’artiglio ma le unghie erano come ancorate alla pelle e gli sembrava che il cranio stesse per spaccarsi.


Ma nonostante quel dolore mai avrebbe dato un simile tesoro ad un simile mostro!
Morte o no, non lo avrebbe mai aiutato!
 
Un ruggito animalesco attirò l’attenzione del dittatore, una figura stava volando intorno il vascello demolendo varie parti con inaudita violenza, le urla degli sgherri si fecero spaventate.
Chiunque egli fosse stava avendo la meglio da solo contro un intero esercito, Elias non potè far altro che gioire vedendo quei maledetti prendere le legnate che meritavano, ma la felicità venne bruscamente interrotta quando Folly lo afferrò per la gola tentando di strozzarlo.
<< DAMMI LA PIETRA! MI APPARTIENE! >> gli urlò.
Remì sbucò in quel momento dalla giacca mordendogli entrambe le mani, trovandosi libero il ragazzo scappò via, scavalcando la ringhiera della piattaforma e scendendo giù, inseguito dal pazzo principe che non esitò a rischiare di spezzarsi il collo.
Per quanto delicato e viziato apparisse, l’uomo era sorprendentemente agile.
<< NON PUOI FUGGIRE MARMOCCHIO! >>
<< Ragazzo! >> una voce familiare lo chiamò, era il tizio volante, nonché l’uomo incappucciato che aveva tentato di riportarlo sulla nave dei personaggi animati.
<< Lascia la presa! >>
<< Cosa?! >>
<< Fidati di me! è l’unico modo per essere salvo! >>
Lasciare la presa?
Voleva dire schiantarsi al suolo e morire sul colpo!
D’altra parte il principe lo aveva quasi raggiunto, se l’avesse acchiappato non avrebbe avuto scampo, Elias a quel punto si trovò costretto a mollare la presa.
 
Agitò le braccia come se fossero delle ali, Remì che lo imitava aggrappato ad un sottile lembo della sua camicia.
La nave velocemente si allontanava sopra di lui e poi di colpo si allontanò all’orizzonte, stavolta senza più avvertire l’attrazione verso la terra, solo una salda presa che lo stringeva al fianco. L’incappucciato l’aveva preso al volo, rapidamente si allontanarono dalla zona di fuoco grazie alle larghe ali sul dorso spuntate attraverso il tessuto del mantello, le sue mani di un chiaro grigio perlato erano tozze e muscolose e il suo volto si poteva definire spaventoso con la mandibola enorme, le orecchie a punta e i penetranti occhi scuri.
<< Non temere, ora sei salvo. >> gli disse.
Elias deglutì, annuendo semplicemente.
Le grida degli abitanti della terra incantata lo destarono dallo shock, si era completamente dimenticato di loro.
<< Aspetta! Dobbiamo aiutarli! Non possiamo lasciarli! >>
<< Li stiamo già salvando. >>
A conferma di quelle parole, dalla fitta foresta sbucò quasi con un salto niente meno che la “Silly Sinphonie” in persona, le vele rimosse e le grandi ruote ai lati sistemate nella parte inferiore come le ruote di una macchina, cannoni sui bordi che sparavano all’impazzata dando l’impressione di liberare coriandoli. I nemici, colti alla sprovvista, furono costretti alla ritirata, liberando le creature incantate che alcuni della nave soccorrevano, sulla prua il Capitano Amelia incitava gli uomini a dare il massimo e mostrare il loro valore, Topolino e Oswald nelle manovre dei cannoni.
<< Ehi “vostra maestà”! Dove ti eri cacciato?! Guarda che “bibidibobidibu” ci hai fatto combinare per trovarti! >> gli gridò il coniglio vedendolo arrivare.
<< Siamo felici di vedere che stai bene Elias! >> gli urlò Topolino felice.
<< Piccoletti, a dopo le cerimonie! Siamo nel bel mezzo di una battaglia! >> urlò Amelia, visibilmente eccitata dall’adrenalina dell’azione.
Il Principe era di tutt’altro umore invece, batteva i piedi a terra e strillava come una donnetta, i capelli disordinati che lo facevano sembrare più pazzo del solito. Ad uno strillo i suoi seguaci abbandonarono il capo, tornando a bordo della loro nave lasciando perdere ciò che stavano facendo, un attimo prima che il mezzo facesse uscire due enormi razzi sui fianchi e lo allontanasse alla velocità della luce da lì.
La ritirata non potè che scatenare esultanza tra la ciurma, si scambiarono pacche sulla schiena e abbracci, lanciarono in arma le armi e saltavano sul posto insultando la codardia degli avversari, una vittoria che significava molto per tutti quanti.
Un piccolo passo per la riuscita della loro missione.
 
                                                                                  ****
<< Dovrei sbatterti in prigione per esserti ammutinato, ma dato che hai trovato il motivo del nostro viaggio, considerati fortunato oltre che perdonato. >>
<< Grazie Capitano. >>
Sulla nave ancora si festeggiava, nonostante fossero trascorse ormai molte ore; dall’infermeria Elias poteva sentire i movimenti degli altri locali, motivati dalla gioia di aver dato filo da torcere al dittatore.
Lui stava bene, ma i medici gli avevano ordinato di restare almeno una notte a riposare lì dentro, circondato tra i mobili colmi di medicine o strumenti chirurgici rossi e verdi, sdraiato in uno dei tanti letti a disposizione con Remì che dormiva in un lato del cuscino.
Amelia era pronta a sgridarlo per il suo gesto avventato, quando però gli mostrò la pietra magica la rabbia calò, stupendo persino Topolino e Oswald; il ragazzo raccontò l’avventura vissuta nei misteriosi “Confini dei Mondi” in ogni dettaglio, spiegando come aveva raggiunto il luogo segreto in cui il prezioso monile era nascosto e l’aiuto prezioso di coloro che popolavano la landa fantastica.
<< Che ridicolo! Tutta questa confusione per una cosa che avremmo potuto fare da soli! >>
commentò il coniglio, ma Topolino gli diede un calcio per farlo stare zitto.
<< Sei stato davvero coraggioso Elias, grazie a te abbiamo trovato un frammento della corona del tuo antenato. È un buon segno questo, ne sono sicuro: troveremo presto gli altri due mancanti. >> gli disse raggiante il topo.
<< Non essere ottimista, abbiamo il Principe al seguito. Finchè ci sarà lui in mezzo ai piedi, avremmo parecchi grattacapi. >>
<< Oswald ha ragione, la sua presenza in questo luogo dimostra solo quanto il suo desiderio di conquista sia morboso. A questo punto non resta che rimboccarci le maniche e precedere il nostro nemico ad ogni possibile pista sicura per il ritrovamento delle pietre. >>
<< E allora diamoci una mossa! Non stiamo qui a perdere tempo! >>
Il coniglio era davvero determinato, uscì dall’infermeria urlando a chi passava di rimettersi al lavoro invece di gozzovigliare, con gran piacere di Elias, Amelia e Mickey uscirono poco dopo, prima che la porta si chiudesse il topolino lo ringraziò per ciò che aveva fatto, definendolo coraggioso.
 
Elias non si considerava un eroe, ma fu piacevole addormentarsi sapendo di aver fatto una buona.
 
Ma doveva ammettere che Oswald aveva detto una cosa vera… negli occhi di quel folle aveva visto un male che nella gente comune non aveva mai visto… a quel punto avrebbe messo da parte le sue paure per fermarlo e impedirgli di rovinare il regno di Disney.
  
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