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Autore: ISI    16/11/2007    4 recensioni
Questa storia è nata dalla lettura di una lettera che Orazio mandò a Mecenate, il quale, soggetto a forti febbri improvvise, che più volte lo avevano ridotto in fin di vita, aveva confesato al poeta latino, suo protetto, la propria paura di morire prima di poter adempiere alla promessa che gli aveva fatto. La lettera con cui Orazio rispose al suo protettore mi ha ispirata ed io ho scritto, orab sta a voi giudicare, quindi recensite e buona lettura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Falsus es, sed te amo

Falsus es, sed te amo.

 

Lettera a Mecenate.

 


Cur me querelis exanimas tuis ?

Nec dis amicum est nec mihi te prius

obire, Maecenas, mearum

grande decus columenque rerum.

 

A ! Te meae si partem animae rapit

maturior vis, quid moror altera,

nec carus aeque nec superstes

integer ? Ille dies utramque

 

ducet ruinam. Non ego perfidum

dixi sacramentum: ibimus, ibimus,

utcumque praecedes, supremum

carpere iter comites parati.

 

Me nec Chimaerae spiritus igneae

nec, si resurgat centimanus gigas,

divellet umquam : sic potenti

Iustitiae placitumque Parcis.

 

Seu Libra seu me Scorpios aspicit

formidolosus, pars violentior

natalis horae, seu tyrannus

Hesperiae Capricornus undae,

 

utrumque nostrum incredibili modo

consentit astrum ; te Iovis impio

tutela Saturno refulgens

eripuit volucrisque Fati

 

tardavit alas, cum populus frequens

laetum theatris ter crepuit sonum ;

me truncus inlapsus cerebro

sustulerat, nisi Faunus ictum

 

dextra levasset, Mercurialium

custos virorum. Reddere victimas

aedemque votivam memento ;

nos humilem feriemus agnam.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il tuo lamento

mi disanima. Gli dei non vogliono,

io non voglio

che tu prima di me lascia la terra,

Mecenate, mia gloria grande,

sostegno della mia vita.

Se un destino più veloce

mi ruba chi è parte del mio essere,

il mio restare è vano,

la mia salvezza trista, mutilata.

 

Quel giorno porterà

l’una e l’altra caduta. Il giuramento

fu verace: andremmo, andremmo,

e sarai guida ancora,

e al grande viaggio nostro

già tutto è pronto.

La chimera dall’alito di fuoco,

il gigante risorto dalle cento mani

non mi divideranno da te

perché così vollero

la giustizia regina

e le Dee della morte.

Non so quali astri mi veglino,

la Bilancia, lo Scorpione pauroso

più possente nell’ora del mio nascere,

il Capricorno, signore

del mare d’occidente,

ma le nostre due stelle

s’accordano come non ci è dato quasi

credere. La protezione di Giove

brillò su te, ti strappò

a Saturno l’ingiusto,

tardò le ali del veloce destino,

allorché molto popolo

nel teatro tre volte

ti diede lieto grido.

Un tronco che mi uccideva

fermò sul mio capo la mano

del Fauno, protettore dei figli di Mercurio.

Ricordati del voto,

sacrifica nel tempio promesso.

Io offrirò un’agnella minuta.

 

Orazio.


 

Mi accarezzavi la testa

Mi accarezzavi la testa.

Lo facevi sempre dopo che avevamo fatto l’amore. Io me ne stavo con il volto appoggiato sul tuo petto e tu l’accarezzavi, mi piaceva, ti piaceva, adoravamo quel contatto post-orgasmo così intimo, così delicato e dolce, appagante per l’anima quanto il sesso per il corpo. Per solito ci addormentavamo in quella posizione, senza parlare, godendo di quella silenziosa armonia che c’era tra noi, ma una notte facesti una cosa che non avevi mai fatto prima e, presa la mia destra tra le tue mani, la baciasti a fior di labbra, come a voler sigillare il nostro appena avvenuto connubio carnale.

-Mi ami?- mi chiedesti, giocherellando con le dita della mia mano, ancora intrappolata tra le tue.

-Che domanda è mai questa?- ti chiesi a mia volta sorridendo, ma il tuo volto rimase stranamente serio.

-Mi ami?- ripetesti allora con lo stesso tono di voce di prima che pure tradiva un dolore ed un’impazienza non lievi.

-Ma certo che si!- ti risposi, leggermente preoccupato, abbracciandoti un po’ più stretto nel tentativo di farti sentire, più di quanto non avessi fatto prima, tutto l’amore che per te provavo -lo senti?- ti chiesi -lo senti questo sentimento che mi anima, che mi sconvolge? Ti prego dimmi che basta, dimmi che è sufficiente questo mio amore a placare ogni tua sofferenza...- mi interruppi non appena sentì le tue labbra posarsi di nuovo sulle mie nocche.

-A volte lo si dà per scontato, ma io ho bisogno di sentirmelo dire, ho bisogno che tu mi dica che mi ami, perché è l’unica cosa che mi dia energia, e l’unica cosa che mi tenga in vita.-

Rimasi in silenzio, pentito di aver data per scontata una cosa così importante, mi sentivo un verme, perché io, che volevo lenire il tuo dolore, ti avevo fatto soffrire ancora di più.

In quel silenzio ripresero a scorrere le tue carezze sul mio capo, con la dolcezza che io ti avevo negato ferendoti.

Non potei più resistere e, come avevi fatto tu poco prima, racchiusi la tua destra tra le mie mani.

-Promettimi, anzi giurami, che non mi abbandonerai mai, che resteremo insieme fino alla morte, promettimi che quando le Parche troncheranno le nostre vite, scenderemo insieme, fianco a fianco, nell’Ade.-

Mi guardasti meravigliato, sul tuo volto un’espressione di stupore.

-Anch’io ho bisogno di sentirmi dire qualcosa...- aggiunsi abbassando lo sguardo.

-Te lo prometto, Orazio, te lo giuro: io e te usciremo dalla scena di questo mondo fianco a fianco, insieme...-

 

E’ passato molto tempo da allora, ma la tua mano destra è ancora stretta tra le mie.

E’ una mano vecchia, debole la tua, stretta in mani non meno vecchie, non meno deboli le mie; ma ciò non ha alcuna importanza, perché ancora si stringono.

Lentamente riapri gli occhi, spaesato, proprio come la prima volta che ti ho visto riprendere conoscenza.

Non hai dormito sogni tranquilli questa notte: deliravi...

Neppure io sono riuscito a dormire, ma ciò non ha alcuna importanza:tu vali molto di più di qualche ora passata tra le braccia di Morfeo.

Mi hai davvero spaventato, però. Ormai era da molto tempo che non avevi più questo genere di attacchi, ed ecco che quattro giorni or sono ti ritrovai riverso a terra, svenuto, con la febbre alta, altissima. Il tuo corpo scottava come se al posto del sangue nelle tue vene vi fosse stato il ferro fuso di Efesto d’Etna. Ho avuto una paura terribile nel vederti in quelle condizioni, pensavo davvero di esserci abituato, ma ora ciò non ha più alcuna importanza, perché tu sei qui, sei vivo, sopravvivrai anche a questo attacco di febbre, come hai sempre fatto. Tra una settimana sarai guarito completamente e le nostre vite potranno tornare a scorrere come prima, potremmo tornare lamentarci l’un l’altro dei nostri acciacchi, resteremo insieme finchè le nere Dee non recideranno in un sol colpo entrambi i nostri destini, annodati come fili.

I tuoi occhi vagano un po’ per la stanza, per poi fermarsi sul mio volto.

Mi sorridi ed il tuo sorriso scioglie ogni mia paura, ogni mia preoccupazione ed incertezza.

-Bentornato tra i vivi...- ti dico baciandoti la destra -mi hai davvero spaventato questa volta...ho avuto paura di perderti...-

Mi sorridi ancora, ma il tuo volto, il tuo sorriso stesso, tradiscono un dolore a me sconosciuto.

-Mi dispiace...- sussurri infine -non ti chiedo di perdonarmi, ma cerca almeno di capirmi...- per un attimo mi chiedo se tu non stia ancora delirando, mentre la tua mano tremante si divincola tra le mie per poi liberarsi della loro stretta

-Che cosa...?- ti chiedo sconcertato -che cosa sta accadendo?-

-Devo sciogliere il nostro patto....- per una attimo il mio cuore si congela. Zeus, ti prego, fa che stia delirando.

-Perché mai dovresti?- ti chiedo tentando di riprendere la tua mano tra le mie.

-Perché verrò meno alla mai promessa, Orazio...- la consapevolezza delle tue parole mi sconvolge.

-Non puoi! Non puoi farlo! Mi avevi giurato che saremmo morti insieme, che saremmo scesi nell’Ade fianco a fianco!- urlo disperato, ferendoti con il mio egoismo.

-Abbiamo giurato sulla morte, Orazio! Abbiamo giurato su qualcosa che è di dominio esclusivo degli Dei immortali!- mi rispondi tu, con tono esasperato, mentre, come me, non riesci a trattenere le lacrime.

-Ma io ho tenuto fede al mio giuramento! Ogni giorno ti ho ricordato il mio amore e continuerò a farlo!- Spero che tu possa perdonarmi per la mia infinita meschinità, neppure i bambini rinfacciano in modo così orribile i propri sforzi.

-Mi dispiace...- ed è l’ultima cosa che dici.

Prego tutti gli dei che conosco, perché ti salvino, gli propongo la mia vita la posto della tua, ma Zeus è sordo alle mie richieste, è troppo impegnato a banchettare con i pari suoi per poter ascoltare le richieste di un misero mortale come me.

Gli dei sanno essere malvagi, quando vogliono.

Anche tu sei stato crudele con me, Mecenate, mi hai fatto una promessa che non hai mantenuto.

Sei un bugiardo. Eppure ti amo.

  
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